venerdì 22 luglio 2016

Le avventure di Jeff Khell

Le notti a Detroit sono sempre più corte, sarà forse una mia impressione o forse sono i fatti che avvengono durante quelle ore che rendono tutto molto rapido...Mi svegliai con la consapevolezza che avevo un asso da giocare. Avevo lasciato la vecchia nella stanza tutto il giorno, volevo che riflettesse e che fosse in tutto e per tutto collaborativa.
Quando raggiunsi il covo Jonathan non mi sembrò molto dell'umore e quindi evitai di dargli altri grattacapi.
"Notizie da X?" chiesi distrattamente.
"Ancora nessuna. Appena saprò qualcosa ti farò sapere".
"Ci conto. Io porto via la vecchia" non ricordo se quell'appellativo mi sfuggì oppure se in un qualche modo volevo fargli capire che l'interrogatorio aveva portato a qualcosa.
"Certo, il più lontano possibile e poi, naturalmente sbarazzatene"
Mi avvicinai alla stanza, aprii la porta e la trovai come l'avevo lasciata, furente, legata, parlava una lingua a me incomprensibile.
"Dimmi, che rapporti hai con il Barone?" domandai diretto. La mia intenzione era quella di trovare un modo per far sì che il Barone potesse farmi un favore, un grosso favore e naturalmente un modo ora potevo avercelo.
La vecchia fu riluttante a rispondermi, continuò il suo sproloquio in quella lingua assurda e così fui costretto a tirar fuori il coltello e puntarglielo alla gola "parla donna, che legame hai con il Barone!".
Lei, probabilmente parecchio intimidita dai miei modi piuttosto bruschi cambiò atteggiamento. La notte in gatta buia, la fame e il mio coltello le sciolsero la lingua.
"Siamo parenti, alla lontana, ma parenti"
A quelle parole pregustai un piano che mi avrebbe fatto guadagnare tempo e avrebbe portato i guai lontano dal covo.
Presi il telefono e composi il numero del Barone "pronto, sono Jeff, ho qui una donna che..."
Il Barone, sembrò immediatamente molto furente, capii che sapeva e in effetti voleva che io liberassi la donna "devi lasciarla andare, altrimenti saranno guai e se scopro che le hai anche solo torto un capello ti faccio...".
"Stia tranquillo Barone, non le ho fatto nulla, e non le farò nulla fino a quando rispetterete il patto".
"Quale patto?" chiese a denti stretti.
"Voi siete una potenza"
"Sì"
"Avete uomini, mezzi e armi"
"Sì"
"E' giunto il momento di dimostrare tutta la vostra potenza. Voi e i vostri uomini darete la caccia all'abominio, lo ucciderete e solo e soltanto quando mi farete vedere il cadavere, be, io vi ridarò la vecchia".
Il Barone imprecò e iniziò ad urlare. Qualcuno alle sue spalle cercò di calmarlo, poi il telefono cadde.
"Pronto, ci siete ancora Barone? Siamo intesi?".
A rispondere fu Mark con voce calma ma non troppo "pronto, Jeff..."
"Avete capito quali sono i patti?".
"Sì, certo, abbiamo capito" mentre Mark parlava, alla sua voce si sovrappose prima quella del Barone che continuava ad urlare, imprecare e dare di matto, poi si sentirono dei tonfi e anche degli spari. Infine Mark tornò a parlare "ci faremo vivi noi".
Interruppi la telefonata e guardai la vecchia "ora ti porto a fare un giro".
Uscendo con la donna legata come un salame incrocia un mio confratello e gli chiesi di accompagnarmi fuori città, lui acconsentì "vado a prendere la macchina, ci troviamo al solito posto".Spinsi la vecchia nel tunnel e incontrai nuovamente Jonathan "noi andiamo" dissi svelto "la zia ci farà un bel favore".
Jonathan guardò prima me, poi la vecchia "zia?".
Non so' come mi fosse venuto fuori quel termine e senza indugio spiegai al capo che la donna non era altro che una parente del Barone e che avevo proposto uno scambio di favori in cambio del suo rilascio.
Lui cambiò colore e strabuzzò gli occhi "quindi hai minacciato il Barone?"
