sabato 25 luglio 2015

Il libro ritrovato


"A Charnaj troverete un tempio diroccato, si tratta della dimora del mio padrone, forse troverete anche lui, ma sicuramente, troverete il libro che può riportare in vita i morti" queste furono le ultime parole pronunciate a fatica, dalla creatura che Khellendrox aveva combattuto nella piana di Houk. Quello era stato un giorno nefasto, il chierico, accompagnato da dieci soldati valorosi, riuscì a tornare al castello accompagnato da uno solo di loro.
Il duca, dopo aver saputo che comunque la creatura non morta che infestava le campagne era morta, lo ringraziò ugualmente per il servizio prestato e dopo avergli offerto la cena e un posto dove dormire, con le dovute maniere lo rispedì a casa.
Il nano, prima di abbandonare la cittadina, aveva girato per le vie e dopo una lunga ricerca aveva trovato un cartografo dal quale aveva comprato due mappe identiche, la prima l'aveva arrotolata e messa con le altre mappe, l'altra aveva deciso di spedirla ad Alartes insieme ad una lettera di accompagnamento.
Una volta uscito dall'edificio della posta, si allontanò avviandosi verso la porta principale della città. Confuso tra i mercanti e i cittadini che uscivano da Hokind si aggregò ad un gruppo di monaci e con loro, silenzioso percorse fino a sera la strada principale, poi, avvicinandosi a quello che gli parve essere il più anziano, gli chiese di indicargli un posto dove dormire.
Il monaco, da prima gli indicò una taverna, poi riconosciuto il chierico, lo invitò al tempio dove avrebbe potuto meditare e raccontare loro alcune delle storie che lo avevano reso una leggenda.
Khellendrox ringraziò il monaco ma dopo aver consumato il pasto serale preferì ritirarsi nella sua celletta "domani devo partire all'alba e ho bisogno di riposo".
I monaci ci restarono un po' male ma lasciarono andare il chierico a riposare e uno dopo l'altro si ritirarono a loro volta.
Il mattino seguente Khellendrox salutò il padre guardiano e riprese il cammino verso Charnaj. La strada si fece via via sempre più malandata, segno che i commercianti preferivano altre rotte.
Quando giunse mezzogiorno, si fermò sotto un albero e tirò fuori dalla borsa due involti, nel primo trovò della carne secca, nel secondo del pane raffermo.
Mangiò velocemente, continuando a guardarsi attorno, poi, una volta finito di consumare il pasto, vide giungere tre uomini a cavallo, restò seduto sotto l'albero in attesa che si avvicinassero.
Quando furono a una quindicina di metri l'uomo più corpulento del gruppo alzò il braccio destro in segno di saluto. Il nano non rispose a quel gesto fino a quando non riconobbe Alartes.
"Scusate, temevo fossero dei predoni, la via è poco frequentata, fortuna siamo quasi arrivati".
I tre scesero da cavallo e li legarono alla pianta, poi si avvicinarono al nano che aveva tirato fuori dalla borsa una pergamena.
"Il tempio dovrebbe essere su questa collina, è probabile che sia diroccato e poco riconoscibile, ma se come temo il necromante è ancora al suo interno ci darà filo da torcere".
"Dobbiamo ucciderlo?" chiese Shin guardando oltre il nano.
"Se sarà necesssario sì" rispose il chierico "l'importante è recuperare un libro che gli permette di riportare in vita gente morta".
Alak e Alartes si incamminarono nel campo nella direzione indicata dal nano, seguiti da Khellendrox e Shin.
Fatti un centinaio di passi videro la collinetta. L'edificio in effetti era in uno stato di abbandono, il tetto per lo più crollato, era sfondato verso l'interno, la porta d'ingresso, divelta era posata in terra.
Alak e Alartes estraendo le loro spade si avvicinarono all'ingresso. Khellendrox, dopo aver recitato una breve preghiera, fece un gesto eloquente e i due guerrieri entrarono nell'edificio.
"Io resto all'esterno" disse il mago incrociando le gambe e appoggiandosi al muro "non si sa mai che arrivino sorprese".
Il nano entrò nel tempio. Alak stava perlustrando la zona ovest, Alartes quella opposta "deve essere disabitato da tempo" disse il guerriero spostando una trave che ostacolava il passaggio verso una nicchia.
Il nano, improvvisamente, si inginocchiò e prese al salmodiare, quando terminò si alzò e si diresse verso una delle finestre ancora intatte e spostò un mattone traballante nel muro "eccolo".
Khellendrox teneva in mano un libro con la copertina assai elaborata, in un metallo lucente erano raffigurati vari ingranaggi che girando creavano una figura che pareva proprio essere un non morto.
D'un tratto fece il suo ingresso l'elfo seguito, alle spalle da un uomo che lo superava in altezza, il braccio sinistro gli cingeva la vita mentre al dito indice della mano destra aveva un lungo ago che teneva premuto contro il suo collo.
"Datemi il libro e al vostro amico non accadrà nulla" disse lo straniero con voce profonda.
Alak e Alartes si mosserò verso di lui ed egli spinse avanti l'elfo tenendolo avvinghiato a sé.
"Fermi, lasciate le armi, sono sicuro che non farà del male all'elfo" disse il nano.
I due, che in precedenza sembravano essere molto bellicosi, lasciarono cadere le armi.
"Ora ti darò il libro" disse Khellendrox lentamente "ma tu lascia andare l'elfo".
"Lancialo!" ordinò il necromante.
Il nano, prese il libro con una mano sola e sembrò prendere la mira per lanciarlo esattamente dove era l'uomo, poi iniziò a muovere le labra sussurrando qualcosa. Il necromante lasciò andare Shin che si scostò velocemente allontanandosi.
Il libro restò nella mano del chierico, che conclusa la preghiera alzò il braccio sinistro e allargando la mano la abbassò come se stesse abbassando una leva.
Il pavimento sotto i loro piedi tremò, l'uomo perse l'equilibrio e si ritrovò in terra, poi, subito dopo fu investito da una colonna di fuoco che scese dal soffitto squarciato.
L'urlo si levò stridulo, la colonna di fuoco si estinse in pochi secondi e quando scomparve il corpo del necromante giaceva in terra carbonizzato.
"Andiamo, temo che possa riprendere presto vita".
I quattro uscirono dal tempio, solo Alartes si attardò un attimo, si avvertì alcuni tonfi, poi si levò una nuvola di polvere che uscì dalla porta seguita dal guerriero "ora è sepolto".
"Devo portare il libro al tempio, andiamo".
Raggiunsero nuovamente l'albero dove avevano legato i cavalli e veloci si avviarono sulla strada verso casa.
 Opera di Dmitriy Bragin-Art Creative

