sabato 24 ottobre 2015

Una gita particolare

Malgrado il freddo pungente della giornata autunnale, il sole aveva scaldato gli animi dell tre amiche e dopo insistenti domande ai genitori, erano riuscite a farsi accompagnare al limitar del bosco.
"Verremo a riprendervi al tramonto" disse la madre di una delle tre "se doveste aver bisogno avete il cellulare, non esitate a chiamare, noi saremo in giro per castagne".
Le ragazze avevano accennato un sorriso e poi dopo un ultimo saluto, zaino in spalla, si erano incamminate sul sentiero che le avrebbe portate a vivere un'avventura degna di essere ricordata per sempre.
Il bosco traboccava dei colori autunnali, i rami, oramai spogliati delle foglie sembravano dita affusolate alla ricerca delle nuvole che di tanto in tanto oscuravano il sole pallido di ottobre.
Ad ogni passo, lo scricchiolio delle foglie secche depositate sul sentiero, scandiva la loro avanzata verso la struttura abbandonata che era stata oggetto dei discorsi delle ultime settimane.

Buongiorno!

La fantasia, molto spesso è un'arma a doppio taglio, e la realtà si confonde con la fantasia a tal punto che difficilmente si riesce a distinguere l'una con l'altra, è allora che bisogna abituarsi alle tinte fosche...

venerdì 23 ottobre 2015

Cyberpunk - La droga cinese - Sesta parte -

Il gruppo si svegliò di buon mattino nel nuovo appartamento. Il chirurgo avendo il turno in ospedale, salutò tutti e prendendo la macchina si recò al lavoro. Gli altri dovettero trovare il modo per mettere in sicurezza l'appartamento. Posto al primo piano e piuttosto luminoso, non sarebbe stato certo facile da controllare. Incaricarono Antonio di fare scorte alimentari, Giancarlo controllò il computer per cercare alcune informazioni.
Pierangelo, vista la situazione, chiamò un amico sperando che avesse un altro appartamento da propoorgli.
"Ci farà sapere qualcosa nel pomeriggio" disse quando chiuse il ricevitore "ma a dirla tutta non l'ho sentito molto sicuro di sé".
Sonia fece una smorfia, le girava un po' la testa, controllò dentro la sacca e prese una dose della droga che il chirurgo le aveva consigliato, poco dopo Pierangelo la imitò iniettandosi la sua dose giornaliera.

Buongiorno!

Tutto quello che c'è da sapere è racchiuso in una piccola goccia d'acqua, scoperto il suo segreto avremo in pugno anche mondi lontani...

giovedì 22 ottobre 2015

La casata della piratessa - Seconda parte


Khellendrox, dopo aver lasciato il porto, decise di fare qualche ricerca, mise il pilota automatico impostando la strada più lunga per l'ospedale Sant'Elena e poi fece una foto al piccolo bauletto in metallo e scansionandola cercò, tramite il pannello sul cruscotto delle corrispondenze sulla rete e negli archivi che possedeva.
Il viaggio trascorse senza scossoni, le strade non erano per nulla trafficate. La maggior parte dei cittadini prendeva i mezzi pubblici che si spostavano a mezz'altezza o su rotaie magnetiche sopraelevate. Non si trattava di un simbolo piratesco, bensì di una legione armata di massoni. Nata intorno al 1790 in una isola imprecisata del pacifico, aveva costruito un piccolo impero coloniale e di commerci. Poi, alcuni membri erano riusciti ad infiltrarsi nella marina inglese fino agli alti livelli e qui, sull'isola britannica alcuni dei personaggi più dotati avevano preso posti politici piuttosto importanti.

Buongiorno!

La donna era bassa e ben tornita, il suo viso, malgrado fosse sorridente, tradiva una stanchezza accumulata da giorni. La feci entrare e lei mi sorrise, poi si presentò "sono qui per la solita lettura".
L'accompagnai, e il freddo mi colpì a tradimento. Ottobre ha i suoi emissari e non tutti hanno la faccia cattiva...

mercoledì 21 ottobre 2015

La casata della piratessa

 Il relitto era stato finalmente portato a riva, quando il nano arrivò al molo notò immediatamente le forze dell'ordine che pattugliavano la zona allontanando i curiosi. Attorno a quel che restava dell'imbarcazione c'erano alcuni individui rivestiti di tute bianche e azzurre che lavoravano alacremente entrando e uscendo da quella che un tempo doveva essere stata la cambusa della nave.
Doveva essere stata cannoneggiata in tempi assai lontani, lo scafo riportava diversi squarci attorno ai quali si era formato del corallo che, colpito dai raggi del sole assumeva una colorazione dal rosso al violaceo.
Due uomini stavano portando fuori un piccolo forziere in metallo, lo posarono in terra e il più corpulento si sedette al suo fianco iniziando a togliersi il casco protettivo, l'altro senza parlare, dopo un cenno col capo si era diretto nuovamente verso il relitto.

