sabato 24 ottobre 2015

Una gita particolare

Malgrado il freddo pungente della giornata autunnale, il sole aveva scaldato gli animi dell tre amiche e dopo insistenti domande ai genitori, erano riuscite a farsi accompagnare al limitar del bosco.
"Verremo a riprendervi al tramonto" disse la madre di una delle tre "se doveste aver bisogno avete il cellulare, non esitate a chiamare, noi saremo in giro per castagne".
Le ragazze avevano accennato un sorriso e poi dopo un ultimo saluto, zaino in spalla, si erano incamminate sul sentiero che le avrebbe portate a vivere un'avventura degna di essere ricordata per sempre.
Il bosco traboccava dei colori autunnali, i rami, oramai spogliati delle foglie sembravano dita affusolate alla ricerca delle nuvole che di tanto in tanto oscuravano il sole pallido di ottobre.
Ad ogni passo, lo scricchiolio delle foglie secche depositate sul sentiero, scandiva la loro avanzata verso la struttura abbandonata che era stata oggetto dei discorsi delle ultime settimane.

Avevano sentiro dai ragazzi appena un po' più grandi di loro, narrare storie fantastiche e anche un po' tetre.
Guido e Marco avevano raccontato di esserci stati l'estate scorsa e di aver esplorato le stanze spoglie di quell'antica dimora colma di storia.
"Ci abitavano due contesse" disse Guido.
"Era la loro residenza estiva" rincarò Marco.
Le tre ragazzine avevano ascoltato affascinate la storia di queste due nobildonne che durante l'estate avevano l'abitudine di chiamare gli amici e passare con loro giornate spensierate tra musica, danze e giochi nel bosco.
Poi Guido aveva parlato una strana presenza che era arrivata in una giornata afosa di agosto e le due padrone di casa, avevano cambiato umore, avevano cacciato gli amici e si erano rinchiuse nelle loro stanze.
Quando una delle tre chiese cosa ne fosse successo dell'oscuro signore Guido si limitò ad alzare le spalle, poi aveva guardato Marco e i due erano scoppiati a ridere.
Sentendosi un po' prese i giro da quegli sbruffoni, avevano deciso di andare a controllare di persona. Tanto avevan detto che alla fine erano riuscite a convincere i genitori a lasciarle fare quella gita fuori porta.
Camminando speditamente, arrivarono ad un ponticello di legno appena ricurvo sotto al quale scorreva placido un ruscelletto, un grosso pesce saltò proprio in quel momento e Sofia, sussultò.
Le altre due la guardarono con sguardo interrogativo, le sorrise e insieme chiacchierando, oltrepassarono il corso d'acqua.
Passarono forse un'altra decina di minuti ed ecco spuntare dalla vegetazione i muri spogli e spessi dell'antica magione.
La maggior parte della struttura era ancora intatta, posta su due piani le accolse un immenso porticato. Le ragazze oltrepassarono l'ingresso e subito vennero accolte dal freddo umido trasmesso da quei muri spessi e antichi. La luce filtrava da finestre alte e larghe. Il suono dei loro passi rimbalzò sul soffitto a volta e l'eco si moltiplicò a lungo prima di placarsi.
Le tre ragazze risero e una dopo l'altra iniziarono a urlare i loro nomi. L'eco rispose diligentemente ripetendo con voce un po' meno argentina da prima solo i nomi, poi le frasi che le tre amiche continuarono a ripetere una dopo l'altra.
Lucia aprì il proprio zaino e dopo aver frugato al suo interno tirò fuori un sacchetto di carta e una bottiglia.
"Che ne dite di mangiar qualcosa?" disse sventolando il sacchetto di carta dentro il quale la madre aveva preparato degli ottimi panini.
Le amiche le si fecero attorno, appoggiarono i loro zaini e presero il panino che Lucia prendendolo dal sacchetto passava di mano in mano.
Si sedettero appoggiandosi al muro scrostato e mangiarono silenziose, poi quando Serena ebbe finito il panino e bevuto un sorso d'acqua si alzò di scatto prendendo lo zaino e frugando al suo interno.
"Ora che ne dite se andiamo a cercare le due contesse?"
Lucia e Sofia sorrisero compiaciute alzandosi a loro volta "e non dimenticare la losca presenza" disse Sofia ridendo. 
Si avvicinarono alle immense colonne che sostenevano il porticato, poi una dopo l'altra le aggirarono tute fino a raggiungere l'arco dove una volta doveva esserci stata una sontuosa e massiccia porta d'ingresso.
L'aria all'interno si fece ancor più fresca, entrando nella prima stanza furono avvolte dall'oscurità, camminarono lentamente, seguendo la luce che entrava da alcune finestre della stanza successiva.
Raggiunto lo stanzone enorme si fermarono ad osservarlo, ogniuna di loro iniziò a fantasticare "forse era qui che ballavano?!" disse Lucia.
"Ti sbagli" disse Sofia indicando dei solchi sul pavimento "sicuramente qui mangiavano, e qui ci sono ancora i segni dei pesanti piedi del tavolo in pietra dove le pietanze venivano portate dai numerosi servi.
Serena rimase silenziosa avanzando fino all'enorme finestra e guardando fuori, un pozzo o ciò che ne restava, faceva bella mostra di sé in un chiosco rontondo oramai immerso nella vegetazione.
"Andiamo" disse Serena seria, staccando lo sguardo dalla finestra, "non abbiamo tutto il giorno".
Le due amiche reclinarono il capo ed entrarono nella stanza successiva.
Sofia accostò la mano al muro e seguì il profilo dei mattoni che ne componevano la struttura, poi si fermò quando raggiunse una parte ancora intonacata "guardate, qui c'era sicuramente un dipinto".
Le altre due le si fecero attorno e insieme esaminarono i colori sbiaditi che ancora restavano sul muro. Sembravano frammenti di una scena di caccia, si distingueva una figura a cavallo che rincorreva altre due figure, sfortunatamente, l'opera d'arte era molto rovinata e non nessuna delle tre riuscì a capire cosa fossero le prede inseguite dal cacciatore.
Stavano ancora indugiando davanti a quei frammenti color pastello quando sentirono un rumore alle loro spalle.
Lentamente si voltarono e la loro espressione tradì un misto tra paura e stupore: davanti a loro era comparsa una ragazza, appoggiata a quello che un tempo doveva essere lo stipite di una porta le osservava silenziosa. (Con Ophelia Winter e Agata Borghesan e Luisa, Cristina e Sofia. Foto di Marco Elli)
 

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