sabato 8 agosto 2015

Il mago trasformista

Imboccando la stretta strada carovaniera il nano avvertì immediatamente la presenza ingombrante del padrone di casa.
Aveva sentito parlare di un vecchio mago che abitava quella landa sperduta, gli avevano detto che era vecchio e avido, non molto ospitale e solitario. Ultimamente nessuno lo aveva più visto, dopo che aveva preso parte alla battaglia di Chula. La battaglia era stata vinta a fatica dalla fazione degli elfi e umani, ma il mago che guidava le truppe di orchi, goblin e altri abomini probabilmente istruiti da lui stesso, non era morto, quando aveva visto che la superiorità numerica delle sue truppe stava venendo meno, decise di fuggire, o meglio scomparire.
Khellendrox come tutti i nani, non erano stati chiamati in causa, probabilmente per via degli elfi dei boschi che da sempre non nutrono molta fiducia negli abitanti delle montagne.
Ora era lì, guardò la strada e le strane conformazioni rocciose laviche che la costeggiavano, Alartes al suo fianco fece un gesto con a mano che lo colpì "scaramanzia" disse con un filo di voce, facendo avanzare il cavallo.
Quando furono a metà del cammino Alartes fermò il cavallo, il nano al suo fianco fece lo stesso con la sua cavalcatura "voi non avvertite nulla?" chiese il guerriero mettendosi la mano destra sopra gli occhi ed osservando le sommità delle rocce.
Khellendrox si guardò attorno, poi socchiuse gli occhi e pronunciò alcune parole in una lingua arcaica e immediatamente una figura nera gli comparve davanti, tenendo gli occhi chiusi volse il capo a destra e a sinistra, poi si fermò di colpo, quando aprì gli occhi lo vide. Era immenso, stava appollaiato sulla sommità di una roccia che sembrava un pilastro. Le ali avvolgevano la sommità della conformazione rocciosa e il capo era rivolto verso di loro, i suoi occhi rossi li stavano scrutando, lui invisibile ad occhio umano si sentiva potente.
"Ci sta osservando" disse Khellendrox ad Alartes che aveva smesso di guardarsi attorno e guardando il nano mostrò un po' di impazienza.
"Allora non mi sbagliavo?" disse spronando il cavallo con i tacchi degli stivali "dobbiamo fare come se niente fosse, o è meglio attendere che egli si degni di farsi vedere?"
"Non abbiamo il potere per affrontarlo, quindi meglio proseguire, nel caso volesse fermarci, sono certo lo farà senza difficoltà alcuna" replicò il nano spronando a sua volta il mulo.
Il mago stette appollaiato sulla rocca ancora qualche minuto, continuando ad osservare i due che stavano transitando sul sentiero, poi spiegò le ali e, sempre invisibile, attraversò la gola volteggiando sul nano e sul guerriero.
Quando giunsero alla fine della gola il guerriero tirò un sospiro di sollievo, il nano al suo fianco non fece altrettanto, anzi voltò il mulo e nuovamente socchiuse gli occhi.
Fu a quel punto che entrambi videro la creatura nera, sfruttando le correnti ascensionali, fece nuovamente un giro sopra la gola, poi elegantemente scese posandosi a terra.
Il guerriero portò immediatamente la mano all'elsa della spada, un gesto istintivo, che fermò d'impulso conoscendo le potenzialità di quella bestia.
Il nano dopo aver terminato la preghiera riaprì gli occhi, sembrava sollevato.
Il drago iniziò a rimpicciolirsi, le ali si chiusero dietro la schiena e gli enormi arti posteriori si radrizzarono, anche la testa divenne più tondeggiante, infine assomigliò in tutto e per tutto ad un vecchio. Vestito di nero si reggeva appoggiandosi ad un bastone nodoso "cosa siete venuti a fare da queste parti?" chiese con un tono di voce che intimorì i due viaggiatori.
Fu il nano a rispondere per entrambi "Potete mago, siamo solo di passaggio, diretti a Chulalai non potevamo fare altrimenti".
Il mago fece un passo verso di loro come se non riuscisse a vederli bene o per prepararsi a scatenare su di loro un incantesimo a corto raggio, quando si fermò, ad una decina di metri sembrava essere molto stanco.
"Non tollero che si oltrepassi il confine senza che io ne sia a conoscenza" disse nuovamente il mago "ma tu devi essere Khellendrox, colui che ha ucciso un drago a morsi".
Sul viso di Alartes comparve un sorriso e a stento riuscì a trattenere una fragorosa risata.
Il nano invece restò serio "è solo una storia che si racconta ai bambini per farli stare calmi" disse "non penserete che sia venuto per mordere la vostra coda?".
Il mago rise "se mai foste venuto per tal motivo, non mi sarei certo degnato il disturbo di tramutarmi nella mia misera forma umana".
"Per quanto riguarda il ritorno, passeremo dall'altra parte, promesso" disse Khellendrox storcendo la bocca.
Alartes avrebbe voluto dissentire ma preferì restare in silenzio per non smuovere il sistema nervoso del mago che sembrava pronto ad agire.
"Bene, allora voltatevi e proseguite" disse nuovamente, poi il suo corpo iniziò a raggomitolarsi, sicuramente preparandosi per una nuova trasformazione.
Alartes e Khellendrox non se lo fecero ripetere una seconda volta, girarono le cavalcature e dopo averle spronate nuovamente uscirono dalla gola e si immersero nella vegetazione si di lì a poco li avrebbe sommersi.


