Vestita di nero a piedi nudi la
ragazza percorse veloce lo stretto corridoio buio. Avvertì un flebile
rumore alle sue spalle, si voltò e fu allora che al guizzare di un lampo
lo vide. Il ricordo di lui sbiadito nel tempo si fece largo nella sua
mente e un umore caldo inumidì le sue cosce.Tornando a guardar davanti a sè percorse gli ultimi
metri che la separavano dalla sua camera di malavoglia. La presenza alle
sue spalle si fece ingombrante nella sua testa e capezzoli, forse per
l'aria fresca che entrò dalla finestra si inturgidirono e un sussurro
giunto inaspettato all'orecchio destro la bloccò prima che potesse
raggiungere la salvezza sperata.
La porta si spalancò davanti a lei e fu sospinta con violenza all'interno della stanza. Mani invisibili, oltrepassando la tela leggera della veste scura, le accarezzarono i fianchi poi con ancor più veemenza la spinsero sul letto dove ella ormai preda di quella presenza da troppo dimenticata, si lasciò guidare
Sdraiata, immobile avvertì il tocco leggero delle sue mani stringere le cavoglie. Non osò guardare, quando la veste iniziò ad arricciarsi verso l'alto ebbe un tremito e poi sentì la stessa stretta avvertita sulle caviglie anche ai polsi. Immobilizzata l'assalì un senso di inquietudine misto a piacere che esplose quando la bocca di lui si posò sul suo seno.
La bocca di lui si spostò sul collo. Lei come rapita da quei gesti restò immobile in attesa, poi, quando le labra di lui sfiorarono quelle di lei la voglia la travolse. Chiuse gli occhi e fu inondata di una luce fredda. Le lingue si incrociarono mentre le mani di lui, abili, dalle caviglie, salivano verso l'alto. Lunghe dita si intrufolarono dove ella aveva sognato di ritrovarle. Travolta dall'imperatore dei sensi si lasciò cullare da quella sensazione e da quelle movenze rituali.
Solo il sole, che fece capolino dalle persiane socchiuse le impedì di restare prigioniera di quel carnefice che con un ultimo gesto repentino e quasi doloroso da quanto le sferzò la sua intimità, si dileguò come già aveva fatto in precedenza, lasciandole solo un vago ricordo di ciò che quella notte aveva vissuto
La porta si spalancò davanti a lei e fu sospinta con violenza all'interno della stanza. Mani invisibili, oltrepassando la tela leggera della veste scura, le accarezzarono i fianchi poi con ancor più veemenza la spinsero sul letto dove ella ormai preda di quella presenza da troppo dimenticata, si lasciò guidare
Sdraiata, immobile avvertì il tocco leggero delle sue mani stringere le cavoglie. Non osò guardare, quando la veste iniziò ad arricciarsi verso l'alto ebbe un tremito e poi sentì la stessa stretta avvertita sulle caviglie anche ai polsi. Immobilizzata l'assalì un senso di inquietudine misto a piacere che esplose quando la bocca di lui si posò sul suo seno.
La bocca di lui si spostò sul collo. Lei come rapita da quei gesti restò immobile in attesa, poi, quando le labra di lui sfiorarono quelle di lei la voglia la travolse. Chiuse gli occhi e fu inondata di una luce fredda. Le lingue si incrociarono mentre le mani di lui, abili, dalle caviglie, salivano verso l'alto. Lunghe dita si intrufolarono dove ella aveva sognato di ritrovarle. Travolta dall'imperatore dei sensi si lasciò cullare da quella sensazione e da quelle movenze rituali.
Solo il sole, che fece capolino dalle persiane socchiuse le impedì di restare prigioniera di quel carnefice che con un ultimo gesto repentino e quasi doloroso da quanto le sferzò la sua intimità, si dileguò come già aveva fatto in precedenza, lasciandole solo un vago ricordo di ciò che quella notte aveva vissuto
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