giovedì 17 settembre 2015

Cyberpunk - La droga cinese - Seconda parte

Il campanello suonò ripetutamente, Marco, stravaccato sul divano ci fece appena caso, in tv stavano dando uno scontro di wrestling tra due donne, la bionda stava ripetutamente schienando la moretta che comunque sembrava avere l'asso nella manica.
Il campanello suonò nuovamente, Marco alzò il sopraciglio e finalmente dalla stanza accanto arrivò un suono di passi. Pierangelo, avvolto in una vestaglia di raso nero, si percorse il corridoio e si avvicinò al videocitofono e premette il pulsante in alto nero, lo schermo si illuminò e comparve il viso di una donna sulla cinquantina. Truccata pesantemente, stava incollata alla telecamera e implorava perché la facessero entrare. Dietro di lei alcune sagome si muovevano alla rinfusa. Pierangelo pigiò nuovamente il pulsante nero e l'immagine tornò ad oscurarsi.
"Secondo me cercano te" disse alzando il tono della voce per sovrastare il volume sparato della tv.
Marco dalla sala emise un grugnito, poi schioccò la lingua e l'immagine trasmessa si fermò immediatamente "chi sarebbe?" chiese alzandosi dal divano e trascinandosi verso l'ingresso.
"Una donna, deve essere la papp..., la padrona delle due russe che stanno nel mio letto".
Marco ridacchiò "chissà cosa vuole, dai, dai fammi vedere".
Pierangelo sospirò e questa volta premette il pulsante rosso appena sotto quello nero.
La donna non era stata zitta un attimo, continuava a chiedere che le fosse aperto, poi all'improvviso si udirono degli spari e l'uomo alle sue spalle cadde a terra.