Siamo solo alle prime fasi, lo studio è importante per capire, per raccogliere informazioni, essere pronti ad agire nel migliore dei modi...

venerdì 7 agosto 2015

Il topo vendicatore

In città si andava spargendo una voce, al calar del sole, era stato visto un ratto di dimensioni modeste, aggirarsi per i borghi della cittadina, armato di ascia e con un lungo mantello azzurro, le voci ben informate dicevano che si schierasse dalla parte dei deboli e facesse giustizia di ogni sopruso. Io stesso ebbi modo di vedere una delle sue azioni mirabolanti. Uscito da una di quelle bocchette che solitamente si vedono guardando appena sotto il marciapiede, il topolino, zampettò velocemente attraversando la strada a quell'ora poco trafficata, lo vidi dirigersi verso un magazzino.
Lo seuii con la coda dell'occhio, poi, incuriosito soprattutto dal suo vestiario, parecchio inusuale per un roditore, decisi di seguirlo.
Lui entrò agevolmente da un buco tra il portone scorrevole e il muro, io, mi accostai al muro e contato fino a venti appoggiai la mano sulla maniglia del portone e la spinsi appena. Le piccole rotelline sotto il largo portone, cigolando, iniziarono a girare lentamente e così riuscii ad aprirlo quanto basta per poter entrare pure io all'inseguimento del topo.
Notai alcune casse disposte qua e là, sembrava che da tempo nessuno ci mettesse piede, e la penombra gettava macabre ombre lungo quasi tutto il pavimento che sconnesso presentava alcune pozze di acqua stagnante.
Guardai il buco nella parete da dove era entrato il topo, poi cercai sul pavimento tracce del piccolo intruso, probabilmente gli avevo dato troppo vantaggio ed egli, lesto e minuto, aveva trovato già un nascondiglio.
Avanzai lento e silenzioso e finalmente trovai la mia preda. Doveva aver sentito il cigolio della porta e si era intrufolato tra due casse, di tanto in tanto, metteva fuori il muso per guardare chi fosse il nuovo arrivato, fu così che scoprii il suo nascondiglio, vidi spuntare il musetto affusolato e per non farlo desistere dalla sua impresa mi accostai al muro immobilizzandomi.
Il topo, attese qualche altro secondo, poi, probabilmente sentendosi al sicuro uscì da suo nascondiglio e si mise a zompettare verso uno scasso nel muro. Io, mi mossi silenzioso dietro di lui, la luce scarsa, di tanto in tanto, mi impediva di vedere dove fosse, ma quando il mio occhio si abituò a quella penombra mi sembrò più facile seguire le sue mosse.
Dietro lo scasso, c'era una porta in compensato leggero, il topo, prese un oggetto legato dietro la schiena e iniziò a colpire la porta. Era una piccola ascia e i colpi seppur non violenti, sollevavano schegge di compensato a destra e a sinistra. Rimasi nascosto aspettando che il topo, indisturbato finisse la sua opera. Quando il varco fu abbastanza grande, il topo ripose l'ascia assicurandola nuovamente alla schiena e entrò dal foto appena praticato.
Io iniziai a contare per dar modo al topo di pensare di non essere seguito.
"Sette, otto..." sentii una goccia d'acqua colpirmi la testa. Con la mano andai al punto d'impatto e sfregai i capelli, poi mi guardai il palmo, mentre facevo quell'operazione piuttosto sciocca ma decisamente involontaria, altre gocce iniziarono a cadere qua e là, guardai il soffitto e mi resi conto che il tetto in quella parte del magazzino era quasi del tutto inesistente e il cielo si era fatto scuro, le nuvole che avevo visto prima di uscire di casa, si erano addensate e ora aveva iniziato a piovere.
Infischiandomene della pioggia che ora cadeva copiosa, guardai nuovamente la porta dove il topo era entrato. Mi avvicinai e senza pensare appoggiai la mano sul pomo e lo girai verso destra. La serratura scattò e spingendo con forza, la porta si aprì verso l'interno.
Doveva essere l'ufficio del padrone. Vidi una scrivania sulla quale c'erano alcuni fogli ben impilati uno sull'altro, uno era appoggiato davanti ad una sedia vuota, sul fianco destro c'era una penna pronta all'uso. Mi disinteressai delle scartoffie e mi guardai attorno alla ricerca del topo.
Un fulmine illuminò tutto l'ufficio che non era affatto enorme e io vidi il roditore vicino ad una cassettiera, aveva tirato una corda e stava faticosamente salendo fino al secondo cassetto, il tuono successivo mi sobbalzare, e le chiavi di casa mi caddero in terra. Il roditore girò il muso verso di me e i nostri sguardi si incrociarono per un istante. Pensai che vedendomi avrebbe preso paura e fosse sceso dalla corta velocemente rintanandosi da qualche parte, al contrario, prese a salire più velocemente e raggiunse il secondo cassetto in un baleno.
Io, ancora scosso da quel forte brontolio del cielo, rimasi impietrito a guardare le azioni mirabolanti del topo. Egli prese a dondolarsi sulla maniglia del cassetto che scattò aprendosi. Il topo entrò all'interno e iniziò a far qualcosa che non vidi. Il rumore che giungeva era tipico di quando si strappano dei fogli, ma io, non potevo credere che egli con le sue zampette si mettesse a strappare i fogli contenuti nel cassetto, così, riprendendomi dallo shock mi avvicinai alla cassettiera.
Guardando all'interno vidi il topo che aveva nuovamente preso la propria ascia e stava affettando i fogli uno a uno facendone scempio.
Decisi di lasciarlo fare, restando osservatore imparziale. Il topo, una volta tagliati una decina di fogli, si guardò attorno, poi ne sminuzzò uno in particolare e lentamente iniziò a mangiarlo. Un altro fulmine illuminò l'ufficio e io feci un passo indietro per non essere visto. Il topo, come avevo immaginato si guardò attorno, poi, riponendo l'ascia, prese nuovamente la corda e iniziò la discesa.
Non si curò della mia presenza a pochi passi, molto sicuro di sé, tornò a posare le zampette sul pavimento, diede uno strattone alla corda e iniziò a farla sù. Il tuono seguente al fulmine questa volta non mi fece sobbalzare, al contrario rimasi immobile nascosto nell'ombra.
Il topo, terminate le operazione di recupero, si diresse verso la porta e sgattaiolò fuori dal buco praticato in precedenza.
Lo persi di vista, rimasi fermo ancora qualche secondo, poi mi avvicinai al mobiletto e tirai fuori i fogli che il topo aveva sminuzzato con dovizia. Si trattava di fatture che dovevano essere ancora pagate, sul mio volto comparve un sorriso, probabilmente il topo aveva cercato di allungare i tempi del pagamento di quelle fatture. Scossi la testa riponendo i brandelli di carta nel cassetto. Mi guardai nuovamente attorno e quindi decisi di uscire.
Tornando nel magazzino non trovai traccia del topo che probabilmente si era già dileguato tornando nella sua tana.
Uscendo respirai l'aria fresca della sera, aveva smesso di piovere e l'aria era denza degli odori che mi piacevano tanto, erba bagnata, pioggia appena caduta, camminai lentamente sulla via di ritorno, raggiunta la porta d'ingresso guardai per un istante una di quelle bocchette che ornavano il marciapiede immaginando la tana del topo, poi girata la chiave nella toppa aprii la porta ed entrai in casa. "Le voci che aveva sentito erano vere" sapeva che se non l'avesse visto di persona non ci avrebbe mai creduto... Immagine di
Mark Wheatley

