giovedì 19 novembre 2015

La maga Tidde e Triptix

La giovane Tidde sapeva di essere inseguita, ne aveva la certezza ormai da diverso tempo. Doveva raggiungere la fortezza che gli uomini di Khellendrox stavano costruendo a nord, sarebbe servita per controllare il passo e tenere a bada le creature che abitavano i monti impervi del Groth.
Aveva galoppato sul nero destriero restando sul sentiero, come le aveva consigliato l'elfa dei boschi Emmeraldh. La giornata era fredda ma soleggiata, la vegetazione, sempre più fitta nell'ultima mezz'ora aveva posto in ombra il cammino della giovane donna, tando che aveva dovuto tirar le briglie di Grenda e procedere al trotto.
Appena passato il mezzogiorno, sentì dei rumori alle sue spalle, volse il capo per vedere cosa fosse a muovere le fronde dei cespugli, ma non vide nulla. Restò calma e tornò a spronare il cavallo, qualcunque cosa fosse tra sé e la vegetazione avrebbe dovuto uscire allo scoperto per raggiungerla.
Fatti qualche centinaia di metri avvertì nuovamente i rumori alle sue spalle, il cavallo sterzò improvvisamente e Tidde faticò non poco a restare in sella, avvicinò la bocca all'orecchio del proprio destriero e accarezzandolo sul possente collo gli disse qualcosa sottovoce. Il cavallo tornò a correre, questa volta fiondandosi nel folto del bosco.
Tidde portò la mano destra all'elsa che teneva legata al fianco, voltò nuovamente il suo sguardo alle spalle e questa volta vide due ombre, che, superati i cespugli strisciavano verso di lei.

