giovedì 17 novembre 2016

Un nuovo inizio


La creatura, passeggiava avanti e indietro, era da qualche minuto che ripeteva quel gesto piuttosto umano, se un ospite inatteso fosse entrato ora nella stanza avrebbe pensato di aver davanti a sé un uomo triste e in ansia, al contrario, la creatura non era triste e neppure minimamente in ansia, piuttosto era furioso.

Serenya lo aveva dimenticato, aveva dimenticato quei momenti magici che li aveva accomunati e ora, aveva tagliato i ponti.
Lui, immortale, potente e affascinante creatura della notte, aveva permesso tutto questo e neppure se n'era reso conto.
Finalmente, per nulla stanco, fermò i propri passi, si guardò attorno e dopo essere rimasto per qualche secondo a fissare la sua dimora diurna che aveva lasciato aperta, levitò fino ad essa e con un piccolo sforzo pensò alla sua chiusura.
Il legno massiccio al chiudersi scricchiolò e il tonfo eccheggiò in tutta la villa.
Era ora di agire, aveva atteso fin troppo, l'umana l'aveva sfidato e lui aveva permesso tutto questo, ora, come giusto, sarebbe incappata nella sua collera.
L'aria della notte lo investì fredda e umida. Lui, malgrado i suoi poteri, permise che tutto questo penetrasse nelle sue longeve membra, aveva bisogno di avvertire qualcosa dopo essere a lungo rimasto inoperoso a crogiolarsi nel proprio tetro rimugginare.
Salì sopra i tetti delle case e si confuse con le nuvole che oscuravano la luna piena, sbirciò tra le persiane aperte di una casa e tra le numerose tapparelle lasciate rade, la vita di uomini e donne che insonni trascorrevano il loro tempo mortale annoiati in cerca di qualcosa che potesse far passare quello stato di insofferenza.
Volò via, veloce, ricordava la strada, ricordava la casa e ricordava la donna che quella notte avrebbe terminato la sua esistenza umana.
Il palazzo era buio, guardò la strada e non vedendo nessuno, ancora in stato gassoso scese fino a toccare l'asfalto bagnato dalla rugiada invernale, qui dopo aver tratto un profondo sospiro tornò a rivestire i panni umani che in quel momento poco gli si addicevano.
Con un balzo scavalcò il cancello e nascosto nell'ombra, a ridosso del muro camminò fino all'ingresso, provò ad entrare ma una forza misteriosa gli impedì di spingere quella porta fragile sotto la sua forza disumana.
Spinse ancora una volta aggiungendo forza alla spinta ma ancora una volta i cardini non si mossero, poi scuotendo la testa ricordò quale fosse la forza invisibile che lo ostacolava "solo se invitati".
Controvoglia levitò fino al balcone dove la prima volta aveva visto la fanciulla, erano passati diversi mesi dall'ultima volta che i due avevano incrociato i loro sguardi ma ricordava ogni piccolo dettaglio e non solo dei suoi occhi.
Serenya, probabilmente l'aveva dimenticato, o meglio aveva dimenticato il suo potere e scioccamente aveva lasciato la tapparella rada e la finestra della camera dove dormiva beata leggermente aperta.
La creatura notturna sorrise, fisicamente non poteva entrare ma avrebbe potuto insinuarsi nei suoi sogni e obbligarla ad agire e così fece.
La ragazza si mosse inquieta sotto il piumone, le pupille iniziarono a roteare sotto le palpebre chiuse, quindi, dopo qualche istantesi levò a sedere, gli occhi rimasero chiusi e un brivido le percorse la schiena al richiamo di quella voce che aveva voluto cancellare, dimenticare.
Mosse alcuni passi incerti verso la finestra e poi spalancando gli occhi incrociò lo sguardo di colui che l'aveva irretita tempo addietro.
Non occorse che la creatura notturna proferisse parola, Serenya appoggiò la mano sulla maniglia e lentamente aprì la finestra.
L'aria gelida la investì e sotto il tessuto leggero della camicia da notte i capezzoli si irrigidirono mettendosi in mostra.
"Entra" disse la donna in un sussurro.
La creatura notturna non se lo fece ripetere, sapeva che quella oscura magia poteva essere contrastata e se Serenya fosse uscita dal sogno avrebbe certamente richiuso la finestra ed evitato che il vampiro potesse fare ciò per cui era venuto.
Serenya, profondamente addormentata, una volta fatto entrare la creatura, richiuse la finestra e poi tornò verso il letto sedendosi e aspettando.
Il vampiro le ordinò di sdraiarsi e lei obbediente si coricò appoggiando la testa sul cuscino. La camicia da notte aveva lasciato scoperte le gambe fino a metà coscia, la cratura passò una mano sulla pelle calda della donna, e a quel tocco gelido la pelle si increspò.
Malgrado la propria brama, la creatura sapeva di non poter indugiare oltre, avrebbe dovuto compiere il rito e poi avrebbe pensato al resto.
Posò le sue labbra sulla pelle delicata di Serenya e il suo profumo lo inebriò. La donna sognante, alla sua mercé lasciò che il vampiro scandagliasse con le sue labbra tutto il suo corpo, in uno stato di dormiveglia ora stava divenendo cosciente, e la consapevolezza crebbe in lei fino quasi a svegliarla da quel sogno che in un certo senso la infastidiva.
La creatura, dopo averla spogliata e baciata ovunque posò la sua bocca sul suo lungo collo e stava per affondare i canini per compiere l'atto finale quando s accorse che Serenya aveva spalancato gli occhi e immobile si era irrigidita.
Passarono solo pochi secondi, poi, come era prevedibile la donna tentò di respingere colui che a lungo era stato il suo amante, il suo padrone, il suo mentore.
La cratura vistasi respinta non ebbe allora più nessuna remora, affondò i canini nella carne debole del collo della ragazza e succhiò la linfa vitale che le scorreva nella giugulare.
La ragazza gridò ma quel grido fu ben presto sopraffatto da un piacere indescrivibile che la pervase. Già un'altra volta quel giovane misterioso l'aveva morsa ma allora aveva avvertito un'altra sensazione, adesso, anche se inizialmente fu uguale, improvvisamente quel piacere si trasformò in dolore e infine le forze le vennero meno e tornò a sprofondare in un sonno profondo, senza sogni, buio e tetro.
La cratura si staccò dalla sua preda, si asciugò la bocca con il dorso della mano leccando in seguito il sangue. Guardò la ragazza, avrebbe potuto prosciugarla e quindi ucciderla oppure portarla con sé e trasformarla ma la decisione doveva essere presa in fretta, la collerà annebbiò per un attimo i suoi sensi, ricordò il rifiuto incomprensibile di lei e quei momenti che l'avevano costretto, lui creatura immortale a sprofondare nell'oblio di una vita vuota e inutile.
Il sangue stava inzuppando il lenzuolo e ben presto la ragazza sarebbe morta dissanguata. Calmò la propria ira, guardò il viso pallido di colei che aveva amato e quindi prese la decisione, avrebbe terminato il rito, l'avrebbe fatta sua per l'eternità.
Prese tra le braccia la ragazza e al suo posto nel letto lasciò, come era solito fare, una rosa bianca i cui petali si macchiarono del sangue di colei che presto sarebbe divenuta la sua compagna...

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