Il Comune mi farà davvero diventare un "nano da strada"?

La notte buia, ha portato scompiglio, piccole creature, uscite dal terreno, hanno attentato la vita di Khellendrox, fortuna che il nano dorme con un occhio chiuso e l'altro aperto e così è riuscito a combattere l'insidia venuta dal sottosuolo. Ora, mentre il sole sale in cielo e la calura iniza a farsi sentire, stremato per la notte insonne, deve trovare il modo per sfuggire alle grinfie del mostro Agosto, che in agguato lo osserva dal suo nascondiglio pronto a colpirlo quando meno se l'aspetta. "Queste sono le insidie della vita" continua a ripetersi Khellendrox mentre lento avanza alla ricerca di un nuovo anfratto dove nascondersi e riposare.

giovedì 6 agosto 2015

L'anello era stato forgiato dai migliori fabbri, recava, come aveva chiesto il chierico alcune incisioni, sulla testa, in rilievo sbucava dal metallo la sagoma del martello delle anime sui lati fulmini salivano e scendevao circondati da foglie di ontano, la pianta preferita da Khellendrox.
Il nano una volta vista l'opera conclusa, si meravigliò del peso e della precisione con cui era stata eseguita la cesellatura delle miniature.
I due nani davanti a lui abbassarono il capo e il più anziano dei due fece un passo avanti "Mio signore, spero che l'anello sia di vostro gradimento" iniziò il discorso in un crescendo di voce "il prezzo per l'opera è quello pattuito, altrimenti, se per voi non reca disturbo avremmo ci sarebbe il modo per un pagamento alternativo".
Khellendrox, che aveva già preparato il piccolo forziere di monete e stava per darlo al nano si bloccò "di che si tratta?" disse facendo un cenno ai due di sedersi.
I nani, malgrado l'invito, restarono in piedi "vedete, i picchi di Juliurd da sempre sono preda di scorribande dei coboldi di quel fet..." il nano non terminò la frase, sapeva che il capo di quei coboldi era divenuto da tempo amico di Khellendrox e non voleva certo far adirare il chierico.
"Carissimo cugino, avete perfettamente ragione, è ora che Drekkin abbia ciò che merita, magari solo una piccola lezione".
I due nani, restando muti guardarono il chierico "come?" chiesero all'unisono.
"Potrete opporre resistenza e anche uccidere qualche cobooldo, sono certo che verrà a lamentarsi, tanto è usale per lui usare quel tono melenso e lamentoso, ma mi sbrigherò io".
I due nani annuirono e senza aggiungere altro uscirono dalla porta della sala delle udienze.
Khellendrox si voltò verso uno degli arazzi che coprivano le pareti "e anche questa è fatta" disse come se parlasse tra sé e sé, poi dal nascondiglio uscì un nano vestito semplicemente da una tunica viola, molto più anziano di Khellendrox si avvicinò lentamente "ottimo, mio signore" sfregandosi le mani "e ora?".
"Ora andrò al tempio, l'anello deve essere arricchito".
Il nano scomparve dietro all'arazzo da dove era venuto e il chierico uscì dalla sala delle udienze per recarsi al tempio.
Il tempio del Divino era una struttura bassa e larga, spiccavano due torri sulle quali erano incise i simboli divini. da alcuni comignoli usciva un fumo denso e oleoso che veniva disperso dal vento.
Khellendrox entrato nel tempio avvertì immediatamente il cambio di temperatura, fuori l'estate impazzava, e l'umidità aveva raggiunto livelli inaccettabili soprattutto per uno della sua stazza abituato a girare sempre in armatura completa, entrando nel tempio avvertì l'aria raggelarsi, respirò a pieni polmoni come se volesse immagazzinare quella temperatura.
Un nano gli venne incontro, lo salutò cordialmente e poi gli disse di seguirlo.
Khellendrox sapeva di essere atteso dal gran sacerdote quindi non fece obiezioni.
Percorsero tutta la navata centrale dove alcuni chierici erano inginocchiati a pregare e poi scomparvero dietro una porta in legno massiccio.
"Dria Duit mio caro Khellendrox" salutò l'anziano nano seduto su uno scranno, sembrava impaziente "dammi vedere l'opera di Golmi".
Khellendrox si avvicinò al maestro e gli porse l'anello.
Il nano lo guardò avvicinandolo all'occhio sinistro probabilmente l'unico buono che gli era rimasto. poi lo soppesò prendendolo tra indice e pollice, e infine lo avvolse in un panno color vermiglio.
"Gli incantesimi saranno pronti per domani, avrai parecchio potere racchiuso in questo anello, fanne buon uso".
Khellendrox sospirò "spero di esserne degno" disse come se stesse recitando una formula di un evento già scritto.
"Sono certo che avrai modo di dimostrarlo" chiuse il discorso l'anziano sacerdote.
Khellendrox si inginocchiò al cospetto del gran maestro e poi salutò mentre stava già uscendo "Dria Duit".
Uscendo pensò al potere che aveva voluto racchiudere in quell'anello e il suo viso venne illuminato da un sorriso che durò solo pochi secondi, alzando gli occhi, vide del fumo salire dai monti a nord. Incrociando un elfo che sembrava andar di fretta lo fermò "Avete avuto notizie di ciò che accade a nord?" indicando il fumo denso che formava una nuvola nera sopra alle vette ancora innevate.
"Certo, stiamo preparando una spedizione, pare che orchi e troll si siano uniti e abbiano attaccato il villaggio di frontiera seminando morte e distruzione".
"Allora verrò con voi" prendendo a camminare al fianco dell'elfo e dirigendosi alle stalle.
Calò il silenzio, ci sono quei momenti dove tutto ti sembra irreale, e guardandosi attorno, il nano, videla vegetazione, muoversi, sembrava avere vita propria e spostarsi sulle proprie gambe, poi la sua vista si appannò e cadde carponi. Sicuramente era vittima di una tossina, doveva al più presto riprendersi... "Le insidie di un posto nuovo..." disse fra sé e sé, prima di svenire. Buona giornata!