Tornò a guardare davanti a sé e fu proprio allora che il cavallo, trovato un ostacolo tentò invano di saltarlo.
La ragazza fu sbalzata a terra e il cavallo, una volta saltato il tronco che gli impediva il passo scomparve nella boscaglia.
Tidde, dopo un attimo di stordimento si trascinò nel mezzo di un cespuglio e attese qualche secondo, il vento muoveva le foglie degli alberi sovrastanti, sapeva che i due inseguitori non avrebbero fatto alcun rumore, ma sperava che potessero in un qualche modo essere sviati nella loro ricerca e gettarsi così all'inseguimento di Grenda.
Attese ancora qualche secondo, poi uscì dal proprio nascondiglio, portando entrambe le mani alle spade fu pronta a estrarle, si guardò attorno e poi, un po' rilassata non vedendo nessuno, iniziò a camminare cercando di orientarsi con la poca luce che filtrava tra le fronde.
Passò un fiumiciattolo e arrivò in una radura, qui riuscì a vedere il sole e a fare una stima della propria posizione, quindi riprese a camminare tentando di tornare sul sentiero principale.
Stava camminando con circospezione tentando di aggirare un grosso cespuglio di rovi quando l'assalì un senso di gelo, si guardò alle spalle e con la coda dell'occhio intravide nuovamente una delle due figure che l'avevano inseguita in precedenza.
Non essendo sicura di poterle affrontare prese a correre, zigzagando tra la vegetazione sperò di far perdere le proprie tracce, di tanto in tanto tettava uno sguardo alle sue spalle ma era troppa la sua velocità per poter anche solo scorgere un minimo movimento.
Davanti a sé vide il sentiero, prese fiato e aumentò per quanto possibile la propria corsa. I suoi piedi cedettero di schianto e tutto a un tratto intorno a lei si fece buio, stava scivolando inesorabilmente nel terreno, tentò di arpionarsi con le mani ma fu tutto inutile, continuò a scivolare per diversi metri e infine andò a sbattere contro una superficie liscia e fredda, il suo cuore batteva all'impazzata, lo sentiva ritmicamente in gola, si tastò un polso dolorante, lo massaggiò da prima energicamente, poi sempre più piano, recitò veloce un breve incantesimo e il dolore scomparve.
Cercò di mettersi in piedi ma scoprì che la cavità era troppo piccola per poterlo fare, così prese ad esplorare quel tunnel a carponi.
Davanti a sé vide una luce, il tunnel stava per finire e doveva portare in una grotta illuminata artificialmente. Si acquattò e respirando lentamente tentò di rallentare i battiti del proprio cuore che ancora correva all'impazzata, sentì delle voci, non riuscì a capire cosa stessero dicendo, dovevano essere almeno in tre, parlavano sovrapponendosi, sembrava che uno di loro fosse arrabbiato e gli altri, più sommessamente sembrava stessero implorando perdono o comunque sembravano sottomessi.
Si avvicinò all'apertura e vide in effetti tre creature, erano alte poco più di un metro, due le davano la schiena e quindi non riuscì a capire le loro fattezze, l'altro, aveva la faccia rossa e sformata in un ghigno tremendo, sul capo crescevano diverse protuberanze due delle quali si muovevano in continuazione.
Quando Tidde si affacciò stava parlando, e immediatamente si azzittì, guardò i due e poi gettò uno sguardo verso il tunnel dove Tidde si ritrasse immediatamente.
Disse ancora qualcosa e nell'ombra la ragazza sentì dei passi pesanti venire verso di lei.
Indecisa se restare nascosta o agire immediatamente attese un po' troppo e si ritrovò a fronteggiare le due creature.
Basse e larghe entrarono una alla volta, erano armate di un piccolo scudo e una specie di scimitarra che emanava una strana luce rossastra.
Tidde, non potendosi alzare si sedette, prese le spade e si preparò a quel goffo duello. La spada del piccolo demone cozzando contro la lama dello stocco di Tidde prese fuoco. I due si scambiarono colpi di scherma sempre più veloci e violenti, poi la creatura, forse per la propria posizione, ebbe la meglio e riuscì a disarmare la giovane donna.
Tidde, per nulla spaventata rimasta solo con la spada lunga, tentò un affondo ma il demone, schivò il colpo e scomparve.
L'altra creatura avanzò nel tunnel e raggiunse Tidde, estrando a sua volta la spada e puntandola verso la ragazza aprì la bocca e le disse quacosa.
Tidde non capì nulla ma dovette retrocedere per il puzzo di zolfo che uscì dalle fauci di quello gnomo.
Alle sue spalle, nel frattempo, era ricomparsa la creatura che aveva affrontato in precedenza e le stava puntando la spada contro la schiena. Tidde, circondata, dovette arrendersi, lasciò cadere l'arma e si fece catturare.
Le due creature la spinsero in malo modo fuori dal tunnel dove Tidde riuscì ad alzarsi in piedi. Il capo delle due creture che l'avevano catturata la guardò senza fiatare, poi alle sue spalle comparve un'ombra gigantesca e da una pozza che ribolliva uscì un essere dal corpo allungato e repellente alla vista.
Tidde ebbe un tremito e sobbalzò, poi sospirò e ritrovò la calma. Il nuovo venuto strisciò vicino ai tre che già conosceva e spalancò l'unico occhio che aveva sulla fronte "e tu chi saresti?" chiese con voce gutturale e po' tremolante.
Tidde fu lì lì per non rispondere, poi visto che sentì la punta delle spade premere contro la sua schiena si decise "Il mio nome è Tidde, sono una potente maga del regno di Menaharisie".
La creatura al sentire quelle parole spalancò l'occhio e la scorza dura che la ricopriva si dipinse di un viola acceso. Dalla sua bocca uscirono dei versi incoprensibili per la giovane maga e subito i tre obbidienti, accerchiarono la donna.
Tidde non perse altro tempo, socchiuse gli occhi e tenendo le braccia lungo i fianchi iniziò a recitare sottovoce un incantesimo antico letto in un libro di un elfo molto amico di Khellendrox.
La caverna tremò violentemente e le tre creature che le stavano vicino persero l'equilibrio ruzzolando sul pavimento sconnesso.
Triptix invece, non si scompose, al contrario dalla sua bocca uscì una risata fragorosa "penso forse di spaventarmi con un terremoto?" chiese beffardo.
Tidde sorrise "sommo padrone dei sotterranei, lungi da me l'idea di spaventarti".
Il vermone iniziò a strisciare verso la donna e sul suo corpo sinuoso spuntarono dei piccoli aculei. Tidde senza pensarci si accucciò coprendosi il viso con il braccio destro e attendendo di essere trafitta da qualcuno di quelle micidiali armi probabilmente avvelenate.
Non accadde nulla, quando riaprì gli occhi Triptix aveva dimezzato la distanza tra sé e l'ospite, Ora a pochi metri si fermò e il suo corpo molliccio iniziò a gonfiarsi.
Tidde, per cercare di allontanarsi dalla possibile minaccia ruzzolò sul pavimento e trovò lo stocco, lo raccolse e poi con un gesto atletico si addossò alla parete vicino all'imboccatura del tunnel dal quale era venuta.
Triptix completò la propria trasformazione e aprendo la bocca eruttò uno sciame di insetti giallastri che presero a svolazzare verso la giovane donna.
Tidde, pronta per quell'evenienza e sapendo di non potersi difendere con la spada decise di puntare tutto sull'ultimo incantesimo a sua disposizione.
Shin le aveva detto che questo poteva essere molto efficace ma al contempo, molto pericoloso "... e non sto parlando per il tuo nemico, ma per te, l'energia che serve perché l'incantesimo abbia effetto è enorme, se tutto andrà come dovrebbe, ti sentirai svuotata, sfinita e probabilmente non potrai muoverti, quindi devi essere sicura di aver ucciso tutti coloro che ti vogliono vedere morta nel raggio di diverse centinaia di metri, oppure di aver individuato una via di fuga o un nascondiglio che ti permetta di aver salva la vita".
Le parole di Shin le ritornarono alla mente come se le stesse dicendo in quel momento, vide lo sciame di insetti venire verso di lei e chiuse gli occhi, lasciò cadere la spada a terra e iniziò a gesticolare convulsamente i suoi occhi presero a bruciare e calde lacrime solcarono il suo viso. Le parole una dopo l'altra si concatenarono nella sua gola e uscirono come fosse un'invocazione a qualcuno di potente.
L'eco fece rimbalzare la sua voce in ogni angolo della caverna, avvertì sulla pelle delle punture fastidiose e subito dopo il prurito crebbe quasi insopportabile. Quando finì l'incantesimo le sue braccia ricaddero lungo i fianchi e le gambe le cedettero di schianto facendola cadere a terra.
Non vide mai cosa fosse successo a Triptix e alle creature che l'avevano catturata, quando riaprì gli occhi si accorse che era sdraiata sul prato, appoggiò entrambe le mani ad un tronco nodoso e guardò verso la vegetazione. Due ombre stavano avanzando verso di lei.
Rivoli di lacrime di sangue si erano seccati sulle sue guance, Tidde digrignò i denti e conficcò le unghie nel legno, poi disse solo una parola "sparite" e immediatamente, come se le avesse comandate, le due creature dell'ombra scomparvero. (Con Matilde Genovesi e Tidde in disguise. Foto di Davide Eddy Ederle)

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