mercoledì 29 giugno 2016

Il ritorno di Beatrix


La piccola cittadina si era abituata alla nomea che portava, nella taverna, i nuovi arrivati in città non facevano che chiedere informazioni sulla donna rinchiusa nella torre. I pochi che avevano voglia di parlare dicevano che oramai da tempo non usciva più nessuno da quella torre mezza diroccata e probabilmente Beatrix doveva essere morta.

La leggenda aveva preso forma qualche decennio prima, lei e un chierico si erano scontrati nel castello, era stata uno scontro senza quartiere, il castello ne portava tutt'ora i segni visto che di quella imponente struttura restava solo la famigerata torre.
Quella notte, dopo esplosioni, urla e strepitii, tutto era tornato alla normalità. Il duca, soddisfatto dell'epilogo, aveva fatto diramare un comunicato, il chierico e Beatrix dovevano essere rimasti chiusi all'interno della torre e lui, per sicurezza, ne aveva murato porte e finestre.
Un giorno arrivò al villaggio un guerriero, come tutti i viandanti, si fermò in locanda per mangiare qualcosa e ascoltare le ultime novità. Quella mattina, il locale era particolarmente deserto, solo due elfi stavano conversando animatamente ad un tavolo. Si avvicinò a loro sedendosi nel tavolo accanto e facendo finta di leggere alcune pergamene ascoltò la loro conversazione.
Entrambi sostenevano che Khellendrox fosse morto durante lo scontro e che Beatrix in realtà non fosse affatto rinchiusa in quella torre.
Il guerriero, stanco di ascoltare le frignacce dei due elfi si alzò e si affiancò all'elfo più anziano "scusate, io sono certo che il nano di cui voi state parlando sia ancora vivo, ne ho le prove, sono qui per appurare lo stato di salute di Beatrix".
L'elfo più giovane si alzò di scatto rovesciando la sedia dietro sé "Voi, voi, sostenete che il chierico in questione è vivo e fuori dalla torre?".
"Eccome, voi sareste così gentili da accompagnarmi alla torre?".
L'elfo più anziano abbassò il capo "messere, siete sicuro di voler entrare in quella torre? Beatrix, nel caso fosse ancora viva, potrebbe diventare una minaccia per lei e per tutta la comunità. Non vi aiuterò ad entrare in quella torre".
L'altro elfo fu meno duro del primo "vi porterò fin davanti alla torre, ma non farò un passo oltre. Su di voi e solo voi, ricadrà l'effetto delle vostre azioni".
L'uomo pagò l'oste e insieme all'elfo uscirono dalla locanda. Percorsero insieme la via principale e si arrampicarono su per la collina verso la torre.
Giunti davanti alla porta murata della torre trovarono due soldati di guardia.
"Come mai fate la guardia ad una torre murata?".
"Il duca non è sicuro che la donna al suo interno sia morta e non possa uscire da questa struttura" rispose una delle due guardie.
Il guerriero tirò fuori una pergamena e la passò ad uno dei soldati "questo è il mio lasciapassare, smurate la porta, io e solo io me la vedrò con la donna al suo interno".
L'uomo lesse più e più volte il manoscritto poi guardò il compagno in arme "dobbiamo smurare la porta".
"Vado a chiamare aiuto" disse con voce tremante e iniziò a scedere la collina.
Alartes guardò il cielo, oltre alle numerose nuvole che si stavano addensando intorno al sole vide che questo aveva una posizione oramai vicina ai monti, presto sarebbe arrivato il tramonto.
"Non abbiamo più tempo" disse e iniziò a mani nude a distruggere il muro di mattoni davanti al portone principale.
Aveva quasi finito l'opera, quando arrivarono quattro soldati impugnando delle pale e picconi.
Alartes si fece da parte e lasciò che i quattro terminassero l'opera, poi guardò l'elfo "allora vieni dentro?" Chiese perentorio.
L'elfo fece un passo indietro, guardò gli altri soldati che si fecero attorno allo straniero "se doveste aver bisogno..." ma non aggiunsero altro.
Alartes, seguendo le indicazioni del nano, attraversò il portone della torre e prese a salire le scale, ricordò le parole di Khellendrox "devi arrivare all'ultimo piano la troverai comodamente seduta sul trono".
Il guerriero, salendo, avvertì un senso di nauesa e freddo. Si appoggiò al muro, prese fiato e ricominciò a salire.
Dopo aver salito le prime quattro rampe di scale vide un corto pianerottolo e quattro gradini scendere sotto una volta, nella propria testa sentì una voce "vieni avanti, non temere".
Sapeva trattarsi della prigioniera della torre, istintivamente sfoderò la spada e prendendola con entrambe le mani avanzò nel corridoio, scese i gradini lentamente e sentì nuovamente la voce nella sua testa "Alartes, il nano ha mandato te dunque".
Il guerriero si fermò vedendo un ombra scura proiettata sul pavimento sconnesso, poi alzando gli occhi vide il trono e la donna seduta su di esso.
Si avvicinò portandosi di fronte a lei, il suo sguardo incrociò quello della prigioniera e come aveva detto il nano questo gli causò dolore.
Distolse lo sguardo, sentendosi mancare utilizzò la spada per reggersi.
"Sei debole" disse la donna protendendosi verso l'uomo che era distante un paio di metri.
Alartes molto faticosamente prese la pergamena che gli aveva consegnato Khellendrox e senza guardare la donna la srotolò iniziando a leggere.
La prigioniera udendo le parole scritte dal nano sulla pergamena iniziò a contorcersi, poi, mentre il guerriero continuava la lettura, quei tremori poco per volta si affievolirono e la donna ritrovò equilibrio.
Alartes dovette interrompere la lettura perché nella sua testa si impose la voce della donna "Smettila, tu non sei un chierico".
Il guerriero lasciò cadere la pergamena e impungnando la spada si mosse verso la donna.
"Dai, affrontami" lo invitò.
Oramai persa la calma che il nano gli aveva istillato alzò la spada e scaricò tutta la tensione sulla donna, da prima la colpì con un fendente e poi, veloce affondò la lama della spada nel ventre della donna.
Il suo sguardo incrociò quello della donna, dalla sua bocca spalancata non giunse nessun suono, poi la donna, con una violenza inaudita si sollevò dalla sedia e allungando le braccia spinse a terra il guerriero.
"Grazie"
Il guerriero sdraiato a terra tentò di seguire le mosse della prigioniera, ma lei lo sorprese, si avvicinò e dopo essersi fermata alcuni secondi a contemplarlo si inginocchiò sopra di lui.
Alartes avvertì le ginocchia di lei schiacchiargli il petto e poi, quando la donna si chinò ulteriormente avvicinando il suo viso al suo sentì il peso di lei togliergli il fiato.
"Ora vado"
Alartes allungò le mani verso la donna, ma i suoi movimenti risultarono lenti e goffi e la prigioniera riuscì a sfuggire alla sua presa, poi sentì le forze affievolirsi e chiuse gli occhi. (Foto di Marco Elli)

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