giovedì 30 giugno 2016

La maga Medves

Il conte era agitato, si muoveva nella stanza andando avanti e indietro e parlava senza sosta "...se non vi viene qualche idea, sarò costretto a rivolgermi a qualcuno che vada senza indugio e la stani".
Il nano, seduto sulla panca si mosse facendola scricchiolare, poi dopo aver fatto passare alcuni secondi dall'ultima parola del buon amico Patrik si alzò e si accostò al tavolo dove il conte aveva steso la mappa della città.

"Voi dite che la stre... maga si trova in questa torre" indicando sulla mappa uno stabile quadrato che sorgeva appena al di là del fiume.
"Sì, sì mastro nano, sono certo di quel che dico, Medves è rinchiusa in quella torre da almeno, lasciatemi pensare" grattandosi la testa e strabuzzando gli occhi "almeno duecento anni".
"E dite che malgrado sia chiusa in quella torre, qualcuno l'ha vista uscire da una delle finestre e portarsi appresso un fagotto dentro il quale si sospetta ci sia stato un bimbo".
Il conte si fermò dando la schiena al chierico e guardando fuori dalla finestra appoggiò le mani al davanzaletto in arenaria "cosa intendete fare?".
"Andrò a parlare con la donna, cercando di scoprire le sue intenzioni".
Quando Patrik si girò verso l'interno della stanza sembrava essersi un poco rilassato "andate dunque, non indugiate ancora. Temo che si possa spargere il panico. Noi sappiamo di cosa era capace quella donna".
"Avete detto bene, era. Temo che ora si stia solo dando la caccia a vecchi fantasmi e che sotto ci sia ben altro che una donna alla ricerca di infanti"
Detto questo il nano fece un impercettibile inchino e uscì dalla stanza riccamente arredata.
Nel corridoio l'aspettavano Alartes e Alak. Erano rimasti ad attenderlo solo una mezz'oretta ma sembravano passate ore.
"Che cosa ha detto?" chiese il guerriero e subito dopo il mezzo sangue continuò "quanto ci pagherà per questa cosa che dobbiamo fare?".
Il nano percorse le scale seguito dai due e solo quando sorpassò la soglia attraversando la via principale della capitale si decise a parlare.
"Dobbiamo far visita ad una donna e farle alcune domande"
"Sembra una cosa semplice" disse Alartes
"E non avete parlato di soldi" concluse Alak deluso.
"No, mio giovane amico, non si è parlato di soldi, ma sono certo che il conte non farà sconti, e ci darà il giusto appena avremo le risposte che va cercando".
"Ci sarà da penare o combattere?" chiese ancora il guerriero portando la mano destra all'elsa della lunga spada che portava al fianco.
"Non credo, e comunque penso che quella non ti servirà".
Il guerriero sospirò pensando a Shin lontano, forse l'unico ancora in grado di far ragionare il nano.
Raggiunto il ponte Khellendrox guardò la torre. Alta almeno una quindicina di metri, pendeva visibilmente verso l'acqua, in alcuni punti le spesse pareti erano sbrecciate, probabilmente avevano subito i colpi di una battaglia precedente e nessuno aveva mai fatto la manutenzione necessaria a rimettere in sesto la struttura.
"E' quella la dimora della donn?" chiese Alak iniziando ad attraversare il ponte.
"Sì, Medves abita da secoli in quella torre" disse il nano sapendo che al pronunciar il nome della donna i due avrebbero capito parecchie cose.
Il mezzodrow si fermò di botto e si voltò verso il nano, Alartes che era al suo fianco gli sbarrò il passo.
"Quella Medves?" chiese alzando improvvisamente il tono della propria voce e mettendosi le mani sui fianchi.
"Sì, quella" si limitò a confermare il nano "e ora andiamo, non voglio farle visita al calar del sole e soprattutto non dopo".
I tre passarono il ponte e raggiunsero il portone della torre Alartes e Alak perlustrarono il perimetro e quando tornarono dal nano dissero che apparentemente non c'era nessuno a guardia.
"Certo, apparentemente" disse il chierico sogghignando.
"Medves scendi e fatti vedere" disse iniziando a bussare al portone.
Dall'interno giunse una voce argentina, non certo la voce di una donna che doveva avere all'incirca passati i duecento anni da almeno una manciata di lustri.
Il guerriero e il ladro si misero dietro al nano attendendo istruzioni.
Quando il portone si aprì comparve dall'interno una ragazza, doveva aver superato da poco la ventina, vestita di nero sorrise ai tre stranieri e poi scostandosi li fece accomodare "venite dentro signori, siate i benvenuti".
