La
città doveva esser stata abbandonata da qualche mese, cornacchie
svolazzavano ovunque e di tanto in tanto si appoggiavano al terreno
beccando qua e là senza posa.
Il chierico Romolnush, vi era giunto
non per caso, la notte precedente aveva avuto una visione, qualcuno
sembrava avesse bisogno del suo aiuto, l'immagine che aveva visto,
malgrado fosse molto fumosa, quando percorse quella via desolata gli si mostrò identica a ciò che vide tutto intorno.
Alcuni pali erano stati alzati al lato della via ed erano pronti per
impiccare qualcuno, corde penzolavano dondolanti alla soffio del vento
gelido che soffiava incessamente da nord.
Le case, non versavano in
buone condizioni, alcune erano state bruciate e ancora si sentiva
l'odore del fumo, altre erano crollate a seguito di chissà quale
cataclisma.
Solo una struttura sembrava non esser stata toccata da
quella furia. A prima vista il chierico la scambiò per un tempio, poi
guardandola meglio, si accorse che doveva trattarsi di una fortezza. I
muri spessi, le torri slanciate verso il cielo e da una finestra una
luce rossastra che tremolava.
Prima di dedicarsi alla perlustrazione
del palazzo ancora ben conservato, decise di aggirarsi un po' per le
viuzze della città, sapeva di non poter trovare nessuno, né ferito, né
ancor meno in buona salute, ma nel sogno, qualcuno, una donna, lo
chiamava insistentemente e chiedeva il suo aiuto.
Entrò ed uscì da
diverse case, senza incontrare nessuno, neppure un corpo giaceva a
terra. Scacciò alcuni corvi che stavano beccando il terreno e con la
punta del bastone cercò di capire cosa ci fosse in mezzo alla melma che
attirasse quelle mangia-carogne, ma non trovò nulla che potesse far
pensare a resti umani.
Con il passare delle ore, si convinse che la
donna doveva essere all'interno del palazzo e quando si alzò la nebbia e
il sole divenne una misera palla arancione quasi indistinguibile,
decise di entrare in quella dimora.
Il portone d'ingresso, alto più
di tre metri e largo quasi altrettanto, era socchiuso. Romolnush pose il
ginocchio sinistro a terra e recitò una breve preghiera, nella sua
mente comparvero quattro sagome di un color cremisi, tutte circondate da
un alone nero, segno che in loro albergava il male. Due erano al pian
terreno e se fosse entrato avrebbe dovuto affrontarle, la terza era
immobile su una delle torri, l'ultima era esattamente nella stanza dove
aveva visto la luce rossastra.
Si rialzò aiutandosi con il lungo
bastone di ontano e appoggiando la mano sinistra alla porta la spinse
verso l'interno deciso ad entrare.
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