domenica 18 ottobre 2015

Viaggio attraverso i mondi

L'uomo si stiracchiò alzando le braccia, avvertii alcuni scricchiolii provenire dalle sue ossa, mi guardò sorridendo, poi disse qualcosa ad una delle due creature che erano sedute vicino a me, lo fece in una lingua a me sconosciuta e decisi non fosse il caso di utilizzare un incantesimo per comprendere di cosa si stesse parlando a mia insaputa. La ragazzina rise poi mi guardò "sicuramente non sei riuscito a capire. Golby dice che la prossima tappa del viaggio narra le vicende di un albero parlante".
La guardai stupito, non trovavo nulla da ridere sul fatto che un albero potesse parlare e così, dopo aver trangugiato il resto della birra che restava nel boccale in ferro attesi l'inizio del racconto.
Golby bevve a sua volta e poi riprese a parlare sommessamente.
"Non ero per nulla stanco, non avevo idea di quanto tempo fosse trascorso dalla mia partenza e malgrado il cielo scuro e l'aria fresca notturna, non pensai minimamente di stendermi sul manto erboso e riposare.
Camminai fino al limitare del prato, qui dovetti fermarmi, il terreno saliva leggermente e alcuni alberi piuttosto vecchi erano disposti in file perfettamente allineate, potevano essere castagni o aceri, ma non sono un intenditore e quindi non mi curai di guardar le foglie per avere maggiori informazioni. Appoggiai una mano sul tronco a me più vicino e avvertii una leggera vibrazione. La pianta, alta forse più di trenta metri, aveva un tronco dal diametro piuttosto importante, provai ad abbracciarla per farmi un'idea di quanti anni potesse avere, ma probabilmente ci sarebbero voluti tre di me per chiudere il cerchio. Non riuscendo nel mio intento desistetti e pensai di inoltrarmi attraverso quel filare di piante. La fiammella, che tenevo al centro della mia mano rischiò più volte di spegnersi sotto l'influsso di correnti d'aria che andavano e veniva.
Quando superai anche la seconda fila di alberi il vento trasportò una voce. 'Salve umano, cosa ti porta da queste parti?'.
Mi guardai attorno per capire chi potesse aver parlato ma non vidi altro che quelle decine di piante disposte sul terreno con tale precisione che guardandole perpendicolarmente si poteva distinguere solo una pianta con molteplici rami che si diramavano da quel tronco enorme.
Mentre guardavo la pianta davanti a me sul tronco gridio e marrone comparvero delle grinze che prima non mi era parso di vedere, poi la figura divenne più chiara, riconobbi il viso di un anziano che mi sorrideva.
'Non ho fretta ma la curiosità di sapere come mai sei giunto fin qui cresce di momento in momento' disse nuovamente l'albero.
Io non sapendo bene cosa rispondere mi sedetti ai suoi piedi incrociando le gambe 'Diciamo che sono finito qui casualmente'
L'espressione scavata sul tronco cambiò velocemente, e si formò un ghigno che poteva sembrare al contempo felice ma anche dubbioso 'non credo che tu non lo sappia'
Sorrisi a mia volta 'quando si comincia un viaggio, spesso si conosce la meta ma le tappe intermedie possono cambiare, io sono in balia dei cambiamenti'
Se mi avessero detto che avrei parlato con un albero, avrei deriso gli amici, ma era proprio così, stavo parlando con un albero curioso.
'So che hai attraversato delle porte e la fiammella che vedo sbucare dalla tua mano sono certo te la deve aver data un genio'
Scossi il capo 'certo che per essere un albero ne sai di cose'
'Sono certo che se riuscirai a portare a buon fine il tuo viaggio, conoscerai tante stranezze e chissà se vorrai tornare'
L'ultima parte della frase risuonò come una minaccia tant'è che mi alzai guardandomi attorno con circospezione 'devo andare' dissi velocemente.
'Non sono io la minaccia' cercò di rassicurarmi l'albero e in effetti immediatamente pensai che un albero ben piantato in terra non poteva certo impedirmi di continuare il mio viaggio.
'Vai umano, vai, sappiamo che siete sempre di fretta voi'
Quasi quasi mi venne voglia di contraddirlo e stavo per sedermi nuovamente quando avvertii il suono di una tromba. Avevo già sentito quel suono, era stato anni prima, durante una battaglia, ora non ricordavo se aveva risuonato durante la carica o la ritirata ma sapevo che presto non sarei più stato solo.
Mi nascosi dietro la pianta e attesi, poi, vedendo delle ombre scure avvicinarsi chiamai Timmy, il quale comparve immediatamente al mio fianco 'chiamato?'.
Un po' imbarazzato gli spiegai ciò che pensavo dovesse succedere da un momento all'altro. Lui, per nulla intimorito si guardò attorno, poi mi disse 'hai due possibilità: fuggire o parlare'
Pensai in fretta e vidi il genio scomparire, come se avesse fatto tutto quello che poteva. Avrei voluto chiedere consiglio all'albero ma il viso che avevo visto fino a poco tempo fa era scomparso. Ero solo. Giunsero alcune creature dal viso felino, cavalcavano delle creature ancora più bizzarre che a prima vista mi ricordarono dei coccodrilli bipedi. Tentai di intavolare un discorso, ma i nostri linguaggi erano assai diversi e loro non capirono e tanto meno io capii loro quando mi apostrofarono in malo modo.
Dubbioso se fuggire o restare attesi, e furono alcuni secondi di troppo a tradirmi, infatti uno di loro si avvicinò e di forza mi fece salire sulla sua cavalcatura dietro di lui e poi spronò l'animale che prese a correre all'impazzata.
L'olezzo era quasi insopportabile, più volte venni quasi sbalzato a terra, tant'è che mi decisi a prendere la vita del felino che guidava così da assicurarmi di non cadere.
Raggiungemmo in breve tempo un villaggio di capanne fatte di paglia, al centro c'era un grande albero e quando l'animale fermò la sua corsa lo riconobbi. Era lo stesso albero con cui mi ero intrattenuto a parlare.
Il felino mi aiutò a scendere poi mi strattonò fino all'ingresso di una delle capanne, quindi mi gettò letteralmente al suo interno.
L'angusto spazio era praticamente tutto occupato da un enorme gong che rispecchiava la mia immagine, lo fissai e feci qualche passo verso di lui come se ne fossi attratto. Iniziò a tremare, producendo un suono sordo, poi, allungai la mano destra per fermarlo e venni risucchiato al suo interno.
Caddi in un sonno profondo, quando riaprii gli occhi, mi trovavo sul freddo pavimento di quella che a prima vista mi sembrò una chiesa, chiamai inutilmente Timmy. Poteva essere l'ultima tappa del mio viaggio tra i portali?  (Foto di Angela Celentano)

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