lunedì 2 luglio 2018

Guerra non convenzionale

Nel silenzio della notte la sentinella sui bastioni, allunga il suo sguardo nella vallata, ad ogni movimento o rumore che egli avverte, cerca di aguzzare lo sguardo per valutare se non vi siano nemici in avvicinamento.
Quella notte la sentinella, era Severo, un soldoato giovane, appena arrivato al castello. Fino ad allora aveva fatto il fattore, nulla ne sapeva di armi e nulla ne sapeva di nemici. Erano passati da casa sua, due marcantoni in armatura completa e avevano convinto il padre che il ragazzo era pronto per la guerra. Avevano lasciato un sacchetto rigonfio di monete sul tavolo e lo avevano trascinato via, ed ora eccolo li, in quella notte umida, buia e silenziosa a guardare il nulla sotto i bastione e ad attendere che qualcosa succedesse.

Poco distante dai bastioni, giù, nel cortile interno, una donna, richiusa la porta alle proprie spalle si apprestava a raggiungere l'angolo destro del cortile interno, la dove di giorni gli uomini si allenavano con spade e ogni sorta di armi contro manichini di legno. Sara, aveva una spada lunga nella mano destra, un'eredità del padre. Tutte le notti, da quando era stata reclutata come sarta all'interno del maniero, usciva di soppiatto e andava ad allenarsi, come aveva visto fare suo padre qualche lustro prima. Così nel silenzio e alla luce di una fiaccola menava fendenti e montanti a quel palo che sbrecciato in alcuni punti riceveva i colpi poderosi senza lagnarsi troppo.

Severo dall'alto dei bastioni nota delle piccole luci che appaiono e scompaiono, non vuole certo svegliare il castello per delle piccole luci, ma inizia a sudare freddo, non sa che decisione prendere, quindi irrigidito cerca di aguzzare la vista e seguirne i movimenti, più o meno ricorda che poco distante da dove ora ha visto quelle luci c'è un boschetto, immagina quindi che se si inoltreranno nella vegetazione non le vedrà più fino a quando non risbucheranno dall'altra parte e forse allora sarà tardi per avvertire del pericolo. Nel cortile Sara continua il suo allenamento, il sudore, le scende dai capelli lunghi, raccolti in una crocchia sotto un elmo di pelle. Ad un certo punto avverte un rumore alle sue spalle, si volta di scatto spada protesa in avanti "chi va là" pronuncia perentoria ma in un sussurro per non svegliare i commilitoni che dormono nelle baracche poco distanti. Dal buio non giunge voce, ma solo un altro rumore, e questa volta si tratta di una cassa che va in pezzi. Ora Sara è sicura, qualcuno è all'interno del castello e sicuramente non ha intenzione di farsi riconoscere. La decisione deve essere veloce, affrontarlo da solo o chiamare aiuto?

Tutto come previsto" disse tra se e se Severo mentre osservò i puntini luminosi scomparire "saranno entrati nella foresta" dopo aver dato un'ultima occhiata guardò il cielo, il sole era ben lungi dallo spuntare, quindi scese di corsa la scala di legno che lo portò ai camminamenti verso la stanza del comandante, un uomo burbero che non ammetteva errori. Quando raggiunse la porta, prima di bussare ci pensò un attimo, fu quell'attimo di troppo. Da basso arrivarono alle sue orecchi rumori di legni rotti, probabilmente casse o botti. Fu così che invece di bussare impugnò la propria alabarda e scese ulteriormente le scale. Sara nel frattempo, lentamente, si era avvicinata ai rumori, scrutando il buio. Fu allora che vide due puntini rossi che la fissavano e dall'ombra uscì una creatura pelosa, gobba, le braccia erano lunghe e piuttosto sproporzionate, soprattutto rispetto alle gambe corte, il muso era allungato e dalla bocca sporgevano quattro denti aguzzi, il mostro fiutava l'aria e sembrava infastidito da qualcosa, nella mano destra teneva un bastone che agitava continuamente, sull'estremità di questo, Sara, potè contare almeno otto chiodi accuminati e arrugginiti.