Antonio, appena uscito di casa aveva incontrato il suo Maestro, i due non erano soliti parlare molto, solitamente lui lo chiamava per gli allenamenti o per piccoli lavoretti, ma nulla più. Quando lo vide seduto ad un tavolino del bar prese il suo caffè e si stava per sedersi quando l'uomo si alzò a sua volta incrociandolo "devi andare in zona Cittadella, questa mattina ci sarà una manifestazione, le forze dell'ordine prevedono ci saranno dei tafferugli e io ho già mandato due dei miei a controllare, unisciti a loro", poi senza farsi notare passò un sacchetto di carta scuro al ragazzo e alzando il tono della voce "scusa ma vado di fretta, buona giornata" e detto questo alzò il braccio destro per salutare la barista e uscì.
Antonio finì di bere il proprio caffè poi uscì dal locale. La giornata era grigia e fresca, per essere fine marzo si sarebbe potuto dire che la primavera tardava a venire.
Salì sulla sua vettura e si avviò verso il parco cittadino. Parcheggiò in una laterale di via Duca Alessandro, guardò distrattamente le mura rabbrecciate del parco, la vegetazione, cresciuta abbondante aveva aperto dei varchi nel muro di cinta. Sentì delle grida, si guardò attorno e vide alcuni uomini procedere lentamente sul viale. Dovevano essere i manifestanti, camminavano silenziosi tenendo in mano dei cartelli. Le urla, invece, provenivanoda una strada adiacente.
Antonio corse all'angolo della via e lo spettacolo che vide non gli piacque affatto. Riconobbe Guido e Serena, il primo, ferito lievemente ad una spalla stava lottando con un uomo di colore, l'altra era alle prese con due uomini piccoli di statura, sicuramente del sud-est asiatico, si muovevano veloci e stavano riempiendo di botte la ragazza.
Antonio non ci pensò due volte, prese il fucile ed esplose un colpo, il proiettile raggiunse uno dei due cinesi alla gamba destra e così Serena fu libera di combattere ad armi pari con l'altro aggressore. Il cinese seppur sdraiato tentò di rispondere al fuoco ma venne raggiunto da un altro proiettile e morì.
In mattinata Massimiliano fu raggiunto da una telefonata.
"Signor Latorre, le comunichiamo che sono venuti due agenti e abbiamo pensato di dare tutte le informazioni del caso riguardanti il furto della sua auto che pare..."
Massimiliano finì la frase della signorina dall'altro capo del telefono "...pare sia stata trovata in periferia completamente bruciata".
"Esattamente, l'assicurazione copre per metà il valore della vettura, e se vuole venire a ritirare l'assegno potrà farlo anche in mattinata".
Il chirurgo guardò l'agenda, "in ospedale devo andare più tardi" quindi si fece portare alla Bmw.
La ragazza con la quale aveva parlato in precedenza, lo stava aspettando con l'assegno in mano.
"Benvenuto, ecco l'assegno dell'assicurazione. Nel caso volesse comprare una macchina nuova può parlare con il mio collega".
Naturalmente il chirurgo non se lo fece dire due volte, e prendendo la palla al balzo acquistò un suv blindato.
Giunto in ospedale, venne convocato dal primario "Massimiliano, abbiamo appena saputo che ci sono stati dei tafferugli in zona Cittadella, so che dovevi fare delle operazioni piuttosto delicate, ma preferirei che ti occupassi di eventuali feriti alla manifestazione, mi raccomando, solo quelli danarosi o con assicurazione".
Il chirurgo, un po' scocciato, salì sull'ambulanza e raggiunse la zona della protesta.
Lo scontro a fuoco durò ancora alcuni minuti e mentre Serena venne colpita a morte, a Guido toccò sorte migliore, poi a sgomberare il campo ci pensò Antonio, sparando all'impazzata seminò il panico tra i pochi rimasti che, vista la situazione se la diedero a gambe.
In casa, nel frattempo Pierangelo e Marco, dopo aver parlato brevemente con la faccendiera, decisero di attendere che la situazione in strada si normalizzasse. Fu Tatyana, che affacciatasi alla finestra contatò che i cinesi stavano scappando e gli uomini di Madame Herdogan li stavano imitando.
"Possiamo andare?" chiese Kathiusha guardando a sua volta dalla finestra.
"Io aspetterei ancora" disse risoluto il padrone di casa.
In strada, intanto Antonio si avvicinò a Guido, aveva entrambe le clavicole spezzate e un colpo lo aveva colpito allo stomaco, il sangue usciva copioso. Antonio cercò di tamponare la ferita poi, guardandosi attorno, vide l'ambulanza "tieni premuto qui" disse all'amico e quindi raggiunse il mezzo dei soccorsi "dovete venire subito, il mio amico è stato ferito".
Massimiliano si fece serio, ascoltò i rumori circostanti, Antonio aprì la portiera, prendendo per un braccio il guidatore "venite presto".
Finalmente il chirurgo si decise a scendere dall'autoambulanza, raggiunse il ferito e iniziò a curarlo. Dalla finestra Pierangelo, guardando la strada, riconobbe Massimiliano e Antonio "va bene, scendiamo".
Raggiunto il cancello, Marco e Massimiliano si diedero solo una rapida occhiata piena di rancore, poi a smorzare i toni ci pensò Pierangelo "tutto bene?".
"Sì, tutto bene"
Si intromise Madame Herdogan "noi andiamo"
"Ma veramente..." fece per protestare Pierangelo che aveva ancora intenzione di restare con le due ragazze.
"Noi andiamo" ripeté la donna e in lontananza si sentirono le sirene della polizia.
Poco dopo arrivò una pattuglia, che posteggiò vicino all'ambulanza sulla quale Massimiliano aveva dato ordine di caricare il ferito.
"Il ferito è grave, noi andiamo" si limitò a dire il chirurgo al tenente quando scese dall'auto e così, insieme a Antonio partirono in direzione ospedale.
"E voi? Che mi dite?" chiese l'agente a Marco e Pierangelo.
"Veramente poco" disse Pierangelo "se non che c'è stata una sparatoria sotto casa mia".
"Dovrete venire in centrale, così potrete spiegare meglio la situazione".
I due accettarono di buon grado senza sospettare che le cose si sarebbero potute mettere male.
 Una volta arrivati in centrale, il tenente che a quanto pare conosceva molto bene Marco volle far sapere immediatamente ai due che erano sospettati per i fatti successi la sera prima alla baraccopoli cinese.
Un agente prese le impronte a Pierangelo, il quale, realizzando in ritardo, chiamò il proprio avvocato dimostrando sicurezza.
Quando arrivò l'avvocato, il tenente, aveva già formalizzato l'accusa "sono state trovate le tue impronte" rivolgendosi a Pierangelo e quindi dovevi essere sulla scena del crimine, "probabilmente con Marco"
Marco a quel punto chiese di poter fare una telefonata.
"Pronto" telefonando a Gaia per cercare di convincere la sorella a dargli un alibi. A rispondere fu il cognato, che per nulla contento di sentire Marco al telefono si spazzientì immedatamente lasciando la cornetta alla moglie.
"Dovresti venire..." iniziò Marco
Tra i due ci fu un battibecco acceso, Gaia constatò che il fratello non era affatto cambiato e che ancora una volta avrebbe dovuto andarlo a prendere in centrale.
Nel frattempo Pierangelo citò Massimiliano Latorre, "io, non ricordo granché, ero in macchina con Massimiliano Latorre, poi mi sono svegliato nel baule".
Uno degli agenti chiamò il chirurgo che una volta chiamato il proprio avvocato si presentò al comando.
"Pensavo che la situazione fosse risolta" disse un po' scocciato per la situazione ancora in alto mare.
Il tenente fece un cenno di assenso "sembrava, ma poi il qui presente ha fatto il vostro nome e...".
Quando fece il suo ingresso Gaia, guardò Marco non proprio con le migliori intenzioni, invece che fare il gioco del fratello e dargli un alibi credibile, disse che aveva prelevato i due sulla strada adiacente al campo andanto a fuoco e che l'uomo ben vestito era messo piuttosto male.
Il tenente sorrise ai due "bene, bene. allora mi lascerete le vostre deposizioni e poi si vedrà".
I due, furono separati e ogniuno di loro diede la propria versione dei fatti, naturalmente omettendo i particolari più inquietanti.
"Potete andare, ma tenetevi a disposizione" chiuse l'argomento il tenente.
Quando il gruppo tornò a casa di Pierangelo decisero il da farsi.
"Dobbiamo sfruttare al meglio le carte che hai prelevato al campo" disse Marco
"Certo, ma dobbiamo agire con cautela, e poi ora abbiamo i cinesi alle costole".
Nel frattempo chiamò Madame Herdogan che chiese di poter incontrare i due, come già aveva detto a Marco voleva espandere i propri affari e la droga cinese poteva essere un buon punto di partenza.
Anche Massimiliano e Antonio arrivarono a casa di Pierangelo e i quattro iniziarono i preparativi per la nuova missione. Recuperare e sfruttare la droga cinese, magari senza perderci la vita.

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