"Ti dico che si tratta di un sabotaggio" la voce squillante di Katy gli risuonò nell'orecchio destro, Khellendrox non disse nulla aspettando gli ordini che sarebbero arrivati di lì a poco, e infatti la voce tornò a squittire "...e dovrai sistemare la faccenda, quindi ora vai alla petrolchimica abbandonata e ti affianchi ai vigili del fuoco e cerchi prove".
Il nano non fece alcun commento, schiacciò un pulsante viola sul volante e prendendolo con entrambe le mani sterzò violentemente a destra entrando in una via fortunatamente deserta.
"Petrolchimica Pinch" disse scandendo bene le due parole e sul barabrezza si illuminò una porzione del vetro facendogli vedere la strada che doveva percorrere.
Il tragitto fu breve e riuscì a sfruttare tutta la potenza del mezzo. Quando arrivò, una squadra di pompieri si aggirava nei dintorni del capannone e si stava dando da fare per spegnere gli incendi.
Scese dall'hummer e dopo aver mostrato il tesserino magnetico all'ufficiale in comando si mise la corazza termica.
"Io vado" disse iniziando a camminare lentamente verso l'ingresso della fabbrica dismessa.
Uno dei pompieri lo seguì e quando fu pronto per entrare nell'edificio gli spruzzò addosso una sostanza verde che gli si appiccicò sulla corazza termica "questo dovrebbe darti un po' più tempo".
Khellendrox entrò in quell'inferno, c'erano fiamme ovunque e le tubature, rotte in alcuni punti, sprigionavano gas che si levavano tutt'attorno e di tanto in tanto prendevano fuoco.
Camminava a fatica, dentro quella corazza il caldo era quasi insopportabile, prese una grossa pinza e la usò come bastone per procedere in mezzo alla ferraglia incandescente che era sparsa sul pavimento.
Da una delle finestre gli arrivò addosso della schiuma che gli diede un po' di refrigerio, avanzò ancora di qualche passo e finalmente raggiunse il pannello principale da dove pensava si fosse sprigionato l'incendio. 
Abbassò il visore e iniziò a verificare tutti i collegamenti, poi alle sue spalle ci fu una violenta esplosione ed egli venne sbalzato a terra, avvertì un dolore lancinante al ginocchio destro e il calore all'interno della corazza iniziò a salire. Guardò sul braccio destro il visore delle funzioni vitali, sembravano tutte a posto, poi schiacciando un tasto esaminò le funzioni della corazza e così scoprì di aver subito dei danni piuttosto ingenti, ecco scoperta la causa del caldo che continuava a salire.
Cercò a tentoni la pinza che gli era caduta nello sbalzo, la trovò e aiutandosi con quella, riuscì ad alzarsi, le fiamme sembravano essersi alzate e il quadro, distante un paio di metri era completamente circondato dal fuoco, oramai era inutile cercare indizi.
Camminò a fatica verso l'uscita, la giuntura del ginocchio destro si era bloccata e si era formato uno squarcio sulla calotta dell'articolazione.
"Mi serve aiuto all'interno" disse alzando la voce per cercare di farsi intendere dalla squadra che stava operando all'esterno e che gli avevano detto sarebbe stata sempre in collegamento audio.
"Mi sentite? Mi occorre aiuto per uscire" disse nuovamente sforzandosi di alzare ulteriormente il tono della propria voce.
Nessuna risposta giunse dall'esterno. Si guardò attorno e proprio in quell'istante cadde una trave dal soffitto andando a bloccare il passaggio da dove era venuto.
Voltando lo sguardo a destra e a sinistra, individuò un'apertura, si trascinò da quella parte, poi, quando vide l'enorme cisterna che pendeva dal soffitto alla sinistra dello spazio aperto gli si raggelò il sangue, veloce impartì un ordine e poi aggiunse "Frequenza libera. Ho bisogno di aiuto, qualcuno mi sente?"
Ci vollero alcuni secondi prima che una voce rispondesse alla sua chiamata "Ti sento, di cosa hai bisogno?" era una voce metallica, il nano cercò di spiegare la situazione e impartì l'ordine di avvertire la squadra di pompieri che era all'esterno.
La voce metallica si limitò a dire che avrebbe fatto tutto il possibile, poi calò il silenzio.
Il visore sul casco si spense all'improvviso, Khellendrox rimase praticamente al buio, senza la tecnologia, guardandosi attorno, vedeva solo dei bagliori rossastri accendersi e spegnersi ovunque. Avanzò ancora un po' verso l'apertura che aveva individuato precedentemente, guardò preoccupato verso l'alto, con il visore spento non riuscì a vedere la cisterna ma questo lo rassicurò, probabilmente era vuota oppure, al suo interno nulla stava bruciando.
Oltrepassò l'apertura e sentì delle voci, cadde a terra e avvertì il calore aumentare immediatamente, le forze gli stavano venendo meno, l'unica cosa che riuscì a fare fu quella di battere la pinza sul pavimento sperando che qualcuno lo sentisse.
Avvertì aria fresca sul viso la voce di una donna gli stava dicendo qualcosa, aprì gli occhi. Qualcuno gli aveva tolto lo scafandro, era sdraiato in sospensione su una barella e una giovane donna lo stava medicando.
"Va tutto bene" gli disse sorridendo "ti hanno recuperato"
Il nano sospirò e chiuse gli occhi, dopo avrebbe pensato a stendere rapporto e a parlare con il responsabile della squadra antincendio.
Illustrazione di Ignacio Bazán Lazcan

