giovedì 6 ottobre 2016

La donna delle dune

Il deserto si espandeva in ogni direzione e l'elfa sapeva essere molto infido ma siccome viveva in quel luogo sin dalla nascita, oramai aveva imparato a conoscerlo e per quanto fosse difficoltoso, a difenderlo.
Viveva in un piccolo tempio quasi completamente sepolto dalla sabbia, i suoi compiti erano semplici, doveva badare che nessun malintenzionato varcasse i cancelli delle terre del sogno. Il suo maestro, morto solo qualche mese prima, le aveva lasciato diversi amuleti, anelli e libri, oltre ad un bagaglio culturale non indifferente.
Era solita svegliarsi quando la finissima sabbia delle dune che si innalzavano circondando e nascondendo così il tempio si tingevano di rosso e la giornata stava giungendo al termine ma quel giorno le cose andarono diversamente.
Il sonno della donna, solitamente tranquillo, fu inquieto e popolaro da incubi premonitori. Malgrado conoscesse il modo per scacciare tali presagi e tornare a riposare tranquillamente, non riuscì nel suo intento e così fu costretta a svegliarsi.
Matida di sudore, avvertì immediatamente il calore che giungeva dall'esterno, seppur mitigato dalle spesse pareti e da alcuni incntesimi che ogni mattina da secoli andavano ripetuti. Aprì gli occhi e si preparò in fretta e furia, ricordava bene le ultime sequenze del sogno e sapeva che non si trattava soltanto di sue fantasie o ricordi bensì di un messaggio chiaro e distinto. Qualcuno stava o era entrato nella terra infuocata del deserto e il suo scopo era sicuramente quello di raggiungere la terra del sogno.
Calzò le scarpe alate, mise al collo diversi amuleti e infilò gli anelli che ritenne più appropriati per scacciare quella visita inattesa, poi, prima di avvicinarsi all'ingresso del tempio si inginocchiò qualche secondo davanti alla stagua della Dea, quindi, senza voltarle le spalle e procedendo a ritroso arrivò a toccare la porta con la schiena.
Fresca e liscia, le sembrò un toccasana e a tal punto che sentì quasi il bisogno di restare lì aspettando gli eventi. Poi quell'immagine le tornò davanti agli occhi, una sagoma scura fluttuava sopra la sabbia e sollevando un leggero pulviscolo, sondava il terreno alla ricerca della porta per il mondo del sogno.
Kriplien sospirò, prese coraggio e finalmente diede le spalle alla statua che aveva pregato fino a qualche istante prima.
Ripeté mentalmente le istruzioni del suo maestro, quindi appoggiando la mano sulla porta la spinse verso l'esterno.
La luce accecante del giorno la colpì e per un attimo tutto divenne buio, poi gli occhi, lentamente, si abituarono a quella luce fastidiosa, strinse la pietra blu del ciondolo che aveva al collo e ripropose le parole della magia di ricerca.
Appena l'ultima parola si spense nella sua gola le apparve il luogo esatto dove la presenza era giunta. Mancavano poche miglia e si sarebbero trovati faccia a faccia, non era sua intenzione fargli trovare l'ingresso del tempio e così, anche se con qualche remora decise di andargli incontro.
Al contrario di lui non poteva fluttiare sopra la sabbia ma aveva calzato gli stivali alati e quindi camminò leggera, prese velocità ed eccola arrivare davanti al suo nemico, il quale, troppo preso dalla ricerca dell'ingresso della terra del sogno, non si accorse della sua presenza.
Questo fu un bene.
L'elfa si inginocchiò a terra, prese tra le mani la finissima sabbia dorata e ne fece due mucchietti, quindi, dopo aver recitato l'incantesimo spinse i due mucchietti verso la presenza scura che ancora stava avanzando verso di lei.
I mucchietti iniziarono il loro cammino verso il bersaglio e a mano a mano che si spostavano divennero sempre più grandi, alla fine della corsa, ormai troppo tardi, lo tregone nero fu travolto dalla sabbia e ne rimase intrappolato.
Kriplien sorrise, sapeva di non aver vinto ancora la guerra, ma nel frattempo avrebbe avuto ancora una volta la possibilità di colpirlo senza che lui potesse farci nulla.
Si concentrò nuovamente e questa volta alzò le braccia al cielo invocando i venti del sud.
Lo stregone nero dal canto suo non restò a guardare, malgrado fosse imprigionato dalle sabbie sputò e da quel grumo nacque una creatura che presto divenne grande come la maga che ancora stava preparando il suo incantesimo.
Il golem di sabbia si trascinò sin dall'elfa e alzando due braccia di sabbia la percosse.
L'elfa era preparata a quell'attacco, il suo maestro le aveva detto che il nemico avrebbe potuto utilizzare la sabbia contro di lei, certo non sapeva in quale modo ma comunque era preparata.
Il colpo del golem la scosse e l'effetto del suo incantesimo venne meno, lei, iraconda allungò le braccia e i suoi pugni chiusi trafissero il costato del golem, la sabbia cadde e il golem perse consistenza formando accando alla maga una piccola dura.
Lo stregone nero nel frattempo era riuscito a liberarsi dalla morsa delle sabbie. Probabilmente, sbagliando, reputò debole la propria antagonista e così non fece caso a lei che aveva ripreso a chiamare a sé il vento del sud, al contrario, disinteressandosi delle sue movenze, aveva ripreso a cercare la porta.
Quando la vide, la sua bocca si allargò mostrando l'abisso nero di cui era composto, le orbite vuote dei suoi occhi diedero un'ultima occhiata a Kriplien poi prendendo velocità si avviò verso la meta, verso la vittoria.
L'elfa si mosse veloce, molto più di quanto non avesse fatto mai in precedenza, i venti del sud la sospinsero verso lo stregone nero e arrivò appena in tempo a frapporsi tra lui e la porta.
"Tu non passerai" disse con una voce non sua.
Lo stregone brandì la sua arma e la puntò contro il petto dell'elfa, poi aprì la bocca e fece schioccare la lingua simulando un suono che Kriplien aveva già sentito. Avvertì un rumore sordo, il petto le vibrò e le mancò il fiato, poi accadde qualcosa di veramente strano, la porta alle sue spalle si aprì ed uscì una creatura di luce, talmente bianca che rifrangendosi sulla sabbia illuminò il cielo che stava divenendo scuro per l'arrivo dell'imbrunire.
Lo stregone spinse ancora più a fondo la sua arma e nuovamente fece quel verso con la bocca, poi la creatura di luce sbucata dalla porta del sogno entrò nel corpo della giovane sacerdotessa e iniziò lo scontro finale.
La sabbia vorticò tutto intorno alle due creature, nero e bianco si fusero in un circolo e la sabbia roteando intorno a loro li plasmò fino a renderli inscindibili. Poi quella sfera composta delle due creature si mosse e in un lampo scomparve oltrepassando la porta del sogno.
Il vento si placò, l'aria fresca si posò sulle guance screpolate di Kriplien che riprese conoscenza. Supina guardò la porta del sogno sigillata, si alzò e allontanandosi raggiunse le mura amiche del tempio.
Stanca ma felice chiuse la porta del tempio alle sue spalle. Un'altra notte di veglia l'attendeva e chissà quante altre a venire...

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