giovedì 25 febbraio 2016

La loggia nera/3

Il connestabile, persona sicuramente molto influente, dopo che le ricerche della figlia non ebbero alcun risultato si recò dal conte per avere notizie.
Per l'occasione sia Amelia che il suo consorte Samahel si fecero trovare molto ospitali, il signore della città tentò di rassicurare l'uomo che schimava di rabbia.
"Non importa quanti uomini avete impegnato nelle ricerche di mia figlia e neppure mi importa della minaccia di cui avete sentito parlare, io non mi darò pace fino a quando non l'avrete trovata".
Amelia, pallida come sempre, non si scompose davanti alla verve del connestabile, guardò il marito e i due si scambiarono un sorriso che il connestabile non nascose di aver visto.

Quando uscì dalla rocca mandò a chiamare un suo suddito fidato "Vai, cerca Drakar e Elysa, temo ci sia sotto qualcosa di più di un semplice rapimento".
Il soldato al sentir nominare i due nomi rabbrividì "padrone, è da tempo che non abbiamo più problemi di quel tipo, pensate che sia...".
"Andate e non perdete altro tempo a fantasticare".
L'uomo si lasciò il connestabile nella piazzetta e si dileguò tra le viuzze che portavano alla periferia.
Drakar e Elysa, erano conosciuti in tutta la regione per un fatto che li aveva coinvolti anni prima. Stranieri, si erano presentati alla corte dell'allora duca Rhuldog cugino di terzo grado di Samahel, con loro c'era un uomo di chiesa, un inquisitore. I tre avevano combattuto una battaglia epica contro delle creature sulle quali si andava di anno in anno construendo favelle sempre più spettacolari. 
Da allora qualcuno aveva messo in giro la voce che tutta la famiglia del conte fosse "contagiata" ma nessuno aveva mai più proferito la parola che era morta sulle labra del prelato prima che questi perdesse la vita "vampiri".
Drakar e Elysa, dopo lo scontro, avevano preso dimora in una casa al centro del bosco, e di rado venivano in città, amavano definirsi cacciatori e schivi non partecipavano mai alla vita concreta del villaggio.
Quando il servo del connestabile raggiunse la loro casa, Drakar stava spaccando legna nel cortile, l'inverno stava per finire ma lui, anche solo dando una breve occhiata al cielo, aveva intuito che presto sarebbe caduta neve fresca.
"Buongiorno, come posso esservi utile?" disse guardando l'uomo che si era fermato davanti al cancello.
"Vengo da parte del connestabiile, avrete sicuramente saputo della scomparsa di due fanciulle, ebbene una delle due, Luisa, è sua figlia e siccome il conte non ha fatto passi avanti nella ricerca chiede che ve ne occupiate voi".
Drakar storse la bocca, si asciuò la fronte e depose l'ascia, proprio in quel momento uscì dalla casetta Elysa.
"Temi quello che temo io?" chiese la ragazza guardando negli occhi Drakar.
Lui distolse gli occhi dalla fanciulla per riportarli all'uomo che era rimasto vicino al cancello "dovremo sicuramente parlare al connestabile, per farci un'idea" poi aggiunse "certo la luna è quella di sangue".
A quelle parole l'uomo, già spaventato per via del nome dei due che richiamavano alla sua mente lo scontro di sangue che c'era stato anni prima, sussultò "cosa avete detto?" balbettò.
"Nulla, nulla. Verremo dal connestabile stasera e prenderemo gli accordi dovuti. Questo dovete riferirgli".
L'uomo  diede loro le spalle e tornò verso il villaggio rimugginando sulle parole del cacciatore.
"Sai vero che non sarà facile come l'ultima volta" disse dolcemente Elysa.
"L'inquisitore sapeva il fatto suo, ma ci ha istruito, abbiamo il suo libro, abbiamo le sue armi e abbiamo il nostro coraggio".
"Si torna a cacciare. Entra, dobbiamo prepararci".
Quando il sole calò dietro le montagne Drakar e Elysa si recarono in città per prendere accordi con il connestabile. 
Borrimio non si fece trovare solo, aveva fatto chiamare anche il maniscalco e la moglie, anche loro dovevano sapere della sua idea e di quali forze stavano per entrare in scena.
Quando i due cacciatori furono entrati, tutti si misero a tavola e durante la cena parlarono a lungo dei fatti successi nei giorni precedenti e anche quelli avvenuti anni prima.
"Quindi voi siete convinto che il conte abbia la stessa malattia del cugino".
"Non la chiamerei proprio malattia, ma sicuramente, ora, è il momento giusto, sarà sicuramente assetato e questa è la luna giusta. La luna di sangue".
Il connestabile involontariamente guardò fuori dalla finestra, in cielo la luna stava calando, rossa, dava al cielo una colorazione piuttosto nefasta, facendo pensare che sangue colasse dalle nuvole sparse.
"E sia" disse Elysa, questa notte faremo un sopralluogo e domani notte agiremo. (Foto di Marco Elli)

Nessun commento:

Posta un commento

Cosa ne pensate?