Le incertezze rendono la vita di un uomo un inferno. E così anche l'uomo più sicuro di sé, conosce nel suo intimo la paura di ritrovarsi nel proprio inferno... Buona giornata

venerdì 24 luglio 2015

Dopo la grande crisi del '73, le città andarono via via spopolandosi, quasi ovunque, i quartieri residenziali periferici, divennero preda di bande senza quartiere che si facevano la guerra tra loro. Non era difficile, soprattutto al calar della sera, trovarsi nel bel mezzo di un azzuffata o ancor peggio di una sparatoria. Così lo stato centrale, o quel che ne rimaneva incaricò alcuni uomini ben pagati, di pattugliare le strade, arrestare i violenti e nel caso lo ritenessero giusto e necessario uccidere.
Khellendrox, dopo aver preso parte a diverse di queste spedizioni punitive, si era stufato, aveva radunato alcuni uomini fidati, poi aveva chiesto espressamente, di esaminare la parte a ovest di Thorino quella era diventata la sua giurisdizione da qualche tempo a questa parte.
Alcuni stoici abitanti, che avevano voluto restare nelle loro case, all'ultima assemblea di quartiere, avevano sottolineato la sparizione delle bande dalle strade e il ritrovamento di molti corpi appartenenti a quei mascalzoni. 
"E avete assistito o sentito scontri durante la notte?" chiese il nano seduto dietro una vecchia scrivania.
Gli abitanti si guardarono in faccia "no, signore, nessuna sparatoria" rispose il più giovane e coraggioso del gruppo "pensate sia arrivato in città qualcosa di più pericoloso?".
"Non posso avanzare ipotesi di nessun tipo, manderò questa sera alcuni uomini a pattugliare le strade, voi restate in casa fino a nuovo ordine".
Durante l'assemblea si parlò anche del razionamento dell'acqua e del ripristino dell'energia elettrica, che negli ultimi giorni era andata e venuta a singhiozzo.
"Vedrò cosa possiamo fare, ora andate" disse Khellendrox alzandosi "l'assemblea è sciolta".
Alcuni cittadini uscirono dal piccolo capannoncino e formando un capannello davanti all'ingresso si misero a parlare del più e del meno fino a quando il nano e due uomini armati non uscirono dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
"Voi andrete a controllare, io devo andare da Smith, vediamo se questa volta vorrà ascoltarmi".
Khellendrox passò volontaramente vicino al gruppo di cittadini che stavano ancora parlando tra loro "andate a casa" disse con tono deciso.
Due degli uomini lo guardarono torvi, ma una delle donne intervenne "tutti a casa nostra, così finiamo la discussione".
Il gruppo salì su un piccolo pullmino che avevano parcheggiato al lato della strada.
Quando la donna alla guida premette sull'acceleratore si udì un sibilo e il mezzo si mosse avanzando a mezz'aria sulla strada ingombra di detriti di ogni genere.
Khellendrox salì sulla sua macchina mentre i due militari, dopo averlo salutato presero due motociclette e partirono inseguendo a breve distanza il pullmino.
Il quartiere era deserto, il pullmino, venne parcheggiato vicino ad un'abitazione bassa e i sette occupanti scesero, salutarono i militari e poi entrarono in casa.
I due soldati, lentamente si aggirarono tra le macerie che ingombravano buona parte della sede stradale, il sole, era offuscato da una coltre di nebbia che stava aumentando.
"Nulla" disse il più giovane dei due.
"Andiamo a dare un'occhiata a quella casa, è nel giardino che hanno trovato l'ultimo corpo senza vita. Se non troviamo niente, torneremo alla base e stilerò il rapporto".
"Ben fatto sergente" disse Tom avanzando in mezzo alla strada e avvicinandosi ad una vecchia auto arrugginita.
L'altro, che lo seguiva a breve distanza, avendo sentito un rumore alle loro spalle si voltò per vedere cosa fosse, nel mentre, all'improvviso, dalla nebbia, sbucò un essere metallico.