Severo, scende gli ultimi gradini e nella semi oscurità nota una figura, sembra gobba e fa strani gesti, muove le braccia velocemente e sussurra strane parole. Il soldato, prende la propria alabarda con entrambe le mani e lo carica, senza darsi troppo pensiero, al contempo urla forsennatamente così, da farsi notare e spaventare l'intruso. Sara, appena più in basso, sta decidendo se attaccare o attendere le mosse della strana creatura, che le ricorda tanto quella che il padre invocava tutte le volte che lei o suo fratello combinavano qualche pasticcio. Prende un bel respiro e stringendo l'impugnatura della lunga spada con entrambe le mani e avanza verso la creatura, poi sente un grido, provenire da poco più distante, non vede luci o movimenti, poi tornando a guardare verso il suo bersaglio, con sbigottimento, lo vede scomparire alla sua vista.

Severo facendo un passo indietro ritrae l'alabarda, l'uomo si erge in tutta la sua statura, si porta le mani all'addome e in un ultimo respiro si affloscia. Il soldato lo vede scomparire nel buio della notte, sa che è li da qualche parte. Sente dei passi e presto è raggiunto da Sara. "Cosa è stato?" chiede lei ancora un po' confusa. "Nulla, credo si trattasse di quegli illusionis..." non riesce a terminare la frase perché da sotto le mura arrivano urla e strepiti, quindi porta alla bocca la tromba e suona l'allarme ed ecco che dalle casette sbucano soldati mezzi addormentati, che si stanno sistemato cotte di maglia, altri si dirigono in armeria. Solo un uomo si dirige verso di loro, è il comandante, il solito sguardo truce, tutto pronto nella sua armatura e armato fino ai denti "Dunque?" chiede con il suo vocione, ma la risposta non serve, due uomini armati gli si fanno in contro e lui affiancato da Sara iniziano ad affrontarli. E' guerra!

Scale appoggiate ai muri di cinta, soldati che cercano di salire e dagli spalti altri che gettano pietre e si difendono con archi e spade, un gran via vai, voci che si rincorrono, urla, grida e ferito e morti ovunque. Il fuoco divampa, Severo, dopo aver duellato con due nemici e averli uccisi si ferma un attimo e realizza solo ora che ha ucciso per la prima volta, si tratta solo di pochi istanti, poi un soldato si avventa su di lui, con la spada para i due colpi che cercano di colpirlo al costato e alla testa, poi, meccanicamente, avanza con il piede sinistro e dopo essersi sbilanciato un poco in avanti trafigge il suo avversario che cade già dalle mura. Sara combatte al fianco del capitano. "Deve sicuramente essersi accorto che non sono uno dei suoi soldati" pensa fra se e se mentre rintuzza gli attacchi di un soldato troppo smilzo per poterla impensierire. Poi in velocità gli gira attorno e lo colpisce violentemente ad un ginocchio facendogli perdere l'equilibrio e mandandolo al tappeto. "Poi ne parleremo!" dice il comandante in direzione della donna, che in tutta risposta alza le spalle e si avventa su una scala. Aiutata da altri due uomini la sollevano e la gettano giù, facendo ruzzolare coloro che stavano salendo.

I nemici sciamavano verso le mura, senza preoccuparsi della porta principale, sembrava quasi che volessero salire solo da li. Ma le truppe schierate all'interno del castello erano forti, numerose e ben addestrate. Il comandante osservò Sara duellare, poi i due si trovarono nuovamente spalla contro spalla e riuscirono a far cadere altri numerosi nemici. Severo era stato chiamato a difendere una parte delle mura che sembravano più esposte. Il sole finalmente rischiarò il cielo e la notte si dissolse. Con l'aumentare delle luci, diminuì l'intensità degli attacchi e quando oramai il giorno era fatto, il nemico decise di ritirarsi e gli abitanti del castello poterono tirare un sospiro di sollievo. A quel punto Sara e Severo si incontrarono nuovamente, era stato assegnato loro il compito di portare i feriti, dove i cerusici potessero dar loro le cure necessarie. "L'hai visto?" disse Sara, mentre teneva i piedi di un soldato e guardò Severo sperando di avere una risposta affermativa "Cosa?" disse lui, che stava tenendo il soldato per le spalle "La creatura". Il dialogo fu interrotto bruscamente da un cerusico "Lasciatelo pure li" indicando il pavimento. "Nessun creatura, solo un uomo ammantato che faceva strani gesti". Sara iniziò a rimugginare su queste poche informazioni.

