lunedì 14 dicembre 2015

Cyberpunk - La droga cinese - Decima parte -


La notte era passata tranquilla, il netrunner fu il primo ad alzarsi, prese la droga e dopo di che ripensò allo strano sogno fatto nella notte. Aveva ricordato un codice che era stato costretto a dire ad un uomo, probabilmente un russo, che teneva in ostaggio una donna bionda che lui non aveva riconosciuto. Una volta consegnato la sfilza di lettere e numeri gli aggressori avevano ucciso la ragazza e si erano dileguati. Il sogno si era interrotto bruscamente e quindi non ricordava altro.
Quando si svegliarono anche Antonio e Pierangelo, i tre seguirono le indicazioni stradali date dal contatto dell'uomo d'affari e raggiunsero la periferia sud.

La nuova sistemazione piacque a tutti, una casa isolata su via Mantova a pochi chilometri dal centro abitato. Alle spalle del casolare la vecchia ferrovia ormai in disuso da anni, e ai lati solo campagna. Quando Antonio guardò per prepararsi ad un'eventuale difesa, notò solo una antica pieve a molti metri e mancante di buona parte di quella che una volta doveva essere la torre campanaria. Dalla parte opposta solo campagna incolta.
La strada, per quanto un tempo piuttosto trafficata, ora non era molto usata, e quindi la zona parve immediatamente molto tranquilla.
La casa, divisa in quattro stanze si presentò con inferriate alle finestre e un grande camino nella stanza che un tempo doveva essere stata la cucina. La sala e le due camere erano abbastanza spaziose per poterci stare comodamente, il bagno era in fondo, ricavato probabilmente in un secondo tempo, era accessibile solo attraversando una delle camere.
"Solo quattro finestre e una porta" disse il netrunner che già stava pensando a come disporre un eventuale congegno per prevenire intrusioni.
"Un seminterrato piuttosto spazioso" aggiunse Antonio
"Ma niente soffitta" chiuse il discorso Pierangelo che si era dannato a cercare uno spazio fra il tetto e il soffitto.
I tre si recarono nel grande magazzino di via Delle Fonderie dove già erano stati qualche giorno prima, notarono subito dei cambiamenti. Il cortile era praticamente deserto e due guardie stavano all'ingresso.
"Siete attesi?" chiese uno dei due quando i tre si presentarono davanti a loro.
Giancarlo pensò per qualche istante, poi si ricordò del ragazzotto che all'interno del market gli aveva venduto l'apparecchiatura elettronica per la sistemazione provvisoria in via Parigi, disse il suo nome sperando che fosse ancora occupato lì e attese.
La guardia si grattò la testa "potete passare, sicuramente sapete già che dovrete depositare le armi negli appositi armadietti e rastrelliere, vi verrà data una chiave e potrete riavere la vostra roba solo a fine acquisti".
I tre entrarono e il netrunner, riconoscendolo andò direttamente al bancone dove un ragazzo con occhiali e capelli rossicci era intento a controllare un monitor.
"Salve, avevate bisogno?".
I due si guardarono per un attimo e il ragazzotto fece un'espressione pensierosa "ma, noi ci siamo già visti?".
"Certo che no" disse il netrunner che sapeva bene aver cambiato le sembianze della faccia e quindi essere irriconoscibile da quel venditore.
"Allora come avete avuto il mio nome?".
"Mio fratello" inventò al momento.
"Ah, ecco, mi sembrava di avervi già visto" si affrettò a dire Riky restando sul vago "e ditemi di cosa avevate bisogno?".
"Vorrei dei sensori di movimento, una centralina e un taglia erbe. In più ci servirebbe una porta blindata".
Il ragazzo scomparve tra le scansie e tornò con cavi, sensori e la centralina "per questi non ci sono problemi, per il tagliaerbe e la porta blindata credo che dovrete andare da un altra parte" poi sembrò riflettere "altrmenti potreste chiedere a Meggy, lei potrebbe fornirvi un pannello di metallo da applicare alla porta e per il tagliaerbe, dovrebbe averne ancora qualcuno in officina. Aspettate, ora chiedo" prese il piccolo apparecchio telefonico, compose il numero velocemente e poi prese a parlare veloce e sottovoce.
"Fra una decina di minuti vi aspetta fuori con la lastra e l'aggetto taglia erbe".
Il netrunner parve sollevato, pagò i sensori e poi si intrattenne a guardare le armi, cosa che fece anche Antonio, mentre il netrunner non comprò nulla, l'altro si fece confezionare due Uzi e i proiettili "potremmo utilizzarli come copertura di fuoco".
Giancarlo si limitò a fare un cenno affermativo con la testa, poi i tre uscirono.
In cortile, una ragazza alta e massiccia li aspettava con in mano una lastra di metallo che aveva appoggiato alla pavimentazione asfaltata.
"Ecco la vostra porta" sorrise "e qui il vostro trabiccolo".
