mercoledì 11 maggio 2016

Amazzoni

La regina delle amazzoni, dopo le voci giunte da alcuni messi inviati dai regni confinanti, aveva fatto raddoppiare la guardia. Quella notte le guerriere al portone erano due, scrutavano la strada silenziose, Arinna sentì un lieve rumore giungere dalla sua sinistra, fece un cenno a Trezia, sguainando le spalde e sistemando gli scudi si prepararono all'evenienza che ci fosse un nemico nascosto nell'ombra.Arinna avanzò e venne investita da un liquido viscoso che la immobilizzò.
Trezia si spostò appena in tempo e riuscì a schivare quel liquido letale "chi è là" urlò.
Nessuna risposta giunse dall'ombra, poi sentì nuovamente un rumore e questa volta, sbucò una figura vestita di bianco, strascicava i piedi ed era lento nei suoi movimenti.
"Chi sei?" chiese nuovamente la guerriera avanzando di un passo verso lo straniero.
Ancora una volta non giunse nessuna risposta, l'uomo continuava ad avanzare imperterrito incurante della spada che Trezia puntava verso di lui.
L'amazzone con il favore della luce delle torce che erano appese al muro riuscì a vedere i lineamenti sgraziati dell'intruso.
La regina, il mattino, durante la riunione con le guardie scelte, aveva parlato di una minaccia particolare "potrebbero arrivare dei nonmorti da ovest, non aspettatevi figure spettrali ma uomini e donne, vestiti di stracci, avranno occhi segnati dalla stanchezza e espressioni sgraziate, sono femelici, si nutrono di carne viva".
L'uomo, raggiunta la guerriera, si sporse verso di lei tentando di morderla, Trezia fu veloce, portando lo scudo tondo davanti a sé evitò che la bocca raggiunse il suo braccio.
Lo zombi si mosse lentamente lateralmente per tentare un nuovo affondo e l'amazzone puntando la spada trafisse il suo costato.
La ferita stranamente non sanguinò neppure e l'uomo, che secondo i calcoli di Trizia sarebbe dovuto morire, fece un passo indietro e poi guardò la donna digrignando i denti.
Trezia, allora con un balzo gli fu nuovamente vicino, questa volta, imprimendo molta più forza colpì il nemico al braccio destro.
L'arto si staccò del resto del corpo cadendo a terra, si mosse in un ultimo spasmo e poi scomparve divenendo un tutt'uno con il terreno.
Lo zombi, come se nulla gli fosse accaduto, avanzò nuovamente, protese il braccio sinistro, Trezia, più veloce riuscì ad evitare che la mano si chiudesse sul suo braccio, al contrario abbassandosi, lo zombi finì per stringere la lama della spada.
La guerriera, usando lo scudo tentò di spingere il corpo morto del nemico che però risultò pesante e irremovibile, allora, agitò la spada e la lama chisua nella morsa della mancina dello zombi si lacerò.
Trezia a quel punto alzò la spada libera da ogni impedimento e tagliò di netto la testa del nemico che dopo un leggero tonfo rotolò sul terreno.
Lo zombi mosse ancora un passo verso di lei, poi cadde a terra polverizzandosi.
Trezia, tirando un sospiro di sollievo siguardò attorno e ascoltò i rumori della notte, poi non avvertendo la presenza di nessuno, si avvicinò al corpo di Arinna, sembrava pietrificato. Prese la propria borraccia e versò l'acqua sulla compagna sperando di liberarla da quel guscio gelatinoso.
Dovette svuotare tutto il contenuto prima di ottenere qualcosa. Arinna, sorrise, poi cadde a terra svenuta.
"Presto serve un portantino" urlò la ragazza.
Non giunse nessuna risposta, allora tornò a chiamare aiuto "Serve un medico!" urlando ancora più forte e finalmente, il portone alle sue spalle si aprì e uscirono tre donne, le prime due portavano una barella, la terza era armata e vestita come Trezia.
"Eccoci" dissero caricando Arinna e tornando all'interno delle mura.
"Io sostituisco Arinna" disse la nuova arrivata, poi si guardò attorno "dov'è il corpo del nemico che hai ucciso?".
"Questi nemici, appena vengono sconfitti scompaiono, attenta perché sono silenziosi, lenti e mordono".
Fortunatamente durante la notte non ci furono altri attacchi e le amazzoni poterono così prepararsi al meglio per i successivi attacchi che avvennero nelle notti successive. (Foto di
Marco Elli)

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