mercoledì 18 luglio 2018

Il chierico Romolnush


La città doveva esser stata abbandonata da qualche mese, cornacchie svolazzavano ovunque e di tanto in tanto si appoggiavano al terreno beccando qua e là senza posa.
Il chierico Romolnush, vi era giunto non per caso, la notte precedente aveva avuto una visione, qualcuno sembrava avesse bisogno del suo aiuto, l'immagine che aveva visto, malgrado fosse molto fumosa, quando percorse quella via desola...ta gli si mostrò identica a ciò che vide tutto intorno.
Alcuni pali erano stati alzati al lato della via ed erano pronti per impiccare qualcuno, corde penzolavano dondolanti alla soffio del vento gelido che soffiava incessamente da nord.
Le case, non versavano in buone condizioni, alcune erano state bruciate e ancora si sentiva l'odore del fumo, altre erano crollate a seguito di chissà quale cataclisma.
Solo una struttura sembrava non esser stata toccata da quella furia. A prima vista il chierico la scambiò per un tempio, poi guardandola meglio, si accorse che doveva trattarsi di una fortezza. I muri spessi, le torri slanciate verso il cielo e da una finestra una luce rossastra che tremolava.
Prima di dedicarsi alla perlustrazione del palazzo ancora ben conservato, decise di aggirarsi un po' per le viuzze della città, sapeva di non poter trovare nessuno, né ferito, né ancor meno in buona salute, ma nel sogno, qualcuno, una donna, lo chiamava insistentemente e chiedeva il suo aiuto.
Entrò ed uscì da diverse case, senza incontrare nessuno, neppure un corpo giaceva a terra. Scacciò alcuni corvi che stavano beccando il terreno e con la punta del bastone cercò di capire cosa ci fosse in mezzo alla melma che attirasse quelle mangia-carogne, ma non trovò nulla che potesse far pensare a resti umani.
Con il passare delle ore, si convinse che la donna doveva essere all'interno del palazzo e quando si alzò la nebbia e il sole divenne una misera palla arancione quasi indistinguibile, decise di entrare in quella dimora.
Il portone d'ingresso, alto più di tre metri e largo quasi altrettanto, era socchiuso. Romolnush pose il ginocchio sinistro a terra e recitò una breve preghiera, nella sua mente comparvero quattro sagome di un color cremisi, tutte circondate da un alone nero, segno che in loro albergava il male. Due erano al pian terreno e se fosse entrato avrebbe dovuto affrontarle, la terza era immobile su una delle torri, l'ultima era esattamente nella stanza dove aveva visto la luce rossastra.
Si rialzò aiutandosi con il lungo bastone di ontano e appoggiando la mano sinistra alla porta la spinse verso l'interno deciso ad entrare.
Entrato nel palazzo fu facile uccidere le due guardie, erano poco più che dei burattini, il necromante doveva averli presi tra i corpi dei caduti nel villaggio, probabilmente un maniscalco e un mercante.
Appena videro entrare Romolnush si gettarono su di lui con le armi in pugno, ma egli non fece nessun sforzo, agitò il lungo bastone e disarmò prima uno poi l'altro, quindi dopo aver socchiuso gli occhi proferì alcune parole, i due non morti furono circondati da una luce blu, che subito dopo divenne verde. A quel punto al chierico bastò dire solo quattro parole "tornate tra i morti" e i burattini del necromante si afflosciarono in terra.
La struttura era lugubre e solo parzialmente illuminata da candele oramai consunte, Romolnush sapeva che avrebbe incontrato delle scale, doveva salirle, lì avrebbe trovato il necromante e la donna.
Percorse il lungo corridoio e alla fine trovò le scale, scale a chiocciola, in ferro, prima di iniziare la lenta salita fece un nuovo incantesimo.
Una luce si accese sulla sommità del proprio bastone e riuscì a vedere il cammino che gli restava da percorrere. Ad ogni passo la scala oscillava paurosamente e più di una volta dovette fermarsi, sentendo sotto i suoi piedi il gradino cedere o oscillare.
Finalmente, dopo ancora qualche indecisione, arrivò a posare piede sull'ultimo gradino.
La sala era buia, una immensa ragnatela era stata abilmente intessuta sulla parete a ovest dove un tempo doveva esserci stata una finestra, forse l'unica della stanza.
Da quella finestra, oramai quasi del tutto ostruita entrava un filo di luce che sommata alla luce magica del chierico bastò per far intravedere una sagoma appesa alla ragnatela.
Romolnush giurò di aver visto i tratti di una donna in quell'abbozzo di viso, poi la voce soave lo fece trasalire.
"Benvenuto mio caro ossspite" disse la donna appesa alla ragnatela "avvicinati che io possssa vederti meglio".
Romolnush si mosse senza neppure pensare, poi, tentò di resistere a quell'impulso e i suoi piedi divennero pesanti.
"Cosssa ssstai asssspettando?" chiese nuovamente quella voce "vieni da me".
Il chierico battè il bastone a terra e la luce bianca che ne illuminava la sommità arradio quella luce in tutta la stanza e allora vide.
Un enorme ragno con il corpo di donna stava appeso alla gigantesca ragnatela e altri piccoli mostri si stavano muovendo verso di lui, fuoriuscivano da un voraggine che si apriva sul pavimento di quella enorme sala.
