sabato 23 gennaio 2016

Le avventure di sir Arthur McKhellen

Tutto iniziò alla fine di settembre. Aziz, il mio assistente, quella mattina mi ricordò che gli ospiti inglesi erano arrivati da qualche giorno in città e che avevano bisogno urgente di parlarmi. Sapevo bene cosa avessero in testa. Alcuni erano già all'opera nella zona della Valle dei Re, scavavano da alcuni anni, ma i risultati erano stati scarsi, almeno secondo la loro brama di reliquie, ora volevano espandere le loro concessioni ed erano qui solo per chiedere nuovo spazio per nuovi scavi.
Avevo problemi ben più importarti per la testa. Il Canale era minacciato, turchi e greci stavano facendo la voce grossa nel Mediterraneo orientale e le imbarcazioni che uscivano dal Canale erano sempre sotto osservazione, presto sarebbe successo il peggio, e questo non doveva succedere, la marina inglese o qualche altro funzionario non doveva venire in queste terre.

Il caldo opprimente di distolse da quei pensieri, guardai Aziz e poi la strada affollata "il ricevimento di stasera, deve essere tutto pronto".
"Lo sarà, lo sarà. Dovete solo pazientare e stare tranquillo" mi rispose Aziz con la sua solita calma serafica degli uomini di quel continente.
Io presi il ricevitore e dopo aver parlato brevemente con la centralinista mi feci passare l'ufficio di uno degli ospiti.
"Pronto?" mi rispose la voce pacata di un maggiordomo.
"Non vorrei disturbare il conte, ma dovrei..."
"Il conte in questo momento è impegnato, cosa devo dire?"
"Riferisca che mister McKhellen ha chiamato per ricordare la cena di stasera" poi feci una pausa per asciugarmi il sudore dalla fronte "naturalmente voi non sapete quanti saranno gli ospiti che il conte ha deciso di chiamare..." attesi qualche secondo prima di continuare "comunque sia, manderò alcune vetture a prendervi, sarà verso le ventuno".
"Sì signore, il conte, sarete in dieci signore. Avvertirò il conte di questa vostra preziosa premura. E' tutto?"
"E' tutto" diss seccamente e dimisi la cornetta sulle apposite forcelle interrompendo la comunicazione.
"Tutto a posto?" chiese Aziz guardandomi brevemente.
Sbuffai "ci sarà da andarli a prendere, sono in una decina, pensaci tu, io devo scrivermi alcuni appunti".
Aziz non disse nulla chinandosi nuovamente su dei documenti che stava esaminando da ore.
Mi avvicinai alla macchina da scrivere, stavo iniziando a battere sui tasti per scrivermi un breve discorso per la sera quando mi venne una nuova idea "Ah, dovremo convocare un turco, un uomo fidato del sultano, devo trovare il modo per placare gli animi".
Aziz tornò a sollevare la testa dai fogli, la sua espressione non tradì la sua collera "Il sultano non naviga in buone acque, sta perdendo potere, non sarebbe meglio..."
"Mi conviene attendere che gli eventi precipitino?" lo chiesi più a me stesso che al mio aiutante egiziano.
"Forse, sarebbe meglio" rispose lui pensando che la domanda fosse indirizzata a lui.
Sorrisi "attenderemo".
Nel frattempo all'aereoporto arrivò un biplano dall'Italia. Piuttosto scalcinato sembrava avesse affrontato un viaggio ai limiti dell'impossibile. Il passeggero, scese visibilmente scosso, si guardò attorno in cerca di qualcuno e subito dopo venne circondato da bambini urlanti che gli chiedevano le cose più disparate "Avete dei soldi?" "Un lavoro per me signore?" "Vi porto le valige?".
L'uomo, visibilmente scocciato e accaldato li scansò in malo modo, si voltò verso l'aereo e il pilota, alto e secco appoggiato al proprio velivolo gli sorrise.
"Mr Serghiej?"
"Eccomi, eccomi".
Salito sulla carrozza si sentì un po' meglio "vi porto alla vostra camera".
"Vorrei bere qualcosa"
"Acqua?"
Il ragazzo, venuto da Roma con un accento inglese piuttosto chiuso lo guardò in malo modo "alcoo..." la parola gli si bloccò in gola.
"Il produttore e altri saranno felici che siete arrivato, stasera avrete modo di parlare con loro ad un ricevimento molto speciale".
"Ottimo. Ma qui fa sempre così caldo?"
"Malgrado siamo già a fine settembre, il caldo non ci ha mollato per un solo istante" disse l'inglese accompagnatore "eccoci arrivato, avrete modo di rinfrescarvi e riposare" poi dopo una pausa "ricordatevi di stasera".
Il russo scese dalla carrozza salutò e una volta consegnati i documenti alla reception salì in camera. Lussuosa ma non opulenta era arredata all'orientale, numerosi cuscini erano sparsi sul pavimento, un tavolino basso era addossato ad una parete vicino a un narghilè, dalla parte opposta una vetrinetta contenente delle bottiglie particolari risultò essere molto invitante. Serghiej aprì una bottiglia si versò un quantitativo generoso in un bicchiere e lo trangugiò, poi si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi addormentandosi.
Alla sera si ritrovarono tutti riuniti intorno alla tavola, erano quasi tutti inglesi a parte un uomo turco che si presentò come il produttore del film che avrebbero girato tra le rovine, un professore, piuttosto anziano di nazionalità americana e il giovane protagonista un russo piuttosto facoltoso.
"Ser McKhellen, come già vi avevo anticipato, il mio gruppo è qui per chiedervi di ampliare gli scavi, vorremmo andare più a sud, spero non ci siano problemi".
Io storsi il naso "tutto dipende da quanto sareste disposti a spendere" accennai.
Il discorso si spostò al film, ero piuttosto interessato, non avevo mai avuto modo di andare al cinematografo ma spesso avevo sentito parlare di questa nuova diavoleria e alcuni conoscenti ne erano usciti estasiati.
"...il film sarebbe girato vicino alle rovine di Abu Simbel e poi magari nel deserto e sul Nilo. Per l'Egitto sarebbe una buona vetrina" stava dicendo il turco che essendo il produttore voleva avere un investimento assicurato.
"Vedremo, l'importante è che non deturpiate gli scavi e i monumenti".
"Certo che no".
Alla fine della cena, chiamai un camerriere e mi feci portare una mappa, sgombrai una parte del tavolo e la stesi. Il conte si alzò e indicò alcuni punti sulla mappa "potrebbe essere interessante qui e qui".
Seguii l'indice dell'uomo e sorrisi, "appronterò un battello per il viaggio, andremo a visitare i posti e decideremo prezzo e tempistica"
Gli invitati poco per volta si accomiatarono lasciando la sala.

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