mercoledì 21 febbraio 2018

Recensione: La forma dell'acqua

L'acqua prende la forma di ciò che circonda, ed eccone alcune dimostrazioni pratiche in questo film pluripremiato.

L'ultima fatica di Guillermo del Toro si rifà fin troppo alle pellicole di fantascienza degli anni '50 quando ancora i mostri erano disegnati e progettati facendo dei piccoli capolavori di meccanica. La regia e la fotografia meritano sicuramente i premi vinti (Leone d'oro, 2 Golden Globes e 3 Befta) ma la storia appare molto spesso scontata fino a far presagire il finale "melenso" sin dalle prime battute. Una spy-story in tinta rosa che vede protagonista una donna delle pulizie in una base militare dove avvengono esperimenti strani durante gli anni '50.
La creatura rinchiusa nel laboratoro soggetto dell'esperimento e oggetto del desiderio della protagonista, è fin troppo uguale al celebre "Mostro della laguna" sicuramente utilizzato per dar ancora più un senso alla collocazione non solo storica ma anche filmica alle sequenze ben studiate dei fatti narrati.
Non mancano i rimandi alla guerra fredda, e agli esperimenti atomici, ma sono molteplici gli argomenti che si possono estrapolare come la solitudine, la paura del diverso e perché no anche un pizzico di malizia nel pensare alle scene iniziali dove la protagonista, sola si masturbanella vasca piena guarda caso di acqua.
Regia impeccabile e fotografia sempre pronta a rendere la pellicola nel modo più attraente possibile, rendono le sequenze scorrevoli dense di significati che rimandano al titolo. L'acqua in ogni sua forma fino a far della creatura, una divinità di quell'elemento. Voto 7

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