giovedì 7 gennaio 2016

Recensione - Il ponte delle spie

Spielberg fa un ottimo lavoro e cuce addosso a Tom Hanks il personaggio perfetto. Lui d'altronde ci aveva già fatto vedere di essere a suo agio in questi ruoli dove il buonismo deve trionfare ad ogni costo, vedi The Terminal. Tratto da una storia vera, il film scorre veloce e la trama si dipana, permettendo allo spettatore anche più esigente di apprezzarne la sceneggiatura, la fotografia e la situazione storica.
Tom Hanks, veste i panni di un avvocato assicurativo che suo malgrado viene coinvolto in un "traffico" di spie. Durante la guerra fredda un uomo viene arrestato con l'accusa di essere una spia russa e l'avvocato James Donovan è chiamato a difenderlo più per dimostrare l'efficienza e la correttezza del sistema giuridico americano che l'innocenza dell'uomo.
Nel medesimo periodo un pilota americano viene catturato dai russi, ed ecco che scatta la più classica delle situazioni, l'America rivuole il suo militare e la Russia il suo agente infiltrato.
L'avvocato, dopo aver svolto il suo lavoro di difensore egregiamente, verrà convocato per andare a Berlino Est e dettare le regole per fare lo scambio.
Lo scorcio di immagini della Berlino Est e della costruzione del muro, fanno da sfondo ad una vicenda carica di tensione, i personaggi che ruotano attorno a Tom Hanks riescono a mettere in risalto la sua determinazione nella buona riuscita della vicenda senza snaturare le vicende della guerra fredda vissuta in quegli anni. Voto 6,5

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