Il legionario

Ne avevano parlato a lungo, i soldati dislocati in quella sparte sperduta del mondo erano stati poco alla volta decimati dai popoli locali che, di fibra forte, avevano opposto una stregua resistenza all'esercito romano.
"Voi siete l'ultima legione", aveva detto il centurione prima di far avanzare gli uomini all'interno dell'intricata foresta.  I soldati avanzavano lentamente cercando di sondare i dintorni, ad ogni minimo rumore si fermavano armi in pugno e, tendevano i muscoli preparandosi per la battaglia.
Il sole non era ancora spuntato quando un'orda di presenze cadde dagli albri gettandosi sui legionari che calpestavano il loro territorio guardinghi.
Le belle giornate in questo periodo dell'anno nascondono insidie assai pericolose. Ottobre riesce a regalarci splendidi pomeriggi che ad occhio inesperto potrebbero sembrare primaverili, per via del tepore o del cielo azzurro, ma poi, al calar delle prime ombre della sera, quel gradevole azzurro celeste, si trasforma in un grigio tetro che cala su ogni cosa. Sono queste le insidie di cui parlo. Nebbia, una coltre lattigginosa che ricopre campi, strade e case. Lasciando ai viandanti lo sguardo accecato e i sensi attenuati, così da poter offrire loro solo pericoli in agguato in ogni dove...

martedì 20 ottobre 2015

Buongiorno!

Non tutti coloro che ti circondano sono pronti a dichiararsi tuoi amici, e nel momento in cui ti troverai ad aver bisogno, sprofonda il tuo sguardo nel loro e scoprirai la verità...

lunedì 19 ottobre 2015

Buongiorno!

Vengono quei giorni in cui la luce del sole cerca e trova il modo di cambiare i nostri bioritmi, le giornate si accorciano e al mattino, con il calduccio della pesante coltre di coperte si vorrebbe solo restare a letto. Tutto questo viene ancora una volta rotto dalla routine che questa società ci impone...