Alartes ricordava bene la donna che aveva combattuto anni prima e riconobbe che quella davanti a lui non poteva essere la stessa, certo aveva notato alcune somiglianze ma, facendo un rapido calcolo, questa, doveva essere la figlia, o forse la nipote.
Il nano fece un cenno ad Alak e Alartes poi aggiunse sottovoce "voi restate nei paraggi".
Alquanto delusi i due restarono fuori dall'uscio che si richiuse immediatamente dopo che il nano fu entrato.
"Dunque Medves, sono qui per conto del conte", poi rise per quel giro di parole un po' arzigogolato e per come gli erano uscite "mi avete riconosciuto nevvero?".
La donna indicò una porta ed entrò in un ambiente umido e dal soffitto molto basso, il mobiglio era stato rimosso quasi del tutto, restava solo una piccola mensa accanto ad una parete sopra la quale uno specchio ingrigito dal tempo rifletteva l'immagine delle pareti nude e ammuffite della stanza spoglia.
La donna, prese una bottiglia che stava su un tavolino a tre gambe e versò il liquido giallo in essa contenuto in due bicchieri, poi ne porse uno al nano e l'altro, dopo averlo portato alle labra, lo trangugiò tutto d'un fiato.
Il nano imitò Medves e malgrado fosse avvezzo a qualsiasi sorta di liquore sentì il calore scendergli e bruciargli fino in fondo allo stomaco, tossì leggermente, poi posò il bicchiere vuoto sul tavolo "rispondi dunque" con voce strozzata.
"Mastro nano, se siete venuto a verificare le voci che girano sul mio conto..." la donna sembrò in difficoltà, versò ancora del liquido nel proprio bicchiere e solo un istante prima che potesse bere intervenne nuovamente il nano a bloccarla "non vorrei parlare con una maga ubriaca".
Medves posò il bicchiere ancora pieno e posò il suo sguardo sul chierico indagando quale fossero le sue intenzioni.
Il chierico era preparato a tale mossa e aveva preso le sue precauzioni. L'incantesimo della maga si dissolse come neve al sole ed ella sorrise "vedo che non vi fidate di me".
"Vedo che ho fatto bene" rispose il nano lisciandosi la barba "volete o non volete rispondere alla mia domanda?".
Riluttante la donna riprese a parlare "vi assicuro che le voci sono false".
"E ditemi, potete provare tale affermazione?".
Medves prese nuovamente il bicchiere che poc'anzi aveva posato e lo fece roteare tra le dita "posso, certo che posso".
"Dunque, avete una donna, del tutto simile a voi che nel cuore della notte si diletta a trafugare, o meglio, rapire, piccoli frugolotti per farne chissà quale cosa, e di tutto questo, naturalmente, siete voi l'unica responsabile, almeno per il popolo. Sì, quelli più anziani ricordano ancora le parole dei loro nonni e hanno paura".
"Sono passati anni da quei tempi, vi assicuro, sono cambiata".
Khellendrox distolse lo sguardo dalla donna e lo portò sullo specchio, lei nel frattempo stava parlando di alcune cose che aveva fatto in tutto quel tempo, a suo dire isolata e rinchiusa in quelle quattro mura. Il nano non ascoltava più preso dall'incantesimo che stava facendo.
La maga si accorse, forse troppo tardi di ciò che stava facendo il nano ma corse ai ripari. Si mosse veloce e si frappose tra lo sguardo del chierico e lo specchio, così che l'incantesimo ebbe un effetto soltanto minimo.
"Cosa state facendo" sbottò il nano andando davanti alla donna e scansandola con forza la fece quasi cadere sul freddo pavimento.
"Cosa state facendo voi?" disse la donna riprendendo l'equilibrio appena in tempo e accucciandosi in terra "ora avrete da penare".
Le ultime parole, malgrado dette sottovoce non sfuggirono a Khellendrox che distolse lo sguardo dallo specchio e lo portò sulla donna "cosa avete detto?".
La donna non rispose, dalla sua bocca uscirono parole gutturali e improvvisamente dal pavimento salì un fumo denso.
La nebbia lattiginosa avvolse ogni cosa e il nano si sentì raggelare. Tentò di muovere un passo verso la donna ma non gli riuscì, poi i suoi occhi si fecero pesanti e cadde in un sonno profondo.
La maga approfittando della defaillance del proprio avversario svanì e quando Alartes e Alak giunsero nella torre in soccorso del nano era troppo tardi. La maga Medves era scomparsa. (Foto di Marco Elli)

Nessun commento:

Posta un commento

Cosa ne pensate?