Pierangelo guardò il tagliaerbe, poi vedendo una concessionaria vi si diresse "ho perso la macchina chissà dove, devo recuperare un furgone o roba simile".
Giancarlo pagò la ragazza e poi con Antonio seguirono l'amico nella concessionaria.
Quando entrarono stava già trattando sul prezzo "... allora siamo d'accordo" stava dicendo e nel mentre pagava in contanti ad un signore distinto di mezza età.
"Anche questa è fatta, dovremo solo blindarlo a dovere" disse uscendo.
I tre tornarono verso casa. Il netrunner si mise a programmare, doveva assolutamente finire il programma prima di sera, l'avrebbe consegnato entro i termini e avrebbe così raggranellato qualche soldino. Pierangelo tornò a cercare caparbiamente il sottotetto mentre Antonio, una volta acceso il tagliaerbe iniziò a sistemare il cortile.
Arrivò mezzogiorno e i tre si ritrovarono intorno alla tavola "il sottoscala mi sembra un ottimo nascondiglio per l'artiglieria e nel caso ci arrivino in casa di soppiatto".
"Non dovrebbero, l'impianto d'allarme lo sistemo nel pomeriggiom voi andate a trovare Sonia".
I due si guardarono in faccia e pur non avendo molta voglia di muoversi seguirono il consiglio di Giancarlo e appena sparecchiato presero la Punto e si diressero verso l'ospedale.
Trovarono Massimiliano piuttosto indaffarato, "il lavoro non manca, e anzi, Parma sembra ribollire di rabbia e tafferugli e i feriti non mancano mai. Sonia è al tredicesimo piano".
I due salirono in ascensore, raggiunto il piano si guardarono attorno e poi seguendo le indicazioni di un infermiera moltto giovane, raggunsero la camera di Sonia.
La trovarono semi appisolata e spiegò loro che stava meglio ma era praticamente tre giorni che non dormiva e ora iniziava a sentirne la mancanza.
Parlarono per una mezz'ora buona, gli spiegarono della nuova sistemazione e dei nuovi acquisti, sperando che la ragazza potesse dare loro informazioni, restarono delusi quando lei disse di non avere nessuna novità.
Tornando a casa trovarono Giancarlo che aveva finito di sistemare l'impianto di antintrusione "si sta facendo tardi, comunque è tutto a posto".
Pierangelo fece un ennesimo giro intorno alla piccola casa cercando un indizio per la presenza o meno del sottotetto. In realtà fu Antonio che passandogli accanto vide qualcosa luccicare sul tetto.
Pierangelo salì lentamente la scala evide il piccolo abbaino, Antonio andò dall'interno, la ricerca non fu breve ma alla fine trovò il passaggio a lungo cercato.
Nella piccola soffitta c'erano dei cavi e delle riviste e poco altro. Lo spazio, troppo piccolo per poter essere utilizzato venne subito richiuso e i tre scesero da basso preparandosi per la cena.
Dopo poco che erano andati a dormire, suonò l'allarme svegliandoli di soprassalto.
L'impianto aveva funzionato perfettamente, tre uomini si erano introdotti nel cortile e stavano avanzando verso la porta.
Antonio si appostò con il fucile ad una delle finestre, gli altri due andarono nella stanza accanto e restarono nascosti.
Gli uomini, vestiti di nero, erano tre e ben presto si divisero, uno, presumibilmente il capo restò davanti a casa, probabilmente con l'intenzione di entrare dalla porta, gli altri si divisero uno a destra e uno a sinistra.
Antonio sparò direttamente su quello che stava arrivando dalla sua parte, il colpo si infranse sul corpetto corazzato, lui rispose al fuoco ma senza successo.
L'altro, dall'altra parte sparò verso la finestra, probabilmente vedendo la sagoma di Pierangelo, ma il proiettile esplose contro il muro ben lontano dal bersaglio.
Pierangelo rispose al fuoco ottenendo nulla o poco di fatto.
Antonio prese nuovamente la mira e questa volta l'uomo con il fucile cadde a terra esanime.
Gli intrusi, rimasti in due continuarono ad avanzare.
Anche Giancarlo si unì alla "festa" ma solo con l'intervento di Antonio, anche il secondo intruso cadde stecchito.
Per quanto riguarda il terzo, ci fu più da penare. Infatti quando Antonio tentò di colpirlo alla testa si rese conto che l'uomo calzava un elmetto che lo metteva al riparo dai colpi precisi del killer.
Ci vollero tre proiettili prima che Antonio vide il suo bersaglio cadere nel vialetto.
I tre, vestiti di nero, vennero perquisiti accuratamente, a parte le armi e pochi soldi, tutti avevano in tasca un mazzo di carte sulle quali erano disegnati uomini politici, di spettacolo e del mondo dell'economia e in fondo, trovarono anche le loro facce disegnate nel segno dei fiori.
Erano stati seguiti, il loro travestimento poco aveva fatto, qualcuno doveva aver fatto la spia, e i tre pensarono di non essere più tanto al sicuro malgrado avevano cambiato casa.

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