sabato 30 gennaio 2016

L'infiltrato

Quando venne proclamato l'anno santo, una miriade di pellegrini si riversò nelle strade di Roma. Il Papa, convocò padre Guglielmo della confraternita dei Domenicani per dargli un incarico importante e non privo di rischi.

Dopo i convenevoli di rito, il papa volle restare solo con il frate. I due abbandonarono la sala delle udienze per portarsi in una stanza più piccola e isolata.
"Padre Guglielmo, come avrete visto, i pellegrini stanno arrivando in massa e tra loro sicuramente si nascondono diversi discepoli di Lullo, voi dovete al più presto prendere quel farabutto".
Il frate, seduto di fronte al capo spirituale della chiesa si mosse nervoso sullo scranno di legno poi attendendo alcuni secondi prima di rispondere iniziò con voce profonda "abbiamo già provveduto ad arrestare diversi accoliti quella setta e abbiamo racconto abbastanza notizie da sapere dove si potrebbe nascondere l'uomo in questione, aspettavamo solo l'occasione giusta e mi pare che oggi sia arrivato quel momento".
Il Papa lo guardò silente e poi vista l'indecisione e il silenzio del domenicano gli fece un cenno "continuate, continuate".
"Pensiamo che Lullo o il suo vice, si presenteranno in piazza Colonna e lì farà il suo comizio. E' distante dalla Cattedrale ma è molto vicino ai palazzi di alcuni signorotti che potrebbero convincersi della vostra inclemenza nei loro confronti".
"Eccellente, e come pensate di agire?"
"Abbiamo, col vostro permesso, assoldato alcune guardie, che in borghese, presidiano già la piazza in questione, io e padre Anselmo ci occuperemo di inchiodare quel losco figuro".
"Avete il mio benestare".
I due, dopo i saluti di rito si separarono.
Padre Guglielmo raggiunse la piazza all'ora prima, le strade erano strabordanti di gente venuta da ogni parte e anche la piazza era affollata. Alcuni mercanti avevano eretto delle bancarelle e le avevano riempite dei loro prodotti. All'udire le loro urla sguaiate i curiosi si erano riversati nella piazza e avevano iniziato a perlustrare le merci esposte.
Gugliemo sgomitando tra la folla raggiunse padre Anselmo che stava parlando con un accolito molto giovane.
"... non dovrebbe essere difficile riconoscerlo, ma devi comunque stare attento, lui oltre all'arte oratoria ha poteri che annebbiano la mente" stava dicendo Anselmo al giovane, il quale aveva un espressione piuttosto contrita e preoccupata.
"Fate bene a mettere in guardia le giovani leve, non vorremmo mai che anche lui facesse la fine di padre Alessandro..."
"Che, che, che, fine ha fatto?" chiese il giovane chinando poi il capo e guardandosi i calzari sporchi di melma.
"E' rimasto impietrito..." rispose secco Guglielmo
"Così però me lo spaventate" rimbeccò Anselmo, poi rivolgendosi all'accolito "non dovete ascoltare le spropositate descrizioni del padre superiore, tende ad esagerare" poi si guardò attorno e indicò una statua senza la testa che era posata traballante su un piedistallo in marmo "ecco, si potrebbe dire che è diventato bianco come quella statua".
Il giovane sollevò il capo, guardò il dito indice puntato del frate e poi vide la statua e sospirò "terrò gli occhi bene aperti".
Nel mentre un uomo vestito di una lunga tunica passo loro a fianco, le maniche corte mettevano in risalto due bracciali in bronzo finemente lavorati con intarsi arabeggianti, ciò che colpì il giovane accolito fu soprattutto lo sguardo che gli lanciò.
Non fece in tempo ad avvertire i due frati che già l'uomo si era confuso tra la folla "penso sia appena passato di qui" disse con voce tremante.
Anselmo e Guglielmo si guardarono attorno poi tornarono a guardare il giovane frate "descrivilo" dissero perentori all'unisono.
"Alto, magro, occhi cerchiati di nero, indossava una lunga tunica scura e aveva ai polsi bracciali in bronzo, è tutto... ah sì, capelli lunghi gli ricadevano sulle spalle".
I due frati si separarono dirigendosi ai lati opposti della piazza lasciando il giovane da solo.
Giuseppe si guardò attorno cercando di individuare i due frati ma non riuscì ad individuarli, la gente era aumentata di numero e oramai la piazza era completamente stracolma, così decise di avvicinarsi alle bancarelle per poter essere individuato meglio nel caso i due confratelli l'avessero cercato.
Stava gironzolando accanto ad una bancarella di bigiotteria quando una voce gli giunse all'orecchio "non voltarti se ti preme restar vivo".
Il frate fece un passo avanti verso la bancarella urtandola con il bacino, il mercante dall'altra parte del tavolo gli sorrise "avete visto qualcosa di vostro gradimento?".
Giuseppe stava per rispondere quando l'uomo alle sue spalle riprese a parlare in un sussurro "quanti sono i soldati che mi stanno cercando?".
Il giovane frate non si mosse, guardò il mercante in attesa di risposta e nel modo più naturale possibile disse a voce alta "circa tre dozzine".
Il mercante aggrottò la fronte "di cosa?"
Il giovane frate indicò dei crocifissi in legno "di questi" disse toccondo poi il più vicino.
"Dovete smettere di cercarmi, altrimenti voi tutti avrete una sorpresa, l'anno santo potrebbe trasformarsi in tragedia" sentì nuovamente pronunciare alle proprie spalle.
Il mercante raccolse tutte le croci disposte sul tavolo, le contò velocemente e poi le avvolse in un panno "fanno 4 monete, volete altro?"
Il frate fece un cenno con la testa, poi, dopo aver strappato di mano l'involto dalle mani del mercante lasciò cadere le monete sul piano della bancarella e si voltò di scatto.
Davanti a sé comparvero Guglielmo e Anselmo "l'avete visto?" disse balbettando e avvertendo una leggera fitta tra le scapole.
"No, tu?" disse Guglielmo guardando il frate e l'involto che teneva tra le mani "ne hai forse approfittato per scialacquare i soldi dei pellegrini?".
Il giovane sbiancò e ai due frati parve che il rimbrotto avesse messo paura al confratello, quindi Anselmo riprese, forse per calmarlo "suvvia, non è poi così grave".
"Mi ha detto di non cercarlo, altrimenti..." non gli riuscì di finir la frase la fitta dietro la schiena aumentò d'intensità e si accasciò al suolo urtando la bancarella che gli si ribaltò addosso.
Quando riprese conoscenza era sdraiato sotto i portici, attorno a lui i due frati e un uomo calvo che stava armeggiando con dei panni sporchi di sangue "vi è andata bene, il veleno non è riuscito a penetrare in profondità".
"Ora sappiamo che lui ha paura di noi" disse Guglielmo e poi proseguì con disprezzo "però, prendersela con un giovane, non ha avuto il coraggio di affrontarci e noi lo affronteremo".
Anselmo, chino vicino a Giuseppe gli toccò la fronte "ora vi porteremo al convento e poi noi cercheremo nuovamente Lullo, non temete non avrete più ad affrontarlo".




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