venerdì 1 luglio 2016

Le avventure di Jeff Khell

Mi presentai nel covo e cercai Johnatan ero eccitato all'idea di mettere su una mia attività e soprattutto di andar contro il Barone e magari trovare il modo di vendicare Olivia e Mark, morti inutilmente, per una causa non sua, poche notti prima.

"Il chimico andrà a iniziare il lavoro alla raffineria, così potremo iniziare a commerciare la droga" dissi a Jonathan "ora chiamo il Barone e gli propongo l'affare".
Il vampiro anziano scrollò le spalle "fatti valere".
"Buona sera" dissi in modo incolore "ho trovato la raffineria e ora inizierò a sfruttarla".
Il Barone restò in silenzio aspettando, poi visto che non mi andava di aggiungere altro disse "vieni qui che ne parliamo".
"Assolutamente no, mio il castello, mie le regole. Puoi venire qui e vediamo di raggiungere un accordo" dissi cocciuto.
Il Barone, provò a smuovermi ma mi trovò arroccato sulle mie posizione, del resto non volevo dare assolutamente l'impressione di essere debole. Volevo trattare alle mie condizioni e nel mio territorio.
"Manderò Mark a discutere i dettagli. Dove?" chiese sapendo probabilmente già la risposta.
"Mandalo giù, nelle fogne, qualcuno di noi lo troverà e poi gli comunicherò i miei propositi. Lo aspetto, fra un'ora".
Una volta chiusa la comunicazione guardai Johnatan e gli feci un cenno "fatto, ora vediamo di mettere in chiaro la nostra forza".
Poi mi venne un sospetto, sapevo quanto potente potesse essere il Barone e quanto vendicativo si sarebbe potuto dimostrare. Avevo paura che Mark venisse accompagnato e allora, nelle fogne sarebbe stato un bagno di sangue e l'inizio di una guerra.
Per evitare tutto questo composi il numero di John Doe il quale, seccato non so per quale motivo si dimostrò poco propenso ad aiutarmi. Decisi di trattarlo con la stessa moneta.
"Naturalmente posso procurarti il maestro che ti insegni Velocità, ma tu prima devi venire qui e poi ti darò l'informazione che chiedi".
Lui furioso, più che scocciato disse che non intendeva muoversi senza prima avere la certezza che avrei trovato il vampiro che stava cercando e così chiusi il ricevitore "vada al diavolo" dissi imprecando.
Si stava facendo tardi, presi con me X che si dichiarò pronto a qualunque evenienza e mi avventurai nelle fogne verso un tunnel dove Mark sarebbe sicuramente arrivato.
Il ghoul arrivò puntuale, quando lo incontrai sembrava piuttosto a disagio, ma per mia fortuna era solo.
"Dunque, cosa ne pensi?" dissi dopo aver esposto la mia idea.
Mark visibilmente alterato soprattutto per la bassa percentuale che avrebbe fruttato al Barone la vendita della droga, tentò di alzare un po' il sette per cento da me proposto.
"Il Barone dovrebbe ricordare che prendere in giro un Nosferatu ha le sue conseguenze" poi citai le pareole dette qualche sera prima dal vampiro "morto un ghoul se ne fa un altro" e aggiunsi "penso che se ora ti uccidessi non la penserebbe allo stesso modo".
Mark pur essendo già pallido lo divenne ancor più. Lo rassicurai "non ho intenzione di uccidere nessuno, ma quando tornerai dal Barone fagli notare anche questo".
Mark fece un ultimo tentativo, poi scosse la testa "non sarà contento".
"Ora ti accompagneremo in superficie così potrai tornare più agevolmente" dissi senza far caso alle ultime sue parole.
Quando il ghoul uscì, io e X tornammo nel tunnel principale "ora andiamo a parlare con l'amico spacciatore, vediamo di mettere in tavola gli affari".
Nel frattempo, il Barone, una volta parlato con Mark e saputo la proposta del Nosferatu si mosse e telefonò ai suoi collaboratori.
La telefonata fu uguale per tutti, li convocava d'urgenza per parlare del mio ammutinamento e della mia misera proposta.
Charles ascoltò il Barone e gli rispose con la sua solita calma che prima della riunione con lui aveva degli impegni inderogabili, poi si rivolse a John "verrai con me al consiglio".
John quando parlò con il Barone, come già aveva fatto con me, gli chiese se conoscesse un Maestro per imparare "velocità". Il vampiro, per accattivarsi i servigi del Gangrel, e quando il suo padrone gli disse che doveva seguirlo al consiglio si dimostrò seccato, in quella notte doveva trovare altri suoi simili e il Barone gli aveva indicato il Rosso un vampiro che secondo lui poteva trovarlo sulle rive del lago.
Serena, raggiunta al telefono dal Barone si dimostrò stupita, troppo presa dalle sue "beghe" politiche non sapeva nulla del ritrovamento della raffineria da parte del Nosferatu e neppure le importava granché.
"Verrò sicuramente" si limitò a dire, poi chiuse la telefonata.
La telefonata con Marghareta fu la più agitata. La studiosa, molto presa con le ultime scoperte non aveva assolutamente voglia di impicciarsi dei problemi della piccola scaramuccia tra il Barone e il Nosferatu e lo disse apertamente "sono forse io il guardiano dei Nosferatu?".
Il Barone andò su tutte le furie vedendo nel gruppo un certo rilassamento e una forma non del tutto velata di ribellione.
Durante il consiglio Charles ebbe buone notizie. Il bilancio era in attivo e i suoi chimici avevano trovato il modo per sintetizzare la droga e separare la sostanza con il sangue.
Gongolante per le nuove notizie si recò alla riunione col Barone prendendo con sé John e Marghareta.
Mark aveva preparato un tavolo in una saletta, quando si sedettero li raggiunse il Barone che era visibilmente accigliato.
