mercoledì 2 marzo 2016

La loggia nera/5

La stanza era buia e malgrado gli ampi finestroni che s affacciavano sul cortile interno della rocca l'aria era quasi irrespirabile. Il tanfo di urina mista all'odore di chiuso dava quasi alla testa. La duchessa e il suo consorte lasciarono andare le bambine che poco prima avevano in grembo le quali si sedettero scomposte sul gelido pavimento in sasso.

Le due fazioni si studiarono per qualche istante rimanendo silenziose, a parlare fu una voce in un angolo buio. Nessuno dei presenti la riconobbe e riuscì ad associarla a qualcuno di conosciuto.
"Non avrei mai voluto che tutto questo accadesse, ma ciò che è stato prima di questa sera non ha potuto evitare ciò che sarà all'alba di questa lunga notte".
Elysa inginocchiata stringeva la corta balestra puntandola verso Amelia, Drakar alle sue spalle osservava Ivan e Carmilla, la ragazza teneva tra le mani una grossa catena. Appena il cacciatore si mosse strattonò la catena con vigore e Luisa legata all'estremità di questa cadde a terra con un leggero tonfo.
La figura all'angolo nell'ombra riprese a parlare "il tuo predecessore pensava di avermi ucciso e quando il suo corpo mortale è bruciato nella sua fortezza tutti i pochi superstiti hanno avuto esattamente lo stesso pensiero e forse hanno tirato anche un sospiro di sollievo, i sudditi serbano segreti ancor peggiori di coloro che i segreti li dispensano".
Sul volto di Samahel si dipinse una strana espressione, la bocca si piegò in un sorriso amaro, forse per via della poca luce, sembrò che la sua faccia si tagliasse in due e quando da quella voraggine uscì un liquido rossastro che abilmente il padrone di casa diresse verso l'angolo buio nessuno ebbe più dubbi; l'uomo non aveva nessuna intenzione di nascondere la sua vera natura e così anche tutti gli altri presenti nella stanza.
Il dardo sibilò nell'aria e colpì l'addome di Amelia, la quale, indietreggiando di un passo quasi a rallentatore cadde carponi, non urlò, deglutì assaporando il suo stesso sangue e poi senza indugio prese con entrambe le mani il corto gambo della freccia e strattonandola la tirò fuori.
Ivan balzò su Drakar e i due ripreso a sfidarsi come già avevano fatto nel cortile. Le lame dei loro coltelli cozzarono l'una contro l'altra alzando scintille roventi. Carmilla lasciata la catena in terra tentò di utilizzare uno dei suoi poteri ma non ebbe successo e così guardò Elysa mostrando i canini notevolmente cresciuti in quel breve lasso di tempo e preparandosi ad attaccarla.
La cacciatrice non staccò gli occhi da colei che sarebbe diventata presto la sua preda ma anche la sua minaccia più grande.
Mosse la mano sinistra verso il corpetto dove aveva altri dardi da usare nella sua micidiale arma, ne prese uno e stava per infilarlo nella feritoia quando la vampira fu su di lei.
Le due donne ruzzolarono sul pavimento in un abbraccio mortale. Carmilla di corporatura ben più massiccia riuscì a schienare la cacciatrice e tentò più volte di morderla, iniziarono un balletto piuttosto scomposto che di tanto in tanto veniva interrotto da ansimi e grugniti.
Le tre bambine inchiodate al terreno dalle grosse catene non restarono certo a guardare, tentando in tanti modi di liberare i loro esili polsi dal ferro che le legava strette a quella condizione.
Il duca guardò la moglie che tentava di tamponare la ferita con entrambe le mani, avrebbe voluto aiutarla ma sapeva che nell'ombra la minaccia incombeva molto più pericolosa che mai.
I loro sguardi si incrociarono, poi  Samahel diresse i suoi passi all'angolo buio dove era giunta la voce straniera.
Drakar, riuscì a disarmare Ivan, il suo coltello volò nella stanza e cadde con clangore sul pavimento. I vampiro vistosi disarmato aprì le fauci tentando di affondare i canini nel collo del caccatore, ma lui, preparato a quella mossa si mosse lesto di lato e l'affondo andò a vuoto.
Ad andare a segno furono invece gli artigli del vampiro. Le unghie della mano destra di Ivan penetrarono nel corpetto di Drakar e gli lacerarono la carne.
I due caddero a terra e quasi imitando ciò che stava succedendo alle due ragazze poco distanti si fronteggiarono tentanto di immobilizzare l'avversario.
Lo scontro durò qualche minuto, e si concluse esattamente quando dall'angolo buio giunse un grido disumano.
Divampò un improvviso incendio, il corpo di Samahel avvolto dalle fiamme tremò illuminando un altra figura vestita di un lungo saio nero e incappucciata.
Il duca prese a correre verso una delle finestre e si gettò di sotto.
Amelia si alzò malferma sulle gambe si diresse verso la finestra dove il marito si era gettato.
I suoi passi vennero intralciati da Cristina che le fece lo sgambetto. La donna cadde e battè la testa svenendo. Sotto di lei ben presto si allargò una macchia di sangue scuro e il suo respiro affannoso si spense in un ultimo rantolo.
La cacciatrice riuscì ad immobilizzare Carmilla che dopo l'accaduto sembrò aver perso non solo l'impeto della battaglia ma anche le forze. La stessa cosa accadde anche a Ivan che si arrese alla forza di Drakar.
Dall'angolo uscì un uomo anziano ingobbito dagli anni, non guardò i due cacciatori, si mosse verso le bambine e una dopo l'altra diede loro la libertà.
"Andate, siete libere" si limitò a dire.
Aurora, Luisa e Cristina si massaggiarono i polsi poi senza farselo ripetere una seconda volta imboccarono la porta e veloci scesero le scale.
"Noi abbiamo tanto lavoro" disse rivolgendosi ai due cacciatori che nel frattempo avevano sollevato i due vampiri e stavano procedendo a legarli. "l'alba sarà dalla nostra parte".
Abbandonando il castello nessuno li fermò, nessuno chiese. Le poche guardie che incontrarono sul loro cammino sembravano intente a fare altro, prese da una frenesia poco umana si stavano affrettando a caricare carretti e cavalli quasi che volessero abbandonare quel luogo il più velocemente possibile, sicuramente prima della venuta del sole. (Foto di Massimo de Chirico)

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