giovedì 28 luglio 2016

Il portale/4

Nessuno dei quattro riuscì a capire con certezza quanto camminarono, il sole, se così si può definire, non restò che un alba morente per tutto il tempo, le nuvole sempre molto spesse e grige, assunsero delle sfumature rossastre che il mezzodrow si incaponì a definire di cattivo auspicio.

Il chierico in tutta risposta gli disse che era stato lui a cacciarli in quel pasticcio e che, per sua informazione, l'unico modo per uscirne era sopraffare il guardiano di quei luoghi assai tetri.
Alartes guidò il gruppo senza dire una parola seguito a poca distanza dall'elfo che di tanto in tanto recitava sottovoce brevi filastrocche.
Il terreno da acquitrinoso e puzzolente divenne sempre più solido fino a trasformarsi in una landa desolata piatta e brulla. Ad un certo punto Khellendrox diede l'ordine di fermarsi, lui era quello più appesantito di tutti, e sentiva il caldo opprimente che saliva dal terreno e lo faceva faticare il triplo.
"Direi che possiamo fermarci e mangiare qualcosa, di tesori non se ne sono più visti e così anche di emissari del drago, spero solo che questo non sia motivo di un errore di valutazione da parte nostra".
"Cosa vorresti dire nano?" chiese Alartes pensando che si addossasse la colpa a lui della strada presa.
"Nulla, soltanto che mi pare strano non avere compagnia".
Il guerriero, che si era alzato e aveva gonfiato i cordoni del collo si risedette sospirando "già, molto strano" disse in un sussurro riprendendo poi a sbocconcellare la sua razione di cibo.
Nel frattempo il ladro, come suo solito, si era allontanato e aveva vagato nei dintorni probabilmente alla ricerca di qualche indizio come lo chiamava lui.
Quando tornò i tre avevano da tempo finito di mangiare e stavano decidendo se riprendere la marcia o attendere ancora visto che da est sembrava stesse arrivando una tempesta.
"Ho trovato qualcosa" disse sbucando alle spalle dei tre e facendo saltare di paura l'elfo che era tutto concentrato a leggere una pergamena.
Il chierico lo guardò minaccioso "parla!".
"Più avanti c'è una costruzione, o forse dovrei dire c'era. Alcune colonne restano comunque ancora in piedi e la pavimentazione, seppur sconnessa, cela tra le erbe rigogliose, un immagine che probabilmente potrebbe portarci dritti dritti nella tana del drago".
"Una costruzione dici" disse Alartes guardando nella direzione indicata da Alak "non vedo nulla" disse dopo qualche istante.
"La nebbia che sale dal terreno impedisce di vedere ciò che solitamente ci è visibile. Dobbiamo avvicinarci per valutare" poi guardando Alak aggiunse "e dimmi, c'erano guardie a protezione della struttura?".
"Non ho visto nessuno e neppure sentito nulla"
"Abbiamo riposato a sufficienza, andiamo a dare un'occhiata al posto e speriamo che sia come dice il mezzo sangue"
Nel frattempo i lampi ad est avevano aumentato la loro frequenza di caduta e spirava un vento gelido che proveniva esattamente da quella parte accompagnato da roboanti boati. I quattro camminarono veloci e quando furono in prossimità della struttura descritta da Alak tentarono di nascondersi dietro a dei bassi grovigli secchi e spinosi che recintavano il perimetro di quello che un tempo poteva essere stato un tempietto o un mausoleo.
"Avete visto? Come vi dicevo non c'è nessuno" disse Alak in un sussurro e stava per alzarsi quando Alartes lo prese per un braccio e lo tirò giù con forza facendolo cadere rovinosamente sul terreno.
"Meno male che non c'era nessuno!" disse indicando poi due creature smilze che tenevano in mano un arco lungo "e quelli chi sarebbero?".
Fu il chierico a rispondere alla domanda del guerriero "si tratta di Smorghlung".
Alartes e Alak guardarono il nano con espressione interrogativa e silenziosi attesero che Khellendrox desse loro ulteriori informazioni.
Il mago, disinteressandosi alla spiegazione che sarebbe seguita di lì a poco, prese del terriccio ci sputò sopra e iniziò a plasmarlo come se dovesse costruire qualcosa.
"Gli Smorghlung sono dei morti viventi, dei fantocci nelle mani di un necromante. Questi in particolare devono essere qui da secoli, probabilmente sono i protettori del passaggio ma ucciderli non sar..."
Il nano non riuscì a terminare la frase che una freccia sibilò appena sopra le loro teste. A quella ne seguirono altre che fortunatamente mancarono il bersaglio mirato.
Il mago finì ciò che stava facendo e i tre riconobbero un piccolo cane nelle sue mani. Lo posò in terra e quel piccolo cagnolino iniziò a sgambettare dirigendosi verso i due arceri.