mercoledì 5 agosto 2015

Il pendaglio era appoggiato sul tavolo, Khellendrox lo aveva recuperato in una delle stanze della fortezza di Hotler. di lui si sapeva poco, e non era scampato all'incendio per poter rispondere alle domande che il nano avrebbe voluto fargli.
Era stato chiamato d'urgenza nella piccola cittadina di Grolla, fatti incresciosi erano successi nella notte tra venerdì e sabato, alcuni cittadini avevano visto le guardie scappare dal castello. I più temerari si erano avventurati fin sulla soglia, e avevano sentito grida disumane giungere dalle stanze ai piani superiori. Nei giorni successivi nessuno era entrato e uscito da quella struttura e il paese aveva vissuto ignaro giorni tranquilli, poi era arrivato il fuoco. Durante la notte, una sfera infuocata era apparsa in cielo, siccome la luna era persa e le stelle occultate da nubi nere e pesanti, i cittadini erano rimasti sbigottiti davanti a cotal bagliore. 
Era stato in quel momento che Mila era salita a cavallo e si era diretta verso la città del nano, forse l'unico in grado di capire quale fosse il presagio nascosto in tali fatti.
Mila aveva cavalcato tutta la notte e all'alba, presentatasi alle porte della città aveva chiesto udienza al grande sacerdote.
Le guardie l'aveva perquisita e poi l'avevano fatta accompagnare da uno dei più giovani soldati fino alla corte di Khellendrox.
Il nano, quando la ragazza giunse a bussare alla sua porta, era intento a leggere , la vide e subito la riconobbe. Facendo un cenno alle guardie la fece entrare.
"Mastro nano, la città di Grolla è in pericolo" disse tutto d'un fiato la ragazza "strani presagi solcano il cielo, per non parlare dei fatti che sono successi oramai qualche giorno fa".
Khellendrox, chiuse il libro e ascoltando le parole di Mila cambiò espressione. 
"Cosa hai visto in cielo?" domandò prendendo la carta della zona dove sorgeva la città di Grolla.
"Una sfera infuocata a solcato il cielo notturno ed è rimasta sospesa al centro della volta celeste fino alle prime luci dell'alba, poi è scomparsa".
Il nano fece chiamare uno degli astronomi per sapere se anche lui avesse visto tale evento notturno. L'elfo ascoltò il racconto della giovane donna poi scosse il capo "Nulla di tutto questo si è visto nelle notti scorse".
Khellendrox prese per un braccio Mila, "dobbiamo andare" disse senza dare altre spiegazioni.
Il loro viaggio durò tutto il giorno e quando il sole calò videre la sfera di fuoco toccare il suolo e sprigionare tutta la sua energia sulla fortezza del marchese Hotler. 
Quando arrivarono in città, naturalmente, era scoppiato il finimondo, tutti si davano da fare con secchi colmi d'acqua per spegnere le fiamme che sembravano essere coriacee a tal punto da gonfiarsi ogni qual volta l'acqua le raggiungeva.
Khellendrox, giunto davanti alla fortezza, fece spostare la gente che era affaccendata con i secchi, poi inginocchiatosi a terra, recitò una breve preghiera e unendo i palmi delle mani da essi scaturì un getto d'acqua benedetta che andò a colpire le fiamme. Queste, come se fossero creature vive, si dimenavano al contatto con l'acqua creata dal chierico, poi dopo aver a lungo lottato si esinsero.
Khellendrox entrò nella fortezza chiamando a gran voce il padrone, ma nessuna risposta giunse da ogni stanza.Il pian terreno era in cattive condizioni ma ancora accessibile, mentre fu inutile tentare di salire al piano superiore, infatti la scala che portava alle stanze del marchese e della moglie era crollata e le fiamme avevano divorato buona parte del pavimento e degli arredi.
Su un tavolo era posato un oggetto in argento, il nano, avendolo addocchiato si avvicinò senza toccarlo. Sembrava essere composto da due parti ben distinte, la prima era un anello riportanti delle rune, il secondo, perfettamente incastrato al centro dell'anello, raffigurava sicuramente un labirinto. 
Khellendrox sondò l'oggetto che emanava un aurea magica di media intensità, poi prendendolo con i guanti lo mise in un sacchetto di pelle scura "questo lo dovrò portare al gran sacerdote" disse a Mila che lo aveva raggiunto e stava al suo fianco "se vuoi venire con me, potrai riportare notizie certe in breve tempo".
La ragazza scosse il capo "no, mastro nano, meglio che io stia qui, ora Grolla non ha un capo e io in qualità di maga di corte ne farò le veci fino a quando non ne verrà nominato uno degno di sostituire Hotler.
Il nano piegò il capo "così sia, farò in modo che presto abbiate un nuovo reggente".
Tornato al tempio appoggiò il pendaglio sul tavolo e informato il gran sacerdote attese la sua decizione in merito... Oggetto di Ari.sto.kraT
Flesta è una piccola cittadina ai margini del deserto settentrionale, ha vissuto tempi migliori, alcuni capannoni che erano sorti nella periferia sono stati abbandonati e ora, qui, trovano dimora gli sbandati e i barboni che arrivano in questa parte del paese e per sfortuna o altro non trovano miglior alloggio.
