giovedì 3 dicembre 2015

La maschera di ferro

La maschera era posata in terra, inizialmente la guardai distrattamente, il mio sguardo andò verso una parete, dove era arrivato un suono a me famigliare. La polvere sul pavimento era stata smossa, il rosso della prime tre mattonelle era più scuro. Mi guardai attorno, non c'erano altre impronte, colui che l'aveva indossata fino a pochi istanti prima doveva aver volato verso la parete e tramite un passaggio segreto essere scomparso al di là del muro.

Restai immobile ancora qualche secondo, poi lentamente mi avvicinai all'oggetto e lo raccolsi.
Freddo e stranamente molto leggero, lo osservai rigirandolo tra le mani, troppo larga per essere indossata da una donna, doveva essere stata fatta su misura da un qualche gnomo artigiano, l'occhio sinistro era cavo mentre quello destro aveva una sorta di lente alla quale erano collegati dei meccanismi a me del tutto sconosciuti. Guardai l'espressione del viso dipinta su quel pezzo di metallo brunito, enigmatico e sorridente mi fissava silente, poi qualcosa si mosse, alcuni ingranaggi vicino bulbo oculare meccanico ticchettarono e iniziarono a ruotare.
Curioso accostai il viso alla maschera, senza fissarla con le sottili cinghie in pelle. Guardando attraverso i fori degli occhi vidi la stanza cambiare, una leggera coltre di fumo inondò la mia visuale, poi, una volta diradata quella nebbia vidi lo scarso mobiglio apparire di un colore leggermente più scuro, al suo fianco comparvero delle cifre che continuarono a cambiare fino a quando non mi fermai a fissare un punto definito. 
I numeri dovevano indicare la distanza, il peso, e altre specifiche degli oggetti, poi, senza che io potessi far nulla la superficie del mobiletto che stavo guardando si dissolse e come per miracolo vidi il contenuto al suo interno. Alcuni oggetti colpirono la mia fantasia, boccetti dalle forme strane erano ben disposti in file di tre, sopra due pergamene galleggiavano nel vuoto.
Volsi lo sguardo verso la parete dove il proprietario della maschera doveva aver trovato la via di fuga, rimasi quasi deluso, la maschera mi rivelò che si trattava di un muro qualunque, mattoni pieni posati con dovizia, poi facendo un passo avanti notai un particolare interessante, tra due file di mattoni spuntarono dei filamenti coloro argento e quando voltai il viso per seguire quei fili vidi il meccanismo che doveva aver spostato la parete permettendo al fuggitivo di sparire nella stanza attigua.
Mi avvicinai al muro e finalmente vidi ciò che speravo. Il muro scomparve e dopo essere avvolto nuovamente dalla strana nebbia, comparve davanti a me un corridoio illuminato da fiaccole la cui luce tremolava.
Come temevo l'uomo era già scomparso, seguirlo sarebbe stato inutile. Tolsi la maschera e la misi nella sacca, dovevo andare da Fiormol, lei, ero certo, avrebbe risposto sicuramente ad alcune delle domande che avvolgevano quel misterioso oggetto. (Foto di Dmitriy Bragin-Art Creative)

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