giovedì 22 ottobre 2015

La casata della piratessa - Seconda parte


Khellendrox, dopo aver lasciato il porto, decise di fare qualche ricerca, mise il pilota automatico impostando la strada più lunga per l'ospedale Sant'Elena e poi fece una foto al piccolo bauletto in metallo e scansionandola cercò, tramite il pannello sul cruscotto delle corrispondenze sulla rete e negli archivi che possedeva.
Il viaggio trascorse senza scossoni, le strade non erano per nulla trafficate. La maggior parte dei cittadini prendeva i mezzi pubblici che si spostavano a mezz'altezza o su rotaie magnetiche sopraelevate. Non si trattava di un simbolo piratesco, bensì di una legione armata di massoni. Nata intorno al 1790 in una isola imprecisata del pacifico, aveva costruito un piccolo impero coloniale e di commerci. Poi, alcuni membri erano riusciti ad infiltrarsi nella marina inglese fino agli alti livelli e qui, sull'isola britannica alcuni dei personaggi più dotati avevano preso posti politici piuttosto importanti.

Ora il nano doveva solo scoprire se la donna facesse parte di quella setta e cosa era avvenuto quel maledetto giorno dell'affondamento. L'unica era fare le domande giuste all'unica persona ancora in vita.
La macchina parcheggiò in uno spiazzo deserto non troppo distante dall'alto edificio ospedaliero. Tutto vetro e cemento si stagliava verso il cielo scomparendo tra la foschia e le nuvole basse che adombrava quel pomeriggio di ottobre.
Khellendrox, scese dall'auto portando con sé la scatola metallica, controllò che lo storditore fosse carico e calibrò il visore per i raggi infrarossi, poi si portò lentamente all'ingresso dell'ospedale.
Le porte scorrevoli al suo avvicinarsi si aprirono automaticamente frusciando sui cuscinetti. Una voce femminile suadente lo salutò e gli diede il benvenuto all'ospedale Sant'Elena.
Raggiunto il bancone delle informazioni chiese dove fosse stata ricoverata la donna arrivata in tarda mattinata con sicuramente una gamba rotta e diverse escoriazioni profonde sul viso e in altre parti del corpo. L'uomo dietro al bancone consultò un monitor, poi scosse il capo "non mi risulta sia arrivata nessuna donna che corrisponda alla descrizione".
"Controlli meglio, aveva un abito lungo e un cappello a larghe tese come quello che indossavano i pirati tanti anni fa".
L'uomo sorrise poi tornò a guardare il monitor muovendo le dita veloci sullo schermo.
"No signore, nessuna donna è arrivata stamattina".
Il nano fece una smorfia e tornò fuori dall'ospedale raggiungendo nuovamente la macchina.
"Pronto? Nick, qualcuno della sicurezza ci ha imbrogliato, la superstite della nave è stata portata via dai soccorsi, ma all'ospedale non è mai arrivata".
Nick non rispose immediatamente, poi dopo un lieve ronzio la sua voce risultò quasi un sussurro "provo sentire poi ti richiamo. Non può essere andata lontano".
Khellendrox salì sull'auto e restò per un attimo silenzioso e immobile, poi tornò a consultare la rubrica telefonica "Pronto? Capo, abbiamo un problema".
Dall'altra parte una donna rispose lentamente "farò le ricerche del caso, una donna del genere non può passare inosservata".
Il nano quando chiuse la comunicazione sembrò più soddisfatto, aveva sguinzagliato i suoi contatti, uno dei due gli avrebbe fatto sapere qualcosa, nel frattempo lui, avrebbe cercato all'ufficio soccorsi.
Non volendo telefonare, preferì controllare di persona e quindi prese il viale e si diresse verso la sede dell'Assistenza medica.
Lo stradone, al contrario delle vie scelte in precedenza era piuttosto trafficato e la guida risultò rallentata e difficoltosa, soprattutto per i tanti detriti rimasti sulla strada immobili che obbligavano le auto a fare spesso slalom improvvisi per non andare a sbattere.