Sue, guardando il visore sul cruscotto ha seguito la strada indicata dal nano e ora accosta la vettura proprio sotto un palazzo di una dozzina di piani. Alcune delle finestre sono illuminate, altre, vista l'ora, sono state spente da tempo.
Prima di scendere prende lo storditore e lo nasconde sotto la giacca, ricorda nitidamente le parole del nano "La prima fase è quella di trovare informazioni presso la ditta che ha commissionato il progetto del mezzo corazzato..."
Sue, si guarda nello specchietto retrovisore, si aggiusta il ciuffo un po' arruffato, poi soddisfatta, scende dalla vettura. Osserva la strada, malgrado siano solo le sei il cielo si è fatto scuro, nessun passante, nessuno affacciato alle vetrine dei negozi, poi il suo sguardo si alza verso le finestre del palazzo, non ricorda con esattezza se Khellendrox le abbia detto a che piano si trova la sede della Protex, vede luci al nono, al decimo e all'undicesimo piano. Abbassando lo sguardo all'ingresso, nota una figura massiccia, che immobile sembra osservarla. Dovrebbe trattarsi di una delle guardie di sorveglianza.
Prende un bel respiro, del resto si tratta della sua prima missione sul campo, poi attraversa la strada e dopo aver percorso il vialetto si avvicina alla guardia sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi "salve. Posso disturbarla un minuto?" rimane a distanza frontalmente rispetto all'uomo, così da non essere d'intralcio al suo lavoro e per valutarne tutte le mosse possibili.
L'uomo dopo qualche secondo alza il viso, è strano, Sue guardando gli occhi che la scrutano, vede immediatamente che ha un occhio diverso dall'altro, quello destro luccica e poi cambia di sfumatura, probabilmente un'unità cibernetica impiantata.
"Signorina, ha per caso un appuntamento?" chiede con voce profonda avvicinando il braccio alla maniglia della porta e appoggiandoci sopra la mano.
"Al nono" butta lì Sue, sperando che l'uomo la lasci passare, poi aggiunge "spero di non essere troppo in ritardo".
L'uomo la guarda nuovamente "al bancone Bet le darà un passy" poi la mano lentamente si piega e la porta scompare come per incanto. "Buona serata"
La ragazza non batte ciglia prima di annuire e passare oltre la porta avanzando verso il bancone. Bet, le sorride, è poco più che una bambina, capelli lunghi biondo platino, occhi azzurri, lineamenti ancora acerbi. "Posso fare qualcosa per lei?" chiede con voce squillante.
Sue, prima di rispondere cerca di ricordare il nome della ditta ed eventuali nomi di qualcuno che può usare in caso di domande scomode "dovrei avere un appuntamento alla Protex".
Bet appoggia sul bancone una tesserina magnetica color lavanda, poi sbircia un piccolo monitor sotto il piano d'appoggio e lentamente aggiunge qualche parola "la Protex è al nono piano. miss?" chiede arrossendo, pare non abbia trovato il nome di Sue sull'elenco delle visite giornaliere.
Sorride di rimando verso Bet, come se la comprendesse, sa di non avere appuntamento e quindi di non essere in nessuna lista. "Sì, nono" mormora lentamente allungando la mano verso la tesserina "la ringrazio molto, lei è davvero gentile".
La ragazza dietro al bancone, allunga a sua volta la mano posando due dita affusolate sulla tesserina "il suo nome?" ritrovando una grinta che le sembrava del tutto impropria "sa, devo vedere se è in elenco" tornando ad essere la mansueta receptionist poco più che quindicenne.
Sue ritira la mano e sporgendosi sul bancone cerca di visualizzare alcune scritte sul monitor che sfarfalla appena "Come non detto" commenta a bassa voce sospirando. "Un po' di inventiva non guasta" ricorda altri insegnamenti del nano "Eppure una certa Stevens dovrebbe esserci!"
La ragazza guarda il monitor e sorride ritirando la mano dalla tessera magnetica "ah ecco, deve scursarmi signorina Stevens. Mister Shultz penso la stia aspettando" poi guardando la ragazza e abbassando il tono della voce quasi a un bisbiglio "un po' la invidio" probabilmente ha intravisto la sagoma dello storditore che Sue tiene celato sotto il giubbotto.
Aspetta qualche secondo e lascia che Bet veda lo storditore, e poi, si prende finalmente la tessera.
"Mi creda non c'è molto da invidiare in me", sorride nuovamente e con passo sicuro si avvia all'ascensore.
La cabina dell'ascensore è di un colore rosso acceso, nessuna tastiera sul quale premere il piano, Sue si guarda attorno e vede una piccola telecamera che si muove a seconda dei suoi movimenti e una piccola griglia grigia, decisa di non restare nell'ascensore a vita prova a pronunciare il piano "nono piano", l'ascensore inizia a salire velocemente. Le porte si aprono solo pochi secondi dopo e Sue nota un piccolo ballatoio e una porta, tutto il piano deve essere occupato dalla sede della Protex.