Alto quasi tre metri aveva tre piedi metallici che roteavano permettendogli di spostarsi sull'asfalto della strada piuttosto agevolmente, quattro lunghe braccia meccaniche scendevano della spalle corazzate. Non aveva una testa ben definita ma all'interno del tronco, Tom vide un corpo scheletrico collegato a dei fili che si perdevano sopra e sotto la capsula di vetro che lo conteneva.
Senza pensarci imbracciò il suo Accuracy International L96A1 e iniziò a sparare svuotando il caricatore.
L'altro soldato, che si era attardato, sentendo i colpi sparati dal compagno corse verso di lui "cosa abbiamo?" chiese prima di guardare davanti a sé.
"Una brutta faccenda" rispose Tom mentre stava ricaricando il fucile.
Jeck guardò il mostro biomeccanico che si stava avvicinando di gran carriera, prese una delle due granate che aveva appesa in cintura e dopo aver tolto la sicura la lanciò contro il nemico.
"Giù" urlò buttandosi a terra, l'esplosione piuttosto vicina gli fece fischiare le orecchie e per alcuni minuti fumo e nebbia non gli permisero di vedere se il mostro biomeccanico avesse riportato danni.
Nel frattempo, Tom aveva ricaricato l'arma e la stava puntando verso la direzione dove aveva sparato in precedenza.
Udirono un rumore sordo poi altro fumo e polvere li raggiunse, pensarono fosse crollata una veranda di una delle abitazioni che si affacciavano alla strada, poi, videro sbucare dal fumo la creatura, due delle quattro braccia erano visibilmente danneggiate e penzolavano seguendo il movimento ritmico del movimento claudicante della creatura. Lo scheletro all'interno del tronco, si era posizionato in modo strano e alcuni filamenti che prima gli uscivano dalla testa e andavano verso l'alto ora ricadevano sul collo e sulla schiena.
La creatura alzò entrambe le braccia ancora funzionanti e dalle tre dita si diffusero dei piccoli lampi azzurri che colpirono Tom in pieno petto. Il corpetto riuscì ad attutire un po' il colpo ma l'uomo si accasciò a terra svenuto.
Jack, valutò di essere troppo vicino al mostro meccanico per usare un'altra bomba in maniera efficace e quindi prese il suo fucile e sparò due raffiche cercando di mirare la cupola di vetro che proteggeva lo scheletro manovratore.
Il vetro non si scheggiò neppure e la creatura, malgrado avesse una delle gambe parzialmente bloccata, avanzò ancora di qualche metro, poi alzò nuovamente le braccia funzionanti e le puntò verso il militare.
L'aria si riempì di un odore strano, a Jack bruciarono gli occhi, dietro di lui sentì un rumore sordo e poi vide passargli accanto una palla di fuoco grande come la sua testa.
Il proiettile incendiario investì la creatura mecallica che barcollò e poi cadde al suolo.
Jack si accostò a Tom per valutare le sue condizioni, posò due dita sul collo del compagno e trovò un flebile battito cardiaco. Rassicurato si guardò alle spalle da dove era partito il colpo e vide Khellendrox, aveva sulla spalla un lancia missili Arasaka 3-Shot, e stava avanzando verso la biomacchina "ora la finisco" disse guardando Jack "tu pensa a Tom".
Jack prese sotto le ascelle Tom e lo trascinò dietro alla carcassa di una macchina, poi preso il kit medico, iniziò a medicarlo.
Il nano si inginocchiò e premette nuovamente il pulsante per far partire un secondo missile.
Il proiettile incandescente andò nuovamente a bersaglio e la biomacchina esplose sparpagliando pezzi e scintille ovunque.
Da una delle case uscirono alcune persone "è tutto finito" le rassicurò Jack spuntando fuori dal nascondiglio "tornate in casa".
I cittadini vista la creatura metallica distrutta sulla sede stradale e i due militari incolumi salutarono e rientrarono in casa.
"Dobbiamo trovare chi mette in giro questi cosi" disse Khellendrox una volta avvicinatosi a Jack e Tom.
"Lo troveremo, ora andiamo, qui per ora è tutto finito".
I tre salirono sull'Hummer del capo e sfrecciarono verso la base.

Comunque vadano le cose, c'è sempre qualche imprevisto dietro l'angolo. Ma del resto senza l'imprevisto cosa sarebbe la vita? Buona giornata!

