lunedì 20 aprile 2020

Il cielo notturno



La donna era appena rientrata in casa, la giornata stava volgendo al termine e non aveva programmi particolari per la serata. Quel giorno era stato intenso e del tutto particolare, inarcò un sopracilio ripensando a ciò che aveva vissuto, poi si tolse le scarpe dal tacco a spillo che aveva alzato la sua statura di quasi 20 centimetri e fece scivolare la minigonna sul pavimento, così, restando in autoreggenti e coulottes di pizzo, si diresse verso il bagno.


Appena varcò la soglia una luce soffusa si diffuse nella stanza ottagonale, si avvicinò alla vasca al centro e aprì l'acqua che iniziò a sgorgare dai rubinetti laterali della figura marmorea riproducente la stessa pianta della stanza.
Vuotò un buon quantitativo di bagnoschiuma e poi si mosse verso la vetratta per chiudere le tende. Il cielo scuro e nuvoloso fece apparire solo per un istante una piccola porzione della luna e la figura che vide, la fece sussultare.
Tirò le tende oscurando quella visione piuttosto inquietante e poi, accompagnata dallo scrosciare dell'acqua tornò verso la cucina dove la gonna rosso sangue, macchiava il pavimento coloro avorio. Aprì il frigorifero e prese la bottiglia di vino bianco, chiuse l'anta e dalla vetrina prese un calice, quindi lo riempì per trequarti; soddisfatta prese il gambo del calide e delicatamente lo fece roteare dando al vino il tempo di ossigenarsi, poi le sue gambe sinuose si mossero nuovamente verso il bagno dove la vasca era ormai piena e spumeggiava di bollicine color argento.
Entrando in bagno e chiudendo la porta alle sue spalle fu sopraffatta dal profumo di sandalo, appoggiò il bicchiere sul bordo della vasca ottagonale e liberandosi degli ultimi indumeni rimasti si immerse nell'acqua tiepida.
L'acqua circondò le sue gambe, raggiunse l'inguine e un senso di calore imprigionò i suoi sensi, un brivido le percorse la schiena e l'eccitazione crebbe, i capezzoli si inturgidirono e lei vergognandosi un poco di quella condizione si sdraiò completamente lasciando che l'acqua, come un'improvvisa altamarea coprisse il suo ombelico raggiungendo poi i seni, leggere onde di schiuma si infransero su quelle splendide montagnole fino a raggiungere ciò che l'aveva fatta capitolare.
Riemergendo prese il calice e ne bevve un sorso, il vino aveva un leggero profumo fruttato e quando raggiunse la gola le diede sollievo.
Appoggiò la testa al cuscino godendosi quell'attimo. L'acqua la ricopriva quasi completamente e in quell'istante la musica pop che aveva programmato, si accese facendone il sottofondo ideale per recuperare le energie spese in quella giornata stravolgente.
Il brano dei Cure le fece tornare alla mente come tutto aveva avuto inizio.
La sera precedente, aveva ricevuto una email dove veniva interpellata per un lavoro di un giorno solo, pagato 15mila bigliettoni subito e la stessa cifra a lavoro ultimato.
Si trattava di andare all'Hotel Verdi alle 10 in punto e incontrare il signor Gianguidi, un industriale piuttosto famoso che, secondo il corpo della missiva, aveva con sè una valigetta piena di documenti.
Alla reception dell'hotel doveva farsi dare una chiave lasciata dal committente a suo nome. Poi lei doveva trovare il modo di incontrare il signor Gianguidi, e in un qualche modo portarlo in camera, ucciderlo e recuperare la 24ore contenente i documenti. Quindi, andare alla Banco di Lodi e con la chiave mettere la valigetta nella cassetta di sicurezza numero 32 che doveva prendere a nome di Stefano Puglisi.
Non era la prima volta che le davano un incarico simile, e neppure il metodo con cui l'avevano contattata era differente da altre volte. Così aveva controllato il suo contocorrente appurando che la cifra fose stata addebitata e quindi iniziò a studiare il modo per eseguire al meglio l'operazione:
La mattina si era vestita, aveva scelto di essere una giovane donna provocante, aveva indossato delle coulottes di pizzo nere accompagnate da autoreggenti dello stesso colore, una minigonna rossa e una camicetta bianca, quindi nell'armadio aveva scelto delle scarpe con un tacco spropositatamente alto così da mettere ancor più in risalto le sue lunghe e sinuose gambe. quindi sicura del fatto suo si era recata all'Hotel Verdi.
Tutto era andato liscio come l'olio, alla reception, un giovanotto le aveva dato la chiave esattamente quando il signor Gianguidi stava entrando accompagnato da un anziano impettito.
I due stavano parlando sommessamente e a lei non importò minimamente dell'argomento trattato dai due, piuttosto si trattava di attirar l'attenzione e separare i due, così da poter restare sola con l'industriale.
Fu facile, i due si erano seduti ad uno dei tavolini al centro dalla sala principale, lei, una volta salutato il ragazzotto si sedette in un tavolo vicino e contando sulla sua avvenenza cercò e riuscì a farsi notare.
Non le staccava gli occhi di dosso e lei, finito di bere il suo Martini si alzò abbassandosi quel poco di gonna che aveva messo in mostra anche ciò che doveva restar celato ad occhi indiscreti, poi, fece cadere il tovagliolo e raccogliendolo non mancò di far vedere la prominente scollatura all'industriale che a quel punto abboccò.
"Per oggi abbiamo finito Gianfranco, puoi andare"
L'anziano accompagnatore, probabilmente capendo immediatamente la situazione si alzò senza protestare allontanandosi:
Il dialogo che seguì fu breve e in poche parole lui si avvicinò alla reception chiedendo una stanza, poi, una volta ottenuta la chiave, prese sotto braccio la sua nuova conoscenza e dirigendosi all'ascensore le chiese cosa ci facesse in quell'albergo.
Inventare una scusa non le fu difficile e in men che non si dica i due erano già sotto il sottile lenzuolo.
Lui, che già aveva visto e immaginato cosa nascondessero quei pochi abiti indossati da lei si spogliò velocemente invitandola a seguirla sotto le lenzuola.
Lei accettò di buon grado, fu rapida, nascose sotto il cuscino il boccetto che conteneva la creatura che avrebbe messo fino alla vita della sua preda.
Seguirono momenti concitati di preliminari, quindi, mentre lui era intento a mettersi il profilattico lei liberò il ragnetto che, dopo aver fatto pochi balzi raggiunse la schiena nuda di lui e da buon predatore morse la sua preda ignara.
L'uomo si accasciò svenuto, schiacciando ciò che l'aveva ucciso, quindi lei, controllando il battito oramai flebile del Gianguidi, si rivestì con tutta calma e uscì dalla stanza senza tralasciare di prendere la valigetta del desiderio.
Scese solitaria, guardò il ragazzotto e disse soltanto che l'uomo stava riposando, quindi si dileguò.
Riemerse dai suoi pensieri, agitando le gambe smosse la schiuma che si era andata depositando sulla superficie dell'acqua, bevve un altro sorso di quell'ottimo vino, poi, dopo aver appoggiato nuovamente il calice oramai vuoto, immerse la mano destra nell'acqua e iniziò lentamente a massaggiarsi la pancia scendendo verso l'oggetto del suo e non solo suo desiderio. Dopo alcuni minuti in cui le sue dita avevano esplorato quegli anfratti delicati stava per raggiungere l'apice del piacere quando una folata di aria gelida improvvisa sul collo, la fece trasalire, ritirò la mano, si guardò attorno e non vide nessuno. Sapeva che nessuno era potuto entrare e che neppure era già in quella stanza prima di lei.
Tentò di rilassarsi nuovamente ritornando ad immergere la mano, pronta a finire ciò che aveva iniziato quando un sussurro caldo e conosciuto raggiunse il suo orecchio destro.
"Pensavi mi fossi dimenticato di te..."


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