sabato 25 luglio 2015

Il libro ritrovato


"A Charnaj troverete un tempio diroccato, si tratta della dimora del mio padrone, forse troverete anche lui, ma sicuramente, troverete il libro che può riportare in vita i morti" queste furono le ultime parole pronunciate a fatica, dalla creatura che Khellendrox aveva combattuto nella piana di Houk. Quello era stato un giorno nefasto, il chierico, accompagnato da dieci soldati valorosi, riuscì a tornare al castello accompagnato da uno solo di loro.
Il duca, dopo aver saputo che comunque la creatura non morta che infestava le campagne era morta, lo ringraziò ugualmente per il servizio prestato e dopo avergli offerto la cena e un posto dove dormire, con le dovute maniere lo rispedì a casa.
Il nano, prima di abbandonare la cittadina, aveva girato per le vie e dopo una lunga ricerca aveva trovato un cartografo dal quale aveva comprato due mappe identiche, la prima l'aveva arrotolata e messa con le altre mappe, l'altra aveva deciso di spedirla ad Alartes insieme ad una lettera di accompagnamento.
Una volta uscito dall'edificio della posta, si allontanò avviandosi verso la porta principale della città. Confuso tra i mercanti e i cittadini che uscivano da Hokind si aggregò ad un gruppo di monaci e con loro, silenzioso percorse fino a sera la strada principale, poi, avvicinandosi a quello che gli parve essere il più anziano, gli chiese di indicargli un posto dove dormire.
Il monaco, da prima gli indicò una taverna, poi riconosciuto il chierico, lo invitò al tempio dove avrebbe potuto meditare e raccontare loro alcune delle storie che lo avevano reso una leggenda.
Khellendrox ringraziò il monaco ma dopo aver consumato il pasto serale preferì ritirarsi nella sua celletta "domani devo partire all'alba e ho bisogno di riposo".
I monaci ci restarono un po' male ma lasciarono andare il chierico a riposare e uno dopo l'altro si ritirarono a loro volta.
Il mattino seguente Khellendrox salutò il padre guardiano e riprese il cammino verso Charnaj. La strada si fece via via sempre più malandata, segno che i commercianti preferivano altre rotte.
Quando giunse mezzogiorno, si fermò sotto un albero e tirò fuori dalla borsa due involti, nel primo trovò della carne secca, nel secondo del pane raffermo.
Mangiò velocemente, continuando a guardarsi attorno, poi, una volta finito di consumare il pasto, vide giungere tre uomini a cavallo, restò seduto sotto l'albero in attesa che si avvicinassero.
Quando furono a una quindicina di metri l'uomo più corpulento del gruppo alzò il braccio destro in segno di saluto. Il nano non rispose a quel gesto fino a quando non riconobbe Alartes.
"Scusate, temevo fossero dei predoni, la via è poco frequentata, fortuna siamo quasi arrivati".
I tre scesero da cavallo e li legarono alla pianta, poi si avvicinarono al nano che aveva tirato fuori dalla borsa una pergamena.
"Il tempio dovrebbe essere su questa collina, è probabile che sia diroccato e poco riconoscibile, ma se come temo il necromante è ancora al suo interno ci darà filo da torcere".
"Dobbiamo ucciderlo?" chiese Shin guardando oltre il nano.
"Se sarà necesssario sì" rispose il chierico "l'importante è recuperare un libro che gli permette di riportare in vita gente morta".
Alak e Alartes si incamminarono nel campo nella direzione indicata dal nano, seguiti da Khellendrox e Shin.
Fatti un centinaio di passi videro la collinetta. L'edificio in effetti era in uno stato di abbandono, il tetto per lo più crollato, era sfondato verso l'interno, la porta d'ingresso, divelta era posata in terra.
Alak e Alartes estraendo le loro spade si avvicinarono all'ingresso. Khellendrox, dopo aver recitato una breve preghiera, fece un gesto eloquente e i due guerrieri entrarono nell'edificio.
"Io resto all'esterno" disse il mago incrociando le gambe e appoggiandosi al muro "non si sa mai che arrivino sorprese".
Il nano entrò nel tempio. Alak stava perlustrando la zona ovest, Alartes quella opposta "deve essere disabitato da tempo" disse il guerriero spostando una trave che ostacolava il passaggio verso una nicchia.
Il nano, improvvisamente, si inginocchiò e prese al salmodiare, quando terminò si alzò e si diresse verso una delle finestre ancora intatte e spostò un mattone traballante nel muro "eccolo".
Khellendrox teneva in mano un libro con la copertina assai elaborata, in un metallo lucente erano raffigurati vari ingranaggi che girando creavano una figura che pareva proprio essere un non morto.
D'un tratto fece il suo ingresso l'elfo seguito, alle spalle da un uomo che lo superava in altezza, il braccio sinistro gli cingeva la vita mentre al dito indice della mano destra aveva un lungo ago che teneva premuto contro il suo collo.
"Datemi il libro e al vostro amico non accadrà nulla" disse lo straniero con voce profonda.
Alak e Alartes si mosserò verso di lui ed egli spinse avanti l'elfo tenendolo avvinghiato a sé.
"Fermi, lasciate le armi, sono sicuro che non farà del male all'elfo" disse il nano.
I due, che in precedenza sembravano essere molto bellicosi, lasciarono cadere le armi.
"Ora ti darò il libro" disse Khellendrox lentamente "ma tu lascia andare l'elfo".
"Lancialo!" ordinò il necromante.
Il nano, prese il libro con una mano sola e sembrò prendere la mira per lanciarlo esattamente dove era l'uomo, poi iniziò a muovere le labra sussurrando qualcosa. Il necromante lasciò andare Shin che si scostò velocemente allontanandosi.
Il libro restò nella mano del chierico, che conclusa la preghiera alzò il braccio sinistro e allargando la mano la abbassò come se stesse abbassando una leva.
Il pavimento sotto i loro piedi tremò, l'uomo perse l'equilibrio e si ritrovò in terra, poi, subito dopo fu investito da una colonna di fuoco che scese dal soffitto squarciato.
L'urlo si levò stridulo, la colonna di fuoco si estinse in pochi secondi e quando scomparve il corpo del necromante giaceva in terra carbonizzato.
"Andiamo, temo che possa riprendere presto vita".
I quattro uscirono dal tempio, solo Alartes si attardò un attimo, si avvertì alcuni tonfi, poi si levò una nuvola di polvere che uscì dalla porta seguita dal guerriero "ora è sepolto".
"Devo portare il libro al tempio, andiamo".
Raggiunsero nuovamente l'albero dove avevano legato i cavalli e veloci si avviarono sulla strada verso casa.
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