giovedì 23 luglio 2015

Una volta scese le scale, prima di uscire dalla torre, Beatrix formulò una richiesta "Visibile al visibile, invisibile all'invisibile", poi si accostò alla porta e sporse la testa. Due soldati erano a qualche passo dalla porta e mentre il primo guardava in direzione della strada, il secondo, di tanto in tanto gettava un occhio alla torre, guardava in alto, probabilmente cercava di scorgere se qualcuno si stesse sporgendo da una delle finestre che erano state murate.
Beatrix uscì dalla torre, passò in mezzo alle due guardie e con i lunghi artigli della mano destra scompigliò i capelli del soldato che aveva lo sguardo alla torre.
Egli, immaginando si trattasse di un insetto cercò di scacciarlo iniziando a passarsi le mani tra i capelli.
La donna guardò per un'ultima volta i due soldati, poi si diresse verso il centro cittadino, la sua idea era quella di arrivare indisturbata al palazzo del duca, entrare e magari ucciderlo.
Camminò lentamente tra la gente, stando attenta a non essere toccata da nesuno, era invisibile ma non incorporea. L'aria era dolce e il sole scaldava la sua pelle chiara. Era stata prigioniera così a lungo che per vezzo, più che per necessità, quando si trovò in una piazza quasi deserta, aprì le larghe ali nere e spiccò il volo.
Dall'alto la cittadina non era meglio che dal basso, era cresciuta disordinatamente e guardando le mura, Beatrix notò che doveva essersi persa una guerra o qualcosa di simile, infatti il bastione a nord era oggetti di riparazioni piuttosto ingenti. C'erano almeno una ventina di uomini che si affaccendavano intorno al crollo e un'altra decina stava dentro e fuori le mura a sorvegliare che nessuno passasse indisturbato.
Nel frattempo, nella torre Alartes riaprì gli occhi, aiutandosi con le braccia tentò di mettersi a sedere e una volta trovata la posizione eretta, la testa iniziò a girargli vorticosamente, si appoggiò alla parete e prese a respirare lentamente a bocca aperta, poi guardò il trono dove un tempo era seduta Beatrix, istintivamente portò la mano destra alla spada e prendendo coraggio iniziò a scendere i gradini "allarmi, allarme" urlò, sperando di attrarre l'attenzione dei due uomini che aveva lasciato di guardia.
Stava per fare gli  ultimi gradini quando gli venne incontro uno dei due soldati "Che succede?" chiese visibilmente preoccupato.
"E' scappata e deve essere per forza passata dalla porta" disse Alartes aumentando il passo e quasi travolgendo il soldato che si fece di lato appena in tempo.
"Non l'avete vista vero?" continuò Alartes raggiungendo la porta "sicuramente ha usato uno dei suoi stratagemmi e invisibile si è fatta beffe di voi".
Il soldato storse la bocca e seguì Alartes fuori dalla torre, dove il secondo soldato al sentire le grida si stava guardando attorno.
Prima che Alartes potesse far domande, iniziò balbettando "n-no, m-messer-rre, d-d-di qui, non è pass-pass-sata".
"Già" si limitò a dire Alartes che si avviò verso il centro abitato "sospetto abbia un conto in sospeso e voglia saldarlo"
I due soldati un po' inebetiti e timorosi per quello che avrebbe potuto accadere loro se il duca fosse venuto a conoscenza della fuga di Beatrix, rimasero sulla porta "noi, si resta qui" disse uno dei due "non si sa mai che torni".
Alartes, continuando a camminare sollevò le spalle "fate come volete".
Giunto nella piazza principale del centro abitato guardò il palazzo dove il duca aveva preso dimora. Un tempo, quello era il palazzo di Beatrix, e il guerriero si prefigurò la strega invisibile, salire le scale indisturbata, uccidere le guardie lungo il suo cammino e poi arrivare silenziosa alle spalle del duca e fargli prendere un bello spaghetto, probabilmente avrebbe potuto limitarsi a far solo quello. Il duca, già in là con gli anni sarebbe anche potuto morire di infarto.
Alartes si avvicinò a portone, una delle guardie stava per fermarlo, probabilmente per chiedergli le generalità ma poi lo riconobbe e spingendo la porta verso l'interno si fece di lato per farlo passare "il conte sarà sicuramente curioso avere vostre notizie" gli disse sorridendo.
Alartes pensò che quel sorriso non fosse per nulla indicato in quel frangente, abbassò lo sguardo e passò oltre.
L'ambiente era fresco e lo scalone marmoreo era fin troppo largo e sfarzoso per quell'edificio che all'esterno era stato un po' lasciato andare.
Dal piano superiore non giungeva nessun rumore, e la cosa insospettì Alartes che prese a salire i gradini tre a tre per far prima.
Beatrix, volando sopra la città, aveva individuato il suo vecchio palazzo, aveva visto le due guardie all'ingresso ma se n'era completamente disinteressata, decidendo di planare sul balconcino che dava sulla piazza.
Si appollaiò sulla balaustra che recintava il piccolo balcone e ripiegando le ali fece un piccolo balzo all'interno della stanza.
Il duca era seduto alla scrivania ed era intento a leggere alcune carte, Beatrix sfruttò l'elemento sorpresa e divenendo visibile tutto d'un tratto si portò davanti al duca battendo i pugni chiusi sul tavolo.
"Salve, carissimo duca" urlò guardandolo negli occhi.
