giovedì 24 settembre 2015

Un pasto caldo

Il colonnello Maxx poco per volta iniziò a ritrovare la memoria, fu quando uscì da quella casa che ebbe un sussulto. La bocca ancora rossa e appicicaticcia del sangue degli occupanti. Uomini e donne ignare del pericolo che avevano aperto a quello straniero vestito in maniera assai strana. La guerra era finita da tempo ma aveva modi gentili e sembrava parecchio spaesato.

La mattanza era durata pochi minuti, Maxx aveva avvertito quella fame profonda fin da subito, appena uscito da quella buca che lo aveva tenuto intrappolato per quanti anni? Quindici, venti?
Dopo aver risucchiato le energie degli occupanti di quella cascina si sentì molto meglio, gli erano tornate le energie, anzi, si sentiva praticamente rinato. Ora poteva davvero organizzarsi. Ricordava le ultime ore della battaglia, ricordava la ritirata, ma soprattutto ricordava l'ultima missione.
Si guardò attorno il sole stava calando, non avvertì l'aria oramai fredda sulla pelle, piuttosto sentì la notte avvolgerlo e si sentì al sicuro.
Per la prima volta si frugò nelle tasche della logora divisa e trovò alcune carte. La prima era la cartina di una zona pianeggiante, c'era segnata una strada e due centri abitati e su uno dei due agglomerati c'era segnata sopra una K cerchiata in rosso, dall'altra parte, seguendo il tracciato stradale, sopra le case stilizzate era disegnata una V questa volta il colore era blu, un po' sbiadito ma ben diverso e riconoscibile rispetto al rosso fuoco con cui era stata scritta quella K.
Sul secondo foglietto c'era una lista di nomi, lo lesse una mezza dozzina di volte, soffermandosi su ogni nome, sospirò, nessuno di quei nomi aveva un volto.
Sul terzo ed ultimo foglio c'erano delle stringhe alfanumeriche di sedici cifre, le lesse lentamente ripetendo ad una ad una le lettere e i numeri che componevano quelle parole senza senso, poi pensò si trattasse di codici da inserire da qualche parte o ripetere a qualcuno che lo avesse interrogato, ripiegò il tutto e lo rimise in tasca.
E finalmente controllò la sua arma, prese la pistola, una Luger P08, la soppesò e poi prendendo il calcio con entrambe le mani la puntò davanti a sé, premere il grilletto gli venne automatico, ci fu un botto profondo e una piccola fiammata uscì dalla canna, a questa seguì un leggero sbuffo di fumo.
"Otto colpi, anzi sette" si disse, poi rinfoderò l'arma e si guardò attorno.
Il militare camminò in direzione est, senza incontrare anima viva e, dopo aver scavalcato un fosso fortunatamente privo di acqua, si ritrovò sul ciglio di una strada.
Guardò nuovamente la mappa e sperò si trattasse della strada segnata su di essa. Da che parte andare?
Camminò a ritroso per un centinaio di metri, sperando di vedere dei fanali arrivare dalla direzione opposta alla quale stava andando, ma nulla di tutto ciò accadde, quando, finalmente, si girò, vide due fanali venirgli incontro.
Senza pensarci attraversò la carreggiata e si piazzò in mezzo alla strada alzando le braccia e iniziando a muoverle. Non temeva la morte, vista la sua condizione, piuttosto voleva assolutamente trovare un modo per raggiungere un centro abitato.
La donna al volante non si aspettava certo di trovarsi un uomo in mezzo alla strada, inchiodò e la piccola utilitaria sbandò leggermente verso destra, lei fu abbastanza veloce a controsterzare e la vettura rispose a quella manovra brusca nel migliore dei modi, forse anche grazie all'elettronica abbondante.
Maxx, una volta che la macchina fu ferma, fece quei pochi passi che lo separavano da lei e spazzolandosi con le mani la divisa e poi togliendosi il cappello si avvicinò al finestrino del guidatore.
"Salve" disse molto lentamente.
"Salve" rispose la donna all'interno della macchina mentre abbassava il finestrino "dovete scusare la manovra un po' brusca, non mi aspettavo di vedervi in mezzo alla strada. Avevate forse intenzione di morire o di attirare l'attenzione?"
Il militare sorrise e pensò "forse la seconda" poi schioccando la lingua e schiarendosi la gola cambiò argomento "mi chiedevo se potevate portarmi alla cittadina più vicina".
La donna alzò e abbassò la testa più volte, ma sicuramente quel gesto, non era un modo per assentire alla proposta dello straniero, ma piuttosto per guardarlo o addirittura ispezionarlo.
Ci fu qualche particolare che la fece trasalire e la sua bocca si spalancò di colpo "ma, ma, ma, certo, salite".
Maxx si sistemò la fondina della pistola, probabilmente era stata quella a far decidere la donna. Passò davanti al cofano della Peugeot e arrivò alla portiera destra, l'aprì e lentamente si sistemò sul comodo sedile in pelle.
La donna attese ancora qualche istante, poi, siccome il passeggero sembrava non essere intenzionato a mettersi le cinture decise che fosse il caso di farglielo notare "le, le, cinture?".
Maxx si guardò attorno, e vide la cintura che in diagonale costringeva la donna a restare attaccata al sedile, guardò al suo fianco e emulando ciò che vedeva sulla donna si allacciò la cintura.
La donna sorrise "il mio nome è Hanna".
"Maxx" si limitò a dire il militare poi guardò affascinato il cruscotto della macchina. Ricordava la Jeep che aveva guidato solo rare volte mentre accompagnava il generale al comando, era totalmente diversa.
Hanna premette un pulsante e la vettura dopo un impercettibile sussulto si accese.
Ci volle quasi mezz'ora prima che si vedessero le case illuminate della periferia della cittadina. Durante il tragitto i due non parlarono, Hanna aveva fatto qualche domanda ma il tutto era caduto in un silenzio totale, Maxx avrebbe voluto rispondere ma, ma non ricordava e non voleva dire cose senza senso.
Ad un certo punto, raggiunto un quartiere periferico tossì "qui può andare" disse sperando che la donna fermasse la macchina.
Hanna rallentò e poi fece per protestare "siete sicuro?" quell'uomo taciturno non poteva certo abitae da quelle parti, e quell'alone di mistero che lo circondava le faceva sì paura e le metteva soggezione, ma la affascinava assai.
"Sì, proprio qui" disse nuovamente il militare.
La donna, più per il tono della voce dell'uomo che per la voglia di fermarsi, inchiodò accostandosi al marciapiede "allora eccoti servito".
Maxx si sganciò la cintura, e dallo stomaco salì nuovamente quel senso di vuoto e di fame, aveva bisogno di nutrirsi nuovamente ma non voleva mordere quella donna. Restò immobile sul sedile combattendo a quell'impulso, poi, fu la donna ad innescare l'inevitabile.
"Qualcosa non va?" chiese Hanna.
"N..."
Maxx si voltò verso Hanna e fu solo allora che la donna vide il sangue rappreso attorno alla sua bocca, aprì la portiera ma visto che non aveva sganciato la cintura rimase immobile al posto di guida.
Al militare bastò solo un gesto e le sue mascelle si chiusero sul collo di lei, il sangue caldo fluì nella sua bocca e le energie si trasferirono dai due corpi.
Quando fu sazio scese dalla macchina e richiuse la portiera, poi, girò intorno e andò a chiudere anche la portiera che inutilmente Hanna aveva aperto in precedenza sperando di trovare scampo.
"E ora cerchiamo gli altri..." disse fra sé e sé incamminandosi verso il centro cittadino.  (Foto di Maxx Melato)

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