mercoledì 24 febbraio 2016

La loggia nera/2



Da quell'incontro passarono alcuni giorni, poi, come aveva ordinato il duca i due uscirono a notte fonda dalla loro casa e si recarono in città. La prima bambina da rapire era la figlia del maniscalco, un uomo burbero che si era rifiutato più volte di pagare le gabelle. Silenziosi si intrufolarono nella casa del maniscalco, sapevano cosa e dove cercare. Entrarono di soppiatto e raggiunta la camera della bimba. La piccola, probabilmente avvertendo la presenza degli intrusi aprì gli occhi e incrociò lo sguardo di Carmilla che, chinatasi su di lei sussurrò alcune parole in una lingua astrusa.

La bambina tentò di lottare per non riaddormentarsi, sbattè le palpebre e poi aprì la bocca per chiamare i genitori che dormivano nella stanza accanto. Carmilla fu più veloce, le tappò la bocca con la mano e finì di recitare la filastrocca sussurrata.
La bimba cadde nuovamente in un sonno profondo, Carmilla guardò Ivan che si era affacciato alla porta che dava sul corridoio della piccola abitazione, non le servì chiamarlo, i due riuscivano a comunicare tra loro telepaticamente.
L'uomo si voltò e senza dire nulla si avvicinò al letto e raccolse la bambina, scavalcò la finestra e seguito da Carmilla camminarono veloci per le vie deserte del paese fino alla rocca.
Una volta giunti al palazzo, uno dei soldati li condusse ad una porta in ferro che stava appena sotto il livello del terreno. Carmilla rimase a godersi l'aria fresca notturna, ad entrare nell'angusta stanza spoglia fu Ivan che depositata la bambina in un angolo si premurò di legargli uno degli esili polsi "fai la nanna" disse accarezzando la testa della giovane, poi, dopo averle dato un ultimo sguardo uscì nuovamente. La guardia richiuse la porta dando una tripla mandata di chiavi e salutò distrattamente i due servi del duca.
Il mattino successivo, nel paese, aleggiava un certo fermento, la notizia della sparizione di Aurora era volata di bocca in bocca ed era arrivata al duca che mostrando la sua migliore espressione stupita ordinò ad alcune guardie di perlustrare il bosco adiacente il villaggio e la periferia dove alcune case abbandonate potevano essere rifugio per viandanti malintenzionati e villani vogliosi di riscosssa nei confronti del maniscalco che con la moglie non si dava pace per la scomparsa della figlia.
Fu lui stesso a voler dirigere le operazioni di ricerca che continuarono fino a sera, naturalmente senza produrre alcun risultato.
Ivane e Carmilla, lasciarono passare alcuni giorni prima di tornare ad agire, seguendo il rituale solito, percorsero le vie cittadine alla sola luce della luna che risplendeva in cielo. Dovettero utilizzare un piccolo stratagemma per non essere visti dalle guardie che pattugliavano la piazza, Ivan pronunciò due parole e immediatamente divenne foschia che si perse nel fumo denso che stava uscendo da un comignolo, Carmilla più spavalda si avvicinò ad una delle guardie e stava per morderla quando l'altra sfoderando la spada le corse incontro.
La donna, vistasi scoperta, proferì un unica parola e immediatamente si tramutò in uno stormo di pipistrelli che svolazzarono verso la luna.
Le due guardie smarrite si guardarono attorno cercando l'assalitrice, poi, pensando di essere stati vittime di un abbaglio rinfoderarono le spade e tornarono a fare la ronda nelle vie che si diramavano dalla piazza.
Ivan e Carmilla, tornarono nella loro forma umana e si riunirono vicino alla casa del connestabile, l'uomo era stato mandato dal sovrano per controllare le operazioni finanziarie e belliche del duca e tra i due non correva buon sangue per via delle ingerenze che Borrimio continuava a perpretrare ai danni di Samahel e della consorte Amelia.
Come avevano egregiamente fatto in precedenza entrarono di soppiatto nella casa del signorotto e silenziosi riuscirono a rapire la figlia Luisa.
Tornare al castello non fu facile, infatti più volte dovettero cambiare strada per non essere intercettati dalle guardie, e solo una volta Carmilla dovette ricorrere alla magia per far cambiar strada all'uomo armato che stava per scoprirli.
Raggiunta la rocca, Ivan portò la giovane in gattabuia a far compagnia alla bambina rapita in precedenza.
Aurora giaceva sdraiata su un pagliericcio, pallida, dal muro sporgeva una pesante cantena che si chiudeva sul suo polso destro, quando entrò l'uomo sembrò avvertire la sua presenza, si mosse nervosamente e aprì gli occhi. Ivan depose delicatamente Luisa che al contrario dormiva, le legò il polso destro ad un'altra catena e poi si avvicinò alla bimba rapita in precedenza.
Aurora lo guardò con sguardo assente, sul collo aveva segni eloquenti di morsi ripetuti, Ivan si chinò su di lei per vedere se fosse sveglia o stesse dormendo. La bimba, alla vicinanza dell'uomo richiuse gli occhi e il suo respiro si fece meno affannoso.
Ivan sorrise, poi uscì dalla galera richiudendo la porta alle sue spalle e consegnando la chiave alla guardia. (Foto di Marco Elli)

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