"E così il Nosferatu ha trovato la raffineria. Voi ne sapevate qualcosa?".
Nessuno dei presenti era venuto a conoscenza dei miei traffici e quindi restarono silenti. Tutti erano stati presi dai loro problemi che reputavano molto più importanti del traffico di droga che voleva mettere in giro il Nosferatu.
"Bisogna fargli cambiare idea. Mi ha preso in giro" urlò "Mi ha offerto" calcando il tono sull'ultima parola "il sette percento, il sette percento".
Marghareta ribadì che aveva altri problemi più importanti e più pericolosi che pensare ad un possibile commercio di droga.
Serena restò in silenzio aspettando di sapere come agire nel caso in cui il Barone avesse voluto usufruire delle sue doti.
L'unico che si offrì di sistemare in un qualche modo la questione fu Charles. Nell'accordo con me sapeva che avrebbe potuto guadagnarci anche lui, più droga voleva dire più lavoro per i suoi laboratori e per i suoi scopi ma anche più morti per le strade e questo non doveva accadere.
"Ci penso io, lo farò ragionare, arriveremo almeno al trenta per cento".
Il Barone non sembrò soddisfatto neppure di quella percentuale "il settanta mi deve dare, altrimenti...".
"Non mi pare che ci sia modo di arrivare a quella cifra, partiremo da un trenta e poi spero di riuscire a portarla a un cinquanta".
Finita la riunione i vampiri tornarono alle loro faccende.
Marghareta, una volta tornata nel suo appartamento, contattò Guidi nervosa e preoccupata, tentò di avere un conforto e rassicurazioni dal suo mentore ma lui, come al solito restò sul vago dandole istruzioni precise "devi far indagare sulla quarta tavoletta. E per quanto riguarda il rito, stai tranquilla, nessuno vuol far tornare in vita una divinità dei morti babilonese".
"Sicuro?" chiese decisa la donna che nel tempo aveva imparato a diffidare del maestro.
"Beh, diciamo che non dovrebbe essere una cosa così scontata".
Una volta chiusa la comunicazione con il mentore, contattò alcuni studenti dando loro compiti precisi. Si sarebbero mossi al posto suo per avere informazioni fresche sulla divinità babilonese e sul contenuto della quarta tavoletta mancante.
Charles uscito dalla riunione non attese molto e mi contattò.
"Ciao, vengo ora dalla riunione con il Barone. Cosa pensavi di fare con quella squallida proposta?".
Mi rifugiai in alcune scuse banali e ribadii che quella era solo una percentuale di partenza.
"Non ho affatto dimenticato la frase del Barone e da allora ho deciso di fare di testa mia".
"Dobbiamo parlarne e devo parlare con Johnatan"
Poi seguì una lunga trattativa e alla fine ci accordammo per un trenta percento dei guadagni che sarebbe andato al Barone in cambio di una buona protezione.
Charles poi, tornò nuovamente sull'argomento "vorrei parlare con Johnatan, vorrei avere qualche informazione sul Barone".
"Io posso darti le informazioni" tagliai corto, mi dimostrai irremovibile, avevo paura. Pensai bene di non fidarmi di nessuno, almeno fino a quando non ne avessi parlato con Johnatan.
Quando finii la telefonata avevo raggiunto la zona dell'Università, uscii in superficie con X e incontrai il mio contatto.
Io e lo spacciatore ci trovammo d'accordo sul fatto che vrammo potuto metterci in società, io gli avrei fornito la droga e lui avrebbe provveduto a smerciarla.
"Spargi la notizia, probabilmente l'organizzazione che era dietro al "Mandarino" tornerà a farsi viva ed è un po' quello che voglio".
Ci separammo che era quasi l'alba. La guerra con il Barone era iniziata e presto avrei potuto mettere sul piatto anche la ricomparsa della fazione a lui avversa, avevo un po' paura lo ammetto, ma bisognava agire.
La notte seguente, quando ancora il sole stentava a calare all'orizzonte il Gangrel si svegliò di soprassalto, aveva fatto ancora un orribile incubo, questa volta i dettagli erano stati maggiori, visi gli erano passati accanto e malgrado non avesse i nomi di quelle persone, lui sapeva.
Prese le chiavi della Polo e avvicinandosi a Charles lo svegliò "io vado".
Il vampiro svegliato in fretta e furia lo guardò storto, poi tornò ad appisolarsi, ancora non era ora di uscire dal sonno.
John accese la macchina e si diresse a nord verso la sponda del lago, era giunta l'ora di trovare il Rosso.
Ad un certo punto notò che le case erano del tutto sparite e la vegetazione si era fatta fitta. Vide due baracche e decise di fermar la macchina.
A piedi si avventurò verso la spiaggia, con la solita delicatezza che lo contraddistingue, prese a calci la porta e divelta la lastra di metallo entrò nella baracca, non trovò nulla e nessuno, così non risparmiò lo stesso trattamento anche alla seconda baracca.
Restò deluso, uscì nuovamente e si guardò attorno, fu allora che per la prima volta sentì uno strano verso, non erano lupini, ma lo aveva già sentito e sapeva in cuor suo che non avrebbe portato nulla di buono.
"Rosso, Rosso" iniziò a chiamare, solo il silenzio gli rispose, poi nuovamente quel ruggito, era ancora lontano ma si stava avvicinando. Chiamò nuovamente il Rosso, questa volta mentre stava correndo verso la macchina.
L'accese e pigiando sull'acceleratore tornò sulla strada, verso la città. Oramai la luna era alta in cielo e alcune stelle brillavano a farle compagnia, e ancora mescolato al rombare del motore portato a velocità massima sentì ben distinto quel brontolio.
"Stava per arrivare".

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