mercoledì 19 ottobre 2016

Un tripode a cena - Seconda parte

Sotto una pioggerellina fine fine che aveva iniziato a cadere nel primo pomeriggio, gli ospiti arrivarono contemporaneamente.

Il nano portava sulle spalle un baule dal quale debordavano dei sacchi di diverso colore e sul volto si leggeva una strana euforia non certo imputabile al viaggio visto che il tempo inclemente aveva reso la strada un pantano.
L'elfo, al contrario, aveva disegnato sul viso un espressione insofferente, doveva aver discusso animatamente con qualcuno infatti, quando salutò il padrone di casa, la sua voce risultò roca.
"Dovete scusare la mia malcelata insolenza, non ho portato nulla mentre, ecco, mentre..."
Dacostyev rise "probabilmente il caro Cristdal si riferisce al fatto che io ho riempito il baule di ogni ben di Dio mentre lui, be', lui a quanto pare o ha smarrito il suo presente o non lo ha neppure calcolato".
"Vi ho già detto che avevo preso con me il necessario per farvi assaggiare una prelibatezza ma durante il tragitto all'incrocio di Nerlewienglin dove avevamo appuntamento sono stato derubato. Due individui, piuttosto loschi si sono avvicinati armi in pugno, mi sono battuto come meglio ho potuto e tra l'altro ne ho ucciso uno e ferito quasi mortalmente il secondo che però, una volta riuscito a tramortirmi mi ha saccheggiato e si è dileguato con il bottino".
"Poco male" tentò di rincuorarlo Khellendrox, "venite, venite dentro, il tripode è quasi pronto e scommetto che il cugino delle montagne ha anche lui cose da infornare".
"Esattamente, ho pensato che insieme alla gustosa carne del tripode ci potessero star bene una numerosa quantità di saporite progrift".
L'elfo guardò i due nani e per non far intendere che non aveva idea di quali creature si stesse parlando sorrise e disse con fare curioso "e ditemi avete catturato tutto voi?".
Il primo a rispondere fu Khellendrox mentre accompagnava i due amici nella sala dove avrebbero cenato "certo, malauguratamente ho dovuto affrontarlo da solo".
Dacostyev alzò le spalle "non penserete che abbia dovuto chiedere aiuto per una semplice invasione di progrift?".
L'elfo si affrettò ad assentire sedendosi e fingendosi curioso "dunque raccontate, su, sono curioso".
Mentre due piccoli gnomi si affaccendavano intorno al tavolo portando le pietanze calde servite su vassoi di pietra lavica con venature viola e azzurre che contrastavano col colore nero naturale finemente lavorato dalle mani esperte dei nani, Khellendrox iniziò a raccontare di come si era trovato faccia a faccia con quella creatura enorme e potente che raramente si aggira da quelle parti.
"Dovete sapere che settimane or sono, ho attraversato le colline del Chessenghia, come ben saprete sono brulle e desolate, pochi sono coloro che le abitano e per lo più sono stregoni, chierici o maghi che hanno deciso di vivere in solitudine per imparare nuove scuole, essere un tutt'uno con la natura o divenire asceti e discepoli della propria divinità. Io, venuto in possesso di un'antica pergamena ero andato da quelle parti per parlare con un nano molto anziano divenuto Grand Discepolo delle Rune di Moradin. Il mio maestro, anche se con profonda riluttanza dopo giorni e giorni di pungolamenti da parte mia, aveva finalmente acconsentito a dirmi dove l'avrei potuto trovare e così, dopo aver segnato sulla mappa il percorso più agevole sono partito".
L'elfo fece per fare una domanda ma poi ritenne che fosse maleducazione interrompere l'ospite durante una tale narrazione che stava entrando nel vivo "sono stato anche io nel Chessenghia, hai proprio ragione una regione desolata e inospitale, ma continua, continua pure".
Khellendrox sorrise e riprese a parlare "le creature sono assai bizzarre, alcuni dicono che il loro aspetto è stato mutato per colpa di maghi pazzi che hanno utilizzato i loro poteri senza sapere, altri parlano di una maledizione caduta sugli abitanti che per questo sono diventati deformi, altri ancora si alambiccano in giri di parole sproloquiando su una forma grave di necromanzia. Fatto sta che dopo aver parlato per alcuni giorni con il Gran Maestro, stavo ritornando verso quando sentii il terreno sotto i miei piedi tremare, inizialmente pensai si trattasse di una scossa di terremoto, ma a quel tremolio, a dir il vero piuttosto veloce e violento ne seguirono altri di ugual durata e intensità".
Il chierico smise di parlare riempiendo i boccali degli ospiti e subito dopo alzando il suo "brindiamo alla nostra amicizia e a questo buon pasto".
Gli altri si limitarono ad alzare i loro boccali e poi silenziosi bevvero chi più, chi meno velocemente aspettando che il padrone di casa riprendesse a raccontare del suo scontro con la creatura bicefala.
