lunedì 2 novembre 2015

Una gita particolare - Quinta parte -

Agata, aveva letto negli sguardi delle tre ragazzine inquietudine, e aveva pensato si trattasse di ciò che avevano vissuto pochi istanti prima. Entrò nella stanza e accarezzò la testa di Cristina, Luisa e Sofia, poi si sedette e iniziò a canticchiare una finastrocca che le cantava sua madre. Sofia fu la prima ad alzarsi teneva qualcosa nascosto dietro la schiena e guardava insistentemente la vampira.
Agata cercò di scandagliare lo sguardo della ragazzina ma al contrario di quanto avesse pensato non riuscì a leggere i suoi pensieri, una barriera potente aveva eretto, una barriera imperscrutabile. Il sorriso che illuminò il viso di Sofia bastò per far agitare la vampira che spostò gli occhi su Luisa.
La ragazzina, forse la più piccola delle tre, si era alzata a sua volta e mostrava senza paura una corta spada puntata verso il bersaglio, i suoi occhi erano illuminati da una furia cieca.


Agata pensò di trovare sicurezza e protezione in Cristina, era lei che aveva morso, a lei aveva trasmesso spillato la vita, pensando di aver stretto un legame forte, un po' come aveva stretto anche con altre prede, poi, sgomenta ricordò, le altre prede erano morte, nessuna di loro era sopravvissuta al trattamento, forse i genitori avevano quel potere, forse, ma ora loro potevano solo continuare a vivere in eterno intrappolando nella magione prede ignare e succhiando loro la linfa vitale.
Cristina, alzatasi a sua volta teneva in mano uno strano attrezzo, lo teneva con entrambe le mani e dopo aver alzato le spalle, forse per scusarsi o forse per far capire che la vampira non avrebbe avuto speranza, le si avvicinò.
Agata, spalancò le fauci, mostrò i canini e un rivolo di sangue colò dalla sua bocca, provò una sensazione che le era estranea, provò paura, si addossò al muro e tentò di difendersi con le mani e con le braccia, parando i colpi che una dopo l'altra le infersero le tre ragazzine.
Lo scontro non durò a lungo, le ferite riportate da Agata erano profonde e il sangue macchiava il pavimento che dopo un primo momento, a fatica, tentava di assorbirlo senza più riuscirci.
La vampira urlò, più per avvertire la compagna che di dolore, poi le forze le vennero meno e lentamente si accasciò al suolo esalando l'ultimo respiro.
Luisa pulì la lama sul vestito e così fecero anche le altre due, poi, dopo essersi assicurate che Agata non avesse più vita in corpo, si allontanarono. Ora mancava Ophelia, avevano sentito che si era allontanata, doveva preparare la carrozza, le avrebbero portate nel bosco e lasciate in balia della notte.
Questi erano i loro programmi, non certo quelli di Cristina, Luisa e Sofia che, percorso l'intricato dedalo di stanze si trovarono davanti alla scalinata, guardarono nella tromba delle scale, Ophelia doveva essere nel porticato o addirittura nel cortile. Scesero le scale di corsa, tenendo i loro strumenti di morte ben celati dietro la schiena, poi a memoria trovarono il porticato.
Il sole stava calando all'orizzonte, sapevano di avere poco tempo, una volta sceso il sole la vampira avrebbe trovato nuovo vigore e avrebbe potuto sopraffarle, poi, ora poteva contare anche sulla rabbia, lo sgomento e la furia di aver perso la sorella.
Percorsero lentamente il porticato, nascondendosi dietro le colonne, e finalmente la videro, tranquilla stava finendo di attaccare il cavallo al carro.
Percorsero l'ultimo tratto e proprio mentre stavano per uscire allo scoperto per attaccarla il sole scomparve dietro i monti e si fece buio.
Ophelia, si guardò attorno, i suoi occhi si tinsero di rosso, spalancò la bocca, un po' come aveva fatto in precedenza Agata. Le aveva viste, e sapeva...
(Con Ophelia Winter e Agata Borghesan e Luisa, Cristina e Sofia. Foto di Marco Elli)
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