"Minacciato proprio no, gli ho solo chiesto di uccidere l'abominio e io in cambio gli ridarò la sua parente sana e salva".
Jonathan visibilmente furente e preoccupato tentò di articolare una frase ma non riuscì nel suo intento. Così per tranciare quel discorso che stava diventando piuttosto spinoso lo precedetti "ora leviamo il disturbo, la porto lontano da qui. Appena sai qualcosa da X fammi sapere, così io passerò l'informazione al Barone".
Jonathan non disse molto, scosse la testa e si allontanò e io feci altrettanto nella direzione opposta.
Quando raggiunsi la superficie Ben mi stava già aspettando in macchina con il motore acceso.
"Sistemiamo la vecchia nel baule e mi raccomando prendi di tanto in tanto qualche buca, non voglio che si addormenti".
"Dove la portiamo?" mi chiese una volta sistemata l'ostaggio nel baule ed essere risaliti in macchina.
"Ricordi quel capannone bruciato giorni fa?".
"Sì, ricordo che se n'è parlato parecchio"
"Andiamo lì e vediamo il da farsi".
Una volta raggiunto il capannone feci accomodare la vecchia su una sedia e iniziai ad interrogarla, sperando di recuperare qualche informazione utile. Inizialmente non volle collaborare, poi, proprio quando stava per parlare squillò nuovamente il telefono.
"Pronto, sono Charles. Ho saputo che hai rapito la zia del Barone".
"Sì" dissi tutto baldanzoso "e ora il Barone ci farà il piacere di liberarci di torno l'abominio".
Charles al contrario di quanto avessi immaginato non fu affatto contento della mia iniziativa, non disse granché, tentò di farmi deviare da quell'idea "macché liberare, dovresti invece liberare la donna, farla tornare dal Barone, altrimenti saranno guai per tutti".
Io tentai di rassicurare l'uomo d'affari che, visibilmente sconsolato chiuse la conversazione.
Nel frattempo Marghareta nel suo studio, nervosa, pensava a ciò che le aveva detto Guidi. Se si fosse comportata in un certo modo, avrebbe potuto conoscere e parlare con il Vescovo, un'opportunità più unica che rara, certo ad un costo che lei non era intenzionata a pagare.
Rimugginando su questa cosa chiamò il Barone per avere maggiori informazioni. A rispondere però fu Mark, il Barone, dopo aver ricevuto la proposta del Nosferatu, visibilmente adirato stava preparando la contromossa.
I due parlarono brevemente, il Barone aveva già dato tutte le informazioni possibili sul Vescovo e non aggiunse molto "ha una ditta di consulenze, ma si tiene piuttosto alla larga dagli umani, ama demandare, del resto lui è un ambasciatore non un vampiro di azione".
Marghareta, che aveva pensato di mandare uno dei suoi studenti a intervistare il vampiro dovette cambiare idea e accantonare, per ora quell'ipotesi.
"Deve scusarmi, ma ora abbiamo un problema da risolvere" disse Mark mentre alle sue spalle il Barone continuava ad urlare ordini "il nano, l'ha combinata grossa".
La vampira immersa nei suoi pensieri non soppesò quelle parole e dopo un breve saluto chiuse la conversazione.
Trovandosi in un vicolo cieco e non potendo forzare la mano più di tanto con i suoi studenti richiamò lo studioso che le aveva mandato il catalogo dei manufatti mesopotamici e con lui si mise d'accordo per far sì che lo studente che già era a New York lo incontrasse per esaminare il resto dei manufatti che ancora non aveva potuto visionare.
Una volta raggiunto un compromesso la vampira chiamò lo studente per metterlo al corrente del nuovo incarico.
"Mi raccomando, fai esasttamente quello che ti dice che puoi fare e portami buone informazioni".
La notte si stava consumando lentamente e io non ero ancora riuscito ad ottenere delle informazioni dalla gitana quando squillò il telefono.
John rispose all'apparecchio, sembrava piuttosto turbato "Salve, devo assolutamente parlare con te e con il tuo capo di una questione spinosa che potrebbe risolvere a tutti un bel po' di problemi".
