domenica 3 luglio 2016

La favola della buona notte

La storiella che si racconta ai bambini prima che davano a letto è parzialmente tratta da un fatto vero.

Khellendrox era stato mandato a nord per indagare su fatti piuttosto strani, che avvenuti qualche tempo prima, avevano sconvolto la vita di diverse comunità di quei luoghi impervi.
Dopo una lunga marcia forzata, il nano, affamato e piuttosto arrabbiato sospettando di esser stato vessato da uno dei consiglieri della propria cittadina, vedendo giungere la notte tentò di trovare un riparo. Guardandosi attorno vide solo una sconfinata distesa bianca di ghiaccio e neve, arrancando tentò di proseguire la marcia sperando di trovare una grotta dove poter passare la notte.
Col passare delle ore la temperatura scese ulteriormente e come se non bastasse, dal cielo iniziarono a cadere grossi fiocchi di neve ma di ripari neppure l'ombra.
Ad un certo punto, decisamente demoralizzato, infreddolito e anche adirato intravide davanti a sé una sagoma piuttosto grande confusa con la perturbazione nevosa.
"Chi va là?" urlò.
La sua voce si perse nel vento e la sagoma si ingigantì improvvisamente come se si fosse avvicinata.
Il nano per nulla intimorito si preparò al peggio slegando lo scudo dalla schiena e fissandolo al braccio sinistro, poi restando immobile si inginocchiò poggiando il ginocchio sinistro a terra, prendendo il martello e riparandosi dietro lo scudo piantato nella neve.
La sagoma biancastra si mosse e il terreno sotto il nano tremò leggermente.
"Torna da dove sei venuto, non sei il benvenuto nella mia terra" disse con voce robusta la creatura che sbucò con un balzo dalla tormenta.
Il nano sbirciò da dietro lo scudo e sgranò gli occhi quando vide un drago bianco saltellare verso di lui sbattendo leggermente le grandi ali.
Al nano venne in mente una scena vissuta anni prima, quando aveva liberato dalla schiavitù dei suoi cugini da un covo di draghi bianchi. In quel frangente aveva corso un gran pericolo e soprattutto si era inimicato Alak, Alartes e Shin che nel frattempo stavano per vincere una cospicua somma scommettendo sulla battaglia tra animali di vario genere.
Khellendrox si alzò e decise di fronteggiare il drago bianco "dunque io non sarei il benvenuto? Tu non sai chi sono io".
Il drago aprì le fauci pronto a sputare fiamme sullo straniero. Khellendrox d'istinto alzò lo scudo preparandosi a proteggersi dalle fiamme. Attese qualche secondo ma non accadde nulla, quindi, tornò a guardare la creatura alata che nel frattempo aveva richiuso la bocca e si era avvicinato.
Improvvisamente il drago si gettò sul nano scoprendo gli artigli, egli tentò di parare il colpo con lo scudo ma l'artiglio stringendo il metallo freddo lo strattonò con forza facendolo volare distante dal suo possessore.
Khellendrox, rimasto senza scudo, prese il martello con entrambe le mani e raccogliendo tutta la propria forza, vibrò un colpo sul ventre del rettile.
La testa del martello colpì il drago e uno squarcio si aprì al centro del suo petto. Visibilmente adirato il mostro si gettò ancor più con vigore sul nano, lo atterrò e gli strappò di mano l'arma che in precedenza lo aveva colpito.
Il nano, disarmato e sdraiato a terra in mezzo alla neve si gettò con foga sul suo assalitore e vedendola come ultima risorsa prese la coda del drago e la morse più per la disperazione che sperando di ucciderlo, la sua rabbia e disperazione furono tali che la coda si staccò di netto iniziando a muoversi autonomamente nella neve.
Il drago, stupito da quella mossa e dolorante per la perdita della coda, colpito nell'onore si scostò dal chierico, poi con voce piagniucolante si mostrò remissivo "mastro nano, hai osato mordere la mia coda e l'hai staccata, ora senza la mia bellissima coda non potrò volare per parecchio tempo e potrei cadere vittima di altri miei consanguinei. Dunque ti chiedo umilmente di curarmi e io in cambio ti darò riparo e...".
Il chierico interruppe il lamentoso soliloquio del drago "acconsento a curarti e in cambio tu mi darai riparo, mi rifocillerai e mi darai una parte del tuo tesoro".
Il drago strabuzzò gli occhi, privo della coda camminava a stento, sbatté le ali e l'aria gelida mista alla neve che ancora cadeva dal cielo investì il nano "non tirare troppo la corda nano, potrei ucciderti" urlò sempre più arrabbiato col nano e con il destino che già sapeva poteva aver scritto la parola fine sulla sua giovane esistenza.
Khellendrox si dimostrò irremovibile e dopo un breve periodo di tentennamento il drago dovette soccombere alle richieste del chierico.
"E sia".
Da quella notte si narra questa vicenda, e se tra i nani si va sempre più radicando l'idea che un nano anche disarmato possa uccidere un drago a morsi, malgrado questo non sia assolutamente vero, tutti sono certi di essersi fatti dei nuovi nemici, infatti non c'è un drago bianco vivente che non voglia vendicarsi del drago bianco dalla coda mozza che ancora vaga per le lande ghiacciate del nord imprecando contro quel nano che l'ha beffato e depredato.

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