domenica 24 gennaio 2016

Le avventure di sir Arthur McKhellen

Dopo il ricevimento salutai cordialmente tutti gli ospiti osservandoli uno a uno. Sapevo di non potermi fidare di nessuno di loro, decisi di far in modo che avessero il loro tornaconto ma a un prezzo.
L'ultimo con cui mi intrattenni fu il conte. Con lui e altri avevamo fatto già dei sopralluoghi ma mai ci eravamo spinti così a sud come aveva dato intenzione di spingersi.
"Preparerò la spedizione, spero che nessuno dei suoi ospiti soffra il mal di mare, in questo periodo il Nilo potrebbe riservare delle sorprese e non sempre buone".
Il conte si limitò ad alzare le spalle e uscì dalla sala.
Dopo essermi accertato che tutti fossero saliti sulle loro vetture per il rientro in albergo decisi di camminare un po', rifiutai il passaggio che mi era stato accordato e mi diressi lentamente verso il mio albergo.

L'afa che aveva contraddistinto la giornata, era meno opprimente ma la temperatura si era mantenuta piuttosto alta, in cielo scorsi qualche nube e sperai che si preparasse qualche acquazzone.
Raggiunto l'albergo, Abidin seduto seminascosto dietro al bancone mi salutò allungandomi la chiave della mia stanza e poi aggiunse "è già su".
Da principio non capii a cosa si riferisse quindi lo salutai di rimando e presi a salire le scale. La mia camera è al secondo piano e le finestre si affacciano su un balcone piuttosto ampio dal quale si gode di un'ottima vista.
Girai la chiave nella toppa e spinsi la porta verso l'interno.
Qualcuno aveva acceso dei piccoli lumi che illuminavano la stanza solo parzialmente. Appoggiai la chiave sulla scrivania e mi guardai attorno senza fiatare.
Sul letto scorsi una forma allungata che si mosse provocando un leggero fruscio delle lenzuola di seta. Tentai di aguzzare la vista ma non riuscii a vedere altro che due piedi, quindi feci altri due passi richiudendo la porta alle mie spalle.
Istintivamente portai la mano al revolver che tenevo nascosto sotto la giacca di lino "chi siete?" chiesi con un filo di voce perentoria.
Dal letto non giunse nessuna risposta, la forma si spostò nuovamente appiattendosi.
"Se non vi qualificate sarò costretto a sparare" dissi nuovamente avvicinandomi nuovamente di un passo.
"Vieni" disse una voce femminile proveniente dall'oscurità "non ho cattive intenzioni" a quella frase seguì un risolino sommesso.
Io, sempre molto guardingo, tenni la mano vicino al calcio della pistola pronto ad estrarla e annullai la distanza dal letto.
La donna si mise a sedere e prese un lume che aveva posizionato sul comodino portandolo verso di me.
I tratti del viso, molto delicati, misero in luce la sua giovane età. I suoi seni generosi e prorompenti sobbalzarono appena quando mi strinse la mano per attirarmi a sé.
Non opposi alcuna resistenza, mi sedetti sul letto accanto a lei e fui immerso nel suo profumo di vaniglia e oleandro.
"Arthur, Arthur, finalmente..."
Prima che rimettesse la piccola candela sul comodino guardai nuovamente il suo viso e la riconobbi.
Non feci in tempo a dire nulla che mi attirò a sé, le nostre labra si accostarono e immediatamente mi persi nel suo profumo.
Il bacio durò molto a lungo e le nostre lingue non smisero di intrecciarsi per diversi secondi, poi lei mi scostò appena "sei in pericolo" disse riprendendo fiato.
Mi ritrassi e iniziai a spogliarmi, l'alcool ingerito durante il ricevimento intralciò diverse volte il mio lavoro, e per sbottonarmi la camicia matida di sudore dovetti ricorrere all'aiuto di Momi.
La pala sul soffitto emise un lieve ronzio e l'aria che giunse sopra di noi mi rinfrancò un poco "dicevi?"
Momi mi attirò nuovamente a sé, il suo corpo sfiorò il mio provocando un lieve fremito al mio membro. Tentai di divincolarmi ma senza essere troppo convincente e al contrario la mia bocca, dopo averla nuovamente baciata si spostò sui suoi seni.
Facemmo l'amore tutta la notte, poi stremati ci addormentammo uno al fianco dell'altra.
Quando mi svegliai al mattino lei era sparita, al suo posto a parte l'impronta sul lenzuolo trovai una breve lettera "Caro Arthur, devi stare molto attento alle persone con cui passi il tempo, alcune di loro nascondono segreti che potrebbero rivelarsi assai pericolosi e non solo per i tuoi affari ma anche per la tua persona. Ti amo, non dimenticarlo, ci vedremo nuovamente quando meno te l'aspetti".
La lettera finiva con un bacio stampato con il suo miglior rossetto.
Di buon umore mi vestii, era da poco passata l'alba ma già la giornata si presentava afosa e calda come le precedenti. Misi la lettera nella tasca e mi avviai verso l'ufficio.


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