Avanza verso la porta d'ingresso della ditta e la osserva, legno rinforzato probabilmente potrebbe avere un anima in metallo, forse piombo, infatti da dietro non giunge nessun rumore, nessuna maniglia e nessun tastierino, ricordandosi dell'ascensore guarda se ci sia una qualche griglia per farsi annunciare, nulla. Dietro sé, dall'ascensore, giunge un leggero ronzio, probabilmente la cabina sta scendendo nuovamente.
Sue ha già visto alcune di quelle porte, si aprono dall'interno oppure con impronte vocali o di alcune dita della mano, potrebbe provare ad appoggiare i polpastrelli sulla superfice lignea ma non si attenta.
Si volta a guardare l'ascensore e conta mentalmente quanto ci vorrà prima che qualcuno salga. Torna a guardare la porta e poi si decide ad usare il vecchio metodo, quello più piacevole ed efficace, con le nocche della mancina bussa leggermente, non troppo decisa, è stato un lieve ticchettio, difficile che dall'interno l'abbiano sentito. Intanto il ronzio alle sue spalle si spegne di colpo, poi dopo qualche secondo ricomincia, probabilmente mancano pochi secondi e qualcuno arriverà al suo piano, oppure, nella migliore delle ipotesi, si fermerà da qualche altra parte.
Appoggia l'orecchio sulla porta, è calda al tatto, appoggiando l'orecchio sente dei leggeri ticchettii poi, rallentando il battito cardiaco e trattenendo il fiato, avverte dei rumori sordi, ritmati, sono passi e probabilmente stanno venendo verso la porta. Che qualcuno abbia sentito i suoi seppur flebili colpi sulla porta?
Guarda l'ascensore e poi la porta. Infine bussa con più forza "Per favore aprite. E' urgente" inizia ad agitarsi sul posto stringendo la mano sul basso ventre mimando perfettamente il rischio incombente  di farsi la pipì addosso.
La porta si apre e un uomo sulla cinquantina la guarda arrossendo "lei deve essere miss Stevens. venga dentro".
La ragazza guarda ancora una volta l'ascensore che a quanto pare prosegue la sua corsa, poi oltrepassa la soglia ed entra, subito la investe un'aria gelida proveniente dal soffitto e dal pavimento "Il capo la vedrà tra alcuni secondi, se nel frattempo deve..." non termina la frase dal fondo del corridoio compare un uomo è alto poco più di un metro, fuma una di quelle sigarette elettroniche dal gusto dolciastro "Sue, vieni in ufficio"
"L'uomo sà il mio nome" pensa Sue avanzando nel corridoio. "Grazie" mormora entrando nell'ufficio e guardandosi attorno, alle sue spalle l'uomo che l'ha accolta la richiama "Non si preoccupi, farò dopo".
Sue ricorda di aver già visto quell'uomo, era tra le immagini inviatele da Khellendrox, ora mette a fuoco, l'uomo basso che fuma è il presidente della ditta.
La stanza è piuttosto grande c'è una scrivanina in mogano dietro la quale si siede l'ometto, poi un lungo tavolo in cristallo attorniato da una decina di sgabelli, sulle pareti diversi monitor mandano video di armi, mezzi corazzati e navi probabilmente tutti costruiti dalla Protex:
"Khellendrox mi aveva avvertito, ma non pensavo mi mandasse una bellissima donna che si fa passare per una racchia di nome Stevens" accenna ad un sorriso "da dove vogliamo iniziare?"
Sue mantiene un profilo basso, non vuole spaventare l'uomo in gessato grigio, sorride a propria volta andandosi a sedere su una sedia, scura.
"Direi dall'inizio. < Mi parli tutto quello che sa sul furto e su tutto quello che siete riusciti a capire su come sia potuto accadere, se ci sono state effrazioni, se invece lei pensa che avevano un aggancio all'interno".
L'uomo la guarda e appoggia la sigaretta, inizia sciorinando una lista interminabile di qualità che dovrebbe avere il mezzo militare, cosa che a Sue interessa veramente poco, solo alcune cose la colpiscono. L'uomo menziona molto spesso il signor Jenkins che è il progettista che è stato ritrovato in fondo ad un viadotto e una certa Khitrya, doveva essere l'anello di collegamento con l'esercito ma è scomparsa dopo aver partecipato all'ultima assemblea dove è stato presentato il progetto. Il documento era contenuto in una cassaforte che non embra essere stata forzata "ebbene sì, penso ci sia una talpa, i soci sono cinque e coloro che sapevano del progetto solo tre, di cui uno è morto. Phil dovrebbe essere qui a momenti, così potrà interrogarlo".
La ragazza annuisce e appunta mentalmente quei nomi e la fine che hanno fatto. "Ottimo. Prima che possa interrogare Phil, potrebbe parlarmi di un'altra cosa. Immagino che come società così potente voi abbiate una concorrenza particolarmente agguerrita. Saprebbe dirmi chi più di tutti potrebbe trarre beneficio da un evento del genere?"
"La ditta concorrente per eccellenza è la Sinterb solitamente avviene un asta alla quale partecipiamo noi, la Siterb e altre ditte satellite più piccine. Il governo voleva a tutti i costi quel carro e così io ho incaricato il progettista di disegnarlo, poi..." l'uomo smette di parlare e allarga gli occhi, pare abbia visto qualcosa sul monitor che tiene davanti sulla scrivania.
Sue sente dei rumori e poi uno sparo, deve essere un'arma rozza di quelle ancora a tamburo, i colpi sono quattro, poi un tonfo.