Al pomeriggio il comandante delle guardie fece chiamare Severo che era di guardia quella notte e alcuni soldati che si erano messi in luce durante la battaglia, in fine fece chiamare anche Sara. La ragazza, era nelle proprie stanze e appena sentì bussare alla porta, mise via il fuso "chi è?" domandò con voce ferma "il comandante vuole vedervi immediatamente". Poi sentì i passi allontanarsi. Le prese un po' di agitazione, subito placata dalla propria voglia di combattere, repressa da idee retrograde che il comandante si portava come bagaglio culturale dai propri avi. Si vestì e raggiunse la baracca dove stava il comandante, bussò leggermente e senza attendere risposta aprì la porta entrando. Oltre al comandante, seduto ad una scrivania logora e tarlata, vi erano tre uomini, tra i quali riconobbe Severo. "Buon giorno" arrestandosi al fianco della vedetta notturna. "Vi ho fatto chiamare perché volevo parlarvi della notte passata. L'attacco era nell'aria da tempo, ma ci ha coltocomunque impreparati. Severo, come mai vi siete allontanato dalla vostra postazione?". Il soldato guardò Sara e poi il comandante "Ho sentito dei rumori e sono andato verso i camminamenti, e li ho ucciso un primo invasore". "Di lui non è stato trovato il corpo a quanto mi hanno riferito". "Già". Sara voleva aggiungere qualcosa ma preferì tacere e attendere di essere interrogata.

Il comandante congedò tutti gli uomini, a Sara non aveva neppure rivolto uno sguardo. Quando anch'ella si mosse per raggiungere la porta egli fece un cenno e la ragazza di fermò sul posto. "Dunque combattete, e lo fate anche bene?!". Sara si voltò verso l'uomo che comandava le truppe di quell'avamposto. "Nulla in contrario spero" guardandolo fiera e attendendo che fosse lui ad abbassare lo sguardo, cosa che non avvenne. "Il soldato dice di aver ucciso un uomo incappucciato e ammantato, voi cosa avete da dire? Eravate fuori vero?". Sara si mosse verso la scrivania dove era seduto il comandante. "Ebbene si, lo confesso, ero uscita per allenarmi al buio e silenzio della notte, come faccio da tempo, lontano da occhi indiscreti. Ma d'un tratto ho sentito dei rumori e mi sono fermata. E' stato allora che l'ho vista comparire. Una creatura mostruosa, pareva che potesse vedere al buio ed era terribilmente forte". Il comandante seguì il racconto senza interroperla, ma alla prima pausa "Dunque l'avete affrontata e uccisa?". Sara scosse il capo "No signore, il mio nemico si è volatilizzato, credo quando la guardia ha colpito l'uomo incappucciato". Il comandante sogghignò "si spiegano tante cose. Potete andare". Sara avrebbe voluto spiegazioni, ma non aggiunse altro, voltò le spalle all'uomo ed uscì dalla baracca.

