martedì 13 ottobre 2015

Storie di fantasmi - Quarta parte

Richiuse la porta della stanza da dove erano uscite in fila indiana le tre ragazze. La più giovane chiudeva la fila e osservava con sguardo vuoto la porta della camera dove Monica era sbucata richiamata dalle parole di aiuto delle due giovani. Dalla finestra che si affacciava sul cortile interno della fortezza, guizzò la luce forte di un lampo che illuminò l'intero corridoio, per un attimo le tre figure che stavano camminando lentamente e silenziosamente in processione scomparvero. Monica ebbe un sussulto e il candelabro le cadde a terra producendo un tintinnio sordo, le tre candele si spensero e Monica rimase in ginocchio tremante in attesa. Dopo il brontolio sommesso del tuono, la stanza fu nuovamente immersa nel buio. Restarono accese solo le piccole candele poste sul pavimento alle spalle della breve processione e di Monica che ancora inginocchiata sbattè le palpebre sperando di riabituare la propria vista al buio pesto.
Quando riuscì a vedere nuovamente, le sagome davanti a sé non erano più tre ma due, La bambina più piccola che ancora chiudeva la fila indiana volse il capo verso Monica e la fissò per alcuni secondi, poi tornò a guardare la schiena della propria compagna.
Monica deglutì nervosa, lasciò il calice a terra e riprese a camminare lentamente dietro alle due ragazzine.

Spostandosi un po' di lato, notò solo ora che la prima aveva in mano un violino, cercò di ricordare se questo potesse farle capire chi fosse la ragazza, ma nulla le venne in mente. Conosceva poco la storia del conte e tanto meno quella delle sue figlie, se ne avesse mai avute alcune. Piuttosto suo padre, cugino del padrone di casa, gli aveva parlato del figlio sciocco che presto avrebbe preso il suo posto. Le due figure mano a mano che procedevano verso la porta della camera da letto occupata in precedenza da Monica perdevano di consistenza, di tanto in tanto, infatti, vedeva nettamente attraverso le loro figure le larghe mattonelle del pavimento o il riflesso delle porte che di mano in mano costeggiavano.
D'un tratto una delle porte laterali si spalancò ed uscì Giulio, indossava una lunga veste color verde scuro e nella mano destra teneva una bugia sormontata da una candela accesa. Guardò con stupore Monica che al contrario di lui camminava al buio.
"Siete sonnambula?" chiese scioccamente sottovoce verso la ragazza che lo stava guardando con gli occhi semi aperti.
Monica non rispose immediatamente, guardò le due ragazze davanti a sé e poi nuovamente Giulio sperando che anche lui le vedesse.
Giulio vedendo gli strani movimenti di Monica che si era fermata a metà del corridoio le si accostò e la prese sotto braccio "venite, vi riaccompagno in camera, probabilmente vi siete persa".
Monica finalmente trovò il modo di proferir parola "dunque non le vedete?" chiese con un filo di voce.
Giulio guardò Monica con espressione interrogativa, si guardò attorno, poi tornando a guardare la ragazza che aveva al suo fianco sorrise "siete solo spaventata, ora vi riaccompagno a letto".
Monica incrociò per un attimo lo sguardo del figlio del conte che gentilmente la stava accompagnando passo dopo passo verso la sua stanza, poi, guardò davanti a sé. Le due ragazzine erano scomparse.
Un brivido le percorse la schiena e avvertì un leggero alito di vento passarle attraverso i capelli, poi il freddo la penetrò nelle ossa e iniziò a tremare.
Giulio, sentendo i tremiti della ragazza farsi insistenti accelerò il passo, aprì la porta della camera e accompagnò gentilmente Monica verso il letto.
Quando la ragazza fu nuovamente sdraiata sul letto, le rimboccò le coperte e andò a controllare la stufa.
"Cerca di dormire, manca ancora qualche ora all'alba".
Detto questo le diede un leggero buffetto sulla testa e poi uscì dalla stanza richiudendo la porta alle sue spalle.
Monica restò immobile sotto la costre di coperte, il tepore iniziò a diffondersi e la sensazione che aveva avuto in precedenza scomparve. Fermò il respiro cercando di ascoltare i rumori provenienti da tutta la struttura, non udì nulla, forse rincuorata o solo molto stanca, chiuse gli occhi sperando di ritrovare il sonno e questa volta sperando fosse ristoratore.
Erano forse passati alcuni minuti o forse qualche ora che udì nuovamente la voce soave di una delle giovani, spalancò gli occhi e le vide nuovamente, erano al suo fianco, una, al fianco dell'altra, la più giovane teneva in mano un fiore. Entrambe, avevano un aspetto diverso da quello precedente, sembravano incorporee "...non temere, sei una di noi" le stava sussurrando colei che recava il fiore in mano.
Monica la fissò senza muovere un muscolo, poi urlò e questa volta dalla sua gola uscì un suono straziante che si spanse in tutta la fortezza, passarono solo pochi istanti e già la porta della sua stanza veniva spalancata e faceva irruzione Giulio vestito della lunga veste verdastra, questa volta non aveva in mano solo la bugia con la candela ma brandiva anche una lunga spada. (Con Monica Taty Baraccani. Foto di Marco Elli)

Per chi volesse leggere qui trova la Prima parte, la Seconda parte e la Terza parte

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