L'Assistenza aveva preso possesso di una nuova sede l'anno prima, lo stabile era composto da due palazzine, la prima, un enorme capannone, fungeva da autorimessa per i mezzi e da officina per le riparazioni, e la manutenzione. La seconda, su tre piani, era adibita a uffici e nelle altre stanze aveva visto aule scolastiche, forse dove venivano impartite le lezioni ai militi.
Scese dall'auto e andò a visitare il parco mezzi. Non aveva dato molta importanza all'automedica che era venuta in soccorso della naufraga, ma comunque poteva fare un confronto e se avesse avuto fortuna, poteva ritrovarla.
Parcheggiate contò una mezza dozzina di furgoni, altre quattro auto lunghe e otto motociclette. Stava per girare l'angolo per entrare in officina, quando un ometto basso e calvo gli venne incontro.
"Salve, aveva bisogno?" chiese curioso l'uomo.
"In effetti, probabilmente potreste aiutarmi. Stamane uno dei vostri mezzi è venuto a recuperare un'amica che si è fratturata una gamba. Uno dei portantini ha detto che l'avrebbero portata al Sant'Elena, ma a quanto pare là non è mai arrivata".
L'uomo giocherellò un po' con la barba lunga, pensieroso, poi sorrise "ma certo, deve essere Patrick, lui e Antonio sono dei burluoni. Venite, in ufficio sapranno sicuramente indicarvi dove l'hanno portata".
I due salirono i tre gradini ed entrarono in una stanza enorme, seduta dietro ad una scrivania una ragazzina non più che ventenne si alzò al loro ingresso "Greg che succede?".
"Questo signore vuol sapere dove è stata portata una sua amica. L'automedica era guidata sicuramente da Patrick, hai notizie?".
La ragazza si risedette e premendo un bottone chiamò alla radio "Patrick dove sei?".
Una voce maschile un po' disturbata rispose poco dopo "stazione".
"Dove avete portato la signora recuperata al porto?" chiese nuovamente la ragazza.
"Sant'Elena" rispose l'uomo
Khellendrox fece un cenno con il capo dissentendo "non c'è".
"Su Patrick, non scherzare, non l'avete portata lì"
Patrick attese qualche secondo prima di rispondere "Dica al nano, che la donna sta bene. Di non preoccuparsi, ce ne stiamo occupando noi"
Khellendrox avendo sentito le parole dell'uomo alla radio, si avvicinò al bancone, "devo sapere dove sta" disse ringhiando.
La ragazza fece una smorfia e poi pigiando nuovamente il pulsante parlò velocemente "mi fa pressione, vuole sapere dove sta".
Patrick, questa volta, rispose immediatamente "largo Paris Texas, numero 20".
Khellendrox non salutò neppure, girò i tacchi e uscì dall'ufficio, poi risalendo in auto impostò il navigatore. Non aveva mai sentito quella via.
Presto sarebbe arrivato il tramonto, doveva sbrigarsi. L'auto percorse stradine periferiche sempre più strette e malandate, fino a raggiungere l'aperta campagna. Imboccando largo Pariz Texas il nano pensò che di largo non aveva assolutamente nulla, sulla destra vide solo campi a perdita d'occhio e sulla sinistra a parte lo stesso panorama vide un mulino e una casetta di legno.
Entrò nel cortile e scese dall'auto portando istintivamente la mano alla rivoltella senza estrarla.
Il luogo era deserto, bussò alla porta della casetta di legno, e dopo qualche minuto sentì dei passi all'interno, la porta si aprì e una figura femminile con un largo cappello si presentò all'uscio.
Khellendrox fece un passo indietro. La donna aveva il viso completamente deturpato e la sua bocca aveva assunto un'espressione orripilante.
Portò la mano all'arma ma fu troppo lento, dietro di lui qualcuno lo afferrò per la vita e lo sollevò di peso.
"Ora faremo un bel giretto"...(Con Barbara Tagliapietra Foto di Digital Arts Events)

Se volete leggere la prima parte "clicca qui"

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