Alak e Alartes uscirono dai nascondigli precipitandosi contro i due, percorsi alcuni passi, la loro corsa divenne sempre più lenta e impacciata, rallentò e in fine i due furono costretti a fermarsi lasciando cadere a terra le armi e inginocchiandosi con un tonfo sul terreno.
Il nano scosse la testa "se mi aveste lasciato finire..." alzò le braccia al cielo e iniziò a pregare il Divino.
Uno dei due arceri agitò l'arco e Alartes e Alak si rialzarono, ripresero le armi e immediatamente si separarono, il primo dirigendosi verso Khellendrox, il secondo verso Shin.
Il mago guardò il ladro dirigersi verso di lui e siccome era concentrato sul cane che aveva costruito non trovò niente di meglio che aizzare la sua creatura non sui due non-morti come aveva pensato ma bensì sul compagno di viaggio.
Il cane divenne improvvisamente di taglia media e balzò sul mezzodrow tentando di azzannarlo.
Khellendrox nel frattempo sempre pregando e guardando negli occhi la propria guardia del corpo agitò le mani e pronunciò le ultime parole della preghiera rivolta a Moradin.
Alartes proseguì nella sua folle corsa verso il chierico e brandendo con entrambe le mani l'elsa dello spadone lo alzò su di lui pronto a calare un fendente micidiale. Fortuna per il nano la sua preghiera fu ascoltata e sui due arceri caddero due colonne di fuoco che li investirono. L'effetto dell'incantesimo su Alak e Alartes scomparve e mentre il ladro attaccato dal cane se ne sbarazzò trafiggendolo e mandando così in fumo l'idea dell'elfo, Alartes riuscì a deviare il proprio colpo che calò a pochi millimetri dalla spalla destra del nano.
Quando le fiamme scomparvero i due arceri avevano nuovamente incoccato le loro frecce e stavano nuovamente prendendo la mira.
Fu il mago a prendere provvedimenti nei loro confronti, agitò le mani e tra i palmi uniti comparverò tre piccole sfere che da azzurre assunsero striature viola. Le tre sfere andarono a colpire uno degli arceri che all'impatto scomparve in una nuvola di polvere e fumo.
L'altro arcere riuscì a colpire Alartes alla schiena, egli infatti ancora davanti al nano gli fece involontariamente da scudo.
La freccia trapassò la spessa armatura e gli procurò un dolore lancinante, si voltò verso lo Smorghlung e digrignando i denti prese a correre verso di lui per colpirlo con la sua spada.
Pià veloce e togliendogli questa soddisfazione fu Alak che essendo già a metà del tragitto lo raggiunse più velocemente e lo colpì con entrambe le spade.
Le ossa del braccio destro andarono in briciole e la creatura si ritrovò disarmata. Alak non sapendo come ucciderla fece un passo indietro e guardò il nano in attesa di un suggerimento.
Khellendrox in tutta risposta formulò una nuova preghiera e colpì con precisione lo scheletro che avvolto in una spira di vento divino scomparve.
Una volta scomparsi i due guardiani il nano guardò a lungo verso est, poi si occupò della ferita di Alartes.
Togliere la freccia non fu affatto facile, passata l'armatura era entrata nella carne dell'uomo e la punta si era poi separata in tanti piccoli aculei. Una volta estratto il dardo, il nano si fece aiutare dagli altri due e insieme tolsero l'armatura, poi il nano iniziò una lunga veglia di preghiera per sanare la ferita e sperare di riuscire a curare totalmente il guerriero.
Passarono diverse ore e le nubi persero le tonalità rossastre che avevano accompagnato il cammino fino al tempio dei quattro amici. Quando alcune gocce di pioggia caddero sul terreno il nano si alzò "dobbiamo trovare un riparo".
Shin si avvicinò alle colonne che un tempo avevano probabilmente sorretto la struttura ora del tutto scomparsa, guardò la pavimentazione e poi iniziò a battere il bastone sul lastricato "venite si è aperto".
Khellendrox sorreggendo l'amico Alartes si avvicinò al mago e vide che la pavimentazione ora sprofondava nel terreno e si era formata una scala a chiocciola che scompariva nelle profondità "dalla padella alla brace" disse il nano, poi fece segno ad Alak di far strada "vai avanti tu, potrebbero esserci trappole".
Il mezzodrow con circospezione iniziò la discesa seguito dal guerriero claudicante, l'elfo e a chiudere il gruppo il chierico che prima di scendere guardò un'ultima volta ad est. Odore di ozono e zolfo arrivarono alle sue narici e il rumore di pioggia oramai imminente ruppe il silenzio innaturale che li aveva accompagnati fino ad ora.
"Arriva" disse prima di  scomparire anch'egli nel terreno. (Immagine Zero Distance)

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