venerdì 22 gennaio 2016

Il milite tornato dal passato


Solo dopo aver svoltato in diverse vie e attraversato almeno due ponti, decise di arrestare il proprio passo e fermarsi al riparo da occhi indiscreti. Scelse uno dei vicoli che costeggiavano la massicciata della ferrovia. Non ricordava minimamente quella che un tempo era stata la sua città, la città che lo aveva visto nascere e crescere, almeno fino a quando il suo governo lo aveva mandato a chiamare. Una mattina, un ometto basso, tarchiato e con gli occhiali, aveva bussato alla sua porta e aveva recapitato una lettera. Ora gli stava lentamente tornando tutto alla mente. Era stato richiamato alle armi. La lettera diceva soltanto che avrebbe dovuto presentarsi entro il pomeriggio altrimenti sarebbe stato dichiarato un disertore.
Lui naturalmente non ci aveva pensato minimamente a disertare ed era partito per il fronte. Della guerra ricordava assai poco, solo alcuni sprazzi, forti esplosioni, luci e i cadaveri dei proprio commilitoni, poi, come già aveva fatto in precedenza, ricordava la collina dove era "tornato".
Chiuse gli occhi alcuni secondi, come a voler scacciare quei ricordi, tenendo le palpebre abbassate frugò nelle tasche e tirò fuori la cartina della città.

La stese sul manto stradale e riaprendo gli occhi iniziò ad osservarla. Il vecchio proprietario aveva segnato delle croci rosse e verdi sulla carta accompagnate da dei numeri. Non gli ci volle molto per individuare il luogo dove sorgeva la torre, luogo dove si era barricato dopo il pasto e che aveva tentato di difendere fino all'estremo, poi, i militari sopraggiunti erano apparsi in numero troppo grande per poterli respingere tutti e quindi si era dato alla fuga. 
Staccò gli occhi dalla carta stessa in terra e guardò oltre le sue spalle dove il vicolo si affacciava alla via principale, attese qualche secondo e non sentendo alcun rumore sopraggiungere tornò a guardare quel guazzabuglio di strade e quelle croci che avevano veramente poco senso.
Cercò di frugare nuovamente nei suoi ricordi per tentare di recuperare frammenti di informazioni che potessero essere utili, da prima non arrivò nulla, poi dal nulla spuntò un viso. Era un uomo anziano, aveva lunghi baffi bianchi ingialliti dalla nicotina delle sigarette che continuava ad accendere una dopo l'altra.
"...quando arriverai alla croce verde contrassegnata con il numero quattro troverai viveri e munizioni, armi e probabilmente anche qualcuno che ti darà altre informazioni, ricorda non devi..."
A sovrastare la voce di quel ricordo lontano, giunse al suo orecchio il latrare di un cane, poi delle voci concitate.
Maxx, svelto ripiegò la cartina e la rimise nella tasca della giacca, poi corse in fondo al vicolo e svoltò senza pensarci a destra iniziando a correre.
Raggiunse un parco lo attraversò e poi guardò il cielo, a giudicare dalla posizione della luna e il buio che lo circondava, l'alba era ancora lontana, deglutì prese fiato e tornò ad aumentare l'andatura.
Dal cielo iniziò a cadere una fitta pioggerellina e si sollevarono raffiche di vento gelido che gli sferzavano il viso. Lui non avvertì né l'umidità né tanto meno il freddo, continuò a correre sentendo alle sue spalle le grida arrivare più forti.
Raggiunti i portici prese la pistola, controllò che fosse carica e riprese a camminare; aveva memorizzato il tragitto alla croce verde contrassegnata con il numero quattro, una volta arrivato lì avrebbe cercato un luogo sicuro.
Abbandonò il porticato e tornò sotto la pioggia che si era fatta più insistente, alle sue spalle sentì la presenza dei cani e poi un proiettile gli passo a pochi centrimentri dalla spalla destra, si voltò ed esplose due colpi senza guardare. 
Sentì un grido e di seguito un tonfo, uno dei proiettili doveva aver centrato un bersaglio, sperava si trattasse di uno degli inseguitori e non un passante ignaro del pericolo.
Facendo mente locale alla cartina pensò di essere molto vicino alla meta e guardando davanti a sé vide una costruzione piuttosto strana, bassa e di mattoni rossi non si era per nulla integrata con l'urbanizzazione moderna e appariva decisamente fuori posto. Maxx capì che doveva essere quello il luogo perché gli ricordò qualcosa della sua gioventù. 
Prima di attraversare la strada e raggiungere la meta, si voltò e vide i suoi inseguitori, a parte i due cani dei quali aveva sentito la presenza già a più riprese, ora riuscì a vedere anche gli uomini ce li seguivano, erano cinque, portavano elmetti in testa e tra le braccia fucili, pareva che loro non godessero della sua stessa buona vista e sembrava che non l'avessero visto malgrado lui fosse interamente allo scoperto.
Puntò la pistola verso quello più vicino e senza indugiare oltre premette il grilletto, l'uomo ruzzolò sul selciato intralciando il passo ad altri due che stavano sopraggiungendo. Il primo militare cadde carponi sul corpo del compagno ferito, l'altro, più scaltro, riuscì a saltare l'improvviso ostacolo e quindi imbracciando il fucile mirò verso il nemico immaginario che aveva appena sparato al proprio commilitone.
Maxx assistette alla scena e vedendosi puntato il fucile addosso, si girò di scatto e riprese a correre, doveva arrivare solo a quell'enorme portone, spingerlo e sarebbe stato al sicuro, probabilmente qualcuno all'interno avrebbe coperto la sua ritirata sparando ai suoi inseguitori.
I primi colpi lo mancarono di un soffio, poi altri scoppiarono dopo i primi e alcuni lo raggiunsero perforandogli la carne.
I proiettili che lo raggiunsero alla schiena lo spinsero leggermente in avanti, non avvertì dolore ma fu sbilanciato e per poco non rischiò di cadere, il peggiore fu quello che colpì la gamba destra; il muscolo del polpaccio non oppose alcuna resistenza e l'osso, probabilmente molto fragile si spezzò in due parti.
Maxx cadde a terra ruzzolando fino al marciapiede, strinse la pistola e svuotò le restati pallottole ancora nel caricatore verso i nemici che stavano sopraggiungendo dall'altra parte della strada, sentì delle grida e dei tonfi attutiti, poi con le braccia iniziò a trascinarsi verso la porta, verso la salvezza senza più curarsi di ciò che stava accadendo dietro di sé.
I superstiti avevano mollato i cani  e sarebbero arrivati presto su di lui se non fosse stato per quell'angelo che gli apparve di fronte. 
La vide solo di sfuggita, indossava una corta tunica che le metteva in mostra gambe affusolate, più in alto, un viso angelico contornato da capelli molto chiari, gli sorrise, poi, dopo aver guardato oltre il suo viso cambiò e spressione e Maxx vide l'arma che imbracciava sembrava una Gatling, rimase stupefatto ma quando esplosero i primi colpi a ripetizione e sentì i bossoli tintinnare sul marciapiede comprese che non si era sbagliato. 
Rimase qualche secondo ad ascoltare quel suono ripetitivo, poi le forze gli vennero meno, la vista si annebbiò e tutto intorno a lui si fece scuro, i rumori si affievolirono fino a diventare dei lontani borbottii e in fine l'oscurità e il silenzio lo avvolsero. (Con Maxx Melato)

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