"Sono qui" dice Mister Shultz iniziando a tremare come una foglia.
Sue ascolta con attenzione i rumori che vengono nell'altra stanza. Ma appena l'uomo sbarra gli occhi la prima cosa che fa è alzarsi in piedi ed estrarre l'arma in un solo movimento fluido.
"Stia giù e dietro di me", con gli occhi va a cercare un posto dove piazzarsi nel caso i malviventi entrino di soppiatto nella stanza, deve avere tutta la situazione sotto controllo.
Dopo una prima occhiata, si accorge che la stanza sfortunatamente non offre dei gran ripari, potrebbe mettersi di fianco alla porta, prima o poi l'assalitore o gli assalitori dovrebbero entrare, oppure... le viene un'idea. Telecamere a circuito chiuso, dovrebbero esserci una per stanza.
Una volta controllata la stanza, si volta e torna dove sta l'uomo "Mi dia una panoramica del corridoio e delle stanze. Presto".
L'uomo preme qualche pulsante e il video si divide in otto riquadri mostrando il corridoio, altre stanze, le scale e la reception.
"Sue si siede e appoggiando l'indice sul monitor inizia a scorrere tutte le immagini di tutte le telecamere. L'uomo che l'ha accolta all'ingresso è appoggiato al muro in una posizione piuttosto innaturale, un uomo smilzo e più alto del comune sta appoggiato alla porta d'ingresso, ha in mano un revolver e ci sta giocando nervosamente. In un'altra stanza una donna sta frugando nei cassetti.
Sue osserva i monitor e opta per una soluzione paritaria. Inizia a registrare il tutto, così da avere eventualmente anche possibilità di individuare in seguito i due, poi si volta verso l'ometto che seduto vicino alla parete ancora trema "C'è un sistema d'allarme antiincendio?" domanda rimuginando sulle opzioni che frullano nella propria testa.
L'uomo ancora tremante le indica una zona più scura sul muro, poi guarda i monitor balbettando "li, li, li lasciamo f-f-fa-re-re?"
Un cenno del capo. "Per ora. Mi serve una copertura". Dopo aver guardato nuovamente il monitor, si volta verso di lui e lo fissa. "Resti nascosto, potrebbe far molto caldo fra poco. Continui a guardare il monitor e mi dica solo se si stanno spostando. E non urli" Si sposta vicino al muro pronta a azionare l'impianto d'allarme.
L'uomo continua a fissare i monitor e tace, attende che Sue agisca, pensando che sia la cosa migliore, del resto i killer sono in due e loro...
"Conterà fino a venti, il tempo che la sicurezza dovrebbe impiegare per attivarsi prima di far scattare l'allarme dopo di che andrò fuori dall'ufficio e con gli uomini della sicurezza prenderemo i due" le parole di Sue le escono di getto sembra molto sicura del piano e mentalmente inizia a contare.
Nessun rumore da basso, poi Mister Shultz indica il monitor "non arriveranno" sussurra. "Da basso nessuna guardia pare intenzionata a salire".
Sue sospira e scuote il capo. "Ti pareva!" appoggia due dita sulla macchia scura e improvvisamente un suono acuto si spande in tutto il palazzo, Sue guarda i monitor trepidante sperando che i due malviventi si muovano e così succede, la donna lascia perdere la ricerca e dopo aver dato un'ultima occhiata alla stanza spinge il proprio compare verso l'uscita, ora hanno fretta, sanno che la sicurezza salirà al piano per vedere come sta mister Shultz, quindi non si degnano neppure di chiudere la porta, frettolosi escono e guardano il pianerottolo, dovranno usare le scale esterne come da prassi in caso di incendio e sperare di non essere visti da nessuno.
Sue, appena è certa che i due sono usciti dall'ufficio, apre sempre piano la porta e cerca di seguirli più silenziosamente possibile, sollevando l'arma e puntandola già in avanti cercando di trovare un buon punto per sparare e colpire con precisione.
Esce anche lei dall'ufficio e con la coda dell'occhio li vede uscire da una delle porte di sicurezza, indecisa se seguirli o meno attende qualche secondo, quando ha parcheggiato ha visto le scale di metallo, è un rischio inseguirli, potrebbero sentirla e... oppure potrebbe sparare prima lei ma rischierebbe di uccidere invece che poterli interrogare.
Osserva la porta di sicurezza e poi opta per vedere se gli ascensori funzionano, in caso potrebbe anticiparli e seguirli senza usare le scale. Pigia con forza il pulsante della salita ma l'ascensore non da segni di vita, sfortunatamente gli ascensori con il sistema di allarme attivato non sono funzionati.
Non resta che rientrare in ufficio e attendere la sicurezza, e con le immagini che ha salvato cercare di capire chi sono i due e poi mettersi sulle loro tracce.
Mentre una nuova tempesta si abbatte sul territorio già martoriato, il nano rotola giù per il pendio alla ricerca di un luogo dove restare al sicuro almeno per alcune ore. Pensa di essere spiato, è quasi certo di essere stato seguito, ma dimentica i suoi pensieri più reconditi e cerca un riparo per riprendere le forze. La lotta di agosto è ancora lunga... Buona giornata!

