lunedì 1 febbraio 2016

Il "segugio"

L'uomo si era svegliato di soprassalto, ricordava poco di ciò che gli era successo la notte precedente, immagini confuse gli banzarono alla mente. Sicuramente era tornato dal lavoro, aveva mangiato e poi si era coricato come faceva tutte le sere, ma quella volta era stato diverso, nel cuore della notte aveva sentito dei rumori provenire dal soggiorno, aveva preso la mazza da baseball che teneva appoggiata al muro e silenziosamente era arrivato in sala. Qui aveva sorpreso un uomo in uniforme che stava rovistando in un cassetto e già aveva buttato all'aria il contenuto di un altro. L'istinto prevalse sulla ragione, con slancio si gettò sull'intruso e lo colpì violentemente con la mazza che teneva saldamente con entrambe le mani.

L'impatto con la testa del milite fu violento a tal punto che Giamba, così lo chiamavano gli amici, lasciò andare la presa sull'impugnatura della mazza da baseball tanto fu il dolore che provò ai polsi.
Non ricordava molto altro, tentò di frugare nella sua mente e quasi immediatamente si ricordò di questo viso pallido che gli si faceva sempre più vicino poi il morso che gli aveva dato al braccio sinistro. Si guardò il braccio e quasi svenne, non tanto per il dolore che trovò stranamente inesistente, quando piuttosto per lo spettacolo macabro che vide.
La camicia, strappata in più punti mostrava parecchie macchie di sangue oramai rappreso e il braccio in questione era scarnificato a tal punto che ulna e radio facevano bella mostra del loro candore.
Si guardò attorno, era ancora in soggiorno, il militare si era probabilmente dato alla fuga e il caos regnava sovrano.
Giamba si alzò in piedi, al suo posto, sul mavimento una larga pozza di sangue faceva bella mostra della mattanza che aveva fatto l'intruso, distolse lo guardo e camminò fino alla stanza adiacente, immediatamente avvertì un senso di fame, si guardò in giro, avrebbe potuto farsi qualcosa da mangiare, ma la fame che avvertiva era diversa, una profonda voglia insaziabile di carne e sangue.
Uscì sul pianerottolo, poteva andare dalla vicina e... Scartò immediatamente quel pensiero, avrebbe attirato troppa attenzione su di sé e sul suo appartamento che doveva e che voleva restasse la sua tana.
Quindi scese le scale e uscito dalla porta d'ingresso constatò essere ancora notte. Forse era passata più di una notte dai fatti che ricordava. Come un animale annusò l'aria, i suoi sensi si erano acuiti, silenzioso percorse il vialetto e si ritrovò su una via piuttosto larga e deserta, il vento gelido notturno gli sferzò il viso ma lui non avvertì il freddo, al contrario sentì il puzzo lasciato da Maxx che doveva aver girovagato ancora a lungo prima di essersela svignata.
Prese la decisione velocemente e senza pensare oltre, barcollando, seguì l'odore del milite che gli era rimasto nelle narici. La caccia era iniziata... (Con Gian Battista Giamba Fiorani)

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