lunedì 20 luglio 2015


Il guerriero doveva raggiungere la torre prima che facesse notte. Queste erano state le indicazioni ricevute dal nano alla sua partenza "non ti fermare per nessun motivo, quando cala la notte non avrai scampo".
Ricordava bene le parole del chierico, e per tutto il giorno aveva camminato spedito, non aveva visto nessuno ed era sicuro che non fosse stato seguito da nessuno, poi, quando vide la torre scintillare all'orizzonte sentì alle sue spalle dei rumori, si fermò, fece un respiro profondo e ancora alcuni passi sul terreno roccioso, davanti a sé intravide la sagoma di un uomo, non riuscì a distinguere se stesse guardando lui avanzare o la torre che si stagliava davanti a loro.
Fece qualche altro passo in direzione della torre, la sua meta, ma alle sue spalle avvertì nuovamente dei rumori e poi delle rocce rotolare.
Si girò e vide una creatura strana, era rannicchiata a terra e in ogniuna delle mani teneva una lama accuminata pronta per attaccare.
Il guerriero, dimenticò le parole del nano, si voltò verso la creatura e impugnò entrambe le spade.
Rimase fermo in attesa della mossa della creatura che, per nulla intimorita dalla stazza del guerriero fece altri due balzi sul terreno, si fermò, allungò il muso equino e annusò l'aria.
Il guerriero, si preparò ad un eventuale attacco della creatura, la studiò a fondo, aveva occhi piccoli e neri, grandi narici, quattro braccia robuste dalle quali spuntavano quattro lame che scintillarono alla luce fioca del tramonto. Due gambe tozze, probabilmente non era in grado di camminare ma solo di fare balzi più o meno lunghi.
La creatura, dopo aver annusato nuovamente l'aria si rannicchiò sul terreno, poi fletté le gambe e compì un altro balzo, arrivando vicinissima al guerriero che restò immobile ancora in attesa.
Come aveva previsto, fu la creatura ad attaccare, tornò a rannicchiarsi e poi, nuovamente saltò come una rana, Masto agitò entrambe le spade e riuscì a parare tre dei colpi che il mostro tentò di mandare a segno, con il quarto fu meno fortunato, infatti, una delle lame penetrò la carne del braccio destro lasciandogli uno squarcio profondo.
Masto, contrattaccò, avendo la creatura ad un passo e rannicchiata sul terreno, prese una breve rincorsa e poi con foga gli si gettò sopra.
Le due lame precise e calate con forza troncarono di netto due degli arti che caddero a terra e rotolarono giù per la scarpata.
Il mostro non urlò, ma cambiò strategia, nessun balzo seguì a quell'attacco. Spalancò la bocca e mostrò tre fila di denti aguzzi, poi socchiuse gli occhietti neri e sputò una decina di quelle piccole zanne accuminate.
Masto, tentò di respingere quell'attacco muovendosi a ritroso e agitando le spade davanti a sé, ma comunque alcune di quei piccoli proiettili accuminati lo raggiunse al costato.
La vista del guerriero si annebbiò e barcollò rischiando di cadere a carponi, fortuna infilzò il terreno con una delle spade e riuscì a mantenersi in piedi.
La creatura fece un nuovo balzo in avanti e allungando i due soli arti superiori rimasti trafisse Masto alle spalle e lo spinse a terra.
I due sguardi così vicini si scrutarono, poi Masto, raccolte le forze, lasciò andare le spade e strinse entrambe le mani sul collo della creatura che lo sormontava.
Il mostro, stretto in quella morsa tentò di divincolarsi, ma senza successo, quindi affondò ancora di più le lame nell'articolazione delle spalle del guerriero.
Masto, dolorante e oramai cieco strinse ancor più il collo della creatura fin quando non sentì un forte scricciolio provenire dalle sue ossa.
La creatura esalando l'ultimo respiro sputò altri denti verso il guerriero che non riuscì a schivare quell'ultimo attacco estremo.
Uccisa la creatura, la gettò di lato e poi, la sentì ruzzolare giù per il dirupo.
Si sfregò gli occhi con le mani, prese la borraccia che teneva in vita e versò l'acqua sulla faccia sperando di poter riacquistare la vista, ma tutto fu vano, quindi oramai sicuro di non poter proseguire il viaggio verso la torre, tastò il terreno alla ricerca delle spade che aveva lasciato in precedenza.
Le trovò e malgrado la cecità si preparò a difendersi.
Passarono alcuni minuti, non avvertì nessun rumore, segno che non stava arrivando nessuno ad aiutare la creatura che aveva ucciso in precedenza, poi ripensò a quell'individuo che aveva visto distante.
"Lascia andare le spade" lo intimò una voce calda e profonda "ti porterò alla torre, avremo molto di cui parlare".
Masto lasciò cadere le spade sul terreno, alla sua destra qualcuno stava parlando sommessamente, ad un tratto, avvertì la propria schiena staccarsi dal terreno, stava fluttuando.
"Rilassati, presto sarai nella torre".
A quelle parole Masto, chiuse gli occhi e si assopì.

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