martedì 4 agosto 2015

Il mostro scomparve di colpo, il nano riuscì così a muoversi, mosse alcuni passi nella radura, doveva organizzarsi al meglio per tentare di sorprendere la creatura che abitava quei luoghi, ma come sorpresenderla? Vide alcune cunette artificiali sparse sul terreno, e si avvicinò ad una di queste per analizzarle. Si trattavadi buchi nel terreno, quasi che dalla sommità della cunetta qualche creatura potesse sbirciare cosa stesse accadendo nella radura. Khellendrox si mise alle spalle della cunetta alla quale si era avvicinato e si guardò attorno, in lontananza vide uno strano luccichio, poi il terreno sotto i suoi piedi tremò e d'un tratto si ritrovò nuovamente imbrigliato tra le spire del mostro...

lunedì 3 agosto 2015

Il mostro allentò la presa e restando nella medesima posizione si abbandonò a lusinghe del quale il nano non era certo pronto. "Sei forte e potente, mastro nano. Hai resistito ai mostri che ti han cercato di ostacolare il cammino, alcuni dei quali li conoscevo e sapevo la loro magnificenza" disse il mostro parlando da una delle bocche.
La sua voce stridula arrivò all'orecchi del nano come crema lenitiva dopo le molteplici battaglie combattute giorno dopo giorno. Khellendrox, che stava per calare il martello rilasciò i muscoli e appoggiò la parte piatta dell'arma sul corpo flaccido del mostro. "Tu non hai idea" disse.
"Come puoi dire che non abbia idea? Pensi forse che non ci sia un disegno superiore?".
Il nano socchiuse gli occhi sembrava quasi voler riposare e fu allora, quando oramai si era rilassato che avvertì nuovamente la stretta dei tentacoli attorno al suo corpo.
"Sappi che non ti basterà parlarmi di disegni superiori per far sì che io non ti dia la colpa di questo periodo" e detto questo alzò nuovamente il martello pronto a combattere anche in questo giorno anomalo... Buona giornata!

domenica 2 agosto 2015

Khellendrox raccolse le informazioni e poi chiamò l'interno sette. La donna all'altro capo del telefono rispose senza attendere il secondo squillo.
"Salve, ci sono novità?" chiese con voce sicura.
"Per quel lavoretto nessuna novità, ma in compenso avrei un affare che potresti sbrigare per me. Si tratta di alcuni documenti" il nano sembrò titubante e allora la donna riprese a parlare "e..?"
"Vieni nel mio ufficio, ti aspetto tra mezz'ora" Khellendrox senza attendere oltre interruppe la comunicazione, poi premette un tasto sulla scrivania e riascoltò la telefonata fatta in precedenza, ad un certo punto mentre stava dicendo "tratta di alcuni..." sentì quello che aveva sentito durante la chiamata, un leggero brusio di sottofondo. Con il dito indice della mano destra spostò alcune schermate che si erano accese sul piano della scrivania "accentua rumori di fondo" disse perentorio. La registrazione riprese da capo, questa volta la conversazione tra la donna e il nano venne riprodotta a basso volume, al contrario un rumore, un ronzio continuo si fece più pressante fino a quando il nano non ripeté la frase incriminata, il brusia cambiò di tono e poi si spense definitivamente.
"Qualcuno ci stava ascoltando" pensò tra sé e sé.
Poco dopo entrò nella stanza Sue, splendida come sempre, irradiava una luce incredibile, sprizzava sempre gioia da tutti i pori "dunque, di che si tratta?" chiese quando la porta scorrevole dello studio si chiuse alle sue spalle.
"Sono stati rubati dei documenti importanti" disse Khellendrox alzandosi e indicando un'immagine che comparve sulla parete "si tratta di un nuovo mezzo d'assalto che la Protex sta per immettere sul mercato per le forze speciali. Sembra che qualcuno voglia mettere le mani su questo nuovo giocattolo e produrlo per sé o per i cyberterroristi di Hossull".
"Sono solo supposizioni tue immagino" disse la ragazza avvicinandosi al muro e osservando il mezzo corazzato, "certo si tratta di un bel giocattolino, deve avere una buona corazza e una buona forza di fuoco".
"Non ho appurato i dati tecnici. Devi ritrovare quei documenti, prima che vengano venduti ai terroristi".
"Da dove parto?" chiese la donna sedendosi e premendo un tastino rosso sulla manica del suo vestito ocra.
"Andrai nelal sede della Protex, lì ti daranno tutte le informazioni sul momento della sparizione e potrai chiedere altre informazioni che ti possano servire per trovare a chi poteva interessare mettere le mani su un progetto simile, tipo una ditta concorrente immagino. Io invece ti dò un nome, Jim Joule, lo trovi tutte le sere al pub Astroblog, solitamente sale sul palco dalle 22 alle 23 per raccontare qualche stupidata, attenta dietro quella faccia paciona si nasconde un astuto mediatore, lui potrebbe esere l'anello di collegamento tra coloro che hanno commesso il furto e la ditta che potrebbe costurire il mezzo corazzato, oppure tra la ditta e i terroristi".
Sue premette nuovamente il pulsante sulla manica e poi scosse il capo riflettendo "dunque, sappiamo quando sono stati trafugati i documenti, come e perché, e in più possiamo avere un anello di congiunzione tra i mandati e i rapinatori o tra i mandanti e i terroristi. Ottimo, una buona base da cui partire".
Khellendrox spense l'immagine sulla parete, si avvicinò e dopo aver aperto un tastierino premette alcuni tasti velocemente, si avvertì un leggero clangore e poi la parete si aprì mostrando alcune armi appese "prendi quello che ti serve, ma attenta a non dare troppo nell'occhio".
La ragazza si alzò dalla sedia e studiò le armi all'interno dello scasso nel muro "prendo un taser-arm".
"Ottima scelta" il nano prese l'oggetto impugnandolo, a prima vista sembrava solo un'impugnatura in carbonio sulla quale si accendevano e spegnevano delle lucette rosse e blu "sai come si usa vero?" disse porgendola alla ragazza.
"Ne ho già usato uno in passato, molto comodi e poi sono programmabili, quindi potrò usarlo solo io".
"Bene, passa dal laboratorio, Hana ti darà i proiettili, il caricatore e ti personalizzerà l'impugnatura".
"Grazie, appena ho novità ti faccio sapere" disse Sue prendendo il taser-arm infilandolo nella tasca destra dell'abito.
"Non chiamare, vieni direttamente" disse Khellendrox accompagnando Sue alla porta "certe informazioni meglio darle a quattr'occhi".
Sue accostò le labra al viso barbuto del nano e poi uscì dirigendosi al laboratorio dove Hana avrebbe predisposto l'arma al miglior uso. Una nuova avventura l'attendeva per le strade di Flesta.
Il nano rinvigorito dalla frescura della valle, riuscì a domare la forza dei tentacoli che lo stavano avvolgendo, colpì l'abominio calando il martello sul suo ventre. La creatura si mosse veloce cercando di sfuggire a tale attacco e con le dita andò a cercare l'armatura del chierico per strappargliela via. Buona domenica...