Il vampiro da alcuni giorni non riusciva a riposare bene, il suo sonno era costellato da incubi e quella volta il sogno era stato più che mai intriso di mistero. Aveva sognato di trovarsi in un bosco con altri vampiri all'inseguimento di lupini, una scena di caccia in piena regola durante la quale erano impiegati anche ghoul che fungevano da esche per catturare quanti più lupi mannari possibili.
Il sogno, piuttosto faticoso, aveva poi cambiato scenario, lui si trovava in un castello e parlando con tre vampiri di casate differenti, aveva scoperto che in quel luogo si stavano facendo esperimenti. Chiusi in gabbie c'erano dei cani lupi, lui, non aveva ben chiaro cosa fosse successo e tentò di chiedere informazioni più precise non solo su ciò che stava accadendo in quel luogo, ma anche cosa fosse capitato durante la caccia.
I vampiri rimasero sul vago, anzi lo presero visibilmente in giro per la sua amnesia e per le domande che faceva.
Poi, rimasto solo con uno di quelli riuscì a estorcergli che non erano in America ma bensì in Germania e sul finire del milleottocento. Poi, esplorando quei sotterranei, John, giunse davanti ad una porta, tentò di aprirla ma senza riuscirci e quando si scostò appena sentì degli ululati e dei latrati provenire dall'altra parte.
Scosso si allontanò tornando verso le scale e qui incontrò nuovamente il vampiro che gli aveva rivelato alcune informazioni.
"Visto che sei così curioso ti porterò dal nostro signore, lui ti spiegherà dell'esperimento e risponderà alle tue domande".
Sfortunatamente il sogno si era interrotto proprio dopo quel discorso e quindi il vampiro non aveva potuto soddisfare la sua curiosità.
"Vieni al più presto, ho bisogno di avere informazioni".
Mi spiegò la strada che dovevo fare, calcolai che sarei arrivato appena prima dell'alba "vengo di sicuro, non ti assicuro invece che anche Jonathan venga con me. Ma c'è un problema, dovrò venire con un ostaggio".
"Vieni con chi vuoi" disse John "ma fai presto".
Ci volle quasi tutte le restanti ore della notte per raggiungere il luogo isolato che aveva trovato John per nascondersi dall'abominio e quando arrivai ci fece entrare nella catapecchia che aveva sistemato nel migliore dei modi per evitare che filtrasse la luce del sole durante il giorno.
Appena vide la donna mi guardò storto "e lei chi sarebbe?" chiese brusco.
"Lei è la zia del Barone" dissi trionfante "ho fatto un patto, lui e i suoi uomini uccideranno l'abominio e io gli ridarò la donna".
John scosse la testa "lascia che parli io con il Barone, vedrai che ne verremo a capo, ma prima devo parlare con il tuo capo".
Telefonai a Jonathan e John gli chiese informazioni su un vampiro tedesco ma il Nosferatu non gli fu di grande aiuto.
Fu allora che iniziò a far domande alla cartomante, lui sembrava conoscere la stirpe della donna, venne a sapere che non si trattava esattamente della zia ma bensì piuttosto di una pronipote. Il Barone era ben più vecchio di quanto non sembrasse. John raccolse le informazioni necessarie per contrattare con il Barone poi prese nuovamente il telefono.
"Lascia fare a me, troveremo un accordo vantaggioso per tutti".
Al telefono rispose Mark "il Barone non c'è. E' andato a sconvare il Nosferatu".
"Devi farmi parlare con lui, ho qui la sua parente è sana e salva e farò io lo scambio".
A quelle parole Mark sembrò rilassarsi "ti farò chiamare presto".
"Spero che non abbia già attaccato il covo dei Nosferatu"
"Spero".
Io guardai John "mi raccomando, ho fatto un patto..." dissi fiducioso ma non troppo.
Il telefono squillò di nuovo, questa volta era il Barone. I due parlarono a lungo. John, molto autoritario si fece rispettare e malgrado il Barone tentò di rivoltargli la frittata mettendolo contro di me non gli furono permesse repliche".
Quando chiuse la telefonata mi guardò "ora non ci resta che aspettare, nel frattempo mangeremo qualcosa, ormai è l'alba bisogna che dormiamo".
Il sangue del capriolo ci fece recuperare le forze perdute durante la notte e io Ben e la vecchia ci addormentammo dentro la baracca mentre John uscì per cercare un riparo più sicuro.

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