L'anziano, com'era prevedibile sussultò sulla sedia, deglutì e tentò di chiamare aiuto ma dalla sua gola uscì solo un lieve, confuso, mucchio di sillabe incomprensibili.
"Meglio che ce la giochiamo noi" disse la donna prendendo una sedia e sedendosi davanti al duca.
"Come avete fatto a scappare?" fu la prima frase che l'uomo riuscì a formulare dopo diversi tentativi.
"Semplice, il buon Alartes ha pensato di sostituirsi al nano e..." piegò la testa "inutile dire che la zuppa non è pan bagnato".
Il conte fece scivolare una mano sotto la scrivania e lentamente andò a tastare il piano in legno fino a quando trovò quello che stava cercando.
"Non penserete di uccidermi con quella cosa?" disse la donna alzandosi di scatto e prendendo il bordo della scrivania con entrambe le mani la scaraventò facilmente di lato, lasciando il duca seduto davanti a nulla.
"Voi dovete morire" disse dopo essersi riseduta.
Il duca, si sentì nudo davanti a quella creatura che sapeva avere poteri misteriosi "so di essermi comportato in modi discutibili, ma..."
"Non ci sono ma, la vostra morte sarà lenta e dolorosa e..." stava per aggiungere altro ma si fermò tendendo l'orecchio alla porta "abbiamo compagnia".
La porta si aprì lentamente e sbucò il viso di Alartes che guardò esattamente nella direzione del duca e di Beatrix "sapevo che ti avrei trovata qui" disse entrando e richiudendo la porta alle sue spalle.
La donna si era portata di fianco al duca e aveva infilato uno dei suoi artigli dietro alla nuca del duca, il quale, dopo aver avvertito una lancinante fitta di dolore, ora non sentiva più nulla.
"Taaaardi" disse Beatrix ridacchiando.
Alartes fu per un attimo indeciso, la mano destra passò dall'elsa della spada al borsello che teneva allacciato in vita e prese un boccetto, lo portò alla bocca e con i denti lo stappò, poi, velocemente, dirigendo l'imboccatura verso la donna e il conte, con un preciso movimento del polso, sparse il contenuto davanti a sè.
Il conte urlò di dolore, pur non potendo muoversi, il suo corpo ebbe uno spasmo e si accasciò sulla sedia.
Beatrix sembrò non aver ricevuto nessun effetto da quella minuscola polvere grigiastra che si era sparsa ovunque, poi, guardò Alartes e iniziò a starnutire.
Sembrava non fermarsi più, aveva le lacrime agli occhi ed era dovuta indietreggiare per prendere un po' d'aria che entrava dalla finestra da dove era entrata.
Fu allora che il guerriero gettò a terra l'ampolla vuota e prese la spada "mi hai gabbato una volta, questa sarà la volta che ti rispedisco da dove sei venuta e dove so con certezza ti aspettano a braccia aperte".
Beatrix, ripreso il controllo, guardò il guerriero, poi fece un balzo e lo superò, velocissima riuscì ad aprire la porta ed uscire dalla stanza trovandosi nel corridoio vicino alle scale.
Alartes, sbigottito per quella fulminea mossa la inseguì, e i due si ritrovarono sulla immensa scala.
Beatrix dispiegò le ali nere e socchiudendo gli occhi, mormorò tre parole e dalla sua schiena presero forma due corna nere. Piccoli ragni saltarono fuori dalle sue vesti lunghe e iniziarono a risalire i gradini cercando la preda da uccidere.
Alartes non si fece trovare impreparato, saltò tre gradini dove si erano assiepati gli aracnidi e puntando la spada verso la donna, tentò di affondarla nel suo ventre.
Beatrix, volteggiando riuscì a schivare quel goffo attacco, poi piegandosi in maniera un po' innaturale riuscì a far sì che una dei lunghi corni diventasse la sua spada, si mosse veloce e duellò con Alartes per alcuni secondi.
Il guerriero, riuscì a rintuzzare tutti gli attacchi della strega vampira, poi tornò ad affondare la sua lama e questa volta, la donna non riuscì a schivare quel colpo. Il vestito nero si squarciò su un lato e un liquido vermiglio iniziò a scorrere verso i suoi piedi.
La donna, fece un passo indietro e dovette ricorrere alla magia per fermare la foga del guerriero, allargò le braccia, recitò una veloce filastrocca e il pavimento sotto i piedi di Alartes si aprì.
Il guerriero perse l'equilibrio e cadde fino al busto dentro a quella voraggine.
"Potrei ucciderti, o lasciarti lì a penzolare per l'eternità" disse Beatrix schernendo l'uomo che continuava a divincolarsi cercando di uscire da quel buco.
"Non ho tempo per guardarti morire e ho ottenuto ciò che volevo, ora andrò a cercare il nano e la mia vendetta sarà completa".
Alartes tentò il tutto per tutto ma la sua mossa un po' sgraziata non fece che peggiorare la sua già precaria condizione, infatti un'altra parte del pavimento crollò ed egli precipitò all'interno della crepa scomparendo dalla vista di Beatrix.
"A mai più" disse Beatrix prima di volatilizzarsi e dirigersi verso le terre del nord.
Tuoni all'orizzonte. Il nano oramai assetato di pioggia proseguì in quella stretta gola, dal cielo, già scuro da tempo, arrivarono segnali inequivocabili, da prima solo brontolii sommessi, poi rombi tonanti, il nano guardò il cielo speranzoso, poi vide la creatura, gigantesca, levarsi dal terreno e camminare con passo pesante e capì che non sarebbe arrivata pioggia ma lui, il padrone del territorio...