Verso sera, Sara fece recapitare a Severo un piccolo biglietto, voleva incontrarlo per parlare con lui da sola, sperava che il ragazzotto potesse dagli più informazioni sull'uomo che aveva freddato con la propria alabarda. L'appuntamento era per il tramonto sulla torretta ad est. Si trattava di una vecchia torre che aveva bisogno di una qualche aggiustatina e che nessuno usava più da tempo. La ragazza arrivò sul posto con un po' di anticipo, così almeno pensava. Quando fece per entrare, dall'interno sentì una voce femminile "Vieni avanti, non temere". All'udire quella voce trasalì, non per paura, non si aspettava certo di sentire la voce di una donna provenire da quel luogo, comunque, aprì la porta ed entrò. L'ambiente era illuminato solo da una candela, Sara pensò che la donna doveva essere li da parecchio visto che la candela oramai era quasi del tutto consumata. "Sei curiosa vero? Prima quel mostro e poi quell'uomo e infine l'attacco" la vecchia si alzò appoggiandosi ad un bastone nodoso "sei caduta vittima di uno stregone, ma per fortuna quel bambocc..." non finì la frase che entrò Severo, teneva in mano una torcia, guardò le due donne, si grattò il mento e poi disse "Pensavo dovessimo vederci da soli.

L'anziana fece un cenno un po' sgarbato al giovane, indicandogli una panca, poi riprese a parlare "Mia giovane ragazza, ogni uomo o donna nasconde delle paure, e questi stregoni, riescono a tirare fuori l'immagine della paura e renderla così viva da metterci in serio pericolo. Pensiamo di doverla combattere fisicamente, ma invece è solo nella nostra testa" Severo ascoltò la megera "Ma l'uomo che ho infilzato non era finzione, ho sentito la sua carne opporre resistenza alla mia lama e..." scosse il capo "poi è scomparso". Sara guardò prima l'anziana poi il ragazzo e in fine tornò sulla donna che aveva di fronte. "Quindi cosa dobbiamo fare? Sono certa che tornerà e questa volta non serviranno le armi per sconfiggerlo". L'anziana donna si alzò in piedi aiutandosi con il bastone "Dovete combattere le vostre paure e affrontarle, altrimenti questo posto cadrà in rovina, mura, torri e tutti i suoi occupanti verranno spazzati via o peggio, abbandonati e dimenticati nei secoli" detto questo, prese un'ampolla e la gettò in terra. La stanza si riempì di fumo. Quando i due ragazzi ritornarono a vedere, la porta era socchiusa e la donna era scomparsa. Sara si precipitò fuori, guardò in ogni direzione ma non vide anima viva.

Severo e Sara, arrivarono correndo dal soldato che era di vedetta e gli chiesero se avesse visto una donna allontanarsi dal castello. "No, non ho visto anima viva". "Deve essere ancora qui. Tu l'avevi già vista?" chiese Severo a Sara, pensando alla sua attività di filatrice. Sara aggrottò le sopraciglia pensierosa "no, non mi pare di averla mai incontrata e tra le anziane sono certa non ci sia". Quando scesero nel cortile interno, notarono una certa concitazione. Alcuni uomini tenevano in mano secchi d'acqua e correvano verso una delle torri, non chiesero, per non intralciare il lavoro, e si diressero direttamente al pozzo per dare una mano. Vennero loro dati due secchi a testa già pieni di acqua, solo quando si voltarono, videro le fiamme alte e il fumo denso salire da una delle torri. "E' quella che doveva essere rimessa a posto, fortunatamente non ci sarà stato nessuno". I due corsero verso la scala che dava accesso alla torre seguiti da altri due soldati. Versarono l'acqua sulle fiamme e tornarono, tramite un'altra scala verso il pozzo. "Ci metteremo tutto il giorno, hai notato che le fiamme faticano a spegnersi?". Sara rispose solo quando arrivarono nuovamente al pozzo "e se fosse un'altra illusione?".

