venerdì 8 luglio 2016

Le avventure di Jeff Khell


Detroit di notte è comunque una città molto interessante.

"Manderò David a lavorare in Canada alla raffineria, tra venti giorni avremo le prime dosi e così potremo iniziare il commercio".
"Eccellente" disse brevemente Johnatan "e pensi che il Barone starà a guardare?".
"Temo che ci sarà presto una rappresaglia, ma per evitare di soccombere ho escogitato un piano" dissi veloce "ho parlato con il mio contatto proprio ieri notte, lui è disposto a vendere la roba che stiamo per immettere sul mercato e nel frattempo spargerà la voce che il "fiume non è più in secca"  questo ci permetterà di far venire fuori allo scoperto la vampira che manovrava il "Mandarino" e noi la consegneremo nelle mani del Barone oltre al trenta per cento che abbiamo pattuito con Charlie".
"Bene bene..."
Nel frattempo si era avvicinato a noi uno del clan, l'avevo già visto, solitamente era addetto alla sentinella ovest, sembrava preoccupato.
"Johnatan, pare che ci sia un problema, o meglio, un intruso".
Johnatan sgranò gli occhi "parla".
"Un energumeno massiccio e molto alto è entrato nelle fogne e mi ha inseguito, urlava qualcosa ma io spaventato non sono stato a sentirlo, sono fuggito e l'ho lasciato indietro".
"Devi portarlo fuori da qui, prima che scopra il nostro covo".
A quel punto mi intromisi, posso mettere da parte i progetti di scoprir qualcosa di più sul conto del Barone e portare a termine questa missione, mi pare più importante toglierci dai piedi un intruso e per giunta grosso e rabbioso.
"Andate" ordinò Johnatan mentre con il capo chino e farfugliando qualcosa lo vidi allontanarsi dalla parte opposta a dove il confratello mi stava per portare.
"L'ultima volta era poco distante da qui".
"Inizieremo col chiudere qualche paratia, avrà l'accesso bloccato e tornerà sui suoi passi, altrimenti lo inonderemo d'acqua, a quel punto dovrà davvero lasciarci in pace, sarà trascinato nelle acque di scolo e poi nel lago".
Anche X si unì a noi, percorsi alcuni tunnel sentimmo le urla e i passi pesanti dell'energumeno che aveva inseguito Ted, diventammo invisibili e seguimmo i suoi movimenti, poi, come avevamo deciso gli sbarrammo il passo allontanandoci.
John Doe, aveva perso le tracce del Nosferatu, voleva solo parlargli, chiedergli di poter parlare con il capo della congrega, adirato, disperato e a conoscenza ormai di ciò che lo stava inseguendo percorse nuovamente il tunnel dove aveva visto sparire il vampiro, poi sentì un rumore metallico e girandosi vide la grata calare alle sue spalle.
Con forza si avventò sulle sbarre, le strattonò cercando di aprirsi un passaggio. Le sbarre cedettero sotto la sua forza bruta, lui per nulla intimorito continuò ad inoltrarsi nella fogna, era certo, presto avrebbe trovato il vampiro.
Decisi di cambiare strategia, sapevo che non avremmo avuto scampo se avessimo affrontato il vampirro che avevo riconosciuto, e che sbarrargli la strada avrebbe portato solo danni e curiosità in lui, quindi decisi di deviare la sua curiosità chiudendo paratie sempre più distanti dal covo, lui avrebbe seguito i rumori e alla fine sarebbe arrivato proprio, esattamente, dove volevo io, ai margini delle fogne.
John seguì esattamente il mio piano, sentì nuove paratie chiudersi e inseguì i rumori, furente per aver perso il vampiro che stava inseguendo cambiò idea "se i Nosferatu non sono interessati ad ascoltarmi andrò a casa e poi andrò più lontano possibile da questo posto" poi ripensandoci, "anzi, interpellerò il Barone, sicuramente a lui interesserà il fatto che un abominio sta entrando in città, dovrà pur preoccuparlo in un qualche modo".
John uscì così dalle fogne, io invisibile riuscii a seguirlo, volevo parlargli, ero curioso di sapere come mai fosse sceso nelle fogne e perché stava inseguendo Ted.
Lo seguii per un po', poi decisi di uscire allo scoperto, sarei sbucato poco più avanti e l'avrei sorpreso.
Così feci, sgattaiolai sotto i suoi piedi seguendo la fogna e poi, uscii allo scoperto proprio davanti a lui uscendo da un tombino.
"Bella serata per passeggiare" dissi cercando di essere disinvolto.
"Bella serata una cippa" disse lui digrignando i denti "ho bisogno di parlare con il tuo capo, è una questione di vita o di morte".
Lo guardai stupito, non l'avevo mai visto così agitato "non puoi dire a me?" dissi curioso.
