sabato 10 ottobre 2015

Storie di fantasmi - Prima parte

La strada divenne ancor più sconnessa di quanto non la fosse stata in precedenza. La ragazza era riuscita ad appisolarsi dopo la partenza avvenuta in gran fretta, prima che sorgesse il sole, poi, svegliata di soprassalto più dall'incubo che affollava il suo dormiveglia che dagli scossoni aveva scostato la tendina e aveva sospirato vedendo il panorama bigio della campagna circostante.
La pioggia aveva accompagnato tutta la prima parte del viaggio che, secondo i suoi calcoli doveva durare ancora poche ore.
Per ingannare il tempo prese il proprio taccuino e appunto ciò che ricordava del sogno. Due ragazzine, a lei sconosciuta le chidevano ripetutamente di essere liberate. La scena, che sembrava durare un'eternità si svolgeva in una camera da letto piuttosto tetra, era riuscita a distinguere i visi pallidi delle due giovincelle e il soffitto del letto a baldacchino in noce che ostruiva qualunque altra luce.

La carrozza ebbe un ulteriore sussulto e poi si inclinò su un lato. Monica dovette appoggiarsi con entrambe le mani alla parete opposta per non cadere sul fondo del mezzo di trasporto. Quando la carambola terminò, si rimise a sedere, le tremavano le gambe e il suo cuore era accelerato, tentò di aprire lo sportello per uscire ma questi fece resistenza più del dovuto.
Chiuse gli occhi, respirò lentamente e poi, come per miracolo sentì delle voci provenire dall'esterno. Riempì i polmoni e gridò a gran voce "aiutoooo".
All'esterno due uomini, si avvicinarono alla carrozza rovesciata su un lato, poi, sentendo le urla della ragazza rimasta intrappolata all'interno presero a strattonare la porta che sotto quei colpi di forza bruta cedette di schianto.
"Eccoci" disse il ragazzo che aveva tolto di mezzo la porta della carrozza, "per servirla" aggiunse sorridendo.
Monica ancora sconvolta allungò le braccia verso l'uomo sperando che le prendesse le mani per tirarla fuori da quel posto divenuto piuttosto scomodo.
La pioggia battente le investì il viso e gli sgualcì il lungo abito che la madre le aveva confezionato per la visita allo zio. Si guardò attorno, guardò i due uomini un po' smarrita, poi dietro a loro vide un castello.
"D... dove siamo?" chiese tremando leggermente.
"Benvenuta nelle terre del conte di Gusciola" disse l'uomo più anziano.
"Ora ti portiamo all'asciutto e così potrai raccontarci come sei giusta fin qui" aggiunse l'altro allungando una mano per prendere quella della fanciulla e accompagnarla lungo il sentiero.
Monica guardò la carrozza rovesciata su un lato, stava per chiedere dove fosse il cocchiere, poi vide la testa del poveruomo spuntare dietro una ruota.
L'uomo anziano staccò i cavalli e si incaricò di portarli al castello.
Il maniero, aveva mura alte e robuste, una torre si elevava ad est dove Monica vide un uomo di vedetta. Quando raggiunsero il portone principale il ragazzo che l'accompagnava bussò energicamente e subito dopo si aprì un piccolo spioncino "ora ti apro" disse una voce roca.
Il cortile interno era ingombro di merci e uomini intenti a portar casse dentro una struttura a due piani.
"Per di qui" disse Giulio, facendo strada all'interno del caseggiato "questa è la locanda. Per questa notte dormirete comodamente in una delle stanze per gli ospiti. Peccato che il duca sia fuori e non possa farvi compagnia durante la cena".
Monica si sedette su uno sgabello iniziando a lisciarsi la lunga gonna "dovrei" sospirando "dovrei mandare una missiva allo zio".
"Temo non ce ne sia bisogno, fino a domattina, comunque vadano le cose nessuno lascerà il castello, quindi potrete riprendere il viaggio e raggiungere vostro zio, che si trova?".
La ragazza guardò il mobilio piuttosto scarno della stanza, poi il suo sguardo si posò su una composizione di fiori secchi deposti in un vaso di ceramica finemente dipinto "a Pian del Falco, lo conoscete?"
Giulio sollevò le spalle "non mi pare di essere mai stato da quelle parti, probabilmente sarò io ad accompagnarvi, quindi potrò dire di esserci stato".
Una giovane inserviente si affacciò ad una delle porte "signorina, se volete vi ho preparato l'acqua per un buon bagno caldo".
Monica, che non vedeva l'ora di togliersi quei vestiti fradici e cambiarsi guardò il baule che era riuscita a trascinarsi fin al castello "allora io vado. Ci rivediamo per cena" poi aggiunse "e... grazie di tutto".
Per la cena scelse un abito scuro, non sapeva gli usi della casa e non voleva sfigurare davanti agli ospiti. Alla tavola sedevano i due uomini che l'avevano tratta in salvo e una donna piuttosto anziana che si rivelò del tutto sorda.
Finita la cena Giulio invitò Monica a giocare a scacchi ma la ragazza dovette declinare l'invito non conoscendo le regole di quel gioco, al contrario si scusò e decise di ritirarsi per la notte.
L'inserviente l'accompagnò su per una scala ripida le cui pareti erano ricoperte da un leggero strato di muffa che dava all'ambiente un odore strano. Monica, giunta all'ultimo gradino, guardò il corridoio parzialmente illuminato e poi seguì la giovane nella stanza che le era stata assegnata.
Con suo profondo stupore notò immediatamente il letto a baldacchino, il legno scuro gli dava un aria piuttosto tetra, e quando, fu lasciata sola, sdraiandosi sulla coltre di coperte soffici vide il soffitto e un brivido le percorse la schiena. Era uguale al letto dell'incubo avuto poco prima dell'incidente.
Si avvicinò all'unica finestra della stanza, le persiane erano solo accostate e così, illuminato da un lampo, riuscì a vedere uno squarcio del panorama. Il castello da quella parte dava su uno strapiombo di alcuni metri, pioveva forte e il tuono che seguì la fece trasalire.
Una volta sbarazzatasi del lungo abito si mise la camicia da notte e si infilò velocemente sotto le coperte. Guardò per alcuni minuti le ombre che la luce tremolante della candela danzavano sul muro, poi, prendendo coraggio, avvicinò il viso al comodino e soffiò sulla fiammella rimanendo al buio.
Tornò veloce sotto le coperte rimboccandosele fino al collo e appoggiando la testa sul guanciale chiuse gli occhi sperando di trovare presto sonno.
Durante la notte, le due ragazzine del sogno avuto in mattinata, tornarono a trovarla, questa volta il sogno, sembrò molto reale, tant'è che gli sembrò di avvertire il loro fiato sul viso. (Con Monica Taty Baraccani. Foto di Marco Elli)

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