martedì 8 dicembre 2015

Il necromante


Il vento entrando dalla finestra sembrava parlare con l'unico occupante della stanza. L'uomo, dal canto suo, seduto alla scrivania borbottava qualcosa. Si alzò di scatto avvicinandosi alla piccola finestra e guardò la vallata sottostante. Il castello era stato abbandonato qualche secolo prima, e ora ampliamente diroccato, era stato dimenticato persino dai villici che abitavano le poche case che erano state costruite dopo la guerra. Uomini e donne, soprattutto di una certa età, guardando quei ruderi facevano segni scaramantici e ai forestieri che pochi giungevano dal mare dicevano di non avvicinarsi.
"Il castello? E' infestato" andavano ripetendo.

Aggrip, notte tempo, aveva risalito la collina e trovando il portone aperto era entrato nella fortezza. Il cortile interno versava in cattive condizioni, ma ciò che colpì il suo sguardo furono le armi lasciate a terra e qua e là tracce di un incendio mai domato.
Entrando nella struttura si trovò in un ampio locale, i suoi passi risuonarono in un'eco multipla. Prese una torcia dal muro e dopo aver pronunciato alcune parole l'accese.
Non sapeva di non essere solo, si guardò attorno, al contrario del cortile esterno, la sala non sembrava essere stata toccata dal fuoco, ma la guerra aveva lasciato le sue tracce. La parete a ovest era sbrecciata e il vento ululava tra i mattoni. Aggrip rabbrividì stringendosi nel mantello e decise di salire le scale.
La luce della torcia lanciò ombre inquietanti sulle pareti ammuffite, il mago sostò sul pianerottolo prendendo fiato e ascoltando i rumori che venivano dal piano superiore.
Rimugginò le parole di Khellendrox "ricorda potresti trovarti di fronte al necromante".
Aggrip non aveva chiesto spiegazioni, il nano aveva aggiunto che non avrebbe dovuto far nulla, nel caso usare la magia o la spada solo per difesa.
Uno stretto corridoio si aprì alla sua destra lungo e scuro, l'uomo, salito l'ultimo gradino camminò lentamente stando attento a dove metteva i piedi.
Alak, gli aveva insegnato a trovare piccoli trabocchetti e trappole che potevano essere nascosti nella pavimentazione e lungo le pareti.
Il necromante, nella torre tornò a sedersi, tamburellando con le dita sul tavolo attese impaziente l'arrivo di Aggrip. Sapeva che sarebbe arrivato, sapeva che non avrebbe fatto nulla per ucciderlo, sapeva che veniva per conto del chierico.
Aggrip, arrivato a metà corridoio si fermò cercando di allentare la tensione. Aveva controllato le pareti e aveva camminato lentamente appoggiando i piedi delicatamente sul pavimento attendendosi qualche scherzo del destino.
Le stanze che si affacciavano sul corridoio erano spoglie, dalle finestre munite di inferriate arrivò una folata di vento gelido e Aggrip pensò di aver sentito una voce, si acquattò appoggiandosi alla parete e attese una nuova sventagliata che non si fece attendere molto. La voce che sembrava aver sentito gli parlò nuovamente "non andareeee".
Aggrip sorrise pensando fosse uno scherzo della sua immaginazione. Riprese a camminare lentamente lungo il corridoio e vide la luce trapelare da sotto la porta dell'ultima stanza. Capì al volo che era atteso.
Arrivò davanti alla porta e alzò il braccio sinistro per bussare ma la porta si aprì prima che le sue nocche potessero sfiorare il legno.
"Vieni avanti mio giovane ospite" disse un uomo seduto all'unico mobilio della stanza.
Aggrip varcò la soglia e attese.
"Salve, il mio nome è Aggrip, sono venuto per..."
Non riuscì a finire la frase, l'uomo che fino ad allora gli aveva dato le spalle si alzò di colpo guardandolo "...conto di Khellendrox" finì il discorso.
Al mago non rimase che fare un cenno di assenso con la testa, giusto per distogliere lo sguardo da quel viso scavato e dalle sue orbite vuote.
"Non temete, sono molti coloro che non riescono a sostenere il mio sguardo e non per questo nessuno li ha più visti. Ma piuttosto, sedetevi" indicando una sedia che sembrava essere comparsa dal nulla.
Aggrip tenendo lo sguardo rivolto al pavimento si sedette come ordinato e attese silenzioso.
"Dunque volevate parlare con me, penso che il nano voglia rivolgermi delle domande".
Il mago guardò il necromante che sembrava leggergli nella mente "Khellendrox chiede se conoscente Nero".
Il nonmorto rise e i suoi denti ingialliti dal tempo scricchiolarono quando richiuse la bocca "Certo, lui è una mia creatura. Lo ha forse importunato?".
Aggrip conosceva la storia dello scontro avvenuto qualche anno prima tra Nero e il chierico, sapeva che il mezzosangue aveva usato parecchi incantesimi per annientare il nano e alla fine, quando ormai giaceva a terra immerso nel suo stesso sangue, tirò fuori un oggetto e l'esplosione che produsse si portò via lui e il palazzo dietro di lui. Khellendrox era stato sommerso dai detriti dell'esplosione ma non aveva subito ferite gravi.
Il necromante aspettò che Aggrip dicesse qualcosa, lesse i suoi pensieri e sorrise, poi prese una clessidra e la girò guardando scorrere la sabbia al suo interno.
"Il tempo scorre, non ti resta molto. Dimmi dunque, parla!".
Aggrip guardò il necromante e sospirò "Potete fermarlo?"
La mano ossuta avvicinò la clessidra al viso e le orbite vuote sembrò che contassero chicco a chicco la sabbia che veloce stava defluendo dall'alto verso il basso "Dunque, lui chiede aiuto a me"
"Non..."
"Era potente un tempo. Ora invece deve scendere a patti con il nemico" disse nuovamente.
Aggrip decise di non cadere nella provocazione, rimase in silenzio aspettando, guardò la sabbia nella clessidra e calcolò quanto tempo gli restava.
Il necromante quando vide che la sabbia rimasta era poco più che calche granello la posò sul tavolo in orizzontale, la sabbia smise di scendere e il tempo sembrò fermarsi.
"Non temete, lo farò" disse e scomparve alla vista del giovane ospite che rimase solo nella torre.
(Foto di Skullz Domination)

Nessun commento:

Posta un commento

Cosa ne pensate?