lunedì 1 agosto 2016

Il gigante della montagna

Il mostro si era insediato sui monti e da alcuni anni impervesava nelle pianure diistruggendo tutto ciò che intralciava il suo passo. Seminando panico e morte, aveva costretto molti degli abitanti, soprattutto quelli vicino alle pendici dei monti ad abbandonare le loro case e così a minare l'economia di tutta la regione.

Il principe Jorglie aveva raccolto una moltitudine di uomini e li aveva posti sotto il comando del fratello. Poi, sapendo che non sarebbero comunque stati sufficienti per uccidere il mostro che da tempo era sceso dalle montagne e ora imperversava nelle campagne distruggendo tutto ciò che bloccava il suo cammino. Molti contadini avevano abbandonato le loro case, altri rimasti sfollati si erano dovuti rassegnare a emigrare da parenti prossimi. Anche le terre confinanti non erano state risparmiate dalle scorribande della creatura gigantesca. A farne le spese era stata soprattutto la piccola cittadina di Fretdum che era rimasta per giorni isolata. Così Jorglie aveva preso coraggio e aveva pensato di attaccare e uccidere il mostro. Indetto un consiglio, aveva chiamato nella capitale i regnanti confinanti e mentre il regnante dell'est, l'elfo Blielletir e il nano che regnava a ovest Khellendrox avevano accettato di buon grado di partecipare alla riunione e una volta presa la decisione di far confluire i propri eserciti in quello del fratello di Joorglie, i regnanti del nord e del sud non si erano neppure degnati di rispondere alla chiamata, Hidalgo, uomo piuttosto anziano, si era limitato a mandare una missiva dove spiegava che era in corso una guerra marittima e non poteva assolutamente diviidere il proprio esercito su due fronti, mentre la principessa Hellendir, forse troppo giovane per prendersi una responsabilità del genere, aveva spiegato che "la creatura" non aveva mai violato i suoi confini e quindi non riteneva opportuno aizzarla contro il suo popolo che viveva in pace da millenni.
Gli eserciti in principio tentarono di stanare la creatura nelle parecchie cavita che si affacciavano sui monti ma il mostro, buon conoscitore di quelle impervie terre aveva seminato morte e panico tra coloro che si erano avventurati fin troppo vicino alla sua tana.
Così i nani, gli elfi e gli umani, si erano ritirati a valle, avevano nuovamente suddiviso i tre eserciti e avevano deciso di attendere che il mostro facesse la sua mossa. Prima o poi, affamato, avrebbe lasciato le montagne per razziare le fattorie e le città a valle e qui le forze dei tre eserciti l'avrebbero combattuto dove per loro era più facile.
Lo scontro avvenne in una notte senza luna, i maghi raccolti in meditazione avvertirono la sua presenza a parecchi chilometri di distanza, le armi d'assedio furono caricate e preparate a lanciare pietre e fuoco contro il gigante. Arceri, fanti e cavalieri nelle retrovie attesero il loro momento per infliggere il maggior numero di ferite.
Il mostro, come previsto, scese dai monti, le armi d'assedio lo colpirono che ancora era distante dal primo centro abitato, ma i massi e il fuoco scalfirono appena la sua robusta pelle verdastra e non rallentarono minimamente la sua corsa.
Una nuvola di frecce allora,  si alzò alta nel cielo andando ad oscurare le numerose stelle. La creatura, pur trafitto non si perse d'animo e urlante continuò la sua folle corsa, poi, quando finalmente fu vicino al grosso dell'esercito scagliò su di loro tutta la sua furia.
Alto più di dieci metri i suoi passi fecero tremare il terreno, brandendo una grossa clava con spine lunghe quasi due metri l'agitava come fosse un ventaglio andando a scavare solchi nel terreno.
La fanteria si mosse con lunghe picche tentò di intralciarne il passo e infierire sui suoi massicci e lunghi arti inferiori. In effetti la corsa perse di slancio e il gigante, circondato da una moltitudine di uomini si vide costretto a combattere.
Molti dei soldati furono falcidiati dall'arma del mostro, poi in loro soccorso giunse la magia protettiva dei chierici e quella distruttiva dei maghi.
La creatura fu colpita più e più volte ma non sembrò possibile sconfiggerlo. Poi, con uno stratagemma l'esercito lo attirò nell'unico posto dove i tre regnanti avevano capito che avrebbero potuto aver la meglio.
Poco più a nord vicino alla capitale dell'elfo c'era una zona paludosa che Blielletir stava da anni tentando di bonificare ma con risultati assai deludenti. Al centro di quelle terre l'acquitrino raggiungeva profondità piuttosto importanti ed era lì che avevano posizionato una trappola.
I soldati che circondavano il mostro continuando ad attaccarlo a più ondate si ritirarono contemporaneamente facendo intendere al loro enorme nemico di avere in pugno la vittoria. Egli ancora affamato fiutò l'aria e sentì l'odore della preda posizionata ad oc nella zona acquitrinosa.
Volse lo sguardo verso quelle terre desolate e senza pensarci si precipitò verso quello che sembrava essere un pasto facile.
La sua corsa fu irrefrenabile e l'esercito che lo seguiva, malgrado fosse a cavallo, a stento riuscì a seguirne i passi. Poi finalmente accadde l'inevitabile, il mostro, lasciò cadere a terra la propria arma e  piòmbò famelico sulle numerose prede sacrificali e la trappola scattò.
Catene enormi si sollevarono magicamente andando ad intrappolargli i polsi e le braccia, lunghi bastoni accuminati gli trafissro le gambe e la cratura si ritrovò immobilizzata. Furente e riconosciuta la sua stupidità scalciò, procurandosi ancor più ferite profonde nelle gambe ma riuscì a liberarsi il passo, poi con tutta la forza che aveva in corpo strattonò le catene. Fortunatamente non riuscì nell'intento di spezzarle e così l'esercito vedendolo disarmato, potè colpire nuovamente con tutte le proprie forze.
Le gambe della creatura non ressero ai nuoti attacchi ed egli cadde carponi, finendo, da quell'altezza molto più abbordabile preda degli attacchi di arceri e lanceri.
Accecato, ferito e ancora incatenato non riuscì a difendersi a dovere da quegli ultimi attacchi e quando, con un'ultima disperata mossa riuscì a liberarsi dalle catene, lo slancio fu tale che si ritrovò immerso quasi completamente nel fango della palude.
A quel punto i tre eserciti, facendo fronte comune gli diedero il colpo di grazia.
Il principe Jorglie per festeggiare la vittoria sulla creatura diede ordine di preparare un banchetto che durò una settimana, la capitale non fu mai così colorata e ricca di uomini e donne venute da ogni dove. Quel giorno fu ricordato come "Il giorno dei tre eserciti" dove uomini, elfi e nani, avevano fatto fronte comune e avevano ucciso un nemico assai temibile che altrimenti se combattuto solitari non avrebbero mai sconfitto.  (Immagine You Are Better Off Dead)


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