mercoledì 22 luglio 2015

Già ad agosto si potrà prenotare il gioco che verrà distribuito negli Stati Uniti e in Canada per 80 $


La taverna era affollata e malamente illuminata, Khellendrox era già stato in quella cittadina anni prima e conosceva l'oste non per i suoi manicaretti o per la buona birra che riempiva i boccali ma per la sua lingua lunga.
Si avvicinò al bancone e l'uomo corpulento dietro ad esso lo riconobbe immediatamente "mastro nano" gli disse voltandogli le spalle e iniziando lentamente a spillare una birra scura.
"Smirghun" si limitò a rispondere il chierico voltando le spalle all'uomo e guardando i vari avventori che componevano quella sera l'umanità di quel posto.
Uno un particolare colpì la sua attenzione, al contrario di tutti gli altri, era solo teneva tra le mani un consunto mazzo di carte che mescolava in continuazione.
L'oste posò la pinta sul bancone e il nano si voltò verso di lui "novità?" chiese prendendo la birra e trangugiandone un generoso sorso.
"Le solite cose, mastro nano. volete anche qualcosa da mangiare?".
Il nano sospirò pensieroso "ma sì, un po' di carne stufata", poi scese dallo sgabello e attraversando la sala si diresse verso la donna che stava nuovamente mescolando le carte.
"Posso sedermi?" chiese prendendo la sedia e spostandola.
La donna posò il mazzo di carte, guardò i tavoli attorno e poi il nano che nel frattempo si era seduto "ma..." tentò di protestare.
"Grazie, molto gentile" disse il nano facendo scricchiolare i piedi della sedia mentre si avvicinava al tavolo "vorrei offrirvi qualcosa ma non conosco i vostri gusti, quindi, diciamo che siete mia ospite".
La donna riprese le carte e dopo averle mescolate nuovamente ne posò quattro sul tavolo.
"Mastro nano, apprezzo la vostra cortesia, e malgrado non siate stato invitato, farò finta di nulla e vi terrò al mio tavolo".
"Ho bisogno di voi" disse Khellendrox sporgendosi verso la donna e parlando a bassa voce "c'è gente che..." stava per terminare la frase quando arrivò una giovane pulzella con in mano un vassoio fumante "la vostra carne messere" disse posando il piatto di fronte al nano, poi guardando la donna alzò il mento "a voi, occorre nulla?"
"Nulla" disse sprezzante la fattucchiera riprendendo in mano le carte e mescolandole nuovamente.
"che... vi vuole far la festa" concluse la frase del nano quando la ragazza abbandonò il tavolo.
"Esattamente, dovete trovarmi un posto dove stare stanotte"
"Chi vi dice che non sia io a volervi far la festa?" chiese la donna mostrando un mezzo sorriso.
"Ho le mie fonti" ripiegò il nano alzando gli occhi al cielo.
La donna rise di gusto, tanto che da un tavolo vicino due orchi che stavano giocando a dadi, posarono i loro bicchieri e la fissarono per alcuni secondi.
"Dormire qui non va bene?"
"Certo che no" disse il nano prendendo a mangiare la carne.
"Avrete un posto dove passar la notte, ma non fatevi strane idee, non sarà né il mio letto né tanto meno la mia casa".
Il nano storse la bocca, prese il boccale e bevve la birra scura che gli rimase appiccicata sui lunghi baffi e sulla folta barba "e sia".
"Fatemi un giro di carte" disse il chierico dopo aver finito la carne nel piatto "così non daremo troppo nell'occhio".
"Orchi, elfi, mercanti e due mercenari chi sarà il vostro nemico?" chiese la donna posando il mazzo sul tavolo "ricordate dovete smazzare con la sinistra, la mano del cuore".
Khellendrox fece due mazzetti "il cuore c'entra poco, credo".
La fattucchiera riprese il mazzetto posato a sinistra e scoprì tre carte davanti al proprio ospite "interessante" disse posando il resto del mazzo e prendendo per l'angolo inferiore la prima carta "si tratta di un uomo".
Questa volta toccò al nano ridere, ma nessuno degli altri tavoli si voltò a guardare "andate avanti".
"Ha fatto molta strada e al contrario di quanto dite non vuole uccidervi ma solo portarvi via".
Khellendrox fece finta di prender qualcosa dalla capiente borsa che aveva appeso alla sedia e nel mentre guardò gli ospiti uno a uno.
"Non sforzatevi, non è qui".
Khellendrox prese dalla borsa una pergamena sgualcita e la posò sul tavolo "le vostre carte mentono".
"Non sono le mie carte, ricordatevi, sono le vostre".
"Mie, tue, nostre vostre, non ha nessuna importanza, l'uomo è qui, stasera".
"Vedremo"
"Non vedremo un bell'accidenti di nulla, ora andiamo".
"E dove volete andare?"
"Mi avete promesso un posto dove passar la notte".
"Promesso, diciamo che voi verrete con me stanotte"
Il nano la guardò sospettoso, socchiuse gli occhi e iniziò a recitare una breve preghiera. Non riuscì a finirla, infatti sentì del trambusto alle sue spalle e aprì gli occhi incuriosito.
Dietro di lui, si affollavano tre orchi e davanti a lui non c'era più la donna con cui aveva parlato sino a pochi secondi prima, ma una creatura malforme "andiamo signor Khellendrox" disse prendendo il mazzo e mettendoselo in tasca "le vostre fonti erano errate".
Il nano si alzò, sarebbe stato inutile ribellarsi ai tre orchi che erano già pronti a usar le loro armi, avrebbe escogitato qualcosa strada facendo "andiamo".

