venerdì 16 ottobre 2015

Viaggio attraverso i mondi



Mentre la taverna andava riempiendosi alzai il braccio destro e attirai l'attenzione della piccola camerriera, lei avvicinandosi mi chiese con voce soave di cosa avessi bisogno e io, giusto per farmi sentire dagli occupanti del tavolo accanto dissi semplicemente che volevo offrire una birra a tutti loro. L'uomo che stava raccontando la sua storia, smise di parlare e mi guardò, strizzò l'occhio destro e dopo avermi ringraziato, mi fece cenno di accomodarmi al loro tavolo.

Dopo che la camerriera ebbe lasciato le birre sul tavolo e se ne fu andata l'ometto riprese a narrare la storia da dove l'avevo sentita finire poco prima.
"Come stavo dicendo, attraversai il portale, e mi ritrovai sopra una collina, sapevo non fosse esattamente una collina come quelle che avevo già visto, il prato infatti aveva assunto una colorazione violacea e gli insetti che svolazzavano qua e là avevano la dimensione del mio pugno. Da principio ebbi paura, pensavo mi avrebbero morso o anche solamente preso con le loro zampe pelose e portato chissà dove e invece, con mia sorpresa, mi ignorarono continuando a volare e ronzare tutto intorno.
Camminai seguendo un sentiero in terra battuta, e raggiunsi una conca dove un fiumiciattolo sfociava in un lago. Un uomo su una barca sembrava aspettarmi, aveva gli arti smisuratamente lunghi e il busto talmente corto che ridacchiai pensando a dove iniziasse lo stomaco e dove finisero i polmoni. Lui, serio, allungò un braccio e mi prese per il bavero della giacca attirandomi a sé".
La ragazzina interruppe il racconto "ed era buono?" chiese con voce preoccupata.
L'uomo calvo si grattò dietro un orecchio come se ci stesse pensando, poi sorrise e guardando gli altri due improbabili occupanti del tavolo disse "ma certo Angela, certo" e detto questo, dopo aver bevuto un altro sorso di birra continuò a narrare.
"Il cielo iniziava a farsi scuro, avevo passato tutto il giorno a camminare per quel sentiero e costeggiando poi il fiumiciattolo e non mi ero accorto di quanto tempo fosse passato. Il sole nascosto dalle nubi, disegnava sull'acqua un riflesso strano e la leggera increspatura creata dal vento disegnava cerchi ovunque. L'uomo alla guida dell'imbarcazione continuò a remare per diverso tempo, poi alzò i remi e lasciò che la barca seguisse la corrente. Fino ad allora aveva remato lasciandomi di schiena al centro del lago, ma ora la barca stava piegando a sinistra e finalmente vidi il resto del lago. Lo specchio d'acqua aveva assunto una tonalità scura e la alte piante spuntavano dall'acqua salendo verso il cielo almeno per un altra ventina di metri. Dietro quella vegetazione lacustre vidi un tempio, era in pietra grigia, di forma piramidale aveva alti gradoni che componevano i piani della struttura".
"Ma dove vi trovavate?" chiesi incuriosito.
Vista l'espressione dell'uomo pensai di aver sbagliato domanda, non aggiunsi altro e attesi la sua risposta, sempre che avesse voglia di darmela.
"Non saprei dirvelo, posso solo dire che non fu l'unico posto che vidi".
Uno degli altri commensali al tavolo, quello più alto e peloso grugnì qualcosa in una lingua gutturale che compresi. Socchiusi gli occhi e stavo già ripetendo a voce bassa l'incantesimo per tradurre quello strano linguaggio ma dovetti interrompere la mia richiesta al divino, infatti il narratore, mi toccò una spalla e mi disse di non preoccuparmi, nessuno voleva farmi del male e nessuno a quel tavolo me ne avrebbe fatto.
Avrei voluto dirgli che non temevo nulla, visto quello che avevo passato in precedenza ma lo trovai superfluo e attesi che l'uomo riprendesse il racconto.
"Dalla sommità della piramide tronca si diramò un fascio di luce che colpì la piccola barca. L'uomo ai remi, come se quello fosse un segnale, riprese a remare facendo in modo che arrivassimo più vicini alla luce. Io, in attesa, non potevo far a meno di staccare gli occhi da quella luce che mi stava attirando a sé.
Quando la barca toccò la sponda del lago l'uomo alla guida mi prese nuovamente per il bavero della giacca e dopo avermi sollevato di peso, mi posò non troppo delicatamente sul prato 'ora vai' furono le sue uniche parole.
Io, continuando a guardare quella luce, presi a camminare e mi fermai soltanto quando raggiunsi la piramide. Era un ammasso di pietre tutte uguali poste una sopra l'altra, i gradoni non potevano essere saliti se non con una corda che non avevo con me. Attesi qualche istante, aspettando che qualcosa accadese, ed ecco che una di quelle pietre gigantesche prese a roteare e a sollevarsi, aprendo un passaggio. Senza indugiare oltre entrai nella fortezza dove il buio mi accolse. (Foto di Angela Celentano)

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