giovedì 24 marzo 2016

La creatura del tempio

L'elfo scese da cavallo e si guardò attorno "è qui mastro nano".
Khellendrox  scese a sua volta dal carro e guardò la piana, a parte alcuni cespugli secchi e qualche ciuffo d'erba ingiallito, la sabbia copriva il terreno fino a perdita d'occhio ma il mezzo sangue chinandosi notò qualcosa che agli altri era sfuggito.

"Venite, di qui si scende" disse alzandosi e gesticolando con la mano destra.
Il nano l'elfo e Alartes si avvicinarono ad Alak il quale, senza fiatare scomparve letteralmente davanti ai loro occhi.
Il mago lo seguì scendendo nel sotto suolo, poi toccò a Khellendrox e in fine scese Alartes. L'ambiente era piccolo e polveroso, davanti a loro una porta in metallo socchiusa faceva trapelare un bagliore fioco e un canto gutturale.
"Ci siamo. Seguitemi" disse il nano aprendo la porta e percorrendo lo stretto corridoio illuminato da alcune torce appese alle pareti.
Mano a mano che camminavano il soffitto sopra di loro sembrava alzarsi sempre più fino a quando si ritrovarono sotto un arco in pietra.
Lo spettacolo davanti a loro era stupendo, un enorme tempio, scavato nella roccia si ergeva per diverse decine di metri differentemente da prima era luminoso e cinque individui erano in ginocchio davanti a un largo altare in pietra, dalle loro gole proveniva il canto gutturale che avevano sentito in precedenza, ora era più forte e il nano, grazie ad un incantesimo riuscì a capirne il senso.
Due delle cinque figure alzarono degli stendardi, da quella distanza nessuno di loro riuscì a capire cosa fossero, Alak fece per fare un passo ma fu immediatamente ammonito da Khellendrox "zitto e fermo" disse in un sussurro "non voglio che sappiano della nostra presenza".
Shin fu d'accordo col nano, una volta tanto, pensò, aveva usato un po' di senno.
Alartes prese il braccio destro del mezzo sangue e lo trascinò verso il basso. Alak fu costretto ad inginocchiarsi e sul suo volto si dipinse una smorfia di dolore.
Il canto, nel frattempo aveva preso vigore ed era salito di due ottave, le voci, da prima gutturali ora assomigliavano più a quelle di cinque fanciulle. I cinque individui, sempre inginocchiati, iniziarrono a muovere il busto ritmicamente avanti e indietro così che anche i due stendardi tenuti saldamente dal secondo e dal quinto individuo oscillavano avanti e indietro mostrando a tratti un disegno rosso e oro. Shin riconobbe una fiera "avete mai sentito parlare del Leone angelico?" chiese ai suoi compagni sperando che almeno Khellendrox ne sapesse qualcosa.
Alak e Alartes rimasero muti, tenendo lo sguardo fisso sulle cinque creature portarono simultaneamente la mano destra alla spada come se l'evocazione del felino angelico avesse fatto scattare in loro qualcosa di assai pauroso.
Khellendrox ruppe il silenzio "certo, la setta del Leone angelico, scomparsa da tempo, era composta per lo più da Shandrix e si dice fosse in grado di evocare dei mephit o dei genasi dell'aria, i primi si diceva erano simili a demoni i secondo ad angeli. Ma tutto questo è morto con gli Shandrix nella guerra di Gloking. Oppure..."
"Oppure i cinque individui che stanno cantando sono gli ultimi esemplari di Shandrix e presto davanti a loro comparirà una creatura mastodontica dell'aria" concluse l'elfo.
Alartes volse il viso verso il nano e l'elfo sperando che uno dei due gli desse delle spiegazioni, Alak ancora trattenuto dal guerriero aveva lo sguardo fisso sul gruppetto che stava cantando.
Né Shin né Khellendrox parlarono, entrambi, probabilmente stavano pensando a cosa avrebbero fatto se fosse apparsa la creatura.
Il canto si affievolì tornando gutturale e i due che tenevano alti gli stendardi li fecero cadere a terra.
Sull'altare si formò una densa nuvola di fumo bianco che crebbe in men che non si dica andando a formare una forma umanoide fluttuante.
Khellendrox guardò Shin sperando che potesse dargli conforto ma l'elfo, aveva aggrottato la fronte e stava scrutando il formarsi della creatura dell'aria in trepidante attesa di capire se fosse di natura malefica o bonaria.
Calò il silenzio e la luce, probabilmente di natura magica, divenne crepuscolare e di un colore azzurro molto chiaro.
La creatura biancastra che si era formata sopra all'altare si ergeva alta poco più di tre metri e quando i suoi tratti furono del tutto formati spiegò grandi ali.
Khellendrox tirò un sospiro di sollievo, socchiuse gli occhi e sondò lo spazio pregando il Divino che gli facesse percepire l'allineamento dei presenti. La risposta fu chiara, le cinque creature inginocchiate non avevano un allineamento definito mentre la sesta, quella che avevano evocato, era buona.
Rinfrancato dalla risposta dell'incantesimo si alzò e fece qualche passo verso l'altare. Le cinque fanciulle di Shandrix si voltarono guardando gli intrusi poi urlarono qualcosa e la creatura alle loro spalle spiccò il volo.
Alartes e Alak sguainarono le loro spade, fu più un riflesso che la paura di essere attaccati da quel genasi, Shin, al contrario, non si mosse.
"Veniamo in pace" disse Khellendrox mentre il Genasi posava i piedi sul pavimento ponendosi tra i quattro stranieri e le cinque sacerdotesse del tempio "stiamo cercando Oplux e ci hanno detto che solo qui potevamo avere sue notizie".
Le ali del genasi scomparvero dietro la sua schiena, divaricò leggermente le gambe e incrociò le braccia probabilmente attendendo un ordine da una o da tutte le sacerdotesse.
A parlare fu la più minuta "Oplux non è più qui. Tornate in superficie e vi sarà chiaro dove cercarlo, insistete e vi sarà chiaro come andrà a finire la vostra esistenza".
Alartes sorrise probabilmente pregustando un duello con il gigante pennuto, Alak incrociando il suo sguardo abbozzò un sorriso pure lui.
"E sia" disse Khellendrox facendo svanire la voglia di combattere nei due suoi compagni "andiamo".
I quattro voltarono le spalle al genasi e ripercorrendo il corridoio tornarono nella stanzetta da dove erano venuti.
Un vento caldo li spinse verso l'alto e in breve, uno dopo l'altro si ritrovarono sulla pianura assolata. Nessuno di loro parlò, fu Shin il primo a salire sul cavallo e dopo essersi guardato attorno disse "seguitemi, Oplux non è lontano".

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