Il caldo opprimente della zona si fece ancor più insopportabile procedendo per la strada carovaniera, e dopo la nube di insetti che ci attaccò durante la notte, ora dal terreno notammo salire miasmi grigi, una nuova minaccia per questo 22esimo giorno di cammino...

martedì 21 luglio 2015

All'orizzonte il cielo s'ingrigisce, e mentre il viandante assetato spera sia la pioggia in arrivo, col passare dei minuti si accorge che non si tratta di nuvole cariche di pioggia ma di nuvole d'insetti che porteranno morte e distruzione... Buona giornata!

lunedì 20 luglio 2015


Il guerriero doveva raggiungere la torre prima che facesse notte. Queste erano state le indicazioni ricevute dal nano alla sua partenza "non ti fermare per nessun motivo, quando cala la notte non avrai scampo".
Ricordava bene le parole del chierico, e per tutto il giorno aveva camminato spedito, non aveva visto nessuno ed era sicuro che non fosse stato seguito da nessuno, poi, quando vide la torre scintillare all'orizzonte sentì alle sue spalle dei rumori, si fermò, fece un respiro profondo e ancora alcuni passi sul terreno roccioso, davanti a sé intravide la sagoma di un uomo, non riuscì a distinguere se stesse guardando lui avanzare o la torre che si stagliava davanti a loro.
Fece qualche altro passo in direzione della torre, la sua meta, ma alle sue spalle avvertì nuovamente dei rumori e poi delle rocce rotolare.
Si girò e vide una creatura strana, era rannicchiata a terra e in ogniuna delle mani teneva una lama accuminata pronta per attaccare.
Il guerriero, dimenticò le parole del nano, si voltò verso la creatura e impugnò entrambe le spade.
Rimase fermo in attesa della mossa della creatura che, per nulla intimorita dalla stazza del guerriero fece altri due balzi sul terreno, si fermò, allungò il muso equino e annusò l'aria.
Il guerriero, si preparò ad un eventuale attacco della creatura, la studiò a fondo, aveva occhi piccoli e neri, grandi narici, quattro braccia robuste dalle quali spuntavano quattro lame che scintillarono alla luce fioca del tramonto. Due gambe tozze, probabilmente non era in grado di camminare ma solo di fare balzi più o meno lunghi.
La creatura, dopo aver annusato nuovamente l'aria si rannicchiò sul terreno, poi fletté le gambe e compì un altro balzo, arrivando vicinissima al guerriero che restò immobile ancora in attesa.
Come aveva previsto, fu la creatura ad attaccare, tornò a rannicchiarsi e poi, nuovamente saltò come una rana, Masto agitò entrambe le spade e riuscì a parare tre dei colpi che il mostro tentò di mandare a segno, con il quarto fu meno fortunato, infatti, una delle lame penetrò la carne del braccio destro lasciandogli uno squarcio profondo.
Masto, contrattaccò, avendo la creatura ad un passo e rannicchiata sul terreno, prese una breve rincorsa e poi con foga gli si gettò sopra.
Le due lame precise e calate con forza troncarono di netto due degli arti che caddero a terra e rotolarono giù per la scarpata.
Il mostro non urlò, ma cambiò strategia, nessun balzo seguì a quell'attacco. Spalancò la bocca e mostrò tre fila di denti aguzzi, poi socchiuse gli occhietti neri e sputò una decina di quelle piccole zanne accuminate.
Masto, tentò di respingere quell'attacco muovendosi a ritroso e agitando le spade davanti a sé, ma comunque alcune di quei piccoli proiettili accuminati lo raggiunse al costato.
La vista del guerriero si annebbiò e barcollò rischiando di cadere a carponi, fortuna infilzò il terreno con una delle spade e riuscì a mantenersi in piedi.
La creatura fece un nuovo balzo in avanti e allungando i due soli arti superiori rimasti trafisse Masto alle spalle e lo spinse a terra.
I due sguardi così vicini si scrutarono, poi Masto, raccolte le forze, lasciò andare le spade e strinse entrambe le mani sul collo della creatura che lo sormontava.
Il mostro, stretto in quella morsa tentò di divincolarsi, ma senza successo, quindi affondò ancora di più le lame nell'articolazione delle spalle del guerriero.
Masto, dolorante e oramai cieco strinse ancor più il collo della creatura fin quando non sentì un forte scricciolio provenire dalle sue ossa.
La creatura esalando l'ultimo respiro sputò altri denti verso il guerriero che non riuscì a schivare quell'ultimo attacco estremo.
Uccisa la creatura, la gettò di lato e poi, la sentì ruzzolare giù per il dirupo.
Si sfregò gli occhi con le mani, prese la borraccia che teneva in vita e versò l'acqua sulla faccia sperando di poter riacquistare la vista, ma tutto fu vano, quindi oramai sicuro di non poter proseguire il viaggio verso la torre, tastò il terreno alla ricerca delle spade che aveva lasciato in precedenza.
Le trovò e malgrado la cecità si preparò a difendersi.
Passarono alcuni minuti, non avvertì nessun rumore, segno che non stava arrivando nessuno ad aiutare la creatura che aveva ucciso in precedenza, poi ripensò a quell'individuo che aveva visto distante.
"Lascia andare le spade" lo intimò una voce calda e profonda "ti porterò alla torre, avremo molto di cui parlare".
Masto lasciò cadere le spade sul terreno, alla sua destra qualcuno stava parlando sommessamente, ad un tratto, avvertì la propria schiena staccarsi dal terreno, stava fluttuando.
"Rilassati, presto sarai nella torre".
A quelle parole Masto, chiuse gli occhi e si assopì.