"Meglio se ne parlo con lui, tu potresti non capire"
Scossi il capo un po' deluso, poi lui mi fece cambiare atteggiamento, gli occhi gli si inniettarono di sangue e sulle mani comparvero lunghi artigli, "sappi che sono pronto a smembrarti".
A quella vista mi presi un bello spaghetto, presi il cellulare e digitai veloce i numeri del telefono di Johnatan "pronto, sì, trovato e portato fuori". Poi ascoltai con calma e in silenzio "be, c'è un problema. Lui vuole parlare con te di una certa situazione delicata e se non lo fai, c'è il caso, molto sicuro che si accanirà su di me".
John difronte a me seguì la conversazione, poi quando chiusi il telefono e lo rimisi in tasca mi guardò digrignando nuovamente i denti.
"Abbiamo un accordo, ci troviamo tra un'ora nel vicolo dietro l'American Bar, sai quel vicolo dove buttano il ciarpame. Ecco lì non ci disturberà nessuno".
Il grosso vampiro avendo ottenuto un incontro si rilassò "ci sarò, ma fai in modo che ci sia anche lui, altrimenti..." lasciò in sospeso la frase di proposito per farmi capire che non aveva cambiato idea sul fatto di farmi la festa.
Lo lasciai nella piazzetta e rientrai nella fogna, Johnatan al telefono non mi aveva dato assolutamente l'idea di voler incontrare John, quindi dovevo andarlo a prendere e convincerlo e per fare il tutto avevo un'ora, solo un'ora.
Nel frattempo dall'altra parte della città Charles aveva richiamato l'uomo che la sera prima gli aveva dato grandi soddisfazioni.
"Dunque ci siamo?" chiese appena l'uomo si fu seduto.
"Così pare. Certo resta da capire come sintetizzare quella sostanza che sembra sangue ma che ha quel qualcosa di più che ancora non siamo riusciti a capire. Probabilmente i problemi che poi si manifestano nei soggetti che fanno uso di questa sostanza sono racchiusi in quel sangue".
"E riusciamo ad arrivarci in fondo? Come sapete la polizia è al corrente della nostra indagine e il mio datore di lavoro è estremamente voglioso di avere delle certezze".
"Immagino che se la droga non dovesse dare i problemi che da ora, tutto sarebbe diverso, ma per ora non abbiamo più materia prima e quindi tutto procede più a rilento".
"Ve ne farò avere altra" disse Charles che già immaginava la diatriba tra me e il Barone per contenderci cristalli da "gettare" nella ricerca.
"Poi una volta conclusa la ricerca si butta via tutto. Non vorrei che risalissero a questa ditta, non vogliamo essere complici vero?".
"Certo che no. Ci terremo le formule e il resto non avrà nulla a che fare con noi. Torneremo al vecchio progetto. Sintetizzare sangue".
L'uomo parve più rilassato, tirò qualche boccata del sigaro che gli era stato offerto appena entrato, poi, dopo essersi scostato la lunga ciocca di capelli che gli aveva ricoperto il viso aggiunse "ci sarebbe un'altra piccola questione".
Charles, abituato a contrattare lasciò che il suo prezioso dipendente parlasse.
"Vorrei andare in vacanza, direi in Brasile, tutto spesato naturalmente e con ogni compfort".
"Naturalmente" disse l'industriale "non in Brasile, ma in Costa Rica, ho una villa con annessi e connessi, avrai modo di ambientarti".
Il dipendente si alzò "allora siamo d'accordo".
"D'accordo" disse Charles stringendogli la mano "torniamo al lavoro".
"Buona notte mister Charles".
"Buona notte".
Mentre accadeva tutto questo, Marghareta nel suo studio decise fosse arrivato il tempo di agire. Mandò qualche email ai suoi contatti universitari e una ad un archeologo che aveva fatto degli scavi con lei, poi, finalmente arrivò la telefonata dello studente che aveva spedito a fare ricerca sul campo.
"Salve" salutò con circospezione "spero di non aver disturbato".
"Hai novità?" tagliò corto la vampira.
"No, ancora nulla di rilevante, qui la vita è tranquilla".
"Della vita da quelle parti non mi interessa proprio" nuovamente tagliente "fammi sapere appena hai novità di rilievo".
"Va bene" quest'ultima frase uscì un po' sottovoce visibilmente deluso lo studente chiuse la telefonata senza aggiungere altro.
Le email di risposta furono fortunatamente solerti. Il professore universitario non si dimostrò molto utile alla ricerca, disse che il campo era molto misero, poteva forse trovare delle pubblicazioni in biblioteca e su internet qualche informazione ma nulla di veramente nuovo.
Marghareta rimase un po' delusa, meno la deluse colui che un tempo aveva scavato con lei.