domenica 18 ottobre 2015

Viaggio attraverso i mondi

L'uomo si stiracchiò alzando le braccia, avvertii alcuni scricchiolii provenire dalle sue ossa, mi guardò sorridendo, poi disse qualcosa ad una delle due creature che erano sedute vicino a me, lo fece in una lingua a me sconosciuta e decisi non fosse il caso di utilizzare un incantesimo per comprendere di cosa si stesse parlando a mia insaputa. La ragazzina rise poi mi guardò "sicuramente non sei riuscito a capire. Golby dice che la prossima tappa del viaggio narra le vicende di un albero parlante".
La guardai stupito, non trovavo nulla da ridere sul fatto che un albero potesse parlare e così, dopo aver trangugiato il resto della birra che restava nel boccale in ferro attesi l'inizio del racconto.
Golby bevve a sua volta e poi riprese a parlare sommessamente.
"Non ero per nulla stanco, non avevo idea di quanto tempo fosse trascorso dalla mia partenza e malgrado il cielo scuro e l'aria fresca notturna, non pensai minimamente di stendermi sul manto erboso e riposare.
Camminai fino al limitare del prato, qui dovetti fermarmi, il terreno saliva leggermente e alcuni alberi piuttosto vecchi erano disposti in file perfettamente allineate, potevano essere castagni o aceri, ma non sono un intenditore e quindi non mi curai di guardar le foglie per avere maggiori informazioni. Appoggiai una mano sul tronco a me più vicino e avvertii una leggera vibrazione. La pianta, alta forse più di trenta metri, aveva un tronco dal diametro piuttosto importante, provai ad abbracciarla per farmi un'idea di quanti anni potesse avere, ma probabilmente ci sarebbero voluti tre di me per chiudere il cerchio. Non riuscendo nel mio intento desistetti e pensai di inoltrarmi attraverso quel filare di piante. La fiammella, che tenevo al centro della mia mano rischiò più volte di spegnersi sotto l'influsso di correnti d'aria che andavano e veniva.
Quando superai anche la seconda fila di alberi il vento trasportò una voce. 'Salve umano, cosa ti porta da queste parti?'.
Mi guardai attorno per capire chi potesse aver parlato ma non vidi altro che quelle decine di piante disposte sul terreno con tale precisione che guardandole perpendicolarmente si poteva distinguere solo una pianta con molteplici rami che si diramavano da quel tronco enorme.
Mentre guardavo la pianta davanti a me sul tronco gridio e marrone comparvero delle grinze che prima non mi era parso di vedere, poi la figura divenne più chiara, riconobbi il viso di un anziano che mi sorrideva.
'Non ho fretta ma la curiosità di sapere come mai sei giunto fin qui cresce di momento in momento' disse nuovamente l'albero.
Io non sapendo bene cosa rispondere mi sedetti ai suoi piedi incrociando le gambe 'Diciamo che sono finito qui casualmente'
L'espressione scavata sul tronco cambiò velocemente, e si formò un ghigno che poteva sembrare al contempo felice ma anche dubbioso 'non credo che tu non lo sappia'
Sorrisi a mia volta 'quando si comincia un viaggio, spesso si conosce la meta ma le tappe intermedie possono cambiare, io sono in balia dei cambiamenti'
Se mi avessero detto che avrei parlato con un albero, avrei deriso gli amici, ma era proprio così, stavo parlando con un albero curioso.
'So che hai attraversato delle porte e la fiammella che vedo sbucare dalla tua mano sono certo te la deve aver data un genio'
Scossi il capo 'certo che per essere un albero ne sai di cose'
'Sono certo che se riuscirai a portare a buon fine il tuo viaggio, conoscerai tante stranezze e chissà se vorrai tornare'
L'ultima parte della frase risuonò come una minaccia tant'è che mi alzai guardandomi attorno con circospezione 'devo andare' dissi velocemente.
'Non sono io la minaccia' cercò di rassicurarmi l'albero e in effetti immediatamente pensai che un albero ben piantato in terra non poteva certo impedirmi di continuare il mio viaggio.
'Vai umano, vai, sappiamo che siete sempre di fretta voi'
Quasi quasi mi venne voglia di contraddirlo e stavo per sedermi nuovamente quando avvertii il suono di una tromba. Avevo già sentito quel suono, era stato anni prima, durante una battaglia, ora non ricordavo se aveva risuonato durante la carica o la ritirata ma sapevo che presto non sarei più stato solo.
Mi nascosi dietro la pianta e attesi, poi, vedendo delle ombre scure avvicinarsi chiamai Timmy, il quale comparve immediatamente al mio fianco 'chiamato?'.
Un po' imbarazzato gli spiegai ciò che pensavo dovesse succedere da un momento all'altro. Lui, per nulla intimorito si guardò attorno, poi mi disse 'hai due possibilità: fuggire o parlare'
Pensai in fretta e vidi il genio scomparire, come se avesse fatto tutto quello che poteva. Avrei voluto chiedere consiglio all'albero ma il viso che avevo visto fino a poco tempo fa era scomparso. Ero solo. Giunsero alcune creature dal viso felino, cavalcavano delle creature ancora più bizzarre che a prima vista mi ricordarono dei coccodrilli bipedi. Tentai di intavolare un discorso, ma i nostri linguaggi erano assai diversi e loro non capirono e tanto meno io capii loro quando mi apostrofarono in malo modo.
Dubbioso se fuggire o restare attesi, e furono alcuni secondi di troppo a tradirmi, infatti uno di loro si avvicinò e di forza mi fece salire sulla sua cavalcatura dietro di lui e poi spronò l'animale che prese a correre all'impazzata.
L'olezzo era quasi insopportabile, più volte venni quasi sbalzato a terra, tant'è che mi decisi a prendere la vita del felino che guidava così da assicurarmi di non cadere.
Raggiungemmo in breve tempo un villaggio di capanne fatte di paglia, al centro c'era un grande albero e quando l'animale fermò la sua corsa lo riconobbi. Era lo stesso albero con cui mi ero intrattenuto a parlare.
Il felino mi aiutò a scendere poi mi strattonò fino all'ingresso di una delle capanne, quindi mi gettò letteralmente al suo interno.
L'angusto spazio era praticamente tutto occupato da un enorme gong che rispecchiava la mia immagine, lo fissai e feci qualche passo verso di lui come se ne fossi attratto. Iniziò a tremare, producendo un suono sordo, poi, allungai la mano destra per fermarlo e venni risucchiato al suo interno.
Caddi in un sonno profondo, quando riaprii gli occhi, mi trovavo sul freddo pavimento di quella che a prima vista mi sembrò una chiesa, chiamai inutilmente Timmy. Poteva essere l'ultima tappa del mio viaggio tra i portali?  (Foto di Angela Celentano)

Buongiorno!

La possibilità che si riesca a perseguire tutti i nostri sogni è ridotta al lumicino quando i sogni iniziano a diradarsi. Spesso pensiamo di aver i piedi per terra e quindi siamo diventati persone mature, questo non deve impedirci di sognare...