Dopo essersi asciugato la lunga barba con il dorso della mano il nano riprese a parlare "appoggiai il ginocchio sinistro a terra e con le dita disegnai alcune rune il cui significato avevo da poco appreso e quasi istantaneamente mi apparve l'immagine proiettata nella mia mente della creatura che stava arrivando. Alta quasi tre metri aveva spalle larghe e braccia possenti, sul collo taurino aveva due teste che appiccicate tra loro permettevano alla creatura di guardare quasi in tutte le direzioni, armato di una lunga mazza trotterellava con le tre gambe veloce verso la mia direzione. Non avevo mai visto una creatura simile, avevo affrontato giganti delle colline, troll di montagna e persino un demone della fossa e se non bastasse di quelle dimensioni anche un elementale del fuoco ma una tale creatura pensavo fosse al di sopra delle mie possibilità. L'incantesimo mi aveva dato la possibilità di vedere ciò che presto avrei dovuto inevitabilmente affrontare e veloce cancellai le tre rune disegnate in precedenza, mi inginocchiai unendo al precedente anche quello destro e disegnai altre due rune. Immediatamente capii a che distanza si trovava il feroce mostro che  veloce si stava avvicinando. Mi alzai preparandomi ad affrontarlo al meglio, inizialmente l'avrei colpito con un incantesimo, poi, sapendo già di non poterlo uccidere al primo impatto con la potenza divina mi sarei preparato ad affrontarlo in corpo a corpo. Finalmente lo vidi, e lui vide me, probabilmente fino ad allora aveva sentito solo il mio odore e aveva già in mente di far di me il suo banchetto principale. Rallentò la sua corsa agitando la mazza e urlando grugniti incomprensibili nella mia direzione. Non mi presi la briga di tradurre quella cacofonia e al contrario tentai di estraniarmi per potenziale l'incantesimo che di lì a poco l'avrebbe colpito".
Dacostyev tossì "comunque decisamente squisito, pensavo che avesse carni più stoppose questo tripode" ridacchiando e trangugiandone un'altra forchettata.
L'elfo alla sua sinistra si limitò a scuotere la testa e poi guardando Khellendrox gli fece un cenno e il nano non si fece pregare continuando così la sua narrazione "una grande colonna di fuoco cadde dal cielo investendo la creatura. Le fiamme divamparono anche sulla vegetazione circostante che rinsecchita non ebbe difficoltà a infiammarsi. Mentre il mostro usciva da quella potenza magica io mi assestai lo scudo sul braccio sinistro e impugnai il martello, pronto alla pugna. Come avevo immaginato la creatura uscì dalle fiamme quasi indenne, riprese a correre e con pochi passi mi fu abbastanza vicino da attaccarmi e dopo aver esternato tutta il suo disappunto per le fiamme piovute dal cielo mi colpì.  La sua mazza calò su di me con violenza e io alzai lo scudo giusto in tempo, il colpo mi fece vibrare il braccio. Essendo troppo alto per poterlo colpire agevolmente tentai azzopparlo, il martello colpì il ginocchio destro con violenza ed egli barcollò ma le altre due gambe lo tennero naturalmente in piedi senza difficoltà. Tornai a colpirlo, questa volta alla gamba centrale e l'equilibrio, finalmente, venne meno. La creatura si inclinò di lato allungando inevitabilmente il braccio destro per non rovinare a terra dovette per qualche secondo lasciare la propria arma impugnandola solo con la mancina. Tentò ugualmente a colpirmi e questa volta, non aspettandomi quel colpo, mi prese in pieno. Colpito in pieno ventre l'armatura attutì solo parzialmente il colpo che violento mi scagliò a qualche metro dal mio avversario. Scossi la testa un po' intontito, poi cercando nuovamente la concentrazione pensai fosse buona cosa invocare la potenza divina ancora una volta. Recitai le parole dell'incantesimo con un filo di voce, poi alzando le braccia verso il bicefalo che nel frattempo si era rialzato e stava per raggiungermi, lo colpii. Dalle mie dita uscirono saette di una luce azzurra e gialla e le dieci scariche elettriche non mancarono il bersaglio. Il tripode bicefalo fu colpito nel mastodontico ventre e nel petto e i fulmini divini lasciarono su di lui profonde ferite sanguinanti. Barcollò e urlò di dolore, questa volta fui io a dovermi rialzare, sistemarmi lo scudo e impugnare al meglio il martello delle anime. Nel mentre, lui, anche se colpito duramente terminò la sua corsa e mi colpì nuovamente schiacciandomi al suolo come uno scarafaggio. A quel punto non vidi altra soluzione che intrappolarlo nel terreno, quindi, socchiusi gli occhi e veloce pronunciai le parole di un nuovo incantesimo. Sotto i piedi della creatura si aprì una voragine che lo inghiottì fino al petto, in quella posizione non poteva certo colpirmi e dimenandosi tentò di uscire dalla trappola divina. Ogni sforzo gli fu vano, almeno per i pochi minuti che seguirono, nel quali riuscii a riprender le forze e poi colpirlo più volte fino ad ucciderlo".
"Un po' mi dispiace" disse il Dacostyev assestando poi una pacca sulla spalla destra di Khellendrox "ottimo lavoro cugino, ben fatto".
"Complimenti, sia per la risoluzione dello scontro che per la narrazione, mi ha preso moltissimo e sono completamente d'accordo con Dacostyev, il cibo è veramente ottimo e anche queste progrift che avete portato si accompagnano a meraviglia".
Khellendrox sorrise ai complimenti dei due amici e dopo aver svuotato l'intero boccale di birra attese "ora tocca a te cugino, devo assolutamente sapere come sei riuscito a catturare questi insidiosi progrift".
"Calma, ogni cosa a suo tempo..."

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