venerdì 1 luglio 2016

L'angelo nero e la maga Medves

Dalle pagine del diario di Khellendrox.
Dovete sapere che la maga Medves non era sempre stata rinchiusa nella torre, c'è stato un tempo che lei ama definire di apprendistato, durante il quale ha viaggiato, ha studiato e soprattutto ha conosciuto il suo Angelo Nero.
Fu durante quel periodo che le strade di Khellendrox e Medves si incrociarono non una ma più volte. In tali circostante, i due si trovarono ad essere alleati contro un nemico comune.
All'epoca il chierico non era altro che un neofita, era stato mandato alla ricerca di un artefatto trafugato dal proprio tempio.
Si trovava a passare per quella vallata, quando si trovò suo malgrado, nel bel mezzo di uno scontro. Medves stava fronteggiando cinque creature eteree di colore nero, vorticavano intorno a lei e le lanciavano una sorta di fuliggine che le stava ricoprendo l'abito rosso rubino facendolo divenire di volta in volta sempre più scuro. La maga, rintuzzava tali attacchi con le poche magie di cui all'epoca era a conoscenza. Dalle sue mani scaturivano fulmini, sfere infuocate e piccoli e acuminati frammenti di ghiaccio che non sembravano rallentare per nulla le azioni dei suoi assalitori.
L'intervento del chierico e della sua fidata guardia del corpo probabilmente non furono risolutivi ma diedero una bella spinta alla risoluzione dello scontro.
Il chierico si inginocchiò a terra, tracciò alcune rune sul terreno umido e una volta guardate le cinque creature le ingabbiò in gabbie fluorescenti azzurre, la maga fece il resto e le creature scomparvero lasciando solo una puzza irresistibile di ozono e zolfo.
La ragazza aveva ringraziato il nano e le strade dei due si erano separate.
Era capitato ancora che dovessero affrontare un nemico comune, probabilmente chiamati dallo stesso sovrano nello stesso istante, per fronteggiare creature venute da chissà dove o create da chissà quale mente malata, e sempre ne erano usciti vincitori.
Ma l'ultima volta che avevano incrociato gli sguardi non era stata per combattere sullo stesso fronte, bensì per fronteggiarsi.
Medves aveva conosciuto un necromante che l'aveva istruita nelle arti oscure, era diventata potente e andava in giro seminando il panico tra le genti di villaggi e città.
Alcuni guerrieri avevano provato a fermarla ma erano morti sotto i colpi potenti della sua magia o per mano di creature da lei evocate.
Fu così che Grondrel, vedendo i suoi confini violati dalla maga Medves, si ritrovò costretto ad invocare l'aiuto del chierico Khellendrox.
Il nano, nel frattempo era maturato, aveva imparato nuove preghiere, era divenuto un protetto del divino Moradin e spesso girava affiancato da Alartes la sua guardia del corpo da sempre, Alak un ladro assassino dalla dubbia moralità e da un elfo mago di nome Shin.
I quattro si presentarono a corte della duca Grondrel e dopo aver sentito di chi avesse timore il signore della provincia, Khellendrox decise di accettare l'incarico.
Medves, aveva preso possesso di un'antica villa e da lì percorreva ogni giorno chilometri assoggettando ogni persona che potesse risultarle utile.
Quando il nano giunse davanti alle mura della villa il sole stava tramontando.
"Mastro nano, mi pare l'ora meno indicata per affrontare qualunque cosa con una maga che si è data alle arti oscure" disse l'elfo affiancando il chierico che già aveva una mano appoggiata al cancello della villa.
"Stasera o domani che differenza vuoi che faccia?" rispose per il nano la sua guardia del corpo sempre pronta a menar le mani "prima ci togliamo il pensiero e prima ce ne andremo da questa landa paludosa" terminò il pensiero spingendo il cancello verso l'interno e aprendosi così la strada verso la villa.
Shin scosse il capo, socchiuse gli occhi e sondò i dintorni cercando tracce di magia che potessero nuocere la loro marcia.
Nel vialetto non incontrò nessuna fonte di magia, che invece era presente sulla porta d'ingresso. Più in là non riuscì a spingersi.
"Avanziano lenti" consigliò restando comunque in coda al gruppo.
Alak come era solito si mise in testa e iniziò a cercare trappole, ne individuò tre, piuttosto rozze e poco micidiali si ruppero e divennero inoffensive sotto le sue dita esperte.
La porta fu un problema maggiore.
Khellendrox scansò il mezzodrow e sondò il legno spesso del portone, la magia era potente e non aveva voglia né tempo di annientarla con un incantesimo che gli avrebbe bruciato energie.
Decise quindi di bussare, come avrebbe fatto un comune viandante.
Attesero qualche istante, poi la maga Medves in persona andò ad aprire.
Era esattamente come l'avevano lasciata alcune decine di anni prima, anzi, il suo viso sembrava addirittura ringiovanito, sorrise al nano e dopo un leggero inchino che risuonò a tutti piuttosto una presa in giro si scostò dall'uscio "siate i benvenuti".
Il nano chinò il capo e varcò la soglia, dietro di lui Alartes e Alak lo imitarono, l'elfo invece preferì, parole sue restare fuori ad aspettare.
Se la villa all'esterno sembrava maestosa e ben tenuta, non si poteva dire altrettanto dell'interno. Un tempo doveva essere stata ammobiliata con mobili sfarzosii dei quali restavano solo tracce nere sui muri e segni sul pavimento sconnesso in più punti.
Medves si sedette su una poltrona e indicò un paio di sedie agli ospiti.
"Scusate se non posso accogliervi altrimenti, ma pare che i padroni di casa siano caduti in disgrazia".
Khellendrox guardò la maga e aggrottò le sopraciglia "da quando ti diletti a scompaginare i regni che attraversi?".
La maga sobbalzò dando a vedere di essere sorpresa "io, io, io cosa starei facendo?".
"Si dice in giro che stai assoggettando uomini e donne, rubi, depredi e distruggi. E non contenta rosicchi di giorno in giorno potere a coloro che ti affrontano uccidendo coloro che non si piegano al tuo volere".
Sul viso della maga si dipinse un'espressione esultante subito cancellata da un ghigno mefistofelico "mastro nano, cosa vai farneticando?"
Il nano che non aveva mai spiccato per pazienza e diplomazia fece un passo avanti verso la donna "e quindi verrai con noi per essere giudicata e imprigionata".
Medves scattò in piedi, agitò veloce le mani e sotto i piedi di Alak si aprì improvvisamente una voraggine che per poco non lo inghiottì.
Il ladro dai sensi acuti, fece appena in tempo a saltare e spostarsi dalla trappola che la maga aveva ordito nei suoi confronti.
Alartes le fu addosso, brandendo la spada tentò di spaventarla puntando la lama all'altezza del suo ventre "verrete con le buone o con le cattive" disse sperando di non aver scombussolato i piani del chierico che nel frattempo era rimasto immobile.
La maga appoggiò i palmi di entrambe le mani sulla lama e questa divenne incandenscente a tal punto che il guerriero dovette lasciare l'elsa che gli stava bruciando la mano che la impugnava.
L'uomo, disarmato fece un passo indietro tentando di raccogliere le idee.
Fu il nano ad agire, si aggiustò la barba e sussurrò alcune parole, poi la stessa gabbia che un tempo aveva imprigionato le creature che all'epoca stavano fronteggiando Medves si strinse attorno alla donna.
"Presa" disse trionfante.
La donna rise, schioccò le dita e il nano fu investito da una fiammata verdastra, la spessa armatura iniziò a sciogliersi e il dolore fu atroce.
Alak si guardò attorno, non vide nessuno, la maga, seppur imprigionata, doveva avere scagliato contro il chierico una magia potente a tal punto da infrangere la corazza.
Il nano si inginocchiò sentendo le proprie forze venir meno, tracciò un disegno sulla polvere del pavimento ed ecco che alla sua destra comparve un essere nero e alato.
Una donna dai capelli di fuoco volava a mezz'altezza, si avvicinò a Medves e tentò di liberarla dalla prigione ma il suo tentativo fu vano.
"Non riuscirai ad infrangere le sbarre del divino" disse Khellendrox a corto di fiato.
L'angelo nero allora digrignò i denti e sputò fiamme verso il nano che riuscì appena in tempo a ripararsi dietro allo scudo torre.
L'angelo volò dalla parte opposta e incrociò in volo il balzo di Alak che aveva sfoderato le proprie armi e avendo intuito le sue mosse voleva intralciarne l'attacco definitivo.
I due caddero simultaneamente sul pavimento e l'angelo colpì il mezzo sangue con due saette che lo tramortirono.
All'esterno Shin, sentendo il trambusto tentò di oltrepassare il portone, si impegnò a fondo utilizzando tutte le magie in suo possesso ma nulla potè contro la magia che Medves aveva usato per proteggere la propria dimora.
Mentre la gabbia stava per perdere la sua efficacia, Khellendrox tentò nuovamente un affondo, questa volta pensò di non dover portare la maga per forza viva al castello del principe e quindi pregando il divino fece scendere una colonna di fuoco sulla donna.
Il fuoco divino si scatenò esattamente dove Medves era poco tempo prima imprigionata, ma non colpì il bersaglio. Lei infatti, nel mentre si era teletrasportata dall'altra parte della stanza dove un forzuto e disarmato Alartes non poté altro che darle un bel pugno.
La donna, non aveva certo calcolato quella mossa e il colpo le fu letale. Era sfuggita a morte certa ma a quel colpo violento si sentì venir meno e svenne sul pavimento con un tonfo.
L'angelo nero rimasta sola a combattere con i tre non si perse d'animo, rivolse il suo sguardo al chierico che era il nemico più forte, spiegò le ali e si diresse verso di lui, nella sua mano destra comparve una lama infuocata che lei fece roteare pronta a colpire il nano.
Khellendrox ancora un po' intontito lasciò cadere lo scudo e pensò ad un ultimo incantesimo.
L'angelo oramai prossimo a colpire il chierico mortalmente fu avvolto da una luce accecante e scomparve.
"L'ho ricacciato da dove è venuto" disse trionfante il nano mentre si accasciava a terra stremato.
Poco dopo Shin fece il suo ingresso in casa, la magia che non gli permetteva di entrare doveva essere opera dell'angelo nero che una volta scomparso aveva perso la sua potenza.
"State bene?" disse guardando i tre piuttosto malconci.
"Stiamo bene" disse Alartes "ora non ci resta che portare la maga dal principe, lui saprà che farne".
E' così che la maga Medves aveva combattuto la sua ultima battaglia, prima di essere rinchiusa nella torre dove i nostri eroi l'avevano nuovamente fronteggiata e questa volta lei aveva vinto, vinto forse con l'aiuto dell'Angelo Nero?
Khellendrox ripensando allo scontro avuto in quella villa si morse il labbro inferiore "dovevo ucciderlo, non cacciarlo, ucciderlo".
E così il chierico, la sua guardia del corpo e Alak, dopo aver riposato promisero al conte Patrik che avrebbero trovato Medves e questa volta non avrebbero avuto pietà.

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