"Ti assspettavi un uomo, un necromante" disse la voce femminile "sssei delusssso, io ssssono la prigioniera e la carceriera e tu non potrai liberarmi se non uccidendomi".
Il chierico guardò le creature ripugnanti che poco alla volta lo stavano raggiungendo, per scacciarli gli bastò recitare velocemente una breve preghiera e piccole fiammelle sacre caddero dal soffitto cadendo su quei corpi mollicci e uccidendoli uno alla volta.
"I tuoi servi, moriranno, nessuno di loro riuscirà a raggiungermi per intrappolarmi" disse Romolnush tenendo un occhio sul buco nel pavimento e un occhio al ragno gigantesco.
La donna ragno vedendo che le sue creature nulla potevano contro quel nuovo intruso prese l'iniziativa e sputò contro Romolnush.
Il chierico si aspettava una contromossa smile e riuscì solo all'ultimo momento a fare un balzo e schivare quella schiuma giallastra che posandosi sul pavimento iniziò a sfrigolare.
Quel balzo però, l'aveva avvicinato alla tana delle piccole creature e una di queste saltò direttamente sulla sua tunica restando impigliata con le piccole zampette.
Il chierico, aiutandosi con le lame del bastone, tagliò in due il racnide che aveva iniziato a costruire la sua ragnatela intorno all'ospite.
Poi dovette ucciderne un'altra più piccola che lo stava raggiungendo.
La donna visto che Romolnush era occupato a scacciare i suoi piccoli servi sputò nuovamente e questa volta la saliva centrò il bersaglio.
Il chierico urlò di dolore e per un istante il lungo bastone vacillò tra le sue mani.
Incollerito per quella mossa sleale volse il suo sguardo verso la donna e lasciando perdere le piccole creature che stavano nuovamente uscendo dalla voraggine fece qualche passo verso la ragnatela.
Il ragno, al centro di quell'intricato sistema di fili biancastri si mosse ondeggiando, quindi sparò quattro fili bianchi verso il chierico. Il volto di Romolnush si fece truce, la lunga veste si squarciò e sulla schiena comparvero due piccole ali viola. Romolnush si alzò da terra e puntato il bastone verso la donna pronunciò alcune parole in una lingua molto antica. La ragnatela intorno alla sua costruttrice iniziò ad annerirsi e la donna al centro di essa oscillò perdendo un po' di equilibrio.
"Scommetto che se riesco a farti abbandonare quel nido perderai quelle sembianze" disse Romolnush.
La donna rise "e come penssssi di farlo ssssenza ucciderla?".
"Uccidendo te che stai dietro di lei" disse il chierico" sicuro di aver individuato un essere dietro quell'intricato filamento.
Il necromante fu costretto ad uscire allo scoperto, e appea fu davanti alla donna ancora imprigionata nella ragnatela spalancò gli occhi guardando il chierico, "ora vedrai cosa ti aspetta".
Nella mente di Romolnush si dipinserò scene orribili, tanti furono i modi in cui si vide morire, faticò parecchio per scacciare quelle visioni e quando ci riuscì, uno spasmo attraversò tutto il suo corpo matido di sudore.
"Tutto qui?" chiese afferrando saldamente il bastone e andando incontro al demone "ora assaggerai la collera divina".
Il demone avanzò, unghie lunghe e taglienti si allungarono dalle sue dita affusolate ed egli iniziò ad agitare le braccia come se fossero due spade.
Romolnush parò con il bastone i primi di affondi del demone, poi, rintuzzò quei timidi attacchi e le lame della propria arma benedetta più volte affondarono nella carne scura del mostro.
Poi sentì qualcosa salire sulla sua schiena, tentò di scrillarsela di dosso ma fu inutile. Il demone nel frattempo tornò ad attaccarlo ed egli dovette gettarsi a terra e rotolare sul pavimento, questo sortì un buon effetto, infatti, non solo schivò il nuovo attacco del necromante ma schiacciò anche la piccola creatura che aveva sulla schiena e che stava per morderlo.
Romolnush raccolse le ultime energie e lasciando cadere l'arla allargò le braccia, chiuse gli occhi e recitò lentamente una preghiera, invocando l'aiuto del divino.
Altre due creature furono su di lui, avvertì i morsi profondi ma non perse la concentrazione, finendo di recitare la preghiera. Quando aprì gli occhi il demone stava balzando su di lui per ucciderlo ma prima che potesse farlo una colonna di fuoco cadde dal soffitto avvolgendo l'abominevole creature degli inferi.
Le piccole creature presero fuoco a loro volta e divennero cenere. Mentre la creatura bruciava tra le fiamme divine la ragnatela si sciolse, la donna che era prigioniera in essa perse le sembianze del ragno, le lunghe zampe caddero a terra e poco dopo, una stupenda ragazza, si ritrovò ignuda sul pavimento svenuta.
Il chierico, claudicante per le ferite e la stanchezza si avvicinò alla donna, l'avvolse nel proprio mantello e prendendola tra le braccia la portò fuori da quel luogo lugubre.
Quando si lasciarono alle spalle il portone il cielo era tinto di rosso, stava albeggiando. L'alba di un nuovo giorno, sia per quella donna che per quella piccola cittadina.

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