Gli uomini continuarono ad andare avanti e indietro dal pozzo alla torre, il fuoco sembrava essere indomabile, crepitavano le travi, ogni tanto c'erano dei crolli e si levavano scintille arancioni, giallastre e rosse. Sara e Saverio si spostarono uno a destra e uno a sinistra rispetto alla torre per vedere se la loro vista fosse ingannata da un trucco. Non trovarono nulla che potesse assomigliare ad un inganno, anche l'aria si riempì di fumo e l'odore acre li costrinse ad allontanarsi. Sara da più lontano vide una cosa strada, sbattè le palpebre più volte e poi quasi in lacrime, finalmente vide la verità. Saverio dal lato opposto, prese coraggio. Si avvicinò di qualche passo e presa l'alabarda la lanciò verso un tronco che stava bruciando alla base della torre. La lama si schiantò sul legno e rimase infilzata. Stranamente il manico dell'arma, che era in legno non prese fuoco. "Ci sono? Ho trovato?" disse Sara tornando verso la torre "potete smettere di portare acqua!" urlò agli uomini che ancora facevano la spola con i secchi. Anche Severo, una volta ripresa la propria alabarda cercò di bloccare la strada agli uomini "inutile aggiungere acqua, non si tratta di un vero incendio". Il comandante a quelle urla uscì dalla sua baracca "Che succede? Perché state interrompendo il lavoro dei miei uomini?".

"Comandante temo che tutti gli uomini del castello siano stati raggirati da una maledizione, se me lo permettete, vorrei chiamare un bimbo e fargli vedere la torre". Il comandante non riuscì a capire la sottile intenzione di Sara. "E cosa dovrebbe vedere un bambino che noi nn vediamo?". Sara guardò Severo, lasciando i due uomini si diresse verso le abitazioni delle famiglie. Bussò a diverse porte, tutti erano timorosi e restavano chiusi nelle loro case. Poi dopo vari tentativi, venne ad aprire una bimba, bionda, occhi chiari, un sorriso candido. "Avete bisogno?". Sara guardò la bambina e poi la torre che le pareva stesse ancora bruciando. "Si ho bisogno che vieni a vedere una cosa". La bambina si lasciò prendere in braccio, Sara, la caricò sulle spalle e dopo averle detto di tenersi forte, si incamminò verso la torre. La bambina dall'alto rideva "cosa dovrei vedere?". Sara non le disse nulla. Arrivarono da Severo e il comandante ce stavano discutendo dell'anziana, ogni tanto l'uomo più vecchio dava ordine agli uomini "un po' di lena, ancora secchi". La bambina chinò la testa verso l'orecchio di Sara e in un bisbiglio "come mai stanno gettando tutta quell'acqua?" a quella domanda Sara rise "Comandante, non c'è fuoco, come sospettavo". Prese la bambina e la fece scendere "diglielo". La bambina un po' timorosa guardò i due uomini "come mai state vuotanto tutta quell'acqua?". Il comandante guardò la torre e in quell'istante vide che le fiamme erano scomparse, gli uomini si fermarono e tutti, senza sapere perché tirarono un sospiro di sollievo.

Il castello tornò tranquillo, per qualche giorno il comandante fece aumentare gli uomini di guardia, al portone, aumentarono i controlli per coloro che uscivano ed entravano. Sara e Severo tornarono alle loro attività. Poi un mattino il comandante fece chiamare Sara. Quando bussò, la fece entrare e accomodare. Nella stanza era presente anche un uomo piuttosto muscoloso e non tanto alto, indossava una leggera armatura in pelle che presentava alcune borchie. "Questo è il tuo istruttore, da oggi pomeriggio entrerai ufficialmente a far parte delle guardie. Ora, grazie a te sappiamo che il nemico dispone non solo di armi, ma anche di stregoni e quindi abbiamo bisogno di ogni forza disponibile per la difesa di questo avamposto". Non attese la risposta della ragazza, vide nei suoi occhi un certo brillio, poi fece accomodare entrambi fuori dicendo che aveva molte cose da sbrigare. Da quel giorno Sara prese parte agli allenamenti dell'esercito, fu introdotta alle guardie notturne sulle mura e occasionalmente andò in perlustrazione nei dintorni con altri soldati. Tutti attesero con ansia il ritorno dei nemici, ma per lungo lungo tempo tutto restò tranquillo.
#medioevo fantasy

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