"Ho un certo numero di reperti che potrei farle vedere, può venire quando vuole e sarei veramente felice di mostrare tutto il materiale rinvenuto durante gli scavi".
La vampira tirò fuori la solita scusa della malattia che le impediva di viaggiare e soprattutto restare troppo esposta alla luce del sole "quindi, se non le dispiace, preferirei che lei mi mandasse delle foto di ciò che ha trovato il più attinente possibile alla divinità babilonese in questione".
"Certo, certo, capisco" visibilmente deluso "le sto mandando delle foto e le didascalie saranno esaustive, ma se volesse far domande non esiti".
Il catalogo fotografico, si dimostrò piuttosto grosso e ci volle tutta la restante notte prima per scaricarlo e poi per visionarlo.
Nel vicolo John si ritrovò faccia a faccia con me seguito da alcuni miei confratelli. L'ultimo ad uscire dal tombino fu X.
"E Jonhatan?" chiese John un po' nervoso.
"C'è, c'è" tentai di rassicurarlo guardandomi attorno senza vederlo, poi X mi si avvicinò "Jonhatan vuol sapere di più"
A parlare direttamente fu il grosso vampiro "mi sta inseguendo oramai da venti anni un abominio, un lupino che ha avuto l'abbraccio".
I vampiri presenti, forse troppo giovani si guardarono spaventati e sorpresi. Io non avevo mai sentito parlare di abomini, certo sapevo cosa fossero i lupini e ahimé conoscevo l'abbraccio, ma mai avrei pensato che una cosa simile potesse accadere. Rimasi in silenzio e dal tombino giunse una voce. La voce di Jonhatan "sei proprio sicuro?".
"Sicuro sì, un altro del mio clan è stato ucciso solo pochi giorni fa da quella creatura e prima, durante la guerra, sempre la stessa creatura, che già era sulle mie tracce ha fatto una strage".
Quando Jonhatan parlò ancora la sua voce sembrò più distante "capisco, ma non so se crederti, non ho mai sentito parlare di questo tipo di creature. Ma tu cosa vorresti, per caso cerchi la nostra protezione?".
John avvicinandosi al tombino mi guardò torvo "il vostro capo sta già scappando, dubito che possa aiutarmi e dubito che possa aiutare voi".
Io lo guardai confuso "ma, ma cosa sarebbe?".
"Una cosa più grossa di te, di me e di tutti. Vuoi un consiglio? Scappa!".
John non avendo ottenuto ciò che cercava da Jonhatan e dal nostro clan si volatilizzò andando verso il covo del Barone "forse lui potrà aiutarmi".
Raggiunto il covo, si accorse che ormai era molto tardi, il Barone stava parlando con Mark e quando lui entrò lo degnò appena di uno sguardo. Fu John a farsi notare, spinse lontano il ghoul del padrone di casa e poi lo aggredì a parole "devi aiutarmi".
"E come posso?" chiese il Barone.
"Il Rosso è morto, è stato ucciso da un abominio che mi da la caccia da vent'anni e tu mi devi aiutare".
Il Barone rimasto senza parole si versò da bere "e quando pensavi di dircelo di questa cosa che ti sta alle calcagna?".
"Eri troppo impegnato nella tua guerricciola con il Nosferatu, ma ora il mio cacciatore è in città e sono certo andrà ovunque io sono già stato. Sente il mio odore, lo insegue, uccide tutti quelli che vede, non avrà pietà".
"Allora scappa, vai via lascia la città" disse il Barone visibilmente preoccupato.
"E' quello che intendo fare, ho tentato di chiedere aiuto al clan dei Nosferatu ma il loro capo si è rintanato nelle fogne come un topo e tu, tu uguale, non hai una soluzione per me".
"Temo non si possa fermare tale creatura. Scappa".
John, scosse la testa deluso dal comportamento del Barone. Questo lo dissuase da ogni dubbio, aveva ragione sul suo conto, un uomo che era molto fumo e niente arrosto. Non attese oltre, diede un'altra occhiataccia a Mark che si stava rialzando e poi uscì dal locale veloce salì sulla Polo e si diresse verso casa. Sarebbe andato via, si sarebbe lasciato alle spalle quella città che era sul punto di scomparire.
La notte successiva andai immediatamente da Jonhatan giusto per capire, lui rintanato nel bunker non volle uscire "se il tuo amico ha ragione siamo spacciati, io non ho sentito mai nulla di ciò che lui afferma e comunque ho mandato X e altri a pattugliare il nord, se dovessero vedere l'abominio potremo prepararci. Tu continua la tua ricerca, vai nel parco, raccogli informazioni sul Barone, speriamo siano utili nel caso dobbiamo scontrarci con lui".
Rimasi un po' confuso e durante tutto il tragitto fino a dove abitava Serena e dove lei aveva parlato con il vampiro solitario, rimugginai su quello che aveva detto John e quello che aveva aggiunto Jonhatan, non riuscii a farmene un'opinione, certo c'era da aver paura, ma non riuscivo a capire quanto fosse "ingombrante" il nemico che stava arrivando in città.
Raggiunto il parco divenni invisibile e mi aggirai nei vialetti alla ricerca del vampiro che aveva descritto Serena, non doveva essere difficile trovarlo, senza un braccio, stava seduto su una panchina e la sua occupazione massima era dar da mangiare alle anatre.
In effetti lo individuai e dopo essermi nascosto dietro un albero tornai visibile così da cercare di non spaventarlo.
Quando mi avvicinai notai stava intagliando un legno.
"Salve, il mio nome è Jeff, sono venuto per farle alcune domande. Naturalmente potrà chiedere qualcosa in cambio per le informazioni che vorrà darmi".
Il vampiro sembrò scocciato e continuò a intagliare il legno "dunque?".
Parlammo per diverso tempo, e se al principio si dimostrò piuttosto reticente, riuscii  a convincerlo a darmi le informazioni che sapeva, la lingua malgrado tutti gli si sciolse e anche se personalmente non mi disse nulla di prezioso, alla fine se ne uscì con un'informazione rilevante.
"Esci da Detroit, vai a sud, sulle prime colline troverai un paesino, lì troverai un vampiro che conosce bene il Barone, lui penso possa darti le informazioni che vai cercando".
Grato per la sua  riluttante risposta volevo a tutti i costi ripagare tale gesto ma lui fu irremovibile e ci lasciammo così come ci eravamo incontrati, da perfetti sconosicuti.
Marghareta esaminò tutto il gran volume di foto che le aveva mandato il suo contatto, una volta finito le rimase impressa solo un'ara che riportava simboli che aveva già visto. Gli unici che ne potevano saper qualcosa erano Guidi, che non voleva disturbare e il professore che il suo mentore le aveva mandato la notte precedente.
Non esitò, lo chiamò immediatamente e senza perdere tempo in convenevoli che l'uomo aveva già iniziato a mostrare disse che aveva una foto da sottoporgli "dovrai essere veloce e preciso e soprattutto esaustivo" disse.
"Capisco, sto già visionando il materiale" poi ci fu una pausa dove la donna sentì l'uomo dall'altro capo del telefono farfugliare qualcosa, poi riprese a parlare "allora sembra un'ara, probabilmente, anzi quasi sicuramente si tratta di un'ara sacrificale, penso abbiamo fatto centro".
"Ho fatto centro" lo corresse la vampira.
"Dove l'hai trovata?" chiese timidamente l'archeologo.
"Non sono fatti che ti possano interessare. Se avremo sviluppi ne saprai in un qualche modo di più" e così chiuse la telefonata per poi, immediatamente, comporre il numero di Guidi e gli spiegò la situazione e i suoi progressi.
John si svegliò stranamente riposato, al contrario delle notti precedenti aveva dormito. Si apprestò a preparare la valigia, doveva andare lontano.
Fu interrotto nei suoi preparativi dal suo capo.
"Che fai?" chiese Charles vedendolo preparare una grossa valigia piuttosto grossolanamente e di fretta.
"Sto partendo" si limitò a dire il vampiro continuando a gettare alla rinfusa dentro il baule bestiario e altri oggetti.
"E contavi di dirmi qualcosa? Ma soprattutto, dove stai andando?".
Il vampiro si fermò e sospirando pensò brevemente "pensavo di andare in California".
"Un bel viaggetto, e come mai tutta questa fretta?".
"Be, in effetti pensavo di avertelo detto" poi fece una pausa.
"Detto cosa?" chiese Charles che iniziava a spazientirsi.
"Sono inseguito da un abominio. Mi da la caccia da diversi anni, vuole uccidermi".
"E come mai?"
"Non saprei" alzò le braccia John "so soltanto che segue il mio odore, ha già ucciso un vampiro appartenente al mio clan che stava a nord, ora sono sicuro andrà nelle fogne dove ho cercato aiuto dai Nosferatu, poi dal Barone e probabilmente anche qui. Io sarò in viaggio verso la California".
"Anche qui?" disse Charles ora visibilmente furioso "mi porti in casa un abominio e non mi dici nulla?".
"Mi sono completamente dimenticato. Ti consiglio di andartene, non credo potrai respingerlo e lui solitamente fa piazza pulita. Dove passa non ci resta nulla".
"Aspetta, aspetta, ne discuteremo insieme e vedremo come fare. Qui nessuno va da nessuna parte, non fino a quando troveremo una soluzione".

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