venerdì 15 luglio 2016

Le avventure di Jeff Khell

Uscito dal sonno diurno, percorsi le fogne fino al covo dove Jonhatan mi mise al corrente degli ultimi sviluppi.

"Ho mandato X e altri a controllare l'ingresso della città a nord, ora non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà".
Nella sua voce colsi rassegnazione e un pizzico di paura, cosa che non avevo mai sentito in colui che dirigeva il nostro clan a Detroit.
Io mi limitai a dirgli che stavo seguendo una pista e che dovevo andare fuori città. Lui, preso da mille pensieri non fece domande e io mi dileguai nei tunnel della fogna risalendo in superficie solo dopo aver vagato parecchio raggiunsi la parte sud della città.
L'aria era fresca e nuvole nere si stavano addensando da nord, pensai per un solo istante all'abominio che stava giungendo proprio da quella parte, poi, dopo aver mutato le mie sembianze rendendole meno brutali cercai un taxi con il quale avrei raggiunto le colline.
Il vampiro nel parco la notte precedente non mi aveva dato molte informazioni, aveva parlato di un paese, di un luna park e poco altro.
Feci fermare il taxi sulla strada principale del primo paese che trovai sulla strada che portava alle colline e dietro un drugstore notai un tendone a me famigliare. Avevo lavorato in un circo appena arrivato a Detroit e avevo una mezza idea che mi frullava nella testa.
Alla cassa presi alcuni biglietti dando fondo alle poche finanze che avevo in tasca, chiesi alla cassiera se poteva darmi una mano a trovare il vampiro che mi avrebbe dato informazioni sul Barone. Naturalmente non le dissi esplicitamente che stavo cercando un vampiro, pensai che il più anziano o la più vecchia lavoratrice potevano essere i maggiori indiziati a ricoprire quel ruolo.
La cassiera rimase molto sul vago "Jill era il più anziano e ad un certo punto ha tentato di comprare il circo dai proprietari ma ha ricevuto un no secco, quindi si è ritirato. Un'altra che è qui da tempo è la cartomante, la puoi trovare nel suo tendone".
Quando gli chiesi chi lavorasse solo di notte non mi diede informazioni maggiori dicendo che quasi tutti lavoravano di notte. Compresi che non mi avrebbe potuto dire di più e quindi lasciai il gabiotto della cassa e mi mescolai al pubblico scarso che curioso, stava scegliendo quale bancarella affrontare per prima.
Dopo aver vagato guardandomi attorno notai finalmente la tenda della chiromante. Davanti c'era un uomo piuttosto robusto che regolava il flusso di curiosi e coloro che dovevano entrare nel tendone.
Atteso pazientemente che venisse il mio turno, poi entrai andando direttamente davanti al tavolo dove un'anziana signora stava mescolando un mazzo di tarocchi consunti.
La lasciai fare seguendo le istruzioni che meccanicamente mi diede per estrarre la carta che in teoria avrebbe dovuto decidere del mio futuro.
Senza farlo apposta il tarocco maggiore che venne fuori fu quello della Morte. Lei mi guardò un po' storto, poi iniziò a sciorinarmi il significato della carta che era scivolata dalle sue mani esperte.
"Non sono particolarmente interessato" tagliai il suo discorso, impaziente di sapere qualcosa sul Barone.
"In verità non sono venuto per farmi leggere il futuro, ma per sapere se conosci un uomo che si fa chiamare il Barone".
La donna strabuzzò gli occhi e io capii che avevo fatto centro. La tempestai di domande ma lei, sempre più reticente e spaventata si chiuse in un silenzio che mi fece ribollire il sangue.
"Tu sai bene quale sia la mia natura" le dissi mostrandomi nel mio aspetto terrificante. La donna vedendo la mia faccia sfigurata accennò un grido e l'uomo robusto che era all'ingresso della tenda entrò con le intenzioni migliori, forse per portare soccorso alla donna, ma appena mi vide cambiò idea e uscì di fretta.
Probabilmente avrebbe chiamato rinforzi, quindi decisi di attendere, uscii dalla tenda e in breve mi mescolai al flusso di curiosi scomparendo alla vista umana.
La cartomante, visibilmente scossa uscì dal tendone e dopo aver parlato con il buttafuori si precipitò dentro la sua roulotte chiudendosi a chiave all'interno.
Tre uomini mi cercarono invano e io nel frattempo ebbi il tempo di avvicinarmi ad alcune auto in sosta e cercare di aprirne una.
Non sono un ladro e quindi naturalmente non riuscii nel mio intento, avevo bisogno di un mezzo e quindi mi guardai attorno per cercar qualcosa che mi avrebbe permesso di rompere il vetro e aprire la portiera.
Trovai un mattone e lo scagliai contro il cristallo che andò in briciole. Tornai invisibile all'occhio umano e mi avvicinai alla roulotte della cartomante.
Il proprietario della macchina uscì da una delle roulotte e iniziò a inveire contro ignoti, poi presa una mazza da baseball si mise alla ricerca di un possibile vandalo senza però trovare nessuno.
Si stava facendo tardi, e la mia pazienza messa già a dura prova durante l'interrogatorio sterile alla donna aveva raggiunto il limite. Mi avventai sulla porta della roulotte e provai a scassinarla, anche in questo caso mi dimostrai poco pratico, dovetti così ricorrere al mio potere di vampiro, bastarono pochi secondi, il sangue iniziò a correre più veloce nelle vene, la forza aumentò e io riuscii senza fatica a scardinare la porta e entrando brancai la donna caricandomela sulle spalle come fosse un sacco di farina.
