venerdì 10 agosto 2018

L'ultimo viaggio della speranza

Il viaggio era durato diversi anni, ma per l'equipaggio erano passati solo pochi secondi da quando si erano accomodati nelle capsule.Avrebbero dormito fino alla destinazione, così gli era stato detto.

I quattro scienziati, accompagnati da una decina tra tecnici e militari, erano in procinto di atterrare su K23.975 un planetoide molto simile alla terra in uno stato evolutivo pari al nostro Cretaceo. Anni prima erano stati mandati delle sonde, poi dei robot e infine i moduli abitativi.
Le immagini giunte erano confortanti, la valle assomigliava ad un immensa savana, alcune piante crescevano rigogliose proiettando ombre per centinaia di metri, la brezza costante manteneva la temperatura giornaliera intorno ai 25 gradi e durante la notte non scendeva mai sotto i 5. Un paradiso.
Il fiume che solcava lo stretto canyion mostrava acque impetuose e di tanto in tanto animali enormi dal collo lungo giungevanoda sud e si abbeveravano.
La spedizione umana era stata studiata nei minimi dettagli e poi quel 15 giugno era partita alla volta del "nuovo mondo".
La sirena interruppe il sonno profondo degli occupanti, le capsule si aprirono in automatico contemporaneamente e malgrado il brusco risveglio tutti si diedero immediatamente da fare preoccupandosi delle mansioni che erano state loro affidate in caso di pericolo imminente.
Lo spettacolo terrificante che si presentò a Guido, quando raggiunse la sala comando gli ghiacciò il sangue nelle vene. Davanti a lui l'immensa nana rossa che avrebbe dovuto riscaldare il pianeta ultima tappa del loro viaggio riempiva quasi tutta la visuale della vetrata e ancor prima un satellite, l'unico mandato per controllare le perturbazioni e le comunicazioni viaggiava inevitabilmente verso di essa.
Lo scienziato premette velocemente i tasti di una tastiera cercando di bloccare in un qualche modo lo schianto, poi, dietro di lui la porta si aprì ed entrò una donna che senza dir nulla si affiancò a lui e iniziò a sua volta a battere le dita affusolate sulla console.
"Impatto tra dodici ore e ventisette minuti" disse una voce monotona vagamente femminile.
Ai due scienziati si aggiunsero anche gli altri due e insieme, dopo aver fatto il possibile per ritardare ciò che sembrava inevitabile, cercarono una soluzione.
"I piloti hanno raggiunto i loro posti, passando in modalità manuale stanno cercando di tornare sulla rotta prestabilita, peccato che..."
"La gravità" scosse la testa Tom "temo sia tardi per una manovra manuale".
"Tasha, cambiamenti nell'orbita?".
La voce vagamente umana giunse dagli altoparlanti "nulla di significativo".
"Abbiamo comunicato la nostra posizione alla terra, se riusciamo ad andare fuori dall'orbita della nana, forse avremo modo di resistere fino ai soccorsi" giunse la voce di Jiin dall'altoparlante.
I quattro guardarono nuovamente fuori dalla plancia di comando, l'immagine terrificante non era mutata, ora non restava che attendere Tasha avrebbe dato loro ordini precisi per tornare "a nanna" in attesa dei soccorsi se mai fossero arrivati in tempo.


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