lunedì 12 ottobre 2015

Storie di fantasmi - Terza parte

Quando la porta fu aperta del tutto Monica, restando accanto allo stipite alzò il candelabro. La stanza era totalmente al buio, l'unica finestra era chiusa e anche quando un lampo illuminò il corridoio, la stanza che si affacciava alla porta non subì alcuna variazione di luminosità. Da principio, nella quasi totale oscurità, distinse tre sagome, una sera seduta, le altre due esrano sdraiate su quello che poteva essere definito un divanetto. Monica sbatté le palpebre e allungando il braccio sinistro riuscì ad aumentare la luce nella stanza. Sgranò gli occhi e rimase impietrita, non tanto per la presenza delle due ragazzine, ma piuttosto perché la terza figura, che era stesa sul divano e sembrava stesse dormendo, assomigliava in tutto e per tutto a lei. Ancora una volta si chiese se quello che stava vivendo non fosse solo un sogno, malgrado avesse già provato a darsi un pizzicotto e, passando la lingua sul labro inferiore, sentisse netto il sapore del proprio sangue che ancora sgorgava dalla ferita inferta precedentemete morsicandosi non poteva credere di essere in due posti contemporaneamente. Mosse il candelabro pensando di poter attirare l'attezione delle due giovani che stavano parlottando a voce bassa tra loro. Poi vide una di queste, forse la più grande, avvicinarsi alla ragazza che le assomigliava, scostarle i capelli e parlarle in un orecchio.

La Monica all'interno della stanza si mosse come se volesse scacciare una mosca, e senza aprire gli occhi voltò il viso verso la porta.
L'altra ragazzina, quella che era seduta più lontano, girò la testa verso la porta e Monica incrociò il suo sguardo.
"Salvaci..." disse la ragazzina, poi tornò a guardare l'altra che nuovamente si era chinata sulla ragazza sdraiata sul divanetto e ancora una volta aveva ripetuto i gesti precedenti, le aveva scostato i lunghi capelli e le aveva sussurrato qualcosa all'orecchio.
Monica sentì sul collo un alito di vento caldo, e girò la testa di scatto per vedere se ci fosse qualcuno alle sue spalle.
Il corridoio era deserto, alcune delle candele che prima segnavano il percorso dalla sua camera alla stanza dove abitavano le ragazzine, si erano spente e l'aria si era fatta più densa e umida.
Monica, tornando a guardare all'interno della stanza aprì la bocca per dire qualcosa, ma dalla sua gola non uscì nessun suono, tentò di sforzarsi ma il tutto fu vano.
A parlare invece, fu la ragazzina che fino ad ora aveva sussurrato parole alla dormiente "devi convincerti..."
Monica, pur convinta, era come impietrita, non riusciva a fare un passo all'interno della stanza e neppure a spiccicar parola. A peggiorare la situazione ci si mise un fragore proveniente dall'esterno. Un tuono rimbombò per il corridoio e il pavimento sotto i suoi piedi nudi tremò come se ci fosse stata una scossa di terremoto.
Monica presa dallo spavento per poco non lasciò cadere il candelabro, fece un passo indietro e si inginocchiò a terra chiudendo gli occhi.
Sentì dei rumori provenire da una delle porte laterali, e in cuor suo sperò che qualcuno si affacciasse, solo così avrebbe potuto constatare con certezza se era sveglia o se stava sognando.
Nulla di tutto ciò accadde, il pavimento smise di tremare e lei ritrovò l'equilibrio ideale per rizzarsi in piedi.
Guardò nuovamente all'interno della stanza, la scena era cambiata, ora le due ragazzine si erano alzate e avevano preso le mani della ragazza che ancora stava sdraiata sul divanetto. Monica pensò che la volessero portare da qualche parte e così alzò ancor più il candelabro per accertarsi che quella fosse l'unica via per entrare e uscire da quella stanza. Sorrise tra sé e sé constatanto che se volevano uscire, dovevano per forza passare al suo fianco e lei allora avrebbe fatto qualcosa.
La ragazza che le assomigliava aprì gli occhi, e si mise a sedere. La camicia da notte identica a quella che indossava Monica differiva soltanto per un ricamo che aveva al centro del costato. Monica non riuscì a vedere bene di cosa si trattasse, ma stranamente andò a cercare quel disegno sulla camiciola che indossava. Come giustamente ricordava, non c'era nessun ricamo, la lisciò con la mano destra e poi guardò nuovamente nella stanza. Le tre ragazze, in fila indiana percorsero forse una decina di passi nella sua direzione, poi si fermarono a pochi metri dalla porta.
"Ora passeremo..." disse la ragazza che stava davanti al trio.
Monica, che era ancora davanti alla porta e che ingombrava il passaggio, si fece di lato, come se quelle parole fossero state più che una constatazione, un comando.
Vide sfilare le tre donne, le osservò una per una, poi si soffermò con più cura sulla terza. In effetti era uguale identica a lei. Alzò la mano destra per toccarla ma quando le sue dita si trovavano vicino alla stoffa della camicia da notte indossata dalla ragazza, non toccarono nulla, passarono oltre quella coltre bianca.
Il terrore in Monica crebbe, spalancò nuovamente la bocca e stava per urlare ma dalla fila, la seconda ragazza girò la testa nella sua direzione e si portò l'indice sinistro alla bocca. Il gesto era inequivocabile e l'urlo di monica uscì talmente tanto smorzato da sembrare solo un rauco sospiro.
Le ragazze erano già a metà corridoio e Monica, anche se a malincuore, decise di seguirle, ovunque esse fossero andate, oramai la curiosità superava la paura.  (Con Monica Taty Baraccani. Foto di Marco Elli)

Per chi volesse leggere qui trova la Prima parte e la Seconda parte.

Nessun commento:

Posta un commento

Cosa ne pensate?