Uscii dalla roulotte e veloce raggiunsi l'auto, gettai la donna sul sedile del passeggero e dopo averla legata partii accelerando.
Non mi preoccupai del fatto che non sapevo guidare, l'adrenalina mi corse in corpo e l'auto non fece storie. Presto mi ritrovai a percorrere la strada verso casa.
La donna, dopo aver protestato energicamente, si calmò improvvisamente "il Barone si vendicherà per ciò che hai fatto" tentò di intimidirmi, ma io non le diedi retta.
"Ora ti porto in un posto sicuro, poi sono sicuro che mi dirai tutto quello che voglio sapere".
Raggiunta la periferia di Detroit abbandonai la macchina e scesi nelle fogne, al sicuro da occhi indiscreti, con il mio ostaggio.
 Nel frattempo John, una volta uscito da casa di Charles prese la via dei monti, doveva cercare un posto dove nascondersi e raccogliere le idee.
Vide una baita un po' isolata, lasciò l'auto sul ciglio della strada e andò a controllare le sue condizioni, probabilmente avrebbe dovuto passare in quei luoghi diversi giorni e non poteva permettersi che il sole lo colpisse durante il sonno diurno.
Dopo un'attenta esplorazione notò che le pareti erano in buono stato ma il tetto presentava diverse fessure che andavano chiuse, uscì e cercò assi o materiale simile. Non trovando nulla nelle vicinanze decise di percorrere il sentiero e raggiunse una casa isolata.
Sulla veranda un vecchio sembrava sopito sulla sedia a dondolo. Attese nascosto che rientrasse per andare a letto, paziente attese per più di mezz'ora, poi, quando le luci in casa si spensero decise di agire.
Girò intorno alla casa, sapeva che doveva esserci una porta di servizio e fortunatamente la trovò aperta. Qualcuno l'aveva lasciata aperta forse per agevolare il rientro dell'anziano che dormicchiava sulla veranda.
Entrando vide delle scale che salivano ai piani superiori e delle scale che scendevano. Decise di scendere sperando di trovare assi, chiodi e attrezzi. La fortuna fu dalla sua parte e una volta caricato tutto il materiale, cercando di far meno rumore possibile uscì dalla casa e raggiunse nuovamente la sua dimora momentanea.
Si mise al lavoro, l'alba sarebbe arrivata molto presto e lui doveva aver finito tutto prima di quell'ora.
Marghareta, parlando al telefono con Charles venne messa al corrente delle ultime novità, i due si confrontarono sulla possibilità che l'abominio fosse una minaccia reale e convennero che John poteva anche aver ragione. Un lupino "abbracciato" poteva essere una realtà e decisamente se così fosse, era davvero una grave minaccia.
La studiosa, era stata molto presa dalle ricerche riguardanti le tavolette mesopotamiche e sentendo le notizie degli ultimi eventi decise fosse arrivato il tempo di parlare con il Barone. I guai non venivano mai da soli ma questa volta si erano ammassati tutti in un sol colpo ed erano arrivati da diverse direzioni. Il Nosferatu che si era messo a produrre droga togliendola dalle mani dell'organizzazione del Barone aveva incrinato i rapporti del gruppo, la scoperta delle tavolette aveva messo sul tavolo una minaccia enorme ma ancora al sicuro, almeno fino a quando non si trovava il significato completo del rito e ora questa. La comparsa di un abominio poteva solo essere la goccia.
Quando chiamò Guidi per metterlo al corrente della situazione e dei suoi progressi, il vampiro si dimostrò scettico "non può esistere" disse energicamente, ma poi, quando Marghareta disse che le probabilità anche se basse potevano dare esito positivo cambiò idea e si dimostrò preoccupato "dobbiamo decisamente far qualcosa a riguardo".
Poi il discorso dirottò nuovamente verso le tavolette e i due si lasciarono avendo nuovo materiale da controllare per avere un quadro completo del significato del rito contenuto nelle quattro tavolette.
Serena, completati i lavori nella sua dimora venne raggiunta da una telefonata piuttosto inaspettata.
"Sono io" si presentò il vampiro che Serena aveva tentato invano di reclutare andando al parco qualche sera prima "volevo solo avvertirti, due individui, due vampiri, sicuramente della Camarilla, vanno in giro facendo domande, pare ti stiano cercando".
Serena sapendo di avere un discorso in sospeso con la Camarilla tutta si dimostrò preoccupata "puoi darmi una descrizione?".
Il vampiro descrisse l'uomo e la donna "lui è sulla cinquantina, ben vestito, elegante direi. Lei giovane, intorno alla ventina, vestita sportiva".
Serena decise di indagare ma senza sollevare troppa polvere un po' intimorita dalla presenza di due vampiri della Camarilla.
Quando Marghareta la chiamò si mise subito in allarme, le due donne, appartenendo allo stesso clan decisero fosse giunto il momento di agire per un bene comune, ma essendo due cani sciolti non trovarono un accordo.
Quando raggiunsi il covo era quasi l'alba, Johnatan mi guardò storto quando mi presentai con la vecchia sulle spalle "mi raccomando, poi falla sparire" mi disse, quindi aggiunse che non avevano ancora trovato tracce dell'abominio e questo sperava fosse un bene.
Rinchiusi il mio ostaggio in una delle stanze interrogatori lontano dal covo, l'avrei lasciata lì a riflettere e la notte successiva l'avrei interrogata, ma forse non esattamente lì, dovevo trascinarla fuori dalle fogne, per una questione di sicurezza interna.

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