sabato 25 giugno 2016

Il chierico Romolnush

La città doveva esser stata abbandonata da qualche mese, cornacchie svolazzavano ovunque e di tanto in tanto si appoggiavano al terreno beccando qua e là senza posa.
Il chierico Romolnush, vi era giunto non per caso, la notte precedente aveva avuto una visione, qualcuno sembrava avesse bisogno del suo aiuto, l'immagine che aveva visto, malgrado fosse molto fumosa, quando percorse quella via desolata gli si mostrò identica a ciò che vide tutto intorno.
Alcuni pali erano stati alzati al lato della via ed erano pronti per impiccare qualcuno, corde penzolavano dondolanti alla soffio del vento gelido che soffiava incessamente da nord.
Le case, non versavano in buone condizioni, alcune erano state bruciate e ancora si sentiva l'odore del fumo, altre erano crollate a seguito di chissà quale cataclisma.
Solo una struttura sembrava non esser stata toccata da quella furia. A prima vista il chierico la scambiò per un tempio, poi guardandola meglio, si accorse che doveva trattarsi di una fortezza. I muri spessi, le torri slanciate verso il cielo e da una finestra una luce rossastra che tremolava.
Prima di dedicarsi alla perlustrazione del palazzo ancora ben conservato, decise di aggirarsi un po' per le viuzze della città, sapeva di non poter trovare nessuno, né ferito, né ancor meno in buona salute, ma nel sogno, qualcuno, una donna, lo chiamava insistentemente e chiedeva il suo aiuto.
Entrò ed uscì da diverse case, senza incontrare nessuno, neppure un corpo giaceva a terra. Scacciò alcuni corvi che stavano beccando il terreno e con la punta del bastone cercò di capire cosa ci fosse in mezzo alla melma che attirasse quelle mangia-carogne, ma non trovò nulla che potesse far pensare a resti umani.
Con il passare delle ore, si convinse che la donna doveva essere all'interno del palazzo e quando si alzò la nebbia e il sole divenne una misera palla arancione quasi indistinguibile, decise di entrare in quella dimora.
Il portone d'ingresso, alto più di tre metri e largo quasi altrettanto, era socchiuso. Romolnush pose il ginocchio sinistro a terra e recitò una breve preghiera, nella sua mente comparvero quattro sagome di un color cremisi, tutte circondate da un alone nero, segno che in loro albergava il male. Due erano al pian terreno e se fosse entrato avrebbe dovuto affrontarle, la terza era immobile su una delle torri, l'ultima era esattamente nella stanza dove aveva visto la luce rossastra.
Si rialzò aiutandosi con il lungo bastone di ontano e appoggiando la mano sinistra alla